26 Ott 2023

Comunità energetica è democrazia. La transizione ecologica è realtà in Sardegna

Scritto da: Laura Fois

Nell'isola sono due le comunità energetiche operative. Si trovano a Villanovaforru e a Ussaramanna. A pochi anni di distanza dall’inizio del progetto, quella di Villanovaforru ha ricevuto i primi incentivi dal GSE (Gestore Servizi Energetici): è una delle poche in Italia e rappresenta un modello virtuoso. Ma anche un simbolo di resistenza.

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Sud Sardegna - Comunità energetica è partecipazione e democrazia. La rivoluzione energetica inizia dai piccoli centri e in Sardegna i paesi di Villanovaforru e Ussaramanna sono pionieri nel campo della transizione ecologica. Ne avevamo dato già notizia seguendo i primi passi della costituzione delle due comunità energetiche, le uniche operative nell’isola. In particolare il progetto di Villanovaforru, al quale partecipano 40 famiglie e un albergo, ha ricevuto i primi incentivi ed è una delle 26 CER – Comunità Energetiche Rinnovabili – in Italia a entrare ufficialmente in esercizio.

Ne abbiamo parlato con il sindaco, Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru, e con l’ingegnere meccanico e attivista Antonio Muscas. Le CER di Villanovaforru e Ussaramanna dimostrano che le comunità stanno attraversando un periodo di risveglio e coscienza ambientale, utile alle altre amministrazioni e in primis a quella regionale per cambiare passo nella transizione energetica. Ora però più che mai è necessaria la volontà politica.

Maurizio Onnis
Maurizio Onnis
Sindaco Onnis, perché avete voluto fortemente questo progetto?

Onnis – Per dare un contributo e partecipare attivamente al cambiamento e alla transizione ecologica ed energetica, per avere risparmi in bolletta ma principalmente perché è uno strumento di partecipazione. Questo significa mettere la gente attorno a un tavolo a decidere come utilizzare le proprie risorse. La comunità energetica è proprio questo: un’associazione di persone che deve discutere di quanta energia produrre, come utilizzarla e quindi ripartirsi i ricavi. Questa è democrazia.

Già oggi l’isola produce il 30% in più del suo fabbisogno energetico e lo scenario speculativo non è dei migliori…

Onnis – Il dato eclatante è la richiesta di connessioni a Terna, che gestisce la rete elettrica, da parte delle grandi società produttrici di energia da fonti rinnovabili: se tutte accolte, porterebbero alla produzione in Sardegna di una quantità di energia almeno cinque volte superiore al suo fabbisogno e quattro volte e mezzo ciò che produce adesso. Adesso la Sardegna produce una quantità di energia tale che ne esporta il 30%. Se questi impianti venissero utilizzati, si produrrebbe una quantità di energia che non serve a niente. 

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Antonio Muscas
Come difendersi? E cosa dovrebbe fare la Regione?

Onnis – Le comunità locali possono organizzarsi in reti di resistenza e per prima cosa non devono svendere i terreni. Non ho nessun dubbio che anche una piccola comunità possa opporsi alla speculazione, basta che si mostri unita, non perda tenacia né voglia di resistere. La Regione invece deve fare una moratoria, ma ancora cincischia. Il potere resta sempre nelle mani di chi legifera. Io sono fiducioso, costruire una classe dirigente che non svenda il territorio è possibile, ma ci vuole tempo: è questione di cultura, di come si vede sé stessi, e di come si ci vede in rapporto allo stato.

Antonio Muscas, lei è un ingegnere esperto di questioni ambientali ed energetiche, referente dell’Unione Sindacale di Base per il quale ha partecipato al tavolo tecnico convocato dal MISE per la decarbonizzazione della Sardegna. Perché sono importanti le CER?

Muscas – Anzitutto ricordiamo che l’istituzione delle CER deriva dal recepimento della Direttiva Europea n.2001 dell’11 dicembre 2018, la cosiddetta RED II. A parer mio, la transizione elettrica rappresenta solo un tassello nel complesso processo di transizione ecologica. In questo quadro, le CER giocano un ruolo importante per numerose ragioni. Intanto, contribuiscono al decentramento e alla democratizzazione della produzione elettrica, all’affrancamento dai combustibili fossili e dalle dipendenze esterne, in particolare in un’epoca in cui il mercato del gas, che condiziona anche il mercato elettrico, è caratterizzato da fenomeni speculativi e da consistenti oscillazioni.

Le comunità locali possono organizzarsi in reti di resistenza e per prima cosa non devono svendere i terreni

Qual è il ruolo delle CER?

Muscas – Non sono lo strumento utile a soddisfare tutti i nostri fabbisogni energetici ma rappresentano un elemento indispensabile e un primo fondamentale passo nella direzione dell’autonomia e, auspicabilmente, dell’indipendenza energetica. Oggi non si può pensare neanche alla transizione senza un ri-progettazione della nostra società in termini di consumi, uso appropriato delle risorse e rispetto dell’ambiente. Poiché le risorse non sono infinite e, in particolare, le materie indispensabili per la realizzazione degli impianti di produzione elettrica da rinnovabile hanno una disponibilità limitata, e poiché questa tipologia di impianti è caratterizzata da elevato consumo di suolo, il giusto compromesso può essere raggiunto solo attraverso un corretto equilibrio tra numero di installazioni e rispetto ambientale.

Continuano a permanere diverse problematiche: intanto si è ancora in attesa del decreto che dovrà stabilire il regolamento proprio sugli incentivi e, a dispetto delle aspettative, non vi è la dovuta promozione e incentivazione, né da parte del Governo italiano né da parte di quello sardo. Le numerose incertezze, oltre a un certo ostruzionismo, stanno tuttora contribuendo a ostacolarne la diffusione.

Leggi anche il nostro speciale sulle comunità energetiche.

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