21 Nov 2023

Difendiamo l’agricoltura rigenerativa dagli “attacchi” della Bayer

L'agricoltura rigenerativa è sotto attacco. A minacciarla è la Bayer, multinazionale dell'agroindustria, che ha lanciato un tentativo di appropriazione di questo modello colturale che però contrasta apertamente con l'approccio del colosso tedesco, basato sull'utilizzo della chimica e sullo sfruttamento intensivo del suolo. Ne parliamo con Deafal, che si occupa da anni di questo tema e che ha lanciato una campagna chiamata #DifendiLaRigenerativa.

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Sito Vegetables Italia, organo ufficiale della Bayer, multinazionale tedesca della chimica. Poche settimane fa comprare su questo spazio un annuncio altisonante tramite cui il colosso dell’agroindustria dichiara di voler “guidare il futuro dell’agricoltura rigenerativa” ispirandosi a quattro principi base. Principi identici a quelli della Carta dei Principi e dei Valori pubblicata nel 2018 da Deafal dopo oltre dieci anni di lavoro e di confronto con aziende agricole, tecnici e realtà in tutto il mondo «ovviamente senza citarci», denunciano dalla rete italiana.

Questo fatto ovviamente ha richiesto una reazione pronta e decisa volta da un lato a rivendicare un percorso lungo, partecipato, condiviso e consapevole di definizione e applicazione di questo modello agricolo, dall’altro a tentare di debellare il concreto rischio di greenwashing da parte di Bayer, i cui prodotti a fortissimo impatto ambientale contrastano palesemente con i principi dell’agricoltura rigenerativa. Ho approfondito il tema con Susanna Debenedetti e Matteo Mancini, che si occupano dell’area Agricoltura Organica e Rigenerativa di Deafal.

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Avete maturato un’idea sul perché la Bayer abbia lanciato questa campagna di appropriazione dei principi dell’agricoltura rigenerativa e su quale possa essere la strategia della multinazionale?

La Bayer non ha lanciato una campagna sull’appropriazione dei principi, ma ha dichiarato che sarà leader mondiale dell’Agricoltura Rigenerativa. C’è un dato di fatto: Bayer si trova in difficoltà e ha bisogno di rilanciare la sua strategia di mercato. In contemporanea, molte associazioni e gruppi a livello europeo stanno contestando il rinnovo dell’autorizzazione all’uso della sostanza glifosato, presente in molti erbicidi. Per questo il colosso dell’agroindustria che basa parte dei suoi profitti su queste sostanze ha bisogno assolutamente del rinnovo.

L’Agricoltura Rigenerativa vede le sue origini negli USA e da oltre dieci anni viene portata avanti a livello europeo. In Italia precursore è stata Deafal, combinando approcci provenienti da diverse parti del mondo, tra cui l’America Latina e l’Australia. Dal 2010 – anno in cui si sono realizzati i primi corsi dall’associazione ad oggi – molte realtà singole o collettive hanno lavorato per creare credibilità, stima, e dare visibilità a questo approccio. Bayer e i grandi colossi seguono le tendenze e approfittano di un lavoro che si sta validando a livello sia tecnico-scientifico che politico.

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La stessa Deafal, dal 2014 ha affiancato un lavoro con la cittadinanza, proprio per trasmettere i concetti dell’Agricoltura Rigenerativa, anche ai cittadini/consumatori. Infatti l’Agricoltura Rigenerativa non corrisponde esclusivamente a tecniche agricole, ma come evidenziato dai quattro principi e valori, una parte importante è data alla relazione tra gli esseri viventi e alla rigenerazione dei saperi. Non per nulla, questi ultimi due principi e valori la Bayer non è stata in grado di declinarli.

Ritenete possibile che, per quanto molto probabilmente gravata da secondi fini, dal punto di vista pratico l’iniziativa dell’azienda tedesca possa contribuire a mitigare gli effetti negativi sull’agricoltura globale?

L’approccio della Bayer è quello di stoccare carbonio nel suolo. Focalizza la propria attenzione esclusivamente su questo punto. Questo è ciò che si vuole fare con l’agricoltura conservativa. Ma l’Agricoltura Rigenerativa è un approccio che non può essere semplificato in un pacchetto tecnologico. L’agricoltura è fatta dalle persone che la praticano, dai contesti in cui vivono, dalle specificità che ogni azienda agricola rappresenta. Con l’Agricoltura Rigenerativa si vuole restituire la possibilità di essere e comportarsi in maniera diversa, rendendo il sapere scientifico alla portata di tutti e integrandolo con le tradizioni, le culture locali. Il pacchetto della Bayer è una mera sostituzione di input, in cui gli unici a guadagnarci sono le aziende che vendono quei prodotti.

L’Agricoltura Rigenerativa prova invece ad affrancarsi dalla dipendenza dell’acquisto dei mezzi tecnici, proponendo alle aziende soluzioni di fertilità disponibili in azienda e nei territori. Quindi, tornando alla domanda, la Bayer può dare una risposta in sequestro di carbonio nei suoli, ma continua ad avvelenare le acque con prodotti di sintesi, apporta modifiche genetiche alle sementi di cui non si possono sapere le conseguenze, ripropone un pacchetto in cui a guadagnare non sono i produttori e i consumatori – sia attuali che futuri – ma l’agroindustria.

Qual è il messaggio che hanno mandato le istituzioni europee rinnovando l’autorizzazione all’impiego del glifosato?

Le istituzioni rispondo a pressioni di vario genere e sicuramente le multinazionali hanno una carta molto forte da giocare. Per questo è fondamentale fare fronte comune. Sicuramente i produttori e le associazioni civili non hanno le stesse disponibilità economiche e non riescono a esercitare la stessa pressione in maniera individuale, ma forse uniti qualcosa si riuscirà a fare.

L’agricoltura è fatta dalle persone che la praticano, dai contesti in cui vivono, dalle specificità che ogni azienda agricola rappresenta

Dagli esperimenti di Fabio Pinzi presso Comunità Etica Vivente al Salto Officina Agriculturale fino a Tularù, sono diversi i progetti che in Italia stanno puntando sull’agricoltura rigenerativa. Che ne pensate di queste iniziative?

Come detto sopra, in Italia le realtà che fanno agricoltura rigenerativa sono molte. Fabio Pinzi è socio di Deafal e anche con lui abbiamo scritto la carta dei principi e dei valori a cui fa riferimento la Bayer. Francesca de Il Salto, Miguel di Tularù assieme ad altri agricoltori italiano sono membri costituenti dell’associazione nazionale produttori per L’Agricoltura Organica e Rigenerativa la cui costituzione è stata lanciata durante il Festival delle 72 h di Biodiversità a Scandicci.

I Produttori AOR stanno chiudendo un protocollo per verificare quali aziende siano realmente rigenerative – lavoro portato avanti tra produttori, agronomi, analisti – e che verrà testato da gennaio 2024. L’associazione Nazionale Produttori per l’AOR nasce proprio con l’obiettivo di riunire tutte queste esperienze, tutelare i principi e i valori che le accomunano e fare fronte comune di fronte ad evenienze quali quella di fronte a cui ci stiamo trovando ora.

Clicca qui per aderire alla campagna #DifendiLaRigenerativa.

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