23 Ott 2023

Il progetto A.C.Q.U.A. per un turismo trasformativo raccontato dalle persone

Scritto da: Claudia Moschetti

Il progetto A.C.Q.U.A. nasce per mettere in risalto la bellezza di Napoli Est e delle persone che la abitano offrendo un turismo di tipo trasformativo, destinato a chi desidera conoscere una parte di Napoli più vissuta e sentita, anche grazie al coinvolgimento della comunità territoriale, che avendo vissuto sulla propria pelle la storia del quartiere si presenta come la più adatta a raccontarlo.

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Campania - Mettere in risalto la bellezza di Napoli Est e delle persone che la abitano offrendo un nuovo tipo di turismo: è con questo obiettivo che è nato il progetto A.C.Q.U.A. – acronimo che sta per Aree Cittadine riQualificabili con Umane Alleanze – dopo una lunga fase di progettazione e ricerca di finanziamenti.

Grazie al bando promosso dal Comune di Napoli I quartieri dell’innovazione, che prevedeva il finanziamento di alcuni progetti nuovi e start-up, il team di A.C.Q.U.A. ha potuto muovere i primi passi verso la creazione di un turismo trasformativo, destinato a chi desidera conoscere un’altra parte di Napoli, non quella da cartolina, ma quella più vissuta, che racconta una storia diversa, meno “patinata” ma più sentita. 

«L’idea – racconta Deborah Divertito, co-ideatrice del progetto – è donare ai viaggiatori delle esperienze di trasformazione del luogo perché vadano via arricchiti, non di quella bellezza architettonica che si può trovare per esempio al centro storico di Napoli, ma di un altro tipo di bellezza che noi vogliamo raccontare. Il coinvolgimento della comunità territoriale, infatti, permette che siano proprio le persone che hanno sulla pelle la storia del quartiere a narrarlo, così come il coinvolgimento di tutto il tessuto economico circostante rende il tutto “maggiormente etico” e competitivo con il resto della città».

A.C.Q.U.A.
IL TEAM DI A.C.Q.U.A.

Capofila del progetto A.C.Q.U.A. sono state la cooperativa sociale Sepofà, che si occupa di promozione e progettazione editoriale e culturale nel territorio di San Giovanni a Teduccio, con l’associazione Trerrote, che educa i giovani attraverso l’Arte e il Teatro nell’area di Ponticelli. Insieme, hanno poi coinvolto nel progetto la cooperativa ViaggieMiraggi, tour operator di Milano, e SIS – Social Innovation Society, che si occupa di monitoraggio, impatto sociale e innovazione a Roma.

I membri di A.C.Q.U.A si sono fin da subito spesi per rispondere alle necessità di inclusione, abbandono scolastico e ricerca di lavoro del territorio, con il fine di innescare il primo distretto napoletano a matrice innovativa e sostenibile a livello sociale, ambientale ed economico.

LA COMMUNITY

La community è formata innanzitutto da Monumenti Umani, persone e realtà associative del posto che si spendono già tanto per il territorio e hanno già addosso la storia del quartiere e di come si è trasformato nel tempo. «Vogliamo creare nella rete A.C.Q.U.A. una struttura in cui tutti hanno lo stesso valore pur non essendo uguali, sia in termini di standard qualitativi – sostenibilità economica, sociale e ambientale – sia in termini di marketing».

L’idea è donare ai viaggiatori delle esperienze di trasformazione del luogo perché vadano via arricchiti

Entrare nel brand di A.C.Q.U.A. significa infatti adottare lo standard qualitativo del brand, spiega Divertito, e poter usufruire di diversi servizi grazie ai fondi del progetto, come per esempio un completo restyling del logo dei commercianti e delle aziende della community. «Per entrare a far parte della community basta il desiderio di unirsi a un gruppo accomunato dagli stessi valori e dalla voglia di spendersi per il quartiere che ha voglia di rilanciarsi e riscoprirsi in chiave turistica».

I CORSI DI FORMAZIONE

A chi si rivolgono gli interventi di A.C.Q.U.A.? Soprattutto ai giovani tra i 18 e i 30 anni, ai disoccupati, ma anche alla cittadinanza attiva che ha contribuito alla storia dei quartieri, artigiani, imprenditori o universitari che vogliono lanciare un’iniziativa o un’azienda e necessitano di seguire un percorso integrato di laboratori e formazione professionale. Tra i corsi di formazione c’è innanzitutto quello di tour operator e accoglienza turistica per apprendere come organizzare itinerari turistici tenendo conto delle attività locali da pubblicizzare e finanziare tramite i tour, accompagnando i visitatori presso le loro aziende/attività per fare in modo che tutti siano coinvolti.

Seguono poi i corsi di guide narranti, perché le future guide diventino in grado di portare avanti le visite guidate sul territorio «raccontandole in modo teatrale, che si tratti di mettere su piccoli sketch o di una semplice narrazione esposta in maniera coinvolgente e accattivante» e perché anche i Monumenti Umani acquisiscano consapevolezza su come auto-narrarsi.

A.C.Q.U.A. Napoli Est foto 1

On demand è poi disponibile un corso per imprenditori, scaricabile gratuitamente, sull’innovazione sociale e la sostenibilità e il marketing d’impresa, importante per la parte economica e commerciale del progetto. E in ultimo, con l’Immagination Lab si permette agli studenti e alle persone del territorio di immaginare come potrebbe essere l’area in cui sono calati, quali migliorie apportare e cosa cambiare per avere un input sul futuro, ma anche spronare loro a fare di più per il proprio quartiere e per la comunità.

INCONTRI COL QUARTIERE

È certamente uno sforzo di gruppo quello orchestrato dal team di A.C.Q.U.A., come si evince anche dai numerosi Open Day organizzati specificamente per ogni quartiere di Napoli, con il fine di andare incontro alle varie realtà e scoprirne le bellezze sepolte insieme. «Un caso eclatante è stata la visita nel novembre 2022 delle catacombe della chiesa di Santa Maria della Sanità, anche conosciuta come chiesa di San Domenico».

«C’è stata una partecipazione incredibile, tant’è che l’evento è stato replicato», conclude Deborah Divertito. «La prossima sfida adesso sarà vendere pacchetti esperienziali a tour operator che vogliono venire a scoprire Napoli Est e viverla nel quotidiano, cucinando con specialisti della zona, per esempio, o tagliando i capelli da uno dei parrucchieri bio di quartiere». Che sia questo solo il primo di una lunga serie di tappe che portino alla tanto desiderata riqualificazione culturale del territorio e alla “condivisione di senso e significato per la comunità”.

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