30 Ott 2023

Prime e dimenticate: dieci scienziate che hanno cambiato la storia delle scienze ambientali

Scritto da: Benedetta Torsello

Un libro ricostruisce alcuni dei capitoli più significativi della storia delle scienze ambientali attraverso diverse scoperte note al grande pubblico molto più delle menti – e delle donne – che vi sono dietro. E se il progresso scientifico non ha genere, i pregiudizi purtroppo ancora ce l'hanno. "Prime" prova a superarli, restituendo alla storia le incredibili vite e ricerche di dieci scienziate quasi del tutto dimenticate o ignorate fino ad oggi.

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Dieci storie, dieci donne, dieci incredibili scoperte scientifiche. Prime, caparbie e ora non più dimenticate, sono le dieci donne che hanno cambiato per sempre la storia delle scienze ambientali. A raccontarcelo, un libro a più voci edito da Codice Edizioni e curato da Mirella Orsi, divulgatrice scientifica e ancor prima chimica farmaceutica e Sergio Ferraris, giornalista e direttore della rivista QualEnergia.

In ordine cronologico, Prime racchiude dieci dei capitoli più significativi della storia delle scienze ambientali, riportando alla luce la storia e le scoperte scientifiche di dieci scienziate quasi del tutto ignorate o persino dimenticate. Non si tratta di una raccolta esaustiva, «ma di una scelta obbligata, che possa rappresentare un punto di partenza per la ricerca di altre storie ancora sconosciute», ha precisato Mirella Orsi.

GENDER GAP IERI E OGGI

Con alle spalle numerosi anni di ricerca scientifica, Mirella Orsi è oggi membro dell’Association of British Science Writers e vicepresidente dell’Associazione Donne e Scienza, occupandosi principalmente di giornalismo e divulgazione scientifica nel Regno Unito e in Italia. Nel suo lavoro riscontra ogni giorno le difficoltà che le donne impegnate nella ricerca scientifica continuano a dover superare: la strada per colmare il gender gap è infatti ancora molto lunga e disseminata di ostacoli e per certi versi le scienziate di oggi sono costrette fronteggiare le stesse difficoltà di un tempo.

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Prime non solo riannoda in ordine cronologico i pezzi più significativi della storia delle scienze ambientali, ma ne abbraccia trasversalmente tutte le principali aree scientifiche e di studio. «Riscoprire la storia della scienza al femminile è fondamentale – ha sottolineato Orsi – ma è necessario anche far passare il messaggio che queste storie sono e, devono essere, di interesse collettivo come può essere la storia di Albert Einstein.  In realtà purtroppo in alcuni casi la storia al femminile è ancora considerata un argomento di nicchia che interessa solo alle donne, questa è una percezione fuorviante, perché la scoperta e il progresso scientifico non hanno genere, ma appartengono a tutte e tutti».

Da qui la scelta di dar vita a un’antologia corale: ogni scienziata infatti è raccontata – e riscoperta – da una voce diversa: «Prime è il risultato del lavoro di un gruppo di professionisti in perfetta parità di genere, nell’ottica di offrire una narrazione più ampia, diversificata e inclusiva della storia delle scienze ambientali». Quella dell’ambientalismo scientifico d’altronde, è una storia ancora tutta da scrivere, come sottolinea Maurizio Melis nella sua prefazione al saggio.

Nonostante i numerosi tentativi di escludere le donne, le scienziate sono state protagoniste indiscusse della storia delle scienze ambientali

QUANDO ALLE DONNE ERA PERMESSA SOLO LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

Di fatto questa storia non può essere scritta senza qualche premessa, che ha condizionato moltissimo il mondo della ricerca scientifica fino agli inizi del Novecento. Vi era ad esempio la convinzione che le donne fossero dotate di un’intelligenza inferiore rispetto agli uomini a causa delle dimensioni ridotte delle loro ossa craniche, come ripotavano gli studi di craniologia finalmente screditati da una ricerca di Alice Lee, che nel 1903 ne dimostrò l’infondatezza.

«La ricerca è stata a lungo preclusa alle donne – ha spiegato Mirella Orsi –  ma le donne che non hanno desistito, si sono occupate, nella maggior parte dei casi, di divulgazione, considerata meno importante  dagli scienziati. La divulgazione quindi ha rappresentato per le donne un’importante porta secondaria di accesso al mondo della scienza».

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Jane Goodall
UNA LONTANA E DIMENTICATA PARENTE DI NEWTON

Nonostante i numerosi tentativi di escludere le donne, le scienziate sono state protagoniste indiscusse della storia delle scienze ambientali e in molti casi sono giunte a importanti scoperte, molto prima dei loro colleghi scienziati. Non a caso Melis ricorda che il manifesto e l’atto di nascita dell’ambientalismo scientifico è opera di una donna, la biologa marina Rachel Carson, autrice del capolavoro Primavera silenziosa, pubblicato nel 1962 e tradotto in venti lingue: talmente visionario e pieno di suggestioni da poter essere letto oggi come allora.

Insieme a Carson, Goodall e Baret, per citarne solo alcune, molte altre scienziate dimenticate dalla storia ne hanno cambiato per sempre il corso. L’embrione da cui è nato il libro, spiega Mirella Orsi, è proprio la storia misconosciuta di Eunice Newton Foote, una lontana parente del celebre padre della teoria della gravitazione universale. «Mi sono imbattuta per lavoro nella figura misteriosa di Eunice Newton Foote e da lì insieme a Sergio Ferraris abbiamo immaginato come restituire dignità e memoria a questa scienziata e a tante altre a cui è toccata una sorte simile».

Affascinante e intricata, la vicenda di Euinice Newton Foote sarebbe stata dimenticata per sempre se non fosse stato per la curiosa scoperta di Raymond P. Sorenson, geologo in pensione e collezionista di testi antichi. È proprio tra le pagine di uno di questi libri rigorosamente catalogati nella sua casa di Tulsa, che Sorenson rintraccia qualche anno fa un trafiletto del giornalista David A. Wells che cita lo studio della scienziata vissuta a Seneca Falls più di un secolo fa.

Prime Dieci Scienziate Per L'ambiente
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«La storia ha finora tramandato il nome del fisico irlandese Tyndall come autore dei famosi studi del 1859 che hanno dimostrato il meccanismo alla base dell’effetto serra – ha raccontato Mirella Orsi –, ma in realtà una donna l’ha preceduto. Euinice Newton Foote infatti, ben tre anni prima della famosa nota alla Royal Society di Tyndall, ha constatato la capacità del diossido di carbonio di assorbire il calore ed è stata la prima nella storia ad aver ipotizzato una correlazione tra gas serra e riscaldamento globale».

Si sa ancora molto poco di questa scienziata. Ad esempio non è stato rinvenuto il suo diario di laboratorio né un terzo studio scientifico annunciato in un articolo precedente: «Nel libro non si svela tutta la storia di Eunice Newton Foote, perché tuttora non la si conosce fino in fondo», precisa Orsi. Addirittura non si conosce neppure il suo volto: della sua storia, così come quella di altre scienziate dimenticate fino ad oggi, c’è ancora molto da scoprire e Prime è un invito sentito a non ignorare, ancora una volta, questa parte fondamentale della storia.

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