30 Ott 2023

Mesa Noa, l’emporio autogestito che educa all’alimentazione sana – Dove eravamo rimasti #21

Scritto da: Laura Fois

Il primo emporio autogestito e condiviso in Sardegna è un progetto nato nel 2019 che ha contribuito alla gestazione stessa di Sardegna che Cambia. Con la presidente Tiziana Diana siamo tornate in un luogo che dovrebbe moltiplicarsi nell'isola e in tutta Italia, esempio di educazione all'alimentazione sana e al consumo consapevole, che premia località, sostenibilità e qualità. Scopriamo perché.

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Cagliari - La food coop Mesa Noa l’abbiamo seguita fin dalla sua nascita, avvenuta anche grazie a Italia Che Cambia nel 2019, e il progetto di Sardegna che Cambia è anche un po’ suo. Siamo tornate nel primo emporio autogestito della Sardegna – e uno dei pochi in Italia – per raccontarvi evoluzioni e suggestioni di una rivoluzione gentile che fa del consumo critico e consapevole una buona pratica del vivere sostenibile. Mesa Noa è un negozio dove è possibile comprare legumi sfusi, yogurt freschi di capra, pasta e pane, ma anche creme per il viso, vini, detergenti; soprattutto è un luogo dove crescono e si consolidano relazioni. Abbiamo fatto il punto della situazione con la presidente Tiziana Diana.

Tiziana, a che punto si trova il progetto Mesa Noa?

In crescita costante. Aumenta il fatturato, i soci e le persone che si avvicinano all’emporio così come si è allargata la rete con i produttori locali, oltre alle realtà affini con le quali realizziamo eventi. Per esempio, dentro Mesa Noa è nata la rete Vivi Mulinu Becciu, associazione del quartiere, poi abbiamo stretto una collaborazione con un’associazione che si occupa di mobilità sostenibile, Donne in bici; ancora, con una compagna di teatro che fa anche Arte Terapia. Da poco facciamo anche parte della RICCA, la Rete Italiana delle Cooperative di Consumo Autogestite che riunisce tutte le food coop italiane. Ma stanno nascendo tanti altri nuovi progetti.

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Qual è la gamma di prodotti che si possono comprare in negozio?

Si tratta di prodotti di altissima qualità. Quando li scegliamo ci assicuriamo di due fattori importanti: per prima cosa, che siano locali e rispettino i requisiti della sostenibilità; poi cerchiamo di rendere l’aspetto commerciale sostenibile anche economicamente. La nostra attenzione è focalizzata sull’alimentazione sana e biologica. Un orizzonte che ci ha spinto ad allargare l’offerta, portando in Sardegna ciò che qui non c’è; per esempio ci affidiamo a La finestra sul cielo e Baule Volante, marchi storici del biologico italiano, così come alla filiera del commercio equo solidale vendendo i prodotti di Altro Mercato.

Qual è la vostra missione?

Educare all’alimentazione sana, purtroppo ancora non accessibile a tutti, e al consumo consapevole. Le food coop vanno molto incontro a queste esigenze. E noi più cresciamo più possiamo ribassare il ricarico che la cooperativa fa per coprire i costi. Noi non abbiamo costo del personale, siamo tutti volontari, per cui più si acquista qui più è possibile abbassare il prezzo. Su alcuni prodotti noi siamo già competitivi. C’è un’educazione da fare al consumo e noi siamo in prima linea su questo.

L’alimentazione sana non è ancora accessibile a tutti ma le food coop vogliono raggiungere quest’obiettivo.

Su quali prodotti e aziende puntate?

Sopratutto su prodotti eco-compatibili, aziende e micro-produttori sardi. Abbiamo la SardaChem, che ci fornisce di detersivi per la casa e il bucato (le altre linee sono Tea Natura, Biolù, Greenatural); l’Olearia Peddio che realizza anche creme, poi Eliana, che è un’altra azienda sarda. E ancora, AgriCura di Andrea Ghiani è con noi dagli inizi. Qui si trovano anche i prosciutti di Desulo, uova biologiche e sfuse.

Menziono anche Marco Manca di Cocchiland, azienda che fa agricoltura sinergica e sperimenta l’irrigazione a goccia. Poi Daniele Pagella di Terra, acqua e sole, e Mattia Sirigu. Tra un po’ usciremo sulla piattaforma Produzioni dal basso con una campagna di crowdfunding perché dobbiamo comprare un reparto attrezzato per sfuso alimentare con scaffali e dispenser.

L’attenzione all’economia circolare è totale?

Sì, eseguiamo il riutilizzo totale dell’invenduto, quindi facciamo marmellate, composte e frittate. La verdura che siamo abituati a buttare si fa in forno. L’obiettivo è proprio quello di trasformare il prodotto. Chiediamo inoltre ai produttori di riciclare i contenitori. E poi c’è la stoviglioteca, un set di bicchieri, piatti e posate per 60 persone, che rilaviamo, ma qualcuno se li porta a casa per lavarli e li riporta. Siamo anche ben organizzati tra di noi: il socio in turno è in emporio, poi ci sono gruppi di lavoro, come quello che si occupa della comunicazione e quello che invece ha rapporti coi produttori, seleziona i prodotti e li acquista.

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Come siete inquadrati invece a livello normativo?

Mesa Noa è una cooperativa di consumo, la quale come tipologia viene equiparata alle cooperative di comunità. Queste però non hanno ancora una normativa che ne regola il funzionamento. Per questo si sta preparando una legge in Parlamento con l’intenzione di equipararle alle cooperative sociali.

Una novità interna è invece quella di aver regolamentato i cosiddetti soci sovventori, cioè le realtà che finanziano progetti. La Fondazione Opes Lcef è una di queste, la quale riunisce e raccoglie tante fondazioni che hanno fondi chiamati capitali pazienti e investe in progetti meritevoli a livello sociale, con potenzialità di crescita. Ci ha selezionato tra diverse cooperative e ne siamo orgogliosi. Così cresce il capitale sociale per fare ulteriori investimenti.

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