21 Lug 2023

Dal caldo estremo alla grandine di 10 cm: è il nuovo clima – #771

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Buona parte del paese resta nella morsa del caldo mentre in Veneto si verifica una grandinata molto violenta che causa danni e oltre 100 feriti. Ciononostante in Italia come nel Regno Unito, si continua a favorire l’aviazione, e in particolare le compagnie low cost, rispetto al trasporto su rotaia. Parliamo anche, di nuovo, della liberazione di Patrick Zaki e di un’ipotesi che tira in ballo l’uccisione di Giulio Regeni e dei fondi della terza rata del Pnrr che sembrerebbero essersi sbloccati.

Mentre una buona parte del nostro paese è stretto nella morsa del caldo, al nord e in particolare in Veneto sono arrivati i temporali e come spesso accade negli ultimi tempi, hanno fatto parecchi danni. 

Il Presidente della regione Luca Zaia ha annunciato con un comunicato ufficiale che sarebbero almeno «110 le persone ferite con traumi determinati dalla grandine, da cadute e da rotture di vetri. Lo stesso Zaia ieri ha firmato anche l’estensione dello stato di emergenza, dopo aver rilevato l’entità dei danni causati dal temporale, in particolare dalla grandine.

Come spiega un articolo della redazione del Corriere del Veneto (la versione locale del Corriere della Sera) «Nelle centrali operative dei vigili del fuoco e della Protezione Civile sono state registrate più di 350 chiamate di soccorso per i violenti temporali di acqua, grandine e di raffiche di vento molto forti fino a 119 km/h. I danni maggiori, si sono registrati fra le provincie di Padova, Treviso, Vicenza e Venezia, con anche tutta Riviera del Brenta che è stata duramente colpita. 

Sulla grandine Zaia ha detto: “La grandine caduta è stata assolutamente fuori dal comune, con chicchi di ghiaccio che hanno raggiunto in alcuni casi diametri superiori ai 10 centimetri”. E in effetti i video che circolano online lasciano pochi dubbi sul fatto che le dimensioni della grandine siano del tutto fuori scala, e abbiano reso questo evento meteorologico particolarmente pericoloso.

Ma come è possibile passare da afa e caldo record a fenomeni apparentemente così opposti, nel giro di poche ore? In realtà l’alternarsi di fenomeni meteorologici estremi è una delle principali caratteristiche del clima che cambia. La CO2 che immettiamo in atmosfera bruciando petrolio, gas e carbone (ma anche legname, insomma più in generale bruciando qualsiasi cosa) intrappola l’energia termica e ne trattiene una parte di quella che altrimenti uscirebbe e si disperderebbe nel cosmo. Questo causa una situazione di squilibrio energetico in cui entra più energia di quanta ne esce. Più energia potenziale in atmosfera significa anche una maggior frequenza di eventi estremi, tipo quelli a cui stiamo assistendo.

Comunque, abbiamo parlato della grandine, ma non del caldo, che continua a affliggere buona parte di noi, con temperature minime attorno ai 30 gradi, massime abbondantemente oltre i 40.  

Interessante notare come diversi giornali, anche quelli spesso più restii, parlino ormai apertamente di crisi climatica. Vi leggo l’incipit dell’articolo firmato dalla redazione de ilmeteo.it per Repubblica. “Temperature fino a 30 gradi! Sembrerebbe normale, invece si parla delle temperature minime! Come in Africa, la notte italiana è diventata sempre più tropicale a causa del riscaldamento globale generato dall’effetto serra della combustione fossile, dalla cementificazione e dall’uso massiccio dei condizionatori. Insomma, di notte la minima tocca i 30°C, alle 8 di mattina siamo già a 35°C e nel primo pomeriggio si superano i 45°C all’ombra! Anche ieri 46°C in Sicilia e Sardegna, a Salemi e Tertenia (anche di più, 47.5°C il giorno precedente): uno scenario apocalittico”.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma l’allarme degli ultimi giorni e anzi ricorda che è un allarme lanciato dagli scienziati già da decenni: le temperature hanno superato la peggiore proiezione fin qui prospettata dai più pessimisti. Lo scenario peggiore del Riscaldamento Globale si sta verificando in anticipo, dobbiamo correre ai ripari: un metodo semplice sarebbe ridurre le aree cementificate e tornare a boschi ed aree verdi. Una zona verde in piena città spesso presenta temperature inferiori anche di 3-5°C rispetto al restante centro cittadino cementificato.

Ovviamente, in proiezione futura, dovremmo ridurre l’uso dei combustibili fossili ed utilizzare sempre più le energie rinnovabili, quali eolico e solare. Proprio il sole, che ci fa cuocere durante l’estate, in Italia potrebbe avere sviluppi sempre maggiori con il solare fotovoltaico, il solare termico ed il solare termodinamico.

L’articolo poi passa anche a descrivere più nello specifico la situazione meteorologica attuale e prevede che le temperature al Centro-Nord scenderemo verso i 35°C entro il weekend, mentre al Sud resteremo con il forno acceso fino ed oltre i 45°C: addirittura lunedì 24 luglio sulla Sicilia e sulla Sardegna non sono esclusi di nuovo picchi di 47°C

Sul tema meteo, vi segnalo anche un articolo interessante del Post che spiega come nascono i nomi tipo Caronte, Cerbero, Minosse. non sono scelti da un ente ufficiale, ma dal sito di previsioni ilMeteo che si ispira alla Divina Commedia e prende spunto dall’usanza americana di dare nomi propri agli uragani. Un modo, spiega Antonio Sanò, presidente di ilMeteo e inventore dei nomi italiani delle ondate di calore, per rendere questi argomenti più facili da divulgare per i professionisti e da comprendere e ricordare per il pubblico.

Una fra le principali fonti di emissioni climalteranti sono i viaggi aerei. Ed è un problema sul quale, a differenza di altri, non si sono fatti grossi passi in avanti. Vi riporto due notizie, una che riguarda l’Italia e l’altra il Regno Unito, che mostrano come sul fronte dell’aviazione ci sia ancora molta strada da fare. 

In Italia – spiega un articolo su Rinnovabili.it – viaggiare in treno costa molto di più che viaggiare in aereo. Una tendenza comune a tanti paesi ma particolarmente accentuata nel nostro. “Su 15 rotte che collegano il Belpaese col resto d’Europa e Nord e Sud della penisola, viaggiare in treno costa in media 2,5 volte di più dell’aereo.

A sostenerlo è un’analisi di Greenpeace che ha passato al vaglio decine di rotte in Italia e nel resto d’Europa confrontando le tariffe disponibili in diversi giorni della settimana per viaggiare in treno e viaggiare in aereo. Il caso italiano, anche se sopra la media, non è un unicum in Europa. Nel vecchio continente prendere l’aereo costa in media due volte di meno che scegliere il treno.

Mentre il treno batte l’aereo solo su 23 delle 112 rotte analizzate dall’associazione ambientalista. E nemmeno tutti i giorni. Mentre su alcune tratte, come Londra-Barcellona, il biglietto del treno costa fino a 30 volte più di quello dell’aereo. E spesso le low-cost rendono più conveniente scegliere un’opzione con scalo – ancora più inquinante – rispetto al volo diretto. 

Come accusa Greenpeace “Con le loro strategie tariffarie sleali e aggressive, easyJet, Ryanair, Wizz Air, Volotea e altre compagnie aeree low-cost offrono i prezzi più bassi, e in quasi tutti i casi sono più convenienti della ferrovia. Spesso offrono prezzi estremamente bassi, ovviamente persino inferiori ai costi delle tasse aeroportuali e dei biglietti”.

Insomma, un bel problema, perché questa disparità di costi, peraltro in un periodo economicamente non facile per molte persone, rischia di penalizzare il mezzo che fra i due è molto più ecologico. 

E il problema non è nemmeno risolvibile con una transizione ecologica del comparto. Un recente rapporto sullo stato del comparto dell’aviazione civile nel Regno Unito mostra che “il settore non dispone di una soluzione tecnologica a breve termine per le sue emissioni di gas a effetto serra; e anche nel medio-lungo termine, permane una grande incertezza sul ritmo di riduzione delle emissioni ottenibile”. 

Dal report emerge anche che “Tutti gli scenari pubblicati dalle parti interessate, come il Comitato per il Cambiamento Climatico, il Dipartimento dei Trasporti (DfT) e gli enti del settore del trasporto aereo, suggeriscono che la futura crescita del traffico aereo richiederà l’uso di tecnologie di cattura del carbonio costose e non dimostrate”.

Ma nonostante questi rischi, il governo inglese, come molti altri, continua a fornire un sostegno condizionato alla crescita della capacità aerea – il modello in pratica è ti do i soldi se tu aumenti i voli – sulla base (spesso tacita) del fatto che i vantaggi economici superano gli impatti negativi e i rischi futuri. Tuttavia, le ipotesi economiche alla base di questa posizione favorevole alla crescita sono datate e non sono state riviste da alcuni anni. 

A quel punto nel rapporto di New Economics Foundations c’è una sorta di appello: “Data l’urgenza e l’entità del rischio climatico, è indispensabile che le prove e il relativo equilibrio degli impatti economici e ambientali della crescita del trasporto aereo siano aggiornati e costantemente rivisti”.

Leggo ancora: “Questo rapporto mostra che dall’ultima revisione completa degli impatti economici del trasporto aereo effettuata dal governo nel 2012, le tendenze del settore del trasporto aereo britannico sono cambiate radicalmente. Contrariamente alle aspettative, la crescita del numero di passeggeri business è di fatto cessata e i nuovi passeggeri provengono ora esclusivamente dal mercato del tempo libero. In particolare, la crescita dei passeggeri è stata trainata dai residenti britannici benestanti piuttosto che dai turisti stranieri o da chi ha un reddito più basso. I primi dati indicano che la pandemia ha accelerato questa tendenza. Questo rapporto esamina le prove attuali dell’impatto della crescita del trasporto aereo in quattro settori economici fondamentali: benessere, occupazione e salari, turismo e aspetti più ampi della crescita economica, della produttività delle imprese e del commercio.

Il report smonta anche la narrazione secondo la possibilità di volare frequentemente e a costi bassi porterebbe un beneficio al benessere della popolazione britannica (ma a volare è una cerchia molto piccola di persone) e quella secondo cui ai posti di lavoro nel trasporto aereo, che in realtà è uno con il rapporto peggiore fra fatturato e creazione di posti di lavoro. Inoltre la crescita della produttività nel trasporto aereo non si è tradotta in un aumento dei salari, che sono anzi calati, al netto dell’inflazione.

Insomma se prendiamo complessivamente le due notizie, il problema qui non è solo che gli stati e i governi non impongono che avvantaggino ad esempio il treno rispetto all’aereo. È che fanno il contrario, sovvenzionano le compagnie low cost perché sono al centro di strategie per attirare turisti e visitatori nei propri paesi, e lo fanno con la formula £più voli più ti pago”. Una strategia deleteria, che tutto non può più continuare, come dimostra la notizia con cui abbiamo aperto questa rassegna.

Ieri abbiamo dato la bellissima notizia che Patrick Zaki ha ricevuto la grazia da Al Sisi ed è stato scarcerato, il giorno dopo aver subito una condanna a 3 anni. La Repubblica è – mi pare – il giornale che ha seguito più da vicino la vicenda e oggi pubblica sia un’intervista esclusiva allo studente – forse ormai ex studente visto che si è laureato due settimane fa – sia una sorta di retroscena che svela, forse, la motivazione che sta dietro alla scelta di Al Sisi di concedere la grazia. 

Francesca Caferri, che ha intervistato Zaki, ci parla nel suo articolo di un giovane uomo euforico e quasi incredulo: “Sto bene. Grazie. Grazie davvero di tutto. Ho avuto paura, ma ora sono davvero felice”. E’ una voce euforica quella che arriva nel telefono. La voce di Patrick Zaki tornato libero. Dopo tre giorni di paura, lo studente dell’università di Bologna parla dall’auto che lo sta riportando al Cairo pochi minuti dopo essere uscito dal commissariato di Mansoura, dove martedì era stato portato in attesa di scontare la condanna a tre anni di reclusione inflittagli dal giudice.”

Un altro articolo invece, questa volta a firma di Giuliano Foschini, avanza un’ipotesi che poi viene ripresa da parecchi altri giornali. Ovvero che dietro la liberazione di Zaki ci sia una sorta di accordo, più o meno tacito, del governo italiano di mollare il colpo sull’altro caso scottante, quello dell’omicidio di Giulio Regeni.

Ipotesi subito smentita dal governo, per voce del Ministro degli esteri Antonio Tajani, ma che comunque vale la pena esplorare, almeno un minimo. Come commenta su Wired Simone Cosimi, “Dopo il memorandum con il presidente tunisino Kais Saied spacciato come un “modello per costruire nuove relazioni con i vicini del Nordafrica” Giorgia Meloni potrà avere la tentazione di applicarlo immediatamente anche all’Egitto del presidente Abdel Fattah al Sisi, dittatore conclamato da anni di orrori. La sacrosanta grazia concessa dal presidente egiziano a Patrick Zaki, accusato d’altronde di un reato inesistente offre infatti la sponda alla premier e al leader egiziano per archiviare il lungo gelo seguito al rapimento, al pestaggio e alla morte del ricercatore Giulio Regeni. Una fase di tensioni e spinosi rapporti diplomatici durata quasi sette anni che ora sta per concludersi, con buona pace di tutto ciò che il regime del Cairo non ha fatto da quel 25 gennaio 2016.

Il tempo passa, la memoria si indebolisce e al Sisi ha pensato di cogliere il momento giusto per cercare di rifarsi l’impresentabile immagine. Proprio come il collega tunisino Saied. Lo sta facendo mollando appena le briglie, visto che con Zaki ha graziato anche Mohamed al-Baqer, l’avvocato di Alaa Abdel Fattah, il più noto prigioniero politico egiziano. E tentando di dare l’idea che il Dialogo nazionale egiziano, un percorso di incontri fra esponenti della politica, della cultura e della società del paese lanciato a maggio, stia dando qualche reale frutto. In realtà il raggio d’azione di quel simposio che dovrebbe immaginare l’Egitto del futuro è in gran parte imbrigliato alle direttive del militare salito al potere con un colpo di Stato nel 2013.

Se dunque da mesi le relazioni sono riprese – verrebbe da dire con un lugubre gioco di parole – a pieno regime, e come con la Tunisia si intensificheranno in termini di contrasto ai flussi migratori e di sostegno alimentare, la tentazione del governo egiziano può essere quella di usare la grazia a Zaki, follemente condannato a tre anni, per dare un colpo di spugna sull’indagine e soprattutto sul processo italiano per la morte di Regeni. Non dobbiamo consentire che al Sisi utilizzi la vita di Zaki, che peraltro ha calpestato con un processo che, in un mondo giusto, non si sarebbe mai dovuto verificare, come merce di scambio per la morte di Regeni.

Un processo, quello per la morte di Regeni, che, ci ricorda l’articolo “è stato bloccato un anno fa dalla Cassazione proprio perché non si conoscono i recapiti dei quattro agenti della National security, il servizio segreto civile egiziano, imputati per le torture e l’uccisione del 28enne. Le rogatorie internazionali sono rimaste per anni, e ancora fino a oggi, senza risposta. Quattro persone formalmente “irreperibili” in un impunito depistaggio di Stato che cavalca ovviamente a proprio vantaggio le garanzie processuali di un paese democratico. Di fatto, senza un intervento normativo che consenta di proseguire in contumacia e senza notifiche, è lo stesso governo italiano che ha scelto di seppellire quel dibattimento, rinunciando a un evidentemente a proprio avviso infruttuoso muro contro muro”.

Chiudiamo con una novità che arriva dal fronte Pnrr. Dovrebbe essersi sbloccata la terza rata del finanziamento europeo, che il nostro paese aspettava da novembre scorso e che apparentemente era bloccata peruna questione che riguardava gli appartamenti universitari. Come scrive Federico Fubini sul Corriere, “Accordo raggiunto sul problema dei posti letti negli studentati universitari, che dovrebbe sbloccare – benché con mesi di ritardo – la terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

L’intesa che il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto presenterà oggi alla Cabina di regia del Pnrr è articolata su più stadi per risolvere un problema di fondo: l’Italia, secondo la Commissione europea, non era riuscita a raggiungere l’obiettivo quantitativo previsto di aggiungere 7.500 posti letto in studentato entro la fine del 2022. Il governo si è sempre detto convinto di aver soddisfatto questa richiesta ma, secondo Bruxelles, una parte dei posti letto era preesistente e non avrebbe dovuto essere contata nel finanziamento. Comprensibilmente direi.

Su questo problema le parti sono rimaste bloccate, letteralmente, per mesi. Ora arriva un compromesso simile a quello raggiunto sugli asili nido, dove la contestazione di Bruxelles relativamente alla quarta rata (obiettivi di giugno 2023) era stata simile: una parte dei fondi rischiava di andare a rinnovare posti in asilo nido già esistenti. Il compromesso è il seguente: l’obiettivo quantitativo di creare 7.500 posti in studentato entro fine 2022 sparisce; al suo posto ci sarà un obiettivo qualitativo, relativo ad aver avviato tutte le procedure necessarie (gare, autorizzazioni) perché l’Italia crei un numero complessivo di 60 mila posti letto universitari in più entro la fine del 20 Quest’obiettivo qualitativo inoltre non sarà più legato alle scadenze della terza rata (dicembre 2022), ma a quelle della quarta rata (giugno 2023).

In questo modo il pagamento della terza rata verrà effettuato senza tenere conto delle somme legate alla creazione degli studentati. Tuttavia quella quota di fondi (fra 300 e 500 milioni di euro, a seconda dell’interpretazione) verrà integrata negli obiettivi della quarta rata e versata con quella, sempre che le condizioni risultino soddisfatte. Dunque nel complesso le somme versate all’Italia per la realizzazione del Pnrr sarebbero immutate. 

Ci sarebbe anche l’ipotesi di versare simultaneamente al governo nella seconda metà di quest’anno la terza e la quarta rata, per 35 miliardi di euro complessivi (sulla carta oggi la terza rata vale 19 miliardi e la quarta ne vale 16) oppure, in un’alternativa che sembra molto più probabile, si cercherà di erogare al più presto la terza rata ed entro l’anno anche la quarta, per un totale di 35 miliardi che nel complesso dunque non cambierebbe.

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