6 Feb 2023

L’etologo De Giorgio sui cinghiali del Bisagno: “Perché non creare una riserva a loro dedicata?”

Scritto da: Valentina D'Amora

A Genova, lungo il Bisagno, ci sono dei gruppi di cinghiali che vivono nel greto del torrente. Si tratta di animali conosciuti e che ormai sono stanziali in quest'area della città. Ne ho parlato con l'etologo antispecista Francesco De Giorgio, il quale sta portando avanti una ricerca libera e indipendente proprio su questi animali, per identificarne i gruppi e le caratteristiche. Ecco perché propone di creare uno spazio di riserva dedicato proprio ai cinghiali, per un’etologia alla portata della cittadinanza.

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Genova - È lunedì mattina. Salgo su un treno diretto a levante e scendo a Genova Brignole. Fuori dalla stazione mi aspetta una persona che mi ha promesso di farmi toccare con mano l’etnografia animale itinerante. Non sapendo cosa aspettarmi, nello zaino metto una borraccia e un’agenda – la penna me la presta lui, la mia si è scaricata mentre appuntavo la data – e lo trovo: è Francesco De Giorgio, l’etologo antispecista – ve l’abbiamo presentato qui – e mi ha visto, mi fa cenno con la mano.

È dall’altra parte del fiume e accanto a lui c’è una ragazza alta, Giorgia. Entrambi stanno facendo osservazione dei cinghiali del Bisagno per raccogliere informazioni per una ricerca indipendente – il progetto durerà un anno ed è iniziato a gennaio 2023, in collaborazione con una docente dell’università di Innsbruck – che Francesco sta conducendo per fare luce su questi branchi urbani. Li raggiungo e mi inserisco subito nel loro guardare, trascrivere, indicare, appuntare, commentare. Dopo qualche minuto capisco chi è il cinghiale che loro chiamano Orso, il più grande; poi vedo un altro maschio – lo si riconosce dalle zanne e dalla stazza – che fa da moderatore del gruppo, monitorando le femmine e i cuccioli.

Ci spostiamo un po’ più avanti, poi facciamo qualche passo indietro, li seguiamo nei loro movimenti. È effettivamente un’osservazione itinerante la sua walking ethnography. Appunto sul mio taccuino quello che fanno e soprattutto l’interpretazione che Francesco dà di ogni loro azione.

francesco de giorgio
Francesco De Giorgio durante l’osservazione

«L’intento di queste osservazioni è distinguere questi cinghiali in gruppi, per capire se c’è una stabilità familiare nell’area. Al momento quello che è chiaro è che c’è una parentela per quartieri», mi spiega Francesco, e proprio in quel momento vediamo un cucciolo guadare velocemente il fiume: «Attraversano l’acqua sin da molto piccoli, riescono anche a nuotare controcorrente durante le piene – il Bisagno è un fiume alluvionale –, cosa su cui nel tempo sviluppano una grande abilità. Tant’è che si tuffano anche in acqua!».

Mentre li osservo grufolare in mezzo ai rifiuti, mi chiedo cosa ci sia di buono lì in mezzo per loro, così rivolgo a lui la domanda: «Per loro il cibo è l’ultimo dei problemi e, anzi, è proprio la ricerca di per sé che loro amano, forse ancor più che l’atto stesso di mangiare. Un posto così è Disneyland, perché adorano rovistare, curiosare, annusare: trovano radici, piante, sedimenti, bulbi, insetti… insomma, non soffrono la fame. E poi ormai quest’area per loro è casa».

Faccio due chiacchiere con Giorgia, lei è nell’attivismo genovese, mi racconta qualcuna delle sue attività e Francesco mi incalza: «Per me è estremamente importante coinvolgere persone del territorio in questi progetti, anche perché non ci sono studi di etologia di animali urbani al momento, quindi stiamo andando a colmare un vuoto in letteratura».

IL GRUPPO

I cinghiali davanti a noi ora sono due, uno è il maschio che si riproduce e l’altro è quello che intrattiene e modera le relazioni. Sono proprio gli aspetti sociali a interessare di più questa ricerca, la socio-composizione dei gruppi. «Oggi l’etologia si occupa per lo più di studiare le situazioni che si verificano per poi proporre alle istituzioni strumenti per una risoluzione, il più delle volte cruenta; l’etologia invece è nata per conoscere più approfonditamente e per proteggere nel miglior modo possibile gli animali. Ecco perché Francesco sta portando quest’essenza nel contesto geografico genovese: «La mia intenzione è capire che tipo di stabilità hanno i cinghiali in quest’area e identificare i diversi gruppi, come si faceva nell’etologia tradizionale».

Creare uno spazio di riserva dedicato proprio ai cinghiali del Bisagno, per un’etologia che scende nei quartieri alla portata della cittadinanza

Mentre finisce di spiegarmi questo, mi invita a osservare in silenzio: ora i due maschi si sono messi in dialogo, sono uno davanti all’altro, lateralmente muso-muso, ma non restano così per troppo tempo, perché entrambi sono consapevoli che potrebbe nascere un momento di potenziale reattività. Così uno dei due “spezza” e si sposta altrove. Mi guardo intorno: il Bisagno in effetti è un ambiente particolare perché è un contesto stabile per loro ed è allo stesso tempo anche uno scenario di biodiversità. «Spesso noi la biodiversità la immaginiamo come un qualcosa di statico, da museo, invece è in continuo movimento ed è proprio questa dinamicità la sua caratteristica principale».

Mentre camminiamo lungo l’argine, vedo persone di diverse età che si affacciano, li cercano, alcuni li contano e si fermano a guardarli. «I cittadini genovesi non sono tutti ostili, credo che l’accettazione di questa situazione faccia parte del cambiamento culturale ed è questo uno degli aspetti di maggiore interesse da osservare». Ora una mamma conta i suoi piccoli – «li riconosce come suoi, per lei sono tutte soggettività», mi dice – e poco dopo si sdraia per allattarli; il maschio è poco distante e monitora tutte queste dinamiche. A quel punto assisto a quello che Francesco chiama un “momento reattivo”: una signora si avvicina alla muraglia, prende del pane da un sacchetto e lo lancia nel greto.

de giorgio

Loro l’hanno riconosciuta, si avvicinano alla muraglia e sgranocchiano quello che arriva, sebbene il pane non sia un alimento salutare per loro. «Il punto è che il cinghiale non è un oggetto in movimento: per ogni stimolo, esattamente come in questo caso, si attivano sempre delle risposte reattive».

LA PROPOSTA DI UNA RISERVA DEDICATA

Per la città di Genova la proposta del dottor De Giorgio è quella di creare una riserva dedicata proprio ai cinghiali del Bisagno, per un’etologia alla portata della cittadinanza, concreta, capace di scendere in città, nei quartieri. «Lungo vari punti di questo spazio, essendo già cintato dai muraglioni che delimitano l’area, si potrebbero installare dei pannelli informativi qui e là, imbastendo un progetto di cartellonistica apposito, organizzando una periodica pulizia del greto del fiume e anche dei momenti di informazione gratuita per la cittadinanza».

Francesco mi racconta che in alcuni parchi in Olanda ci sono pedane e grate a terra che i selvatici, ritenendoli passaggi non sicuri, non oltrepassano, così come i sottopassi a loro uso esclusivo. «Gli architetti e i paesaggisti dovrebbero essere aggiornati e formati per rendere le città vivibile per tutti, animali umani e non, anche perché questa convivenza è qualcosa di ineluttabile». D’altronde l’animalità non si può eradicare, si insinua dappertutto, anche nei meandri della città. E la mia giornata con Francesco De Giorgio me l’ha insegnato. Sarà questo il futuro di Genova?

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