12 Set 2023

CAES premia la sostenibilità socio-ambientale degli enti del terzo settore

Scritto da: Benedetta Torsello

Il rating di sostenibilità è uno strumento innovativo per tracciare e premiare il profilo di sostenibilità socio-ambientale degli enti del terzo settore. CAES Italia, Gruppo Assimoco e Banca Etica, nell'ambito del progetto congiunto ETICAPRO, sono i primi ad averlo introdotto in ambito assicurativo, prediligendolo allo sconto puramente commerciale che favorisce iniquità e disuguaglianze. Scopriamo come.

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Da quando il concetto di sostenibilità ha fatto irruzione nel mondo della finanza, si sente molto più spesso parlare di ESG, acronimo che sta per Environmental, Social e Governance, ovvero l’insieme di standard operativi a cui devono ispirarsi le aziende per raggiungere determinati risultati da un punto di vista ambientale, sociale e di gestione. Questi stessi criteri sono a loro volta utilizzati dagli investitori per valutare e decidere le loro scelte di investimento.

Sostanzialmente i criteri ambientali tengono conto delle modalità con cui un’azienda gestisce al proprio interno i rischi e le opportunità riguardanti le sfide ambientali: dalle emissioni di carbonio e gas climalteranti alla gestione dei rifiuti. Quelli sociali invece tengono conto di fattori quali la gestione del capitale umano, l’equità e le opportunità di inclusione, la salute dei dipendenti e il complesso di relazioni che l’azienda intrattiene con i suoi principali stakeholder. Infine i criteri di governance pongono l’attenzione su come viene gestita l’azienda ai vertici.

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RAITING DI SOSTENIBILITÀ

Il consorzio assicurativo etico solidale CAES, insieme a Banca Etica e al Gruppo Assimoco – tutti e tre partner del progetto Eticapro – Assicurazione Sostenibile Solidale –, ha da poco lanciato un nuovo strumento che consente di premiare associazioni, cooperative sociali ed enti del terzo settore che si rivolgono a loro. Si tratta di un raiting di sostenibilità che permette di stabilire il posizionamento di queste realtà rispetto ai principali obiettivi dell’Agenda 2030.

CAES è nata nel 1995, in un primo tempo come cooperativa di consumatori e poi divenuta in seguito un consorzio, da un’esigenza di trovare una forma di coerenza tra valori, etica e lavoro, le logiche di puro profitto cedono il passo a relazioni economiche e sociali che pongono al centro innanzitutto l’uomo e l’ambiente. Dal 2020, nell’ambito del progetto Eticapro, CAES lavora a prodotti e servizi principalmente dedicati a enti del terzo settore e a tutte quelle realtà che hanno a cuore il proprio impatto positivo sull’ambiente e la comunità.

L’obiettivo è scardinare  il concetto di “sconto commerciale” sulle polizze assicurative, che crea iniquità e favoritismi

«Partendo dall’articolato questionario che da anni Banca Etica sottopone per conoscere meglio a chi si decide di far credito – ha chiarito Elena Peverada, assistente di direzione del consorzio CAES – è stato predisposto un questionario di circa dieci domande che permette di valutare il comportamento delle realtà che si rivolgono a noi rispetto ai criteri ESG».

Si tratta di fatto di uno strumento di autovalutazione messo a disposizione degli enti del terzo settore per ottenere un’istantanea dei propri comportamenti in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di gestione. «Ad esempio vi sono domande sulla governance e l’inclusione di genere, altre relative alla gestione del personale e all’attenzione rispetto alle sfide ambientali. È di fatto uno strumento consegnato nelle mani dei nostri potenziali clienti in un’ottica di totale responsabilità da parte loro, rispetto a quanto vanno a dichiarare», ha precisato la portavoce di CAES.

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Una volta compilato il questionario si viene valutati in base a tre fasce di merito, a ciascuna delle quali corrisponde un’agevolazione economica sulla base del profilo di responsabilità socio-ambientale degli enti che vogliono assicurarsi: «Come CAES questo ci consente di raggiungere un duplice obiettivo – ha precisato Elena Peverada –: da un lato scardinare  il concetto di “sconto commerciale” sulle polizze assicurative, che crea iniquità e favoritismi, dall’altro incentivare queste realtà a migliorarsi dal punto di vista ambientale, sociale e di gestione».

INDICI ESG A RISCHIO GREENWASHING

Certo una riflessione va fatta sull’ascesa gloriosa degli indici ESG nella finanza mondiale. Da qualche tempo a questa parte grandi multinazionali e banche invischiate nei finanziamenti a petrolio e altre fonti fossili si fregiano di posizionarsi molto bene rispetto ai criteri ESG. Allora dove sta la falla? Non si tratta infatti di un sistema perfetto ed è costantemente minacciato dagli interessi di colossi economici che hanno fiutato la convenienza a ottenere ottimi rating dal punto di vista degli ESG.

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Il che non sorprende affatto, considerato che come è stato calcolato dal Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), nel suo ultimo report relativo al 2020, il mercato finanziario dei prodotti ESG raggiunge ad oggi i 35mila miliardi di dollari tra Stati Uniti, Canada, Giappone, Oceania ed Europa. Secondo un’inchiesta di Bloomberg, a livello globale si arriverà a 53mila miliardi entro il 2025. Certamente la corsa delle aziende mondiali più inquinanti a migliorare – quanto meno sulla carta – le proprie performance ambientali era del tutto prevedibile.

Forse il paradosso più grande – e dannoso da un punto di vista ambientale – è generato delle stesse agenzie di rating ESG, che usano ciascuna i propri algoritmi e metodologie per passare in rassegna e valutare tutta una serie di informazioni non finanziarie fornite nella maggior parte dei casi dalle imprese stesse. Risultato: un ennesimo tentativo di greenwashing da parte delle big companies, malcelato da ottimi voti in materia di sostenibilità, nonostante i fatti raccontino tutt’altra storia.

Per CAES e il progetto Eticapro, il principale obiettivo è proprio far leva sulla responsabilità civica degli enti del terzo settore, appellandosi a valori di rispetto dell’ambiente e dell’essere umano che pongono in secondo piano le pure logiche economiche. Anche perché mettersi in discussione rispetto al proprio lavoro e come questo incide sulle sfide ambientali e sociali, è già il primo imprescindibile passo verso il cambiamento.  

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