20 Giu 2023

Al Centro del Riuso indumenti e piccoli RAEE avranno nuova vita grazie al progetto Re-Né

In provincia di Trapani è stato appena inaugurato il Centro del Riuso voluto dal progetto Re-Né, un programma di cooperazione internazionale Italia-Tunisia che cerca di migliorare la gestione dei rifiuti a livello istituzionale con la creazione di punti di riciclo. Rifiuti, economia circolare e inclusione sociale sono le parole chiave del progetto, che darà un’opportunità di lavoro anche a un gruppo di giovani.

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Trapani - Sicilia e rifiuti, un’associazione in negativo presto fatta. In realtà, al di fuori delle province delle due città più grandi – Palermo e Catania, le aree più problematiche – non mancano le esperienze virtuose in giro per l’isola. Raccolta differenziata con percentuali alte, economia circolare e strategia rifiuti zero sono sempre più presenti nei programmi politici di molti Comuni. Come nel caso del Comune di Calatafimi Segesta, che dal 2011 ha adottato il protocollo Rifiuti Zero raggiungendo gli obiettivi previsti: quasi il 90% di raccolta differenziata con il porta a porta, un centro di compostaggio e la nascita di un centro del riuso grazie al progetto Re-Né – Relancer une Nouvelle Économie.

Finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma di cooperazione internazionale Italia-Tunisia, Re-Né ha tra gli obiettivi quello di migliorare la gestione dei rifiuti a livello istituzionale con la creazione di punti di riciclo e di creare una piattaforma internazionale per lo scambio di informazioni e competenze nel settore dei rifiuti. 

Il progetto vede coinvolti tra i partner italiani i Comuni di Balestrate (PA) – capofila –, Calatafimi-Segesta (TP), Favignana (TP) con l’Area Marina Protetta “Isole Egadi”, il CNR-IRIB di Palermo – partner scientifico che si occuperà di realizzare attraverso gli scarti alimentari integratori e farine alimentari – e tra i partner tunisini i comuni di Maamoura, Zarat e l’organizzazione non governativa UTSS, Unione Tunisina di Solidarietà Sociale.

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Fra le attività del progetto è prevista a Calatafimi Segesta la realizzazione di un Centro del Riuso, che è stato collocato nella zona dell’ex-macello e ha una superficie di 240 metri quadri. Il Comune ha selezionato circa venti giovani per la gestione della struttura e ha organizzato un corso di formazione. Il 24 maggio scorso si è svolto il primo incontro del corso tenuto da Irene Ferrara, imprenditrice ed artigiana designer. Un totale di 100 ore tra lezioni teoriche e pratiche al fine di formare il personale.  

«Con il progetto Re-Né parliamo di rifiuti, economia circolare ma anche inclusione sociale. Calatafimi, insieme alle due città tunisine, ha lavorato per la costruzione di un Centro del Riuso che è stato inaugurato proprio il 14 giugno. L’idea è nata dalla difficoltà di riciclare indumenti usati e piccoli RAEE. È stato un processo con non poche difficoltà», racconta l’architetto Francesco Scandariato, dirigente del V settore del Comune di Calatafimi.

«Quando siamo andati a Tunisi qualche mese fa – prosegue – abbiamo incontrato un sindaco e un’amministrazione, il mese scorso era cambiato tutto l’assetto. Nonostante tutto abbiamo instaurato un rapporto meraviglioso di solidarietà. Si diventa come grandi amici, si lavora insieme cercando di arrivare ai migliori risultati possibili. Degli esperti ci hanno aiutato anche nell’analisi del contesto per fissare obiettivi precisi da raggiungere».

Il nuovo Centro del Riuso sta dando un’opportunità di lavoro a un gruppo di giovani in un campo così importante come quello dell’ambiente

Al Centro di Riuso, che grazie a una convenzione sarà al servizio anche dei cittadini di Castellammare del Golfo, sarà possibile lasciare indumenti usati e piccoli RAEE che saranno recuperati e selezionati per rimettere in circolazione beni ancora utilizzabili, evitando che diventino rifiuti prima dell’effettivo termine della loro vita utile.

Al bando pubblicato dal Comune per la gestione della struttura hanno risposto in ventidue, coloro che hanno iniziato da poco la formazione. Una volta ultimata dovranno costituire una cooperativa e trasformarsi in imprenditori. Dovranno trovare un prodotto che gli consentirà la sostenibilità economica del loro lavoro. Oltre ai locali forniti gratuitamente, alle attrezzature e al corso di formazione, il Comune gestirà anche la costruzione di un sito e-commerce per la vendita online delle creazioni artistiche che verranno realizzate dai “neo imprenditori” a partire dagli indumenti e dal RAEE.

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Calatafimi, un paese di 6.200 abitanti, è un esempio virtuoso. Attraverso una politica attenta e con i giusti strumenti, dal 40% nel 2011 di raccolta differenziata è arrivata a oltre l’87% di raccolta differenziata nel 2023. «È una cosa a cui teniamo molto, abbiamo un buon rapporto con la cittadinanza, interveniamo spesso nei quartieri dove per problemi sociali non registriamo una raccolta differenziata adeguata con comunicazione e rimproveri adeguati. Abbiamo un’amministrazione attenta e una ditta che ci sostiene malgrado i problemi delle piattaforme dove si scaricano i rifiuti differenziata. I costi sono davvero eccessivi, da 150 siamo passati a 320 euro a tonnellata», continua Francesco. 

L’architetto, da sempre amante dell’arte, ha immaginato un prosieguo alle attività introdotte con la nascita del Centro del Riuso. È in programma per il prossimo settembre una serie di iniziative rivolte ad artisti che hanno come focus il riciclo e la salvaguardia dell’ambiente. Chiunque sarà interessato potrà assistere alla creazione dell’opera direttamente sui luoghi. Gli artisti infatti saranno chiamati a realizzare un’installazione usando qualsiasi tipo di rifiuto. Sono previsti premi in denaro per i primi tre classificati. 

«Sarà una settimana di festa legata al riciclo e all’arte con convegni, incontri e premiazione. Grazie a questo progetto Calatafimi ha potuto recuperare la struttura dell’ex-macello, ristrutturare i locali e rendere gli spazi idonei per l’utilizzo, ma soprattutto sta dando un’opportunità di lavoro a un gruppo di giovani in un campo così importante come quello dell’ambiente», conclude Francesco. 

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