14 Nov 2023

Maurizio Spinello e Santa Rita, il piccolo borgo rinato grazie a un forno artigianale – Dove eravamo rimasti #22

Vi ricordate del Borgo Santa Rita, nei dintorni di Caltanissetta, dove Maurizio Spinello, il “miglior panettiere di Sicilia”, ha deciso di stabilirsi nel 1999 avviando il suo forno ora conosciuto in tutto il mondo? Siamo tornati a trovarlo per farci raccontare le novità, i cambiamenti e di come il borgo, quasi del tutto spopolato, stia riprendendo ad animarsi.

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Caltanissetta - Ho trovato Maurizio Spinello con le mani in pasta, è proprio il caso di dirlo. Sono arrivata a Borgo Santa Rita accompagnata dall’infaticabile Marcello Bellomo nel primo pomeriggio di una giornata di fine ottobre. Sembrava quasi estate. Ho avuto subito una sensazione di déjà-vu, come se ci fossi già stata. Mi sembrava di riconoscere alcuni angoli del borgo e la stradina del panificio. Sono andata indietro con la memoria, ma… non ho trovato nessun ricordo che mi riconducesse a questo luogo. 

Appena entrati siamo stati travolti dall’odore tipico dei prodotti da forno; bastano pochi secondi per farti venire l’acquolina in bocca. Maurizio stava lavorando la pasta fresca, le busiate con farina di grani autoctoni siciliani che da lì a qualche giorno, dopo l’essiccatura lenta, sarebbero partiti per Seoul. La Corea è solo uno dei paesi esteri in cui è possibile trovare i prodotti realizzati dal Forno Santa Rita, succede anche in Belgio, Germania e Francia.

Il forno, infatti, è conosciuto in molte parti del mondo. Proprio per strada abbiamo incrociato una macchina di texani che avevano trascorso la mattinata e il pranzo in compagnia di Maurizio. Sono andati via con la promessa di tornare presto insieme ad alcuni loro amici. Non sono gli unici a farlo, Borgo Santa Rita è più noto all’estero che tra gli abitanti di Caltanissetta, nonostante sia una frazione della stessa città.

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Maurizio Spinello e un collaboratore mentre impastano

L’ultimo nostro incontro con Maurizio risale al 2014, all’epoca era stati Andrea Degl’Innocenti e Daniel Tarozzi, sempre in compagnia di Marcello, a inoltrarsi in questo piccolo paese fantasma. Anche loro si erano lasciati con alcune promesse ma soprattutto con una serie di sogni nel cassetto che si sono avverati quasi tutti. Maurizio aveva intenzione di cominciare a produrre pasta, non solo è riuscito nell’intento ma è andato anche oltre. Ha acquistato nuovi macchinari, allargato gli spazi del forno e creato anche una terrazza esterna dove – soprattutto durante il periodo estivo, dal giovedì alla domenica – è possibile sedersi per mangiare tutte le specialità preparate da lui e dai suoi collaboratori, dalla pizza al pane cunzatu (condito). Ogni sera accoglie anche 300 persone. 

Anche il borgo sta cambiando, sono sempre pochissime le famiglie che ci vivono stabilmente, ma un nuovo movimento sembra animarlo: le persone che si recano al forno e si fermano per qualche ora nel piccolo borghetto fanno da richiamo. È così che sempre più spesso cominciano lavori di ristrutturazione di alcune case del paesino mentre qualche costruzione spunta di sana pianta dando spazio a novità. 

Sono sempre stato mosso da amore, passione e ideali, non penso per questo di aver fatto dei sacrifici. Ero sicuro che la mia idea avrebbe funzionato

Sono diverse le iniziative in atto, dalla realizzazione di un’area camper a un bungalow da affittare, fino alla nascita di nuovi b&b. Tutte idee di giovani che hanno legami familiari con il borgo, ad eccezione di un ragazzo austriaco che da qualche mese collabora con Maurizio e che vuole comprare una casetta per vivere lì.  

«Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto, non cambierei nulla. Sono sempre stato mosso da amore, passione e ideali, non penso per questo di aver fatto dei sacrifici. Ero sicuro che la mia idea avrebbe funzionato e quando dico funzionare intendo riuscire ad andare avanti, pagare le persone che lavorano con me, migliorare quello che faccio ogni giorno. Dipende dagli obiettivi, il mio non è quello di avere tanti soldi, ma fissare dei traguardi e impegnarmi per realizzarli», racconta Maurizio.

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Uno scorcio di Borgo Santa Rita

E ha dato buoni frutti la sua voglia di restare a vivere nel borgo di Santa Rita, dare un’identità, essere parte attiva, creare qualcosa, ribaltare l’emozione di disprezzo che, soprattutto in passato, si riversava nei confronti di questo luogo da cui tante famiglie sono state costrette a scappare alla fine degli anni ‘60 per un vivere migliore.

«Spesso mi viene chiesto quale sia l’ingrediente di tutto questo successo, del fatto che il mio forno sia famoso in tutto il mondo. Penso che il vero segreto sia la perseveranza, avere un progetto e un obiettivo, insieme alla qualità. Generiamo bellezza senza mai arrenderci. Chi dice che siamo in un borgo abbandonato, che con la burocrazia è impossibile fare qualsiasi cosa, ha già perso. Il lamento non porta a nulla», continua Maurizio.

Adesso punta dritto ai prossimi obiettivi. Ha comprato un immobile da ristrutturare: qui immagina uno spazio dove cucinare con le persone e i turisti che verranno a trovarlo, non un semplice ristorante, ma un luogo dove poter essere protagonisti di una esperienza, per impastare, cuocere, assaggiare, lasciare un ricordo di un momento unico, semplice e genuino, come l’odore del pane caldo appena sfornato.

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Maurizio Spinello ed Elisa Cutuli

Altri sogni riguardano l’apertura di una gelateria, durante i mesi estivi, in cui trasformare il latte e la frutta delle aziende ortofrutticole vicine, oltre a poter dare ospitalità alle persone che vengono a trovarlo. E poi continuare sempre con i corsi di panificazione e pastificazione, gli incontri con le scuole, gli appuntamenti di turismo esperienziale con i turisti di tutto il mondo che vanno via felici e desiderosi di tornare presto per una nuova esperienza. 

«Il da fare non manca. Con me adesso lavorano anche i miei figli, è stata una loro scelta, e altre quattro persone. Basta davvero poco, farina, acqua, sale e crescente – quel pezzettino di pasta acida/lievito madre – con cui riusciamo a fare anche 70 chili di pasta alla volta e che non si esaurisce mai. Fare pane significa vita e questo per me è quello che conta», conclude Maurizio.

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