25 Lug 2023

Andrea Caschetto, il giramondo che vive facendo volontariato negli orfanotrofi

Scritto da: Angela Giannandrea

Dopo aver subito un'operazione alla testa a causa di un tumore all'età di 15 anni, Andrea Caschetto si è ritrovato con una capacità mnemonica ridotta. Vivere le emozioni si è rivelato il miglior modo per trattenere i ricordi, così ha deciso di portare il sorriso tra i bambini più sfortunati in giro per il mondo trasformando le sue debolezze in grandi punti di forza.

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La vita è un numero indecifrabile di giri di giostra. Siamo ignari di quanti ne siano destinati a noi, ma sicuramente è anche nostra responsabilità scegliere come farne esperienza nonostante gli imprevisti, le brutte notizie, le aspettative disattese, gli incidenti di percorso più o meno gravi. Questa responsabilità parte dal momento in cui diventiamo consapevoli di noi stessi cercando di tenere fuori dalle nostre riflessioni introspettive qualsiasi forma o modello di condizionamento socioculturale.

Consapevolezza, libertà, originalità, serenità, resilienza, felicità nonostante i problemi. Sono tutti aspetti che ho ritrovato in alcune persone speciali che ho incrociato sul mio cammino e che racconto nei miei pezzi, la cui esperienza di vita vale più di anni di istruzione scolastica. Incrociare persone speciali rende più nitido lo specchio in cui si riflettono le lacune di un sistema di istruzione e formazione che punta, forse, alle competenze ma non alla ragione critica, autonoma, libera.

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Andrea Caschetto è tra le persone speciali che ho conosciuto. È un giovane siciliano che è riuscito a mutare un evento spiacevole in un’opportunità meravigliosa seguendo sempre la parte dove nasce l’arcobaleno. Andrea non si è scoraggiato, non si è arreso. Anzi, ha trasformato in positivo i suoi limiti acquisiti a causa di un evento esterno e imprevedibile: un tumore benigno alla testa. Ha deciso di fare volontariato negli orfanotrofi dei Paesi più poveri del mondo sfruttando le sue potenzialità: il sorriso che non ha mai perso e la capacità di giocare e coinvolgere.

Come sei riuscito a gestire la perdita di memoria e il ricordo delle belle emozioni legate a ciò che ogni giorno vivi di straordinario?

Quando ho fatto il mio primo viaggio in Sudafrica a 19 anni, mi ricordavo tutto compreso le attività che avevamo svolto. È stata in quella occasione che ho scoperto come tutto ciò che tocca le emozioni passa dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. E quindi ho iniziato a vivere così, ricevendo e trasmettendo emozioni.

Mettersi in gioco significa scambio culturale, utile a migliorare ogni giorno, il proprio senso della vita

Sei un giramondo indipendente, fai volontariato vivendo con poco e attraverso sponsor e donazioni. Una vita con agi minori ma tante emozioni forti e in sintonia con la parte più profonda di sé. Come si svolge una tua giornata tipo?

Le mie giornate si svolgono negli orfanotrofi con i bambini. La mattina faccio attività con loro. Con i più grandi invece mi occupo di esercizi o ripetizioni a scuola. Dopo pranzo solitamente aiuto i più piccoli ad addormentarsi. Poi nel pomeriggio ritorno dai più piccoli per fare attività ludica, pedagogica, sport e recitazione a seconda della giornata. La sera mi intrattengo con gli adolescenti e parliamo di progetti futuri riflettendo su aspetti sui quali non avevano mai riflettuto.

Qual è il messaggio che stai portando in giro per il mondo?

È un messaggio che si focalizza su un aspetto in particolare: mentre per noi adulti le culture sono diverse per i bambini sono tutte uguali, quindi dovremmo prendere spunto da loro.

In questi anni di missione hai trovato le risposte che cercavi?

Ho trovato una risposta già dalla prima missione umanitaria a cui ho partecipato anni fa, la prima di una serie di progetti umanitari a livello europeo che mi ha coinvolto. A 17 anni sono stato in America come baby sitter senza retribuzione in cambio di ospitalità. E poi a 19 anni ho proseguito con queste missioni negli orfanotrofi fino alla settimana scorsa in Costa d’Avorio. Nelle risposte ho trovato una riconferma al messaggio che sto portando in giro.

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Quali sono le tue aspettative?

Le aspettative sono state confermate per quanto riguarda i bambini, meno dal punto di vista professionale. Il mio sogno era quello di condurre un programma radiofonico sulla felicità oppure un programma televisivo per bambini. Ma quando sembrava che si fosse aperta qualche porta, qualche promessa, in realtà non si è avverato più nulla. Quindi non ho avuto grandi soddisfazioni da quel punto di vista ma sul versante dei bambini e della gioia che vedo scorrere sui loro visi, sì.

Cosa vuol dire per te “mettersi in gioco”?

Significa partire dalle proprie debolezze per trasformarle in elementi positivi. Per me è stata la memoria, per altri, come ad esempio, un mio amico, è stata la cecità. Quindi, se riuscissimo a trasformare le debolezze sociali e personali in punti di forza vuol dire essere riusciti a metterci in gioco e a superare tutti gli scalini che sembravano impossibili da percorrere.

Cosa rappresenta per te il senso della vita alla luce della tua esperienze personale poco piacevole?

Per me il senso della vita è quella sensazione che sento quando mi immergo nel mare, quando butto la testa giù e faccio apnea, che poi è la stessa felicità che provo quando sono con gli orfani e gioco con loro, una sensazione di felicità estrema: emozioni che danno forma al senso della mia vita.

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Cosa significa per te viaggiare?

Significa mettermi a nudo con altre culture. Significa apprendere ogni giorno dalle persone che incontro. Significa provare ad insegnare qualcosa. Significa, in sintesi, scambio culturale, utile a migliorare ogni giorno, il proprio senso della vita.

Cosa è necessario fare per vivere una vita felice?

Accontentarsi di poco, che poi è quello che ho sempre fatto io. Per me vuol dire anche vivere con i bambini.

Cambiare il mondo è una realtà o utopia?

Cambiare il mondo è una realtà. Se si facesse in massa, cioè se tutte le persone pensassero come i bambini, sarebbe molto più facile farlo. Quindi bisognerebbe cambiare un po’ l’educazione e lavorare sulla psicologia delle persone. È una fortuna incrociare maestri di vita, spesso inconsapevoli sul proprio cammino, ma è anche molto importante saperli riconoscere e riuscire a fare tesoro dei loro insegnamenti. E qui ritorno al concetto iniziale dell’importanza della consapevolezza di sé e del mondo che, come dice Andrea, richiede un cambiamento del sistema educativo e quindi di chi sceglie di educare affinché l’educazione abbia davvero un valore costruttivo.

Leggi anche le storie delle Moderne Persefone, donne che hanno cambiato vita dopo un evento segnante.

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