9 Mag 2024

Scettici, attiviste, ansiosi, scienziate: si può parlare di clima senza “scannarsi”?

Di fronte alla crisi climatica tendiamo a dividerci, la conversazione passa dal parlare di soluzioni a discutere se il cambiamento climatico esiste, se è causato dall'uomo e così via. Ma è possibile instaurare un dialogo vero e un ascolto profondo fra persone con idee ed emozioni molto diverse fra loro? Si può parlare di clima senza tabù e uscire arricchiti dalle opinioni altrui e non solo infastiditi? L'Open forum "Milano città tropicale? Bufale e bufere all’orizzonte. Incontriamoci e parliamo del clima" ci ha provato. Scopriamo come è andata.

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La crisi climatica è un argomento che divide le persone. Come spesso accade di fronte a problemi soverchianti, che sembrano superare le nostre capacità di trovare soluzioni adeguate, adottiamo – spesso inconsapevolmente – strategia diverse: panico, negazione, freddezza. Così va a finire che nel parlare di clima, invece di dibattere su come affrontare il problema si finisce per discutere se il problema esista o meno, se sia causa nostra oppure no e così via.

L’Open forum sul clima di Milano – dal titolo emblematico Milano città tropicale? Bufale e bufere all’orizzonte. Incontriamoci e parliamo del clima – ha provato a cambiare le regole del gioco del dibattito climatico. Invece di fare il gioco del “ho ragione io e voi non capite un c… lima”, con solito corredo di insulti e accuse, si è provato a instaurare un ascolto profondo fra partecipanti con idee ed emozioni molto diverse sul tema del cambiamento climatico. Scopriamo come è andata.

L'open forum di Milano per parlare di clima
COME È ANDATO L’OPEN FORUM PER PARLARE DI CLIMA

«C’è stata una buona partecipazione – ci racconta Daniele Quattrocchi, uno degli organizzatori – anche considerando la poca pubblicità, fatta di un po’ di volantinaggio nel quartiere e molto di passaparola. Sono venute alcune persone della zona, mentre altre stavano frequentando scuole di facilitazione o provenivano da esperienze di vita comunitaria». L’incontro, organizzato dal Gruppo Open Forum, nato per l’occasione, in collaborazione con Casa per la Pace Milano, si è tenuto il 6 aprile ed è durato circa due ore e mezzo. Vi abbiamo già raccontato qui come era strutturato e quali erano gli obiettivi, ma facciamo un breve riassunto.

L’incontro si è aperto con l’intervento di quattro persone, ciascuna delle quali portava un punto di vista diverso sul clima:  Elisa Terenghi, meteorologa e fisica dell’atmosfera, ha portato il punto di vista scientifico; Camilla Gamba, psicologa, ha portato il tema delle emozioni, come ansia e paura, che entrano in gioco quando si parla di clima; Rita Brivio di Ultima Generazione ha portato la voce di attiviste e attivisti mentre Gianandrea quella dello scetticismo climatico.

Ogni intervento, della durata di 10 minuti, apriva una “porta” rappresentata simbolicamente con delle strisce di carta per terra, ovvero un punto o una modalità di accesso al tema in discussione: scienza, emozioni, attivismo, scetticismo. Seguivano gli interventi dei partecipanti, a ruota libera, alzandosi in piedi oppure restando seduti. Le persone erano disposte in cerchio, per facilitare un ascolto attivo da parte di tutti. Inoltre chi voleva era invitato a posizionarsi vicino alla porta a cui si sentiva più affine. Oltre alle quattro porte descritte sopra ce n’era una quinta, una “porta jolly” per chi sentiva che il suo pensiero non veniva espresso da nessuna delle quattro porte. 

parlare di clima

Come ci ha raccontato Sandra Salvucci, co-organizzatrice dell’evento, l’Open Forum è uno degli strumenti usati nel processwork per facilitare un dialogo aperto e non giudicante. «Attraverso il processwork cerchiamo di accogliere e valorizzare ogni voce presente, creando uno spazio sicuro dove le emozioni possono essere esplorate e condivise».L’obiettivo di questo incontro era quello di  facilitare un ascolto profondo fra le persone. Come ci aveva spiegato Sandra alla vigilia dell’incontro, «Se lo stato d’animo e di coscienza delle persone alla fine sarà diverso da quello iniziale, allora significa che l’esperienza avrà funzionato». Avrà avuto successo?

LE REAZIONI DEI PARTECIPANTI

«Era la prima volta che partecipavo a qualcosa del genere – racconta Beatrice, una delle partecipanti –, ho partecipato a tanti eventi sul cambiamento climatico ma erano conferenze, cose in cui io ascoltavo e qualcuno che ne sapeva di più parlava». In questo caso, l’orizzontalità dell’evento e la possibilità data a tutti e tutte di esprimersi sembra essere stata la chiave verso una reale comunicazione con idee ed emozioni differenti.

«Personalmente – continua Beatrice – la parte più interessante è stata quella che normalmente avverto come più distante da me, quindi soprattutto lo scetticismo e in parte l’attivismo, perché sono aspetti che nei miei contesti abituali mancano. Tendo a esprimere il mio “attivismo” attraverso gli stili di vita ma mi manca la parte collettiva, di disobbedienza civile e conflitto. Per questo ascoltare queste due voci è stato per me particolarmente interessante». 

riscaldamento globale

La possibilità di un ascolto profondo delle opinioni diverse dalla propria, vero obiettivo dell’incontro, è stato reso possibile grazie al clima – quello umano, non meteorologico – accogliente e di ascolto che si respirava. Come ha raccontato Sofia, un’altra partecipante, «ho respirato un clima molto rispettoso e accogliente, mi ha sorpreso l’apertura che c’era verso persone con idee diverse. È proprio questa la differenza che ho notato rispetto agli altri eventi a tema clima: questo sembrava essere meno “bolla”, un po’ più aperto a un dialogo fra bolle diverse».

All’uscita dall’incontro, alcune persone che hanno partecipato hanno detto di sentirsi arricchite ed energiche. «Mi sento più “ricco” delle idee ed esperienze altrui – ci ha detto Fabrizio –, che mi aiutano a pensare in modo propositivo a come affrontare il problema. Non sentirsi soli allenta un po’ la paura e anzi la gira in azione, anche se piccola». 

La parte più interessante è stata quella che normalmente avverto come più distante da me

Più in generale, come ci racconta ancora Daniele Quattrocchi, «non ci sono stati momenti di conflitto particolari, sebbene alcune voci abbiano provocato reazioni più forti rispetto ad altre». Anche nei relatori e relatrici iniziali ci sono stati cambiamenti interessanti. Gianandrea, la persona che ha portato la voce iniziale dello scetticismo climatico si è mostrato sorpreso di essersi sentito accolto in un ambito in cui pensava invece di essere rifiutato o persino trattato male. Mentre Elisa Terenghi, la “voce della scienza”, ha riconosciuto come vere alcune affermazioni proprio di Gianandrea, la persona scettica, come ad esempio il fatto che molti interventi delle aziende sono superficiali o di greenwashing e che è necessario ottenere dei cambiamenti più sistemici e radicali.

PROSSIMI PASSI

L’Open forum sembra essersi dimostrato molto utile nel far comunicare fra loro persone con idee di partenza molto diverse. Si tratta di un processo che sembra in grado di restituire una dimensione collettiva alla comprensione e alla elaborazione del problema climatico, in un mondo che tende invece a fare l’opposto, rinchiudendo ciascun individuo in bolle comunicative autoreferenziali. Ottimi presupposti per pensare a un utilizzo più ampio di questo strumento. «La sensazione generale – ha concluso Daniele Quattrocchi – è stata molto positiva sulla buona riuscita di questo primo esperimento e c’è l’intenzione di continuare e portarlo in altri momenti e altri luoghi, dove è possibile».

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