18 Ott 2023

Nave rigassificatore: ecco i possibili impatti sul mondo marino

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Torniamo a parlare del progetto della nave rigassificatore e questa volta lo facciamo cambiando il punto di vista. Dopo aver dato voce all'impatto sulla sfera umana infatti, oggi parliamo di chi spesso voce in capitolo su queste grandi decisioni non le ha: il regno animale e vegetale, che condivide con noi questa parte di mondo. La domanda è: che impatto avrebbe questo progetto di grandi opere su di loro?

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Savona - In queste settimane ho letto molto riguardo al progetto della nave rigassificatore, ho scritto altrettanto ma un pensiero ha continuato a presentarsi con cadenza regolare nella mia testa. Abbiamo affrontato in queste settimane diversi aspetti della questione: dichiarazioni politiche, interessi economici, problemi energetici, gruppi di cittadini schierati per il no e politici per il sì.

Nel raccontare tutto ciò mi sono resa conto però che la visione maturata sinora e a voi offerta era esclusivamente antropocentrica, laddove anche quando si è parlato dei possibili effetti inquinanti e di rischio lo si è fatto esclusivamente da un punto di vista delle possibili conseguenze per gli abitanti umani del territorio, dimenticando però che siamo parte di un ecosistema molto più ampio e complesso.

rigassificatore mare
Foto di Gabriella Motta

Per questo motivo contatto Gabriella Motta, biologa e guida ambientale escursionistica, ornitologa del Parco del Beigua e divulgatrice scientifica, per porle qualche domanda rispetto all’attuale situazione del mare oggetto di interesse per l’installazione della nave e le possibili conseguenze sul futuro traffico marino delle navi che trasporteranno il gas liquefatto.

Si prevede che la nave rigassificatore che venga installata a Vado Ligure, davanti alle coste savonesi. Si tratta di un’area marina protetta: è corretto?

Esatto, l’area prescelta interesserebbe due aree marine protette: l’area marina protetta Isola di Bergeggi (istituita nel 2007) e l’area protetta internazionale Santuario Pelagos, che coinvolge Italia, Francia e Principato di Monaco e che copre una superficie di 87.500 km². Quest’ultima nata nel 2002 è stata creata per limitare comportamenti umani che mettevano a rischio la sopravvivenza dell’ecosistema marino e in particolare dei cetacei.

Quali sono questi comportamenti dannosi per loro?

Vi riporto qualche esempio: fino a qualche anno fa era frequente l’utilizzo di una rete da pesca chiamata derivante, in quanto veniva lasciata alla deriva. Era lunga diversi chilometri e causava delle vere stragi: tartarughe e diversi mammiferi rimanevano incastrati al suo interno e non riuscendo a respirare e liberarsi, annegando così nel loro stesso ambiente.

Si tratta di un mare molto particolare: esiste una ricchissima biodiversità, ogni piccolo cambiamento ambientale di salinità, corrente, torbidità possono mettere a rischio l’esistenza di diverse specie

Grazie alle nuove norme questo genere di pesca è vietato, ma non solo: ci sono voluti molti anni e diversi studi che comprovassero anche l’inquinamento di tipo acustico e chimico e le possibili conseguenze sui mammiferi marini e non solo. Ad oggi la direzione è quella di limitare il più possibile i danni causati da comportamenti umani dannosi, per quanto possibile.

Gabriella, ti occupi tra le altre cose, anche di accompagnare le persone in esperienze di whale watching. Raccontaci del mondo marino vicino alle coste savonesi, cosa nasconde al suo interno?

Le uscite che facciamo sono spesso concentrate su Genova e Savona per la conformazione del sottofondo marino che è ricco di canyon sottomarini e diverse scarpate: per questo motivo sono zone estremamente ricche di vita. I diversi nutrienti che risalgono dai fondali innescano una catena alimentare che permette il proliferare di microorganismi come il plancton vegetale, o fitoplancton, fino ad arrivare a grandi mammiferi come le balenottere comuni, che sono i secondi animali più grandi al mondo.

Tra i fini principali perseguiti dalle due aree marine protette c’è quello di proteggere le otto specie regolari di cetacei, che qui sono avvistabili e presenti davanti alle nostre coste: possiamo infatti ammirare facilmente balenottere comuni, capodogli – che si possono avvistare soprattutto nel periodo estivo perché vengono a nutrirsi vicino alle coste – e zifi – mammiferi marini lunghi circa 6/7 metri. Inoltre ci sono diverse specie di delfini, tra cui il tursiope e il grampo, entrambi avvistati spesso vicino alla costa.

L’area è quindi stata creata per i mammiferi, ma si possono ammirare tante altre forme di vita, come la mobula, detta anche diavolo di mare, che è la manta presente nel Mediterraneo, la cui ampiezza totale arriva fino a 5 metri. Ma non solo: anche molte tartarughe comuni o tartarughe caretta caretta, che proprio lo scorso anno hanno nidificato nel finalese.

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Mobula fotografata nel mare Ligure. Foto di Gabriella Motta
Vado Ligure confina con Bergeggi, altra area marina molto particolare: ce ne vuoi parlare?

I fondali dell’area marina di Bergeggi sono estremamente ricchi di vita. È presente infatti in questa parte di mare una biodiversità che non ha nulla da invidiare alle barriere coralline per varietà e bellezza. Un elemento fondamentale in quest’area è la presenza della posidonia: si tratta di una pianta superiore, ovvero che possiede radici, fusto, foglie e proprio attraverso le sue radici è in grado di trattenere il suolo formando delle vaste praterie. Si tratta quindi di una barriera naturale contro l’erosione delle coste.

Quali sono i possibili rischi per la vita marina vegetale ed animale ad oggi presente in modo così importante in quest’area?

Per quanto riguarda la posidonia, ad esempio, risente molto dei cambiamenti di corrente e della torbidità delle acque; ha infatti bisogno di luce come tutte le piante per poter effettuare la fotosintesi. Inoltre dalle informazioni pubblicate sul progetto della nave rigassificatore si parla della candeggina che verrà riversata in mare e dell’acqua utilizzata per il processo di rigassificazione, che verrà rimessa in mare a una temperatura più bassa.

A ciò si aggiunge il movimento continuo delle grandi navi che si muoveranno in quest’area. Insomma, l’impatto ci sarà: questi ecosistemi hanno un equilibrio molto delicato che era stato ripristinato dopo anni e anni di protezione. Ciò che mi stupisce è che non ci sia stato nessuno studio approfondito e imparziale per comprendere l’effettivo impatto ambientale per l’intero ecosistema mare.

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Tartaruga marina nel mare ligure. Foto di Gabriella Motta
Hai accennato dei possibili problemi legati al traffico via mare: in che modo questo creerà secondo te possibili rischi?

Molti mammiferi protetti utilizzano l’ecolocalizzazione, ovvero fanno uso del loro udito come senso principale per spostarsi e comunicare. Emettono infatti degli ultrasuoni particolari per creare un’onda che si fermerà davanti alla preda e attraverso il suono di ritorno sono in grado di capire la direzione di spostamento, la distanza, la dimensione di ciò che hanno vicino a loro anche nel buio più completo. Il disturbo acustico prodotto da grandi navi può disturbare in maniera significativa tutto ciò, soprattutto se continuo.

C’è poi il grande rischio di impatto che purtroppo già ora è elemento di alto rischio: in questi ultimi anni ho avvistato io stessa due capodogli con grosse ferite da impatto, ma sono tante le segnalazioni che arrivano con foto allegate di mammiferi con gravi conseguenze. Pochi mesi fa aveva fatto molto parlare di sé la balenottera Coda Mozza, avvistata dalla costa che aveva perso totalmente la coda e la causa era proprio stato l’impatto con una grande nave. Quindi se in un’area così, già molto interessata da traffico commerciale, turistico e non solo, l’impatto è già alto, c’è da riflettere su ciò che potrebbe accadere successivamente.

Ci sono alcune compagnie virtuose che stanno cercando di dotare le grandi navi di uno strumento che serve proprio per localizzare la presenza di grandi cetacei per evitare la collisione e cambiare rotta per evitare l’impatto. Si parla in questo caso soprattutto di capodogli e di balenottere, in quanto sono quelli più grandi e quindi di conseguenza quelli più lenti negli spostamenti.

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