2 Ott 2023

Catania, ultima tra le città metropolitane italiane per mobilità sostenibile

In base a vari report, Catania sembra essere la città messa peggio in Italia per mobilità sostenibile. Un dato significativo che dimostra l’urgenza e la necessità di ripensare a un piano capace di migliorare la viabilità, la qualità dell’aria e contribuire alla diffusione di nuove e più sane abitudini. Ne abbiamo parlato con Viola Sorbello, presidente di Legambiente Catania.

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Catania - In concomitanza con la settimana della mobilità sostenibile che si è svolta dal 16 al 22 settembre, a Catania – fanalino di coda in tutte le classifiche sulla mobilità sostenibile – è stata pedonalizzata in modo permanente una prozione importante del centro storico che collega Piazza Mazzini a Piazza Duomo, compreso il primo tratto di via Garibaldi. Decisione necessaria, per il quartiere centrale e per la città stessa, che permette di riassettare la viabilità dell’intera area e riconoscere il valore culturale, architettonico e artistico della piazza che sarà ormai sgombra dai mezzi di passaggio e dal parcheggio spesso selvaggio. 

Se si allarga lo sguardo al resto della città, sembrerebbe opportuno promuovere soluzioni simili anche altrove e per motivi diversi. Secondo il rapporto Mobilitaria 2023, realizzato da Kyoto Club e l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-lia), Catania non è messa proprio bene. Rispetto alle quattordici città metropolitane italiane infatti ha ottenuto il risultato peggiore tra tutte, con un distacco dal modello europeo nel campo della mobilità sostenibile pari al -76%. 

Lato di Piazza Mazzini

Per stilare l’elenco vengono considerati cinque criteri, dal trasporto pubblico potenziato e non inquinante alla mobilità condivisa, passando per il tasso di motorizzazione. Nel rapporto Mobilitaria 2023, la città etnea risulta essere l’ultima delle italiane per mobilità condivisa (-99%) e mobilità attiva (-98%). Inoltre, ha ottenuto un punteggio pari a -77% sul fronte del trasporto pubblico e -57% per quanto riguarda la ripartizione modale. In particolare, in merito al trasporto pubblico, risalta l’alta presenza di autobus più inquinanti (69% del totale) e la scarsa quantità di mezzi elettrici sul totale (2,3% al 2020).

Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello relativo al tasso di incidentalità: per la città di Catania, in base ai dati 2021, il risultato è in crescita ed è pari a 3,9 incidenti ogni 1000 abitanti. Il 66% riguarda le autovetture e per il 25% le motociclette, a riprova della preferenza da parte dei cittadini per la mobilità privata rispetto a quella pubblica.

Non siamo ottimisti, siamo realisti e i fatti lo dimostrano grazie anche ad una maggiore consapevolezza dei cittadini

Una nuova mobilità sarebbe determinante anche per contrastare l’aria inquinata della città etnea. È allarmante, infatti, la distanza rispetto ai valori limite sanitari e persino a quelli più tolleranti che stanno per essere adottati dall’Europa per il 2030. Secondo il rapporto Clean Cities, il PM10 dovrà essere ridotto del 29% entro il 2030, il PM2.5 del 23% e gli ossidi d’azoto (NO2) del ben 41%. Dal 2011 al 2021 Catania ha visto una riduzione dell’NO2 del solo 1%: di questo passo impiegherebbe più di quarant’anni a risanare l’aria

«Noi abbiamo un piano pronto anche grazie all’esperienza delle altre città che sono avanti almeno quindici anni rispetto a Catania in tema di mobilità. Conosciamo quali sono le azioni compiute e quali gli effetti collaterali. In molte città si è creato un centro storico a uso e consumo dei turisti, creando una vera e propria gentrificazione e una differenza evidente tra le varie aree di una stessa città. Puntare solo sul decoro dei centri urbani, che ha un suo indubbio valore positivo, non basta: bisogna ragionare su più fronti», commenta Viola Sorbello, presidente di Legambiente Catania. 

catania

«Serve implementare il servizio pubblico, applicare modalità di spostamento alternative alle auto per evitare di creare una zona centrale priva di automobili e altre in cui si riversano creando ulteriore caos, rumore e smog. Bisogna dare possibilità ai cittadini di spostarsi in modo alternativo con bici, scooter, monopattini, a piedi e/o con il servizio pubblico e creare una città 30, la nuova frontiera delle città metropolitane. Il cittadino deve essere in condizione di usufruire di un servizio pubblico efficiente in modo economico, implementare il BRT con le linee già in programma e studiate».

In occasione della sedicesima settimana della mobilità sostenibile a Catania non sono mancate le iniziative per tracciare con maggior forza la strada della sostenibilità e del miglioramento della qualità di vita in città, puntando al cambiamento e a nuovi stili di vita. Passeggiate a piedi e in bicicletta, escursioni e visite guidate, apertura straordinaria di musei e percorsi ad hoc delle linee urbane, proposte di educazione stradale e promozione culturale e ambientale programmate in sinergia con enti e associazioni di settore. 

1024px Piazza Duomo Catania 2020
Catania, piazza Duomo

La giornata clou della settimana della mobilità è stata contrassegnata dal Car free day con la possibilità per i cittadini di un’ulteriore area del centro storico libera temporaneamente dal traffico per lo svolgimento in sicurezza delle tante attività sostenibili proposte. «La sensibilità sul tema sta cambiando negli anni, con lentezza, ma sta cambiando. In passato quando parlavamo a favore delle piste ciclabili avevamo cento persone contro e due a favore, adesso è il contrario. Sono tante le sollecitazioni e prima o poi i cambiamenti arrivano. Siamo molto contenti della scelta dell’amministrazione comunale di Catania, ha messo in pratica una richiesta che noi, come Legambiente, proponiamo da anni».

«È la dimostrazione che vale sempre la pena impegnarsi affinché le cose possano migliorare. Non sempre i risultati arrivano nell’immediato o per i luoghi in cui sono stati pensati, in ogni caso è un modo per smuovere le coscienze. Non siamo ottimisti, siamo realisti e i fatti lo dimostrano grazie anche a un maggiore consenso e ad una maggiore consapevolezza dei cittadini», conclude Viola Sorbello. 

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