19 Lug 2023

Tamu Edizioni, una finestra aperta su tutti i sud del mondo

Nel 2018 nel centro storico partenopeo apre la libreria Tamu, che sin da subito si configura come uno spazio di aggregazione e di dibattito sul Mediterraneo, Medio Oriente e altri sud del mondo. Da quest’esperienza nasce Tamu Edizioni, un progetto culturale indipendente e collettivo che ci è stato meglio raccontato da Carmine Conelli, socio fondatore.

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Campania - Tamu Edizioni è una casa editrice indipendente con una linea editoriale molto forte, che si propone con i suoi testi di stimolare una discussione su tutto ciò che riguarda le società post-coloniali, il pensiero femminista, l’ecologismo e, in generale, quelle che sono le problematiche delle società contemporanee.

Contro ogni tendenza autoreferenziale, il progetto – che parte dall’apertura della libreria Tamu in zona Santa Chiara a Napoli – ha da sempre avuto uno sguardo che va oltre quelli che sono i confini (invisibili) della nostra città, che rappresenta solo uno dei punti di osservazione possibili, aprendo una finestra sugli altri sud del mondo. Ho avuto il piacere di incontrare Carmine Conelli, socio fondatore di Tamu Edizioni, per conoscere meglio la loro realtà e gli immaginari che presenta.

Partirei dal principio, ovvero dal parlare un po’ dell’identità della libreria da cui nasce la casa editrice. I nomi sono spesso un biglietto da visita dietro cui si celano delle rappresentazioni importanti. Quindi cosa significa Tamu?

Tamu è un personaggio di un romanzo di Fatima Mernissi, una sociologa marocchina che scriveva anche narrativa. In questo romanzo, che si chiama La terrazza proibita, c’è la figura di una combattente berbera, Tamu, raffigurata mentre a cavallo indossa degli indumenti maschili per lottare contro il colonizzatore spagnolo. Quando Cecilia e Fabiano, i fondatori di Tamu, aprirono la libreria, decisero di darle questo nome per simboleggiare politicamente, culturalmente e socialmente l’immaginario che essa intendeva offrire e quando abbiamo fatto poi abbiamo creato la casa editrice, in continuità di idee, abbiamo deciso di mantenere lo stesso nome.

Tamu
La libreria Tamu e la casa editrice seguono quindi, nella scelta dei testi, lo stesso filone.

Sì, proponiamo saggi e romanzi ispirati al pensiero femminista, all’idea che il colonialismo è stato un momento storico i cui effetti sono tutt’altro che finiti, ma determinano anzi le disuguaglianze delle società contemporanee, alla comprensione dell’incrocio tra culture, alle questioni ecologiche e tanto altro insomma. Abbiamo poi anche una rivista edita da Tamu che si chiama Arabpop dedicata alla conoscenza delle letterature, delle culture e delle arti arabe, quindi di tutto quello che viene dall’altra sponda del Mediterraneo dal punto di vista culturale.

Come mai la scelta di Napoli come sede? Ritenete che questa città sia il luogo ideale dove fare fiorire questo progetto?

Napoli è una sfida per un progetto del genere perché il settore editoriale italiano è completamente sbilanciato nel centro-nord, ci sono soltanto due grosse case editrici – tre forse – al sud di Roma, mentre spesso l’editoria meridionale è composta di tanti piccoli progetti senza un respiro nazionale, molto concentrati sulla storia locale.

Negli ultimi anni a Napoli si è respirato invece un bel fermento, ci sono altri progetti editoriali indipendenti che fanno, a tutti gli effetti, della letteratura e saggistica molto contemporanea. Noi con Tamu Edizioni ci siamo un po’ inseriti in questo filone perché pensiamo che qui ci siano tante persone formate per affrontare i temi che trattiamo da un punto di vista più specialistico. Speriamo che aprire una casa editrice come la nostra aiuti, in qualche modo, a convogliare meglio queste energie.

Ci teniamo a caratterizzare la nostra linea editoriale con questa ispirazione meridiana, guardando ad altri sud del mondo, per non replicare sempre lo stesso sguardo che viene rivolto al sud Italia

Quali sono state le difficoltà incontrate nel percorso nella fondazione di Tamu Edizioni?

Le difficoltà sono dettate principalmente da due questioni; la prima riguarda il mercato del libro, che in questo momento ha un attore principale, che è quello della distribuzione, che “mangia” la maggior parte del prezzo di copertina di un libro. Con delle condizioni che non consentono alle case editrici di crescere, diventa una sfida pareggiare i costi con le entrate.

L’altra difficoltà potremmo dire che riguarda la geografia dei circuiti culturali italiani. Avere la sede a Napoli ci rende più difficile entrare in contatto, se non attraverso le grandi fiere e il lavoro di ufficio stampa, con quei circoli culturali che animano i quotidiani e le riviste che trattano di libri. Napoli è la terza città in Italia per numero di abitanti, ma non ha una risonanza tale da produrre conoscenza; tuttavia ci sembra un luogo da cui si è più abituati ad estrarre immaginari.

So che in libreria vengono organizzate diverse attività, oltre le presentazioni dei libri proponete anche corsi di lingue straniere. C’è una buona partecipazione da parte della gente del posto?

Ci sono tante persone che vengono qui per iniziare ad approcciarsi allo studio dell’arabo oltre che per l’interesse verso i libri che proponiamo. La libreria è un luogo di incontro abbastanza importante per tante persone perché si discute di testi che hanno una risonanza culturale e sociale, che non trovano spazio in altri luoghi della città. Per tale motivo è riuscita a costruirsi un seguito di persone affezionate, che le riconoscono questo ruolo in città. I lettori che attraversano la libreria Tamu sono ormai abbastanza misti: persone del quartiere, studenti, persone che gravitano nel mondo culturale e del sociale qui in città. In questo periodo si affacciano anche un po’ di turisti.

Tamu
Come scegliete i testi da tradurre e da pubblicare?

Noi abbiamo deciso di avere con Tamu Edizioni una connotazione molto forte decidendo di dedicarci a romanzi e saggi di impronta femminista, postcoloniale, ecologista, eccetera. Scegliamo i libri collettivamente, siamo tre soci in redazione – con me ci sono anche Valeria e Fabiano – e non c’è un vero e proprio direttore editoriale, come accade normalmente in case editrici più grandi e strutturate.

Quando scegliamo un libro è perché di solito uno di noi l’ha adocchiato oppure ci arriva una proposta dall’esterno, perché a noi piace che questo progetto sia anche attraversato da altre esperienze sociali e culturali. È un processo molto lungo che richiede tempo ed energia e lo facciamo su testi che pensiamo possano avere un impatto sociale e politico  su temi che magari in Italia non sono troppo approfonditi oppure sono semplicemente trattati in maniera superficiale.

Potrebbe essere difficile scegliere, ma quali sono a tuo avviso i libri Tamu Edizioni che non possono mancare nella libreria di ogni lettore, se dovessi dare dei consigli di lettura?

Sicuramente la nostra autrice best-seller è Bell Hooks. Elogio del margine/Scrivere al buio è una raccolta di saggi, corredata da un’intervista all’autrice che abbiamo recuperato, la prima edizione Feltrinelli. È stato il nostro primo libro e ci ha subito proiettato verso una risonanza nazionale perché è un testo di un’autrice, femminista e afroamericana, molto importante, che in Italia inspiegabilmente mancava da tempo; quindi, quando abbiamo pubblicato con Tamu Edizioni anche un altro suo libro, Il femminismo è per tutti, sicuramente si sono imposti come libri più venduti.

Tamu

L’altro progetto che ci dà grandi soddisfazioni è quello di Arabpop che, per essere una rivista che tratta specificamente delle arti e delle culture dei paesi arabi, ci aspettavamo avesse un seguito soltanto tra gli specialisti. Invece ci siamo resi conto che ci sono molte persone che sono semplicemente curiose di sapere cosa succede nelle società dall’altro lato del mediterraneo. Ha uno sguardo molto fresco e contemporaneo, è una rivista in cui non troverai mai le classiche rappresentazioni stereotipate del mondo arabo, ma viene adottata una varietà di linguaggi e di culture che vengono da quel mondo.

Un altro libro che vorrei menzionare è Prostitute in rivolta. La lotta per i diritti delle sex worker, il primo libro che parla di questo tema scottante ad essere stato scritto da due sex worker, con un focus ben preciso sulle discriminazioni e le condizioni di lavoro, le leggi che impediscono un pieno riconoscimento del lavoro sessuale come lavoro a tutti gli effetti e quindi, di conseguenza, dei suoi diritti. È stato anche premiato, lo scorso 8 marzo, con una menzione speciale con il premio Inge Feltrinelli indetto dalla fondazione Feltrinelli.

Di recente abbiamo cominciato anche a pubblicare narrativa: una delle nostre ultime uscite è Vicoli della memoria di Conceiçao Evaristo, una delle autrici brasiliane nere più famose in patria, che con questo romanzo è riuscita a dare dignità alle voci delle persone che sono ai margini. Un romanzo delicato e struggente, in cui una ragazza colleziona le storie degli abitanti di una favela per salvarle dell’oblio, pochi giorni prima che la favela stessa venga demolita.

Tamu
Che progetti avete in cantiere per i prossimi mesi?

Finora abbiamo lavorato molto con libri in traduzione, questo ci ha dato la possibilità di conoscere e di far conoscere Tamu Edizioni anche a persone che scrivono e stiamo lavorando a una serie di inediti. Un progetto a cui teniamo molto uscirà a novembre, sarà una raccolta di racconti scritti da autori e autrici esordienti del sud che raccontano con vari linguaggi e stili la loro esperienza da meridionali, attraverso il tema dell’emigrazione, del ritorno, delle questioni di genere, dei rapporti affettivi.

È un progetto che nasce da un laboratorio di scrittura che abbiamo organizzato in collaborazione con due scrittrici molto apprezzate nel panorama letterario italiano, Claudia Durastanti e Ubah Cristina Ali Farah. Vogliamo che l’editoria sia un’occasione di crescita per le persone del sud, dato che molti scrittori e scrittrici campani e meridionali spesso pubblicano per case editrici di altre regioni. Noi ci teniamo a caratterizzare la nostra linea editoriale con questa ispirazione meridiana, guardando ad altri sud del mondo, per non replicare sempre lo stesso sguardo che dal paese viene rivolto con superficialità al sud Italia.

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