12 Ott 2023

Il Festival dell’Ospitalità e il turismo fatto dalle persone per le persone

Scritto da: Tiziana Barillà

Da otto anni il Festival dell’Ospitalità riunisce a Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, professionisti, operatori e cittadini per discutere di turismo e ospitalità. Un dialogo circolare in cui ci si interroga su come promuovere un turismo lento, sostenibile, responsabile ed ecologico fatto dalle persone per le persone.

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Vibo Valentia - «L’ospitalità salverà il mondo». È questo il motto di un Festival calabrese che non è un evento ma un vero e proprio movimento di professionisti, operatori e cittadini. Il Festival dell’Ospitalità è dedicato a quanti operano nel settore dell’ospitalità – appunto – e del turismo. Si tratta di un evento che si pone come punto di partenza dell’anno e non di chiusura, per questo abbiamo deciso di parlarne quando l’ottava edizione è appena terminata.

Lo abbiamo fatto con Maria Pia Tucci che, insieme a Francesco Biacca, è tra i promotori dell’iniziativa. «È un lavoro incessante di riflessione e osservazione dei cambiamenti del comparto turistico che dura tutto l’anno, che mette sotto una sorte di lente di ingrandimento opportunità e responsabilità di ognuno», racconta Maria Pia, giornalista e cacciatrice di belle storie meridionali.

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Motore dell’esperienza è l’APS Progetti Ospitali, che come ogni anno ha dato appuntamento a Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, a imprenditori e esperti di settore, attivatori di idee, studiosi, innovatori e comunicatori, per incontrarsi in un dialogo circolare, intorno ai concetti di economia e comunità. Il tutto con l’obiettivo di “ispirare ed educare operatori, comunità e territori a un turismo lento, sostenibile, responsabile ed ecologico fatto dalle persone per le persone”, si legge nel Manifesto. «Per trovare risposte ragionate all’esigenza collettiva dei luoghi, definiti dal gergo di settore come “attrattori turistici”». 

Entrare in relazione con le persone in un settore – quello dell’economia turistica – abituato ad ascoltare solo il mercato e a creare un’offerta capace di rispondere alle sue esigenze. In un mondo che troppo spesso tiene al centro il fatturato, escludendo la comunità ospitante, il Festival dell’Ospitalità è un processo continuo che punta a creare gli “anticorpi”: consapevolezza e identità del proprio territorio. «Il modo per affrontare al meglio un processo di trasformazione in destinazione turistica, dove la comunità è parte integrante e il centro di tutto», continua Maria Pia. «La vocazione di un territorio altro non è che la sua storia, la sua cultura, la sua gente, perciò è la comunità narratrice, facilitatrice e custode della destinazione stessa».

Non basta dire che la Calabria è straordinaria, lo è nel momento in cui i cittadini si rendono conto del proprio patrimonio e lo proteggono

Il tema dell’edizione 2023 ha messo al centro il concetto di biodiversità, declinata nelle sue molteplici accezioni: ambientale, economica e sociale. «Significa avere cura dei luoghi e valorizzarli per quello che sono, coste e montagne, ma anche il patrimonio artistico», continua Tucci. «Oltre ai suoi chilometri di costa, la Calabria è una regione montuosa ricca di aree interne. Ed è lì che troviamo la biodiversità». 

Quando “quelli dell’ospitalità” vanno in giro per le scuole, per sensibilizzare i più giovani sul tema della biodiversità, Francesco Biacca sottopone sempre lo stesso gioco ai ragazzi: mostra quattro diverse splendide immagini di mare e chiede loro di indovinare di quale costa si tratti. Ogni ragazza e ragazzo  risponde ipotizzando che sia una spiaggia calabrese, da Soverato a Tropea, spesso la più vicina a loro.

festival dellospitalita 2

E invece nessuna di quelle fotografie rappresenta una costa calabrese, sono immagini dell’Albania, della Grecia, della Croazia. «A riprova del fatto che il mare ce lo hanno tutti, per dire che è vero che il litorale è una forte attrattiva turistica in Calabria, ma non siamo l’unica regione bagnata dal mare e quindi balneabile», aggiunge Maria Pia. 

Prima di lasciare Maria Pia non possiamo fare a meno di chiederle quale sia, secondo lei, la perdita più grave che la Calabria rischia. «Quello che non possiamo permetterci di perdere è la possibilità di divulgare il nostro patrimonio e noi stessi sotto tutti i suoi punti di vista. La Calabria non è una terra che “ce la può fare” ma una terra che “ce la fa”, perché ha un patrimonio non solo ambientale ma anche culturale e artistico che sarebbe ora venisse messo a sistema e fosse fruibile. Non basta dire che la Calabria è straordinaria, lo è nel momento in cui i cittadini si rendono conto del proprio patrimonio e lo proteggono». 

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