7 Set 2023

Kutluhan Özdemir, il contadino viaggiatore che si ispira a Fukuoka e ispira il mondo – Io Faccio Così #391

Scritto da: Ezio Maisto
Riprese di: EZIO MAISTO e stefano fagiolo
Montaggio di: EZIO MAISTO

A 24 anni, dopo aver letto “La rivoluzione del filo di paglia” di Masanobu Fukuoka, il giovane Kutluhan lascia la carriera universitaria a Istanbul e decide di viaggiare per visitare gli allievi diretti del celebre agronomo giapponese. Lo abbiamo intervistato nella sua fattoria naturale nelle Marche, dove vive quando non è fuori per uno dei laboratori di “Agricoltura del Non Fare” che offre gratuitamente in giro per il mondo. Attorno alla sua figura si è costituita la Rete per l’Agricoltura Naturale (RAN), che ha lo scopo di divulgare gli insegnamenti di Fukuoka e di collegare le realtà agricole che li applicano.

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Pesaro, Marche - Ho intervistato un uomo di 33 anni, mediorientale, che da tre anni gira in lungo e in largo per incontrare il popolo. La gente lo ascolta per ore mentre lui parla a voce bassa e tono umile, senza chiedere nulla in cambio se non un’offerta in un cappello e un rifugio per la notte. Ha la barba sul volto, predica la nonviolenza, chiede rispetto per tutte le creature viventi e, dulcis in fundo, moltiplica il cibo. Per fortuna l’ho intervistato oggi e non duemila anni fa, altrimenti ci saremmo messi entrambi nei guai.

Eppure Kutluhan Özdemir sembrava destinato a tutt’altro. Nato e cresciuto ad Adana, una città di quasi 2 milioni di abitanti nel Sudest della Turchia, si trasferisce a Istanbul per studiare matematica, la sua passione fin da quando era stato selezionato fra i migliori liceali del paese e invitato a frequentare il Nesin Mathematic Village, appena fondato a sud di Smirne dal professore con il quale si sarebbe poi laureato. 

In quel luogo magico, in cui trascorre tutte le estati del suo percorso universitario, lui e i suoi compagni di studi, tra una lezione all’aperto in stile Antica Grecia e i lavoretti nell’orto comune, fantasticano di autosufficienza e di distacco dalla civiltà urbana. Un sogno che, a differenza dei suoi colleghi, non lo avrebbe più lasciato. Al punto che a 24 anni abbandona improvvisamente il suo destino di ricercatore all’Università di Istanbul e si lancia per inseguirne un altro completamente diverso e ancora molto sfocato. 

Parte nel 2014 alla ricerca di sé stesso, dice. Una destinazione difficile, si sa, che in genere si raggiunge – quando va bene – solo alla fine del viaggio, ma che Kutluhan conquista, a sua insaputa, già al momento di fare i bagagli. È quello l’attimo, infatti, in cui infila nello zaino i quattro libri che ha scelto come fonti di ispirazione per la sua nuova vita: Nietzsche, Rumi, Lao Tzu e soprattutto La rivoluzione del filo di paglia di Masanobu Fukuoka, padre dell’Agricoltura Naturale. 

Lo attendono diversi autostop, qualche intervista sui giornali turchi – incuriositi da quel loro connazionale che, caso forse più raro che da noi, aveva deciso di girare il mondo senza soldi – e soprattutto un colpo di scena già nella prima tappa. Sulla magica isola greca di Samotraki, infatti, decide di dare una svolta geografica al suo viaggio, che fino a quel momento si nutriva di obiettivi solo interiori.

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Un laboratorio in Spagna

Sarebbe andato a visitare uno dopo l’altro tutti gli allievi ancora in attività di Fukuoka, deceduto qualche anno prima a 95 anni. A cominciare dal più vicino: il greco Panos Manikis, che era da poco apparso fra i protagonisti del bellissimo film Rinascere nella terra di Raúl Álvarez (per vedere il film cliccate qui). 

Panos viveva vicino a Edessa, nella Macedonia Centrale. È lì che il nostro giovane ex matematico si reca per quello che due anni dopo si rivelerà uno degli incontri più importanti della sua vita. Resta solo poche settimane. Lo attendono diversi autostop e vari lavoretti per racimolare gli spiccioli che gli servono per sostenersi. Macedonia, Albania, Serbia, Croazia, Slovenia, Italia. A Milano decide di investire i suoi risparmi per un volo diretto in Brasile, dove lo attende prima l’ex moglie dello stesso Panos, e poi un’altra decina di contadini in tutto il Sudamerica, accomunati dall’aver praticato l’agricoltura naturale in Giappone insieme a Masanobu Fukuoka in persona

Per chi non lo sapesse, l’Agricoltura Naturale o Agricoltura del Non Fare, è la madre della permacultura e non ha nulla a che fare con l’agricoltura biologica. In estrema sintesi, consiste nel lasciare che ogni cosa, nel sistema agricolo-ambientale, vada secondo natura: niente aratura, potature, concimazioni, irrigazioni, cure colturali o trattamenti fitosanitari, lotte antiparassitarie, lavorazioni del terreno. Dopo alcuni anni di “risveglio” del suolo, ottenuto attraverso semine ripetute, il lavoro dell’agricoltore si limita alle semine, allo sfalcio e alla pacciamatura. 

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Kutluhan nella Fattoria Naturale Shizen

Due anni dopo, Kutluhan rientra in Europa dalla Colombia con l’intenzione di comprare un terreno e fondare una fattoria naturale. Quando si rende conto che anche i terreni del Portogallo, che gli avevano suggerito essere particolarmente economici, erano troppo cari per le sue finanze del tempo, decide di chiamare di nuovo Panos e di proporsi come volontario nella sua fattoria fin quando non avrebbe trovato i fondi necessari per acquistare un terreno. Panos gongola, ma il nostro aspirante contadino non sa ancora il perché.

Lo capisce pochi mesi dopo, quando gli confida di sentirsi ormai vecchio per continuare a lavorare la terra e che vuole trasferirsi ad Atene, dove vivono i figli. Lo invita quindi ad acquistare metà della sua fattoria pagandola in parte in denaro e in parte con il lavoro sull’altra metà, che sarebbe rimasta di sua proprietà. «Non mi sembrava vero», dice Kutluhan alla mia telecamera mentre sfoggia uno dei suoi rarissimi sorrisi.

Verso la fine del 2016 dunque resta solo in quella piccola ma celebre fattoria, diventata in 35 anni di attività meta di pellegrinaggio di diverse centinaia di persone. «Ti sentivi pronto a mettere in pratica tutto quello che avevi imparato?», gli chiedo a telecamera (purtroppo) spenta. «No, mi sentivo pronto a dimenticare tutto», mi risponde. «Nell’Agricoltura del Non Fare, tutto ciò che serve è agire con la mente naturale».

Lo scopo è portare in giro gli insegnamenti del rivoluzionario del filo di paglia giapponese nella maniera in cui lui stesso voleva: una missione per il mondo

Un concetto difficile da capire, visto che cresciamo nella convinzione che dobbiamo fare sempre qualcosa per ottenere ciò che desideriamo. Eppure quando c’è la natura di mezzo possiamo ottenere risultati validi senza fare nulla o quasi. Basta solo metterla in condizione di lavorare da sola, dandole la fiducia che merita. In questo modo la nostra mente ci lascerà tranquilli, cosa che può aiutarci non solo nel nostro orto, ma in tutti gli aspetti della vita.”

Viaggio finito, dunque? Macché. Dopo altri due anni di vita in quel piccolo paradiso, Kut sente il bisogno di iniziare un nuovo progetto agricolo nel quale cimentarsi partendo da zero. E, visto che nel 2018 la sua compagna italiana mette al mondo la piccola Nola, lascia in gestione il terreno di Edessa al suo amico greco Padelis e si trasferisce in Italia. Precisamente nelle Marche, dove – su un podere abbandonato da anni – fonda la Fattoria Naturale Shizen, luogo che ora gli consente di viaggiare spedito verso la tanto agognata autosufficienza. 

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Un laboratorio in Emilia

Sembrerebbe il classico lieto fine della storia, se non fosse che “non possiamo permetterci di tenerci per noi il dono che ci ha fatto Fukuoka mentre l’agricoltura industriale distrugge la terra riducendone sempre più la fertilità”. Nel 2021 quindi, con l’aiuto del sottoscritto e in partnership con Italia Che Cambia, Kutluhan fonda la RAN-Rete per l’Agricoltura Naturale, che organizza e promuove laboratori divulgativi sull’approccio di Fukuoka alla produzione di cibo. Gratuiti. Perché lo scopo è portare in giro gli insegnamenti del rivoluzionario del filo di paglia giapponese nella maniera in cui lui stesso voleva: una missione per il mondo.

I laboratori sono tenuti dallo stesso Kutluhan, durano un intero weekend e sono suddivisi in una parte teorica e una parte pratica. Durante la parte teorica si parla di filosofia e applicazioni dell’agricoltura naturale; di come risvegliare il suolo; della gestione di erbe, verdure e cereali; degli alberi; della progettazione di orti e fattorie naturali. La parte pratica consiste invece nella realizzazione di un orto naturale partendo da zero e nella preparazione condivisa delle palline di semi e argilla.

Dove si svolgono? In Italia, anzitutto. Ma spesso anche in Belgio. E poi in Olanda, Spagna, Inghilterra, Ungheria, Francia, Kenya e chissà dove altro ci porterà il vento nei prossimi mesi. Seguite la pagina Facebook o il canale Telegram della RAN per conoscere gli aggiornamenti sul calendario degli eventi, sulle altre iniziative e soprattutto per iniziare anche voi, come me, lo splendido viaggio che Kutluhan non ha ancora finito e che forse mai finirà.

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