24 Lug 2023

Bimbisvegli: il maestro Giampiero Monaca condannato per interruzione di servizio

Abbiamo seguito fin dal principio le vicende che hanno interessato il metodo Bimbisvegli e uno dei suoi ideatori, il maestro Giampiero Monaca. Purtroppo, le proteste iniziate dall'insegnante contro la dirigenza della scuola Primaria di Serravalle d'Asti hanno portato il maestro al licenziamento e a una condanna per interruzione di servizio. Lo abbiamo contattato per ascoltare il suo commento sui fatti.

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Asti - Dopo una lunga battaglia contro la dirigenza della scuola Primaria di Serravalle d’Asti del V Circolo didattico, che ostacolava la buona riuscita del programma previsto da Bimbisvegli, il maestro Giampiero Monaca è stato condannato dal tribunale di Asti per interruzione di servizio. Nel progetto Bimbisvegli, Giampiero Monaca aveva investito energie, soldi e passione.

GLI ALBORI DI BIMBISVEGLI

«Quando sono arrivato lì, era una scuola morente», ci ha raccontato. «Aveva solo ventuno iscritti ed era un posto che stava insieme per miracolo. Ho scelto di ridipingere i muri con colori che trasmettessero una certa vibrazione, ho preso mobili aperti, perché volevo che i bambini avessero tutto sottomano e soprattutto che sapessero che tutto era lì per loro. Non esisteva l’armadio del maestro chiuso col lucchetto, l’aula apparteneva ai bambini. Non ho esitato a investire soldi miei nel progetto, perché era quello in cui credevo e faceva felice me, i bambini e le loro famiglie».  

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Nonostante il grande successo del metodo e il riconoscimento da parte del Ministro dell’Istruzione, la dirigenza della scuola ha osteggiato la buona riuscita di Bimbisvegli, fino a spingere Giampiero Monaca a prendere un anno di aspettativa. «Non volevo lavorare in un ambiente tanto ostile. Mi sono messo da parte, senza stipendio, e ho iniziato a fare volontariato nel pomeriggio, accompagnando i bambini in attività esperienziali. Nel frattempo, a scuola è stata abiurata ogni continuità con il progetto. Erano persino state cancellate dai muri le frasi ispiratrici che avevamo scritto, perché definite “infantili”».

IL TRASFERIMENTO DI GIAMPIERO MONACA

Non sono servite le proteste, né lo sciopero della fame portato avanti dal maestro e, a staffetta, dai genitori dei bambini. «Alla fine dell’anno di aspettativa ho scoperto che mi avevano trasferito in un’altra scuola, togliendo di fatto a Bimbisvegli la possibilità di continuare. Un progetto come Bimbisvegli ha senso solo in un’ottica di continuità, ha senso che si faccia in quella scuola dove le famiglie hanno iscritto i loro figli pur abitando lontano, una scuola dove nessun bambino veniva visto come un problema, dove c’era integrazione totale, dove imparavano che impegnarsi è divertente», ha proseguito il maestro.  

Credo in una scuola che grida a voce alta: “Noi siamo svegli, vogliamo avere gli occhi aperti sul mondo, stiamo qui a imparare a rendere il mondo più bello e più giusto”

Giampiero Monaca però non aveva intenzione di accettare quel trasferimento. Dopo aver scritto più volte alla nuova dirigenza le proprie rimostranze, ha deciso di informare privatamente i genitori della nuova classe che non avrebbe preso servizio. «Ho chiesto scusa per i problemi che avrei creato. Una prima elementare a tempo pieno aveva bisogno di stabilità e di un maestro dedito, non di una persona arrabbiata, che pensava ad altri bambini e a un progetto che volevano far naufragare. Ho scritto alle famiglie per fare in modo che prendessero le loro decisioni, perché i bambini di prima avevano diritto a un bel ricordo del loro primo giorno di scuola, non all’esperienza del caos».  

LA PROTESTA AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

Dopo aver informato il dirigente scolastico che non sarebbe entrato in classe, Giampiero ha trascorso venti giorni seduto su una panchina della scuola, per poi decidere di spostare la sua protesta a Roma, fuori al Ministero dell’Istruzione, dove è rimasto dal 20 novembre fino al 14 dicembre.

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«Ho chiesto udienza al ministro e ai due dirigenti generali, ma non ho mai ricevuto nessuna risposta dalle istituzioni. Tuttavia, non è il Ministero che è responsabile di quello che è successo, ma il modus operandi di chi lavora nella scuola. Ormai regna l’idea che, poiché si è mal pagati, bisogna sforzarsi poco, si tende a guardare sempre e solo quello che manca. Molti insegnanti sono stanchi o frustrati. Però a me lavorare con i bambini piaceva e mi sforzavo di farlo al meglio», ha commentato Giampiero.

«Credo in una scuola che aiuti bambini e ragazzi a scoprire i loro punti di forza, che insegni loro a lavorare con impegno e con cura. Per insegnare a un ragazzo ad avere cura c’è bisogno di insegnanti che ne abbiano. Credo in una scuola che grida a voce alta: “Noi siamo svegli, noi vogliamo avere gli occhi aperti sul mondo, stiamo qui a imparare a rendere il mondo più bello e più giusto”», ha spiegato ancora il maestro.

IL LICENZIAMENTO E LA CONDANNA DI GIAMPIERO MONACA

Il 14 dicembre, tornato a Torino per un ulteriore procedimento disciplinare – gli era stato notificato un ritardo durante i giorni trascorsi in protesta fuori la scuola – Giampiero Monaca ha scoperto di essere stato licenziato. Infine, è arrivata anche la condanna per interruzione di servizio. Al suo reato è stata applicata la pena pecuniaria, convertita in 1500 euro di ammenda.  

«Rispetto assolutamente la decisione del magistrato, ma non ci siamo capiti. La condanna che mi è arrivata è un decreto penale, ovvero una condanna lieve che non include il dibattimento in aula. Il giudice ha ricevuto la notifica che non mi ero presentato in classe e che la mia assenza era ingiustificata e un avvocato d’ufficio ha controllato che fosse vero. Tuttavia, le mie motivazioni non sono state prese in considerazione. La pena è stata leggera, però completamente decontestualizzata».

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L’ULTIMA LEZIONE AI SUOI ALUNNI

Non è stato facile affrontare tutto questo per Giampiero Monaca, che però continua a credere fortemente nelle sue ragioni e che affronta a testa alta le conseguenze delle sue decisioni. «Con la mia scelta ho voluto dare un’ultima lezione ai miei alunni, dichiarando che non barattavo né la mia coscienza professionale e morale, né nessuno di loro con uno stipendio».

«Adesso pagherò questa pena e vedrò cosa mi diranno di fare i legali», conclude Monaca. «La pago cara, certo, ma la cosa più importante è che sono tranquillo con la mia coscienza». Sembrano esserci poche speranze per il futuro di Bimbisvegli, progetto che al momento non viene portato avanti in nessuna scuola, anche se Giampiero resta possibilista, mentre noi speriamo di poter raccontare una fine diversa per questa storia.

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