12 Set 2022

Come funzionerà la green bank Usa per il clima – #580

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Gli Usa creeranno una banca verde, una green bank nazionale per finanziare solo progetti legati alla transizione ecologica. Intanto il Segretario nazionale Onu Antonio Guterres ricorda ai capi di stato i loro dovere morale di fronte a una nazione vittima di un’ingiustizia climatica, il Pakistan, mentre il nuovo Ministro dell’energia britannico è qualcosa che si avvicina abbastanza… al male. Infine qualche aggiornamento sul nostro viaggio.

UNA BANCA VERDE PER IL CLIMA NEGLI USA

Ieri eravamo con Ugo Biggeri a parlare di finanza Etica e crisi climatica. Mi sarebbe piaciuto, ad aver letto prima questa notizia, avere un suo parere. Vi ricordate dell’imponente Piano di Biden per il clima (chiamato con Inflation reduction act)? Se vi ricordate bene ci avevo detto che c’era un po’ di tutto e bisognava aspettare delle analisi approfondire per tirare un bilancio. Ecco, a distanza di giorni dalla sua presentazione continuano ad uscire articoli che ne analizzano vari aspetti, alcuni critici, altri interessanti. 

Ieri il Guardian ha pubblicato un lungo articolo che parla di come, seppellito a pagina 667 della legge sulla riduzione dell’inflazione, c’è un punto molto interessante. In pratica un bel po’ di fondi previsti dal pacchetto saranno utilizzati per creare la prima banca verde (green bank) nazionale americana, un’iniziativa a lungo sostenuta dagli attivisti per il clima. Questi ultimi sperano che la banca verde nazionale, che fornirà assistenza finanziaria continua per espandere l’uso di energia pulita in tutto il Paese, acceleri la transizione dell’America dai combustibili fossili.

Con l’assistenza della banca verde, le comunità che cercano di sostenere le loro nascenti industrie di energia rinnovabile avranno un maggiore accesso ai finanziamenti, il che potrebbe avvicinarle al raggiungimento dei loro obiettivi climatici.

L’idea di Green Bank era abbastanza vecchia, in realtà. La proposta era stata inclusa nella legge sul clima Waxman-Markey del 2009, che non è mai passata al Senato. Da allora, l’idea è stata ventilata ma non è mai stata realizzata, fino al mese scorso, quando Joe Biden ha firmato l’Inflation Reduction Act, l’enorme pacchetto di spesa dei Democratici, che è diventato legge.

Oltre all’aiuto diretto alle aziende e ai cittadini, la banca nazionale aiuterà il lavoro delle banche verdi statali e locali esistenti, che sono già fiorite in più di una dozzina di Stati. Ce ne sono tante di banche di questo tipo, una di queste ad esempio (fra le più famose) è a New York, ma avere anche un istituto nazionale potrebbe rafforzare molto questi circuiti. 

Come spiega Richard Kauffman, presidente dell’Autorità per la ricerca e lo sviluppo energetico dello Stato di New York che ha lanciato la banca verde, esistono ad esempio molti progetti fotovoltaici comunitari che stentano a trovare finanziamenti, perché gli istituti di credito tradizionali valutano alti i potenziali rischi finanziari legati a tali iniziative.

La banca verde di New York allora ha iniziando a prestare fondi a un basso tasso di interesse. Questi prestiti della banca verde hanno stabilito un record di rimborsi (oltre il 99,6%), il che ha reso anche i finanziatori tradizionali più tranquilli nel destinare il proprio denaro a iniziative solari comunitarie, ampliando l’attuazione di tali programmi.

Tuttavia l’azione delle banche verdi locali a volte non è sufficiente e gli istituti non riescono a tenere il passo con tutti i progetti che nascono (altro dato interesante). Reed Hundt, ex presidente della Commissione federale per le comunicazioni sotto Bill Clinton e cofondatore della Coalition for Green Capital, ha dichiarato che il suo gruppo ha individuato che ci sono 21 miliardi di dollari da destinare a progetti per l’energia pulita in arretrato presso le banche verdi statali e locali.

La banca verde nazionale contribuirà a risolvere questo arretrato, fornendo al contempo un processo più snello per far partire i progetti di energia pulita a livello locale.

I PAESI RESPONSABILI DELLA CRISI CLIMATICA AIUTINO IL PAKISTAN

Se c’è qualcuno che sembra davvero afflitto e attivo nel provare a contrastare la crisi climatica, quello è Antonio Guterres, segretario generale della Nazioni Untie. Già qualche settimana fa aveva lanciato il monito secondo cui le compagnie petrolifere e del gas dovrebbero essere tassate per i loro guadagni “immorali” e il denaro raccolto destinato ai cittadini più vulnerabili.

Ieri invece ha lanciato un appello perché il mondo aiuti il Pakistan per riprendersi dalle devastanti inondazioni dell’estate. Delle inondazioni devastanti abbiamo già parlato. Mesi di forti piogge monsoniche e inondazioni hanno ucciso 1.391 persone e ne hanno colpite 33 milioni, mentre mezzo milione di persone sono rimaste senza casa. 

La cosa che mi ha colpito di questo appello è che Guterres ne fa anche una questione di giustizia. Perché è un paese dall’economia piuttosto piccola, meno responsabile di molti altri per la crisi climatica. Contribuisce per meno dell’1% alle emissioni globali, eppure ne sta pagando le conseguenze più di ogni altro, al momento.

Vi leggo un pezzetto della sua dichiarazione, riportata da GreenMe:

“Stiamo andando verso un disastro. Abbiamo fatto una guerra alla natura e la natura sta seguendo e colpendo in modo devastante. Oggi in Pakistan, domani in uno qualsiasi dei vostri Paesi. Il Pakistan non ha contribuito in modo significativo al cambiamento climatico, il livello di emissioni in questo paese è relativamente basso. Eppure il Pakistan è uno dei Paesi più drammaticamente colpiti dai cambiamenti climatici.

Questo è un suicidio collettivo – conclude. Dal Pakistan, lancio un appello globale: Stop alla follia; porre fine alla guerra con la natura; investire ora nelle energie rinnovabili.

Ecco perché è ora che gli altri Paesi, tutti quelli che contribuiscono alla crisi climatica, prendano le loro responsabilità, obbligandosi (anche) a ridurre le emissioni e ad aiutare il Pakistan”.

È interessante come Guterres ribalti la dialettica tipica degli aiuti umanitari. Non dice siate buoni, aiutate il Pakistan. Dice “dovete aiutare il Pakistan perché voi siete la causa di queste inondazioni”. È vostro dovere aiutare il Pakistan e smettere immediatamente di bruciare combustibili fossili. Interessante. Non servirà a molto, forse, ma il messaggio è interessante. 

IL NUOVO MINISTRO DELL’ENERGIA INGLESE È “IL MALE”

Chi invece se ne sbatte del clima e di tante altre cose è Jacob Rees-Mogg, nuovo Ministro dell’Energia del governo ingelse. Per la precisione il suo ruolo è quello di “segretario di stato all’Energia, alla Strategia industriale e ai Business (con competenze anche in materia di cambiamenti climatici)”. Di ispirazione thatcheriana – scrive Andrea Barolini su Lifegate – ha sostenuto con vigore la candidatura della fervente liberista Liz Truss alla guida dei Tories e, conseguentemente, del governo inglese.

Si è reso protagonista di una serie di sparate e certe posizioni… molto imbarazzanti. Innanzitutto è divertente (o meglio lo sarebbe, se non fosse drammatico) che un ministro con competenze sul cambiamento climatico non creda nel cambiamento climatico, che, ricordiamolo è il singolo argomento più studiato nella storia della scienza, e sulla cui origine antropica ormai non ci sono più dubbi.

Nel 2013 dichiarava – facendo riferimento al riscaldamento globale – che “le aspettative di un disastro finale sono parte della psicologia umana. I profeti di sventura del semi-religioso movimento ecologista non fanno eccezione. Non mi sembra saggio basare politiche pubbliche sulla base di queste paure”.

“È accettato – aggiungeva – il fatto che le emissioni di CO2 siano aumentate, ma gli effetti sul clima rimangono oggetto di dibattito. Il buon senso vuole che se i meteorologici non riescono a prevedere il tempo della prossima stagione, non si capisce come lo si possa fare spingendosi a decenni di distanza”. Era il 2013, direte voi, avrà cambiato idea. 

Non esattamente: pochi mesi fa, ha detto che “la carbon neutrality avrà enormi costi dal punto di vista della regolamentazione”. Scordandosi di calcolare i costi della non neutralità climatica. 

E ora proprio a lui sarà chiesto di stabilire le regole per una strategia industriale che consenta al Regno Unito di diminuire le proprie emissioni di gas ad effetto serra. Bene. Oltre allo scetticismo climatico, Rees-Mogg ha anche altre “qualità”: è un fervente sostenitore dei tagli draconiani alla spesa pubblica (in pieno stile Thatcher), è schierato con fermezza Lgbtq (a partire dai matrimoni tra persone dello stesso sesso). È anche apertamente contrario all’aborto e critico rispetto agli aiuti concessi ai paesi in via di sviluppo.Oh, ma alla fine Cingolani… mica è così male.

VIAGGIO: AGGIORNAMENTI

Oggi è il quarto giorno di viaggio, e io ho abbandonato la ciurma e sono rientrato a Roma. Al posto mio sono arrivate Daniela Bartolini e Selena Meli, dette anche in maniera piuttosto oscura “area attivati”, nonché rispettivamente presidente e vicepresidente della Cooperativa ICC.

Ieri sera incontro con Ugo Biggeri con cui abbiamo parlato di finanza etica, oggi invece i nostri si sposteranno in Casentino per parlare di Aree Interne, di come Ripopolarle, valorizzarle, preservarle assieme ad Andrea Gambassini, che porta avanti il progetto Antica Acquacoltura Molin di Bucchio e le attività della Cooperativa InQuiete per promuovere biodiversità, turismo responsabile ed educazione ambientale nelle scuole.

#banca verde
The Guardian – ‘Transformational’: could America’s new green bank be a climate gamechanger?

#clima
GreenMe – “I Paesi responsabili della crisi climatica facciano la loro parte”, l’appello dell’ONU per aiutare il Pakistan devastato dalle inondazioni

#Rees-Mogg
Lifegate – Jacob Rees-Mogg, il nuovo ministro dell’Energia inglese ultra-climatoscettico

#gas
Rinnovabili.it – UE: price cap al gas russo? Nessuna decisione per ora
Il Fatto Quotidiano – Energia, il piano di Cingolani? Tappare le falle. Così la ‘nave Italia’ rischia di affondare

#Amsterdam
Greenme – Ad Amsterdam un fungo sta divorando le fondamenta degli edifici più antichi a causa della siccità

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