5 Set 2022

Cile: il plebiscito boccia la nuova Costituzione – #575

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In Cile vince il rechazo, il rifiuto della nuova costituzione, nel plebiscito popolare di ieri. Una carta forse troppo all’avanguardia su molti temi, per essere compresa appieno. In Argentina invece la vicepresidente (ed ex Presidente) Cristina Kirchner venerdì è stata aggredita con una pistola, senza esserne colpita.

IN CILE VIENE BOCCIATA LA NUOVA COSTITUZIONE

Ieri, domenica, si è votato in Cile per approvare o rifiutare la nuova costituzione e ha vinto con un ampio margine il rifiuto. Il rifiuto (rechazo) del testo proposto sottoposto a plebiscito ha vinto con il 61,87% dei voti. L’approvazione ha ricevuto il 38,13%.

È uno snodo importante per il futuro del paese e dell’attuale presidente Boric, nel senso che la tanto attesa svolta che la nuova Costituzione doveva sancire non è arrivata. La Costituzione cilena attuale è frutto della dittatura di Pinochet e rispecchia quel modelli neoliberista di cui il Cile stesso è stato incubatore e esperimento. Un modello che negli anni ha portato a uguaglianze sociali ed economiche sempre più marcate e all’assenza di interi pezzi di stato.

Per cambiare le cose, e sull’onda dell’entusiasmo per le oceaniche manifestazioni del 2019, si decise di riscrivere la costituzione. E di farlo in maniera partecipata, con un processo lungo che era iniziato proprio durante le manifestazioni. Per mesi in Cile sono state organizzate assemblee dette Cabildos, in cui si discutevano le principali rivendicazioni della protesta o i punti fondamentali a plasmare in una nuova Carta Fondamentale. Da lì poi sì è arrivati al primo referendum in cui quasi l’80% dei votanti ha scelto di avere una nuova costituzione e di affidarne la stesura a un’assemblea costituente di centocinquantaquattro membri eletti direttamente dal voto popolare, 77 uomini e 77 donne, con diversi rappresentanti dei popoli indigeni.

Dopo mesi di lavoro, ne è uscita una nuova carta con 388 articoli che contengono più tutele per l’ambiente, per le donne, per i lavoratori e per le popolazioni indigene che vivono nel paese.

Inoltre si delegano molti poteri allo stato in termini di erogazione di vari servizi ed estende la tutela dei diritti sociali, in particolare per quanto riguarda la salute, l’istruzione e le politiche abitative. Si rafforzano i diritti dei lavoratori, si garantisce la parità di genere tra i rappresentanti delle istituzioni, a partire dai ministeri, e si prevede il riconoscimento dei popoli indigeni, che pur rappresentando il 13 per cento dei circa 18 milioni di cileni, nella Costituzione attuale non sono nemmeno nominati. Si sancisce il diritto universale all’acqua e il diritto della natura a essere protetta e rispettata, e tante altre cose. 

Per entrare ufficialmente in vigore il testo doveva ricevere un ultimo via libera da una votazione popolare, un plebiscito (anche se io l’ho chiamato impropriamente referendum altre volte). Ed eccoci a ieri, dove le previsioni dei sondaggi sono state ampiamente confermate, anzi persino superate, con la vittoria del rifiuto della nuova carta. 

Ma come mai, dopo tutto questo percorso, i cileni scelgono di non approvarla? Le ragioni sembrano essere diverse. La prima è che mentre tutto il processo che ha portato alla scrittura della nuova carta è stato guidato in qualche forma dai movimenti sociali, che però rappresentano solo una fetta del paese, per quanto consistente, il voto ieri lo hanno espresso tutte e tutti. Anche perché in Cile è obbligatorio andare a votare, e chi non si presenta a compiere il proprio dovere civico rischia multe fino a 200€. Questo, secondo il collega Paolo Cignini potrebbe aver avvantaggiato il rifiuto avendo portato alle urne anche tutta la fetta più conservatrice di popolazione, ma anche meno motivata a votare, che altrimenti forse non ci sarebbe nemmeno andata.

Poi ci sono alcuni articoli della costituzione, di non semplice lettura su cui si è fatta molta disinformazione. Ad esempio, scrive la BBC, in un articolo lo Stato cileno era definito come plurinazionale, con cui si intendeva la creazione di autonomie territoriali indigene, pur garantendo l’indivisibilità del territorio nazionale, e si proponeva anche il rispetto dei sistemi giudiziari indigeni.

Solo che in molti hanno associato questo pluralismo alla divisione fisica del Paese e hanno pensato che venissero troppo privilegiate le popolazioni indigene, affermando che i sistemi giudiziari paralleli erano contrari al principio di uguaglianza davanti alla legge

Oppure ha iniziato a circolare l’idea che la nuova Costituzione non avrebbe protetto il diritto di proprietà sulla casa, cosa falsa, che però  era così diffusa che i partiti al governo hanno dovuto dichiarare che sarebbe stato protetto in ogni circostanza.

I fautori dell'”approvo” hanno provato a porre rimedio alla disinformazione invitando tutti a leggere la proposta e il testo sia stato tra le pubblicazioni più vendute nel Paese. Ma restava comunque un testo di una lunghezza e complessità notevole, non di facile accesso per chiunque.

Un’altra ragione del rifiuto sembra stare nel fatto che il trsto andava a toccare diversi interessi economici, anche molto forti, Ad esempio un articolo vieta ogni attività di estrazione in prossimità dei ghiacciai cileni, dove si trovano alcune delle miniere più grosse di rame (il Cile è il primo produttore mondiale di rame e il secondo di litio). Cosa che ha messo in allarme il settore dell’estrazione mineraria, che rappresenta circa il 12 per cento dell’economia del paese. E capite che in un paese in cui anche i media sono molto lottizzati e proprietà di grandi gruppi industriali, è facile avere tutti contro.

Infine sembra aver influito anche il fatto che nei giorni precedenti al plebiscito i principali partiti del paese (la cui maggioranza era a favore della approvazione e la minoranza del rifiuto) si sono accordati per cambiare comunque la costituzione e continuare il processo costituente indipendentemente dal risultato del plebiscito. In questo contesto, l’esito del voto potrebbe rappresentare non un rifiuto della modifica costituzionale, ma un’opposizione al testo proposto.

Che succede adesso? Nell’immediato niente. Finisce il percorso della Costituzione cilena, nata dai movimenti nel 2019 e terminato nel plebiscito di ieri, forse una Carta troppo all’avanguardia su certi temi per essere approvata adesso. Per adesso si continua con la vecchia costituzione, ma questa esperienza sembra comunque aver fatto maturare al paese la consapevolezza che quella carta va cambiata.

Tutta questa vicenda comunque mi ricorda molto da vicino l’esperienza islandese. Anche lì la voglia di cambiare la costituzione nacque durante le grandi manifestazioni del 2009, seguite alla crisi finanziaria. Anche lì ci fu un percorso dal basso molto bello e coinvolgente che portò alla scrittura del nuovo testo. Anche lì ci fu un referendum finale, dove in quel caso gli islandesi approvarono il nuovo testo. Che però si arenò in parlamento, che non ha mai calendarizzato la sua approvazione ufficiale.

PISTOLA PUNTATA IN FACCIA A CRISTINA KIRCHNER

Venerdì mattina si è diffusa la notizia di un tentato attentato a Cristina Kirchner. La vicepresidente ed ex Presidente argentina era appena scesa dall’auto ed era diretta al portone della sua abitazione nel quartiere Recoleta di Buenos Aires, quando dalla folla dei sostenitori è spuntato un uomo armato. 

O meglio, il braccio di un uomo armato, che è sbucato fra una folla di ammiratori che si era radunato davanti alla casa della ex presidente per chiedere un autografo sul suo nuovo libro autobiografico. Questione di un secondo, o una frazone di secondo e l’uomo è stato buttato a terra dalla sicurezza.

L’uomo impugnava un’arma carica (aveva 5 proiettili) e mirava alla testa. Dalla pistola non è partito alcun colpo, ma secondo quanto dichiarato dal Presidente argentino Alberto Fernandez, l’attentatore avrebbe provato a sparare ed è solo per un caso fortuito che il colpo non è partito.

Cristina Kirchner è una figura molto discussa nel suo paese, amata o persino idolatrata da alcuni, odiata da altri anche per via della recente accusa di frode e corruzione relative all’aggiudicazione di appalti pubblici nella sua roccaforte di Santa Cruz durante i suoi due mandati presidenziali (2007-2015). Reati per cui l’accusa ha chiesto una condanna a 12 anni di reclusione e l’ergastolo e per i quali centinaia di attivisti stanno protestando dalla scorsa settimana davanti alla sua abitazione.

FONTI E ARTICOLI

#nuova Costituzione cilena
BBC – Triunfo del “rechazo” | La (aparente) paradoja de Chile: 3 razones para entender el no a la nueva Constitución cuando casi el 80% estaba a favor de cambiarla
El Pais – Resultados plebiscito Chile 2022, en vivo | El rechazo a la nueva Constitución vence en todas las regiones del país
infobae – Chile se divide ante el referéndum constitucional y se abre un panorama incierto para el gobierno de Boric

#attentato Kirchner
il manifesto – Kirchner illesa, ma la politica dell’odio irrompe in Argentina

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