1 Mar 2024

Disturbi alimentari alle scuole medie: arrivano le lezioni per prevenirli

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Da qualche mese nella scuola media di Vallecrosia è iniziato un percorso per affrontare i disturbi alimentari usando tecniche e modalità che permettano a studenti e studentesse di far emergere i propri disagi e difficoltà e prevenire in questo modo la patologizzazione delle dinamiche personali e collettive. Abbiamo intervistato l'ideatrice, la dottoressa Elisa Amelia, che ci spiega come avvengono le lezioni.

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Imperia - I disturbi alimentari sono una la conseguenza di convinzioni, relazioni disfunzionali e bisogno di sentirsi amati e riconosciuti: questa è stata la lezione appresa dalla dottoressa Elisa Amelia. Ho conosciuto la dottoressa Amelia qualche anno fa in occasione dell’intervista sulla sua storia personale e professionale: grazie alla sua forza e al suo coraggio era riuscita ad affrontare e superare i suoi disturbi alimentari e stava lavorando per creare strumenti che fossero di aiuto ad altre persone.

Professionista empatica dall’animo guerriero, Elisa mi ha raccontato qualche settimana fa via mail di un progetto in particolare che ha catturato subito la mia attenzione: un percorso che ruota intorno alla comunicazione dei disturbi alimentari rivolto alle scuole medie. Ad oggi il progetto è attivo nelle classi seconde e terze dell’Istituto Comprensivo Andrea Doria di Vallecrosia (IM), ma ambisce ad essere un modello replicabile ed adattabile anche in altri istituti.

disturbi alimentari
IL RUOLO DELL’AMMINISTRAZIONE NELLA LOTTA AI DISTURBI ALIMENTARI

«Devo ringraziare l’amministrazione comunale per aver permesso che venisse realizzato. Ho presentato il progetto sia ai servizi sociali che all’assessorato alla formazione, oltre che al sindaco stesso. L’hanno trovato di importanza fondamentale, tanto da averlo finanziato e avallato, inserendolo nel programma scolastico come materia curriculare».

Ma cosa prevedono il progetto e gli incontri con i ragazzi e ragazze? Le lezioni si basano sulla comunicazione diretta con gli studenti e tra gli studenti stessi, per far emergere le loro problematiche. E lo si fa non parlando di cibo, in quanto Elisa è convinta che i disturbi alimentari siano l’effetto prodotto, non la causa della problematica percepita. Le lezioni quindi si svolgono senza barriere fisiche, ovvero senza banchi e cattedre, e ad ogni incontro si tratta un argomento specifico emerso direttamente dagli alunni.

I RUOLI SONO IMPORTANTI

Per rendere partecipi i ragazzi e le ragazze, a ogni incontro Elisa assegna dei ruoli, che prevedono responsabilità su singoli aspetti della lezione: «Questo permette che siano loro ad autoregolarsi e a condurre i nostri confronti sui temi scelti. Inoltre in questi mesi si è creato un ambiente di fiducia allargato verso di me, ma anche nei confronti degli altri studenti».

disturbi alimentari

Le classi gestite sono molteplici tutte insieme, quindi le attività si svolgono con una media di 80 studenti e studentesse insieme. I ruoli assegnati quindi sono ancor più preziosi per poter garantire che le conversioni collettive abbiano un seguito e un’attenzione adeguata. Ma quali sono questi ruoli usati? C’è il ruolo della memoria, ovvero le persone incaricate di prendere appunti su tutto ciò che emerge, che poi verranno distribuiti a fine lezione agli altri studenti.

Poi ci sono i gestori, i quali sono incaricati di prendere nota di chi ha alzato la mano per intervenire e in che ordine, e i contatori, che contano durante le votazioni su scelte di attività e argomenti da scegliere. Infine i vigili, che hanno il compito di verificare che siano mantenute l’armonia e l’attenzione in classe, e i premiatori, che si occupano di “premiare” chi ha svolto un ruolo determinante durante il confronto aperto.

DI COSA SI PARLA NELLE LEZIONI?

Quando chiedo quali sono i temi scelti, Elisa mi racconta che in queste settimane gli studenti si stanno confrontando sulle offese, le quali racchiudono in sé spesso diverse emozioni non espresse e ambiti di suscettibilità che scatenano una serie di reazioni a catena. Un esempio? «Mio padre non mi dice mai che sono brava, non mi abbraccia. Io mi offendo e inizio a maturare l’idea che mio padre non mi voglia bene e che io non sia abbastanza di valore e brava per meritarmi il suo amore».

Le lezioni si basano sulla comunicazione diretta con gli studenti e tra gli studenti stessi, per far emergere le loro problematiche

Questo è un “semplice” e diffuso esempio di dinamica che può diventare patologica. E ciò emerge anche dalle tendenze al bullismo presenti tra i ragazzi e le ragazze, dalla voglia di sentirsi migliori degli altri o di essere immuni da giudizi di altri. E ciò può essere visto e affrontato proprio grazie al lavoro di gruppo, alle attività di cambiare ruolo in determinate situazioni, al dialogo, all’ascolto delle difficoltà di chi ti è accanto.

Ad oggi il progetto prevede un incontro al mese di 6 ore, ma ha già avuto talmente successo da aprire a nuovi percorsi: da una parte la scuola ha richiesto infatti di organizzare incontri ad hoc aperti alle famiglie intere e dall’altra parte sono state avviate degli accompagnamenti personali per ragazzi e ragazzi che a seguito delle lezioni di gruppo hanno chiesto aiuto. La speranza è che le lezioni non solo proseguano, ma che possano essere portate anche da altre scuole medie e superiori per riuscire ad arrivare a un maggior numero di studenti e studentesse possibili.

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