20 Nov 2023

Economia del Bene Comune, aziende sostenibili in un mondo sostenibile – Dove eravamo rimasti #24

Scritto da: Paolo Cignini
Intervista di: DANIEL TAROZZI
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Abbiamo incrociato ormai diversi anni fa per la prima volta il cammino della Federazione Italiana dell'Economia del Bene Comune, ma – diversamente da altri progetti – a partire da quel momento i nostri percorsi si sono intersecati spesso. Abbiamo comunque approfittato dell'incontro con la Presidente della Federazione Lidia di Vece per fare il punto sia sulla rete che sul modello economico che essa propone e porta avanti.

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Cesena, Emilia-Romagna - È arrivato il momento di fare il punto su un nostro partner storico, di cui vi abbiamo parlato spesso in passato. Si tratta della Federazione Italiana dell’Economia del Bene Comune, rappresentata dalla Presidente Lidia di Vece, che abbiamo reincontrato a settembre 2023 presso il Macrolibrarsi Fest. L’Economia del Bene Comune è un sistema economico fondato su valori che promuovono il bene comune, con l’obiettivo di conciliare profitto e condotta etica delle aziende. È nata da un’idea di cinquanta imprenditori austriaci guidati dall’economista austriaco Christian Felber.

Abbiamo dedicato a questa realtà diversi video e articoli di approfondimento, spiegando cos’è e come si fa il bilancio dell’Economia del Bene Comune e riportando testimonianze di diverse aziende che lo hanno stilato nel corso degli anni. «Quest’anno festeggiamo il decennale, siamo molto felici – dice Lidia di Vece – perché pur nascendo da un territorio, quello del Trentino Alto Adige, molto vicino alla mentalità austriaca e a quella del fondatore dell’Economia del Bene Comune, ci stiamo espandendo in tutta Italia. Sono nati diversi gruppi territoriali in Veneto, Piemonte e Lazio. Sta nascendo anche il gruppo della Lombardia. Questa è la dimostrazione che il movimento sta prendendo corpo ma soprattutto visibilità».

Secondo te cosa testimonia maggiormente il successo dell’Economia del Bene Comune?

Sicuramente la rete delle imprese a noi vicine è la testimonianza più importante del nostro lavoro. Il nostro Bilancio del Bene Comune è uno strumento entusiasmante ma non possiamo nascondere che si tratta di un percorso ardito. Se le imprese che lo hanno fatto dimostrano che è possibile cambiare il modo di vedere l’economia, vuol dire che davvero si può fare. Altra testimonianza importante riguarda i consulenti che seguono le imprese nella stipula del bilancio e nei vari passaggi necessari per completarlo.

Nel 2018 abbiamo fatto un corso per formare nuovi consulenti: ne abbiamo diplomati altri dieci, offrendo nuove opportunità di lavoro per i giovani che vogliano provare questo percorso. Abbiamo avuto con noi stagisti e stagiste laureati che hanno fatto delle tesi di laurea sulla sostenibilità rendicontata con il Bene Comune. Abbiamo bisogno di testimonianze, perché è grazie alla valorizzazione delle pratiche migliori che possiamo contaminare sempre più imprese e organizzazioni.

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Del vostro percorso ci affascina il vostro approccio sistemico nella valutazione dell’azienda e come riuscite a coinvolgerle anche se il percorso del Bilancio è arduo e impegnativo. Negli ultimi anni si è diffuso il tema delle B-Corp, soprattutto mediaticamente. Come vi rapportate a questa nuova consapevolezza sul tema della sostenibilità?

Siamo due modelli sicuramente complementari ma siamo diversi rispetto alle B-Corp. Quest’ultima è una certificazione, che è il prodotto a sua volta di un questionario fatto da un consulente che arriva in azienda coinvolto dal management dell’azienda. Il Bilancio dell’Economia del Bene Comune è invece una decisione presa orizzontalmente: decide di farlo l’amministrazione ma è una scelta condivisa con tutto il gruppo aziendale, che è a suo volto coinvolto nella stipula del Bilancio per dare visibilità, attraverso dei valori da noi individuati come cardine del Bilancio stesso, all’attività aziendale.

Non siamo due modelli in competizione perché tutte e due gli strumenti contribuiscono a valorizzare il bene comune nella sua integrità. Noi però non siamo una certificazione, ma appunto un processo sistemico che va testato con auditor o con una metodologia peer, che è la nostra vera innovazione, come vi raccontò la nostra Stella Catto, perché permette alle diverse aziende di confrontarsi e mettersi in gioco reciprocamente, anche grazie allo strumento della facilitazione.

Chiediamo sempre di più alle aziende non solo i motivi del prezzo dei loro prodotti, ma come producono e come sono strutturate le loro filiere

Che tipi di persone vi cercano e cosa potreste fare voi per avere una maggiore diffusione? 

Anche per collegarmi alla domanda di prima, noi siamo convinti che è necessario far cambiare l’idea di come intendiamo la sostenibilità. Non pensiamo solo alle aziende, ma reputiamo necessario modificare anche il nostro stile di vita, nasciamo con una forte impronta legata al mondo dell’Economia Solidale. Lo stesso imprenditore, prima della sua azienda, è una persona e non dobbiamo mai dimenticarcelo. A livello aziendale abbiamo imprese di tutti i tipi: aziende agricole, legate ai servizi, all’informatica e all’IT solo per citare alcune tipologie. Fanno però parte del nostro organismo anche diversi organizzazioni del Terzo Settore e organismi come le scuole che non sono imprese.

Per avere una maggiore diffusione dobbiamo continuare a lavorare per potenziare i nostri Gruppi Territoriali e per creare nuove opportunità di consapevolezza sul tema del Bilancio del Bene Comune. A tal proposito, mi piace ricordare che sul nostro sito trovate il calendario di tutti i webinar gratuiti che organizziamo per capire come funziona la nostra organizzazione e per provare a capire come diventare noi stessi il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo.

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Lidia Di Vece con Daniel Tarozzi
Che cosa può fare una persona per cambiare davvero? Che consiglio daresti?

Informarsi in maniera critica è fondamentale. Andiamo oltre le etichette e, quando possibile, verifichiamo personalmente le informazioni che ci danno anche i media o le persone che reputiamo più affidabili. Chiediamo sempre di più alle aziende non solo i motivi del prezzo dei loro prodotti, ma come producono e come sono strutturate le loro filiere, perché dietro questi meccanismi ci sono le vite nostre, dei nostri simili e la qualità delle nostre esistenze.

Un discorso simile può essere fatto anche per quanto riguarda il denaro e la sua gestione da parte degli enti bancari. Infine non dimentichiamo che anche gli enti locali possono essere dei volani importanti per far cambiare gli stili di vita e dovrebbero essere sempre più i veri protagonisti di una sana Economia del Bene Comune.

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