26 Mar 2024

Chi furono i primi abitanti della Sardegna? Un viaggio lungo 11mila anni

Scritto da: Sara Corona Demurtas

Da dove provenivano? E quando vi approdarono per la prima volta? Queste sono alcune delle grandi domande a cui l’archeologia preistorica della Sardegna cerca di rispondere. A parlarci oggi del tema è Sara Corona Demurtas, archeologa e divulgatrice sarda, attraverso un viaggio nel tempo che ripercorre le principali tappe dell'essere umano.

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Innanzitutto, dobbiamo chiarire perché, quando parliamo della più antica presenza umana in Sardegna, la descriviamo come un “popolamento”. Come forse saprete, oggi la maggior parte delle e degli studiosi di preistoria – archeologhə, genetistə, paleoantropologhə – ritiene che la nostra specie (Homo sapiens) abbia avuto origine in Africa, nello specifico nel corno d’Africa, tra 300.000 e 200.000 anni fa. Da qui si sarebbe poi diffusa nel resto del mondo in ondate migratorie successive, esplorandolo e colonizzandolo per intero. Oggi non c’è luogo della Terra che non abbia visto, almeno occasionalmente, la presenza di quella strana creatura che è l’essere umano, partita dall’Africa centinaia di migliaia di anni or sono. 

Lo sviluppo di sapiens a partire da specie precedenti è stato un processo lunghissimo e per nulla lineare, che somiglia più al dipanarsi dei rami di un albero che alla lineare raffigurazione evolutiva – dalle “scimmie” alla posizione eretta – che tutti noi conosciamo. Questo processo è stato cioè caratterizzato da frequenti e ripetuti contatti e incroci con altre specie del genere Homo, prima e dopo le migrazioni dal continente africano. 

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Tempio di Antas, tempio punicoromano a Fluminimaggiore

Un esempio molto significativo è quello dei Neanderthal, un lontano “parente” dei primi sapiens. Molte scoperte archeologiche dimostrano che individui neanderthal e sapiens si accoppiarono fuori dall’Africa ed ebbero prole fertile che continuò a riprodursi per generazioni a venire: i discendenti di quegli incroci siamo noi, i sapiens moderni, nel cui corredo genetico sono presenti inconfondibili tracce del DNA dei Neanderthal.

L’APPRODO NELL’ISOLA

A un certo punto di questa lunga e complessa storia di migrazioni, incontri e scontri, l’essere umano approdò anche nella nostra isola, fino a quel momento disabitata. Per decenni le e gli studiosi si sono interrogatə sul quando e sul come di questa iniziale colonizzazione. Le questioni sono molteplici: questi primi “sardi” riuscirono ad attraversare il mare con apposite imbarcazioni, salpando dalle coste dell’attuale Tunisia, Spagna, Francia o Italia? Oppure si spostarono via terra, a piedi o con l’ausilio di animali da soma? Queste domande apparentemente semplici richiedono risposte complessissime.

Anche la questione dell’attraversamento del Mediterraneo è molto meno ovvia di quanto potrebbe sembrare, perché per lunghi periodi nella preistoria la Sardegna non ebbe affatto l’aspetto di un’isola. Per decine di migliaia di anni, la Sardegna fu a tutti gli effetti una penisola, legata al continente europeo da estensioni di terre emerse più o meno ampie che ne fecero un tutt’uno con la Corsica e l’attuale penisola italiana. Ciò fu possibile a causa delle cosiddette “fluttuazioni paleoclimatiche”, cioè i periodici mutamenti del clima terrestre che, con innalzamenti o raffreddamenti delle temperature, facevano abbassare (durante le glaciazioni) o alzare (durante i periodi miti) il livello globale degli oceani e dei mari. 

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DA PENISOLA A ISOLA

La Sardegna e la Corsica raggiunsero una condizione di insularità permanente solo 21 milioni di anni fa, rimanendo da quel momento in poi isolate dalla terraferma. Per lungo tempo formarono un’unica grande massa di terre emerse, condividendo quindi la stessa vegetazione e fauna. Alla fine del Pleistocene, erano abitate da animali di piccole dimensioni, adattate all’ambiente insulare: cervi, canidi, volpi e soprattutto il famoso Prolagus sardus, una piccola lepre endemica che diventerà importantissima per la dieta dei primi sardi. 

Con l’aumento delle temperature e del livello del mar Mediterraneo, i territori costieri della Sardegna vennero lentissimamente inondati, coprendo con profonde distese di acqua salata le terre che prima si estendevano senza soluzione di continuità fino alla Corsica. Circa 9000 anni fa le isole di Corsica e Sardegna si erano definitivamente formate. 

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Ricostruzione scheletrica di Prolagus sardus conservata nel Museo PAS di Carbonia (CI – Sardegna, Italia) e ricostruzione in vita dell’ animale
SARDEGNA TRA PALEOLITICO E MESOLITICO

Non sappiamo con assoluta certezza se gli esseri umani raggiunsero la Sardegna prima di queste cronologie. Secondo alcunə archeologə, la nostra isola è stata abitata dall’essere umano già a partire dal Pleistocene. Le prove archeologiche di queste ricerche sarebbero diversi oggetti di pietra lavorata ritrovati in diverse località sarde. Durante la preistoria, la pietra veniva comunemente usata per produrre utensili, poiché non si conosceva l’uso dei metalli: il ritrovamento di strumenti da taglio in pietra – soprattutto nell’Anglona, con un solo caso documentato anche a Ottana – dimostrerebbe la presenza di comunità paleolitiche in Sardegna, in cronologie molto antiche. 

Eppure nessuno di questi reperti archeologici è stato datato con metodi scientifici, come la datazione al radiocarbonio delle materie organiche nel terreno in cui erano immersi; anche perché molti di essi sono stati ritrovati fuori contesto, cioè, sparsi in superficie. In assenza di date certe, secondo la maggior parte delle e degli studiosi di preistoria sarda – in particolare il compianto professor Carlo Lugliè – non ci sono prove archeologiche che la Sardegna sia stata abitata durante il Paleolitico. Una caratteristica dell’archeologia è che “l’assenza di un’evidenza non è mai evidenza di un’assenza”: se non si trova prova di qualcosa, ciò non vuol dire che essa non sia mai esistita.

I primi insediamenti sono di piccole dimensioni, con strutture scarse e semplici che venivano abitate solo occasionalmente e per brevi periodi

La maggior parte dei dati si perde con il passare del tempo: le e gli archeologə devono ricostruire il passato usando le briciole, come l’immagine di un puzzle incompleto che deve essere intuita a partire da poche tessere sbiadite. Non possiamo dunque dire che sicuramente le genti paleolitiche non hanno mai raggiunto la Sardegna: la possibilità esiste. Ciononostante, le nostre uniche certezze di presenza umana nella nostra isola non iniziano prima del Mesolitico. Il nome significa “età della pietra di mezzo” ed è una fase di transizione tra le culture di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico e le prime comunità sedentarie del Neolitico. 

I PRIMI INSEDIAMENTI UMANI

A partire dal 9000 a.C. – più di 11000 anni fa! – troviamo finalmente i primi insediamenti umani in Sardegna: sono di piccole dimensioni, con strutture scarse e semplici che venivano abitate solo occasionalmente e per brevi periodi. Erano localizzate vicino alla costa, in luoghi riparati: l’essere umano del Mesolitico che approdò in una Sardegna selvaggia e disabitata preferiva sfruttare le protezioni offerte dalla natura, riparandosi nelle grotte o a ridosso di ripari sotto roccia. Tra il 9000 e il 7000 a.C. – periodo a cui risale questa manciata di insediamenti – la Sardegna e la Corsica erano già separate da un ampio braccio di mare.

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Complesso prenuragico di Monte d’Accoddi (3000-2700 a.C. circa)

Per raggiungere queste isole, le piccole comunità umane del tempo devono aver navigato sotto costa, mantenendo la terra a vista per evitare il mare aperto: la rotta più probabile è dunque quella che parte dall’attuale Italia, costeggiando l’arcipelago toscano, le coste corse e le bocche di Bonifacio più a sud, fino alla Sardegna. All’arrivo, li aspettava un territorio coperto da una fittissima macchia mediterranea e privo di pericolosi predatori o animali di grossa taglia. Non sappiamo se il cervo si estinse poco prima o a causa dell’essere umano; certo è che questi primi abitanti – piccoli gruppi nomadici che praticavano la caccia e la raccolta e non conoscevano l’agricoltura né l’allevamento – dovettero adattarsi a cacciare piccole prede.

Non bellicosi uomini armati di lance come nell’immaginario collettivo, dunque; ma esperti raccoglitori di frutta, verdure, tuberi, bacche e radici e abili cacciatori e pescatori, con l’ausilio di astute trappole: così vivevano le prime “sarde” e i primi “sardi”. Queste popolazioni mesolitiche non si stanziarono mai stabilmente in Sardegna, ma continuarono a viaggiare da e per la penisola, sfruttando al bisogno le risorse isolane. Non sarà prima del Neolitico che l’isola inizierà a essere esplorata e infine colonizzata per intero, dando inizio a una lunghissima storia che ci porterà fino a noi.

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