3 Dic 2021

Criptofollie – #422

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Fra divieti, incentivi, critiche ed elogi, i Bitcoin e il mondo delle criptovalute continuano ad essere al centro del dibattito. Cina, India e Russia le vietano, la finanza le osteggia, altri paesi come il Kazakistan, El Salvador e l’Ucraina provano a cavalcarne l’onda, con risultati alterni. E resta l’enorme interrogativo dell’impatto ambientale dovuto al consumo di energia.

Cina, India e Russia: politiche ostili

Si sono ulteriormente strette nelle ultime settimane le maglie dei paesi che provano a imbrigliare e vietare le criptovalute. In primis la Cina, che ha praticamente bandito tutte le cripto e fatto una vera e propria guerra ai miners di bitcoin, che sarebbero quelle persone che utilizzando computer potentissimi e un sacco di energia risolvono gli algoritmi che permettono di rilasciare nuovi bitcoin.

Un tempo i miners andavano soprattutto in Cina, per via del costo basso dell’energia. Costo basso che però si basava soprattutto sull’utilizzo sfrenato di carbone, cosa che la Cina ha promesso di ridurre e sembra che ci sia anche questa motivazione dietro alla strategia cinese di eliminare il mining dalla propria nazione. Questo, oltre – probabilmente – alla natura decentralizzata del bitcoin e delle criptovalute che si prestano male a un controllo di uno stato molto accentratore e con tendenze totalitarie come quello cinese.

D’altro canto la Cina non è immune al fascino delle cripto, e dietro alle leggi sempre più severe per regolarle c’è il progetto, nato addirittura nel 2014 ma diventato realtà quest’anno, di creare una criptovaluta di stato. Che non è una criptovaluta in senso stesso, è più una moneta digitale, si chiama Yuan digitale, e si ispira al sistema blockchain, ma lo snatura proprio per evitare quelle caratteristiche di anonimato e diffusione che lo rendono impssibile da controllare. 

Sulle orme della Cina si sta muovendo la vicina India, che pare abbia un progetto simile. E anche la Russia la settimana scorsa ha annunciato che vieterà tutte le criptovalute in favore del Rublo digitale.

Paradossalmente, la stessa tattica sembra la stia adottando il mondo della finanza, che ovviamente non ha il potere per vietare le criptovalute, ma mira a screditarle ad ogni occasione, studiando però nel frattempo il modo di sfruttare a suo vantaggio quel mondo. Di colonizzarlo, in altre parole.

Dall’altra parte, così come c’è chi cerca di regolamentare o addirittura di affossare quel mondo, c’è anche chi prova ad approfittarne o a cavalcarne l’onda, dato che è un mondo che attira un sacco di investimenti. Secondo dati della società di analisi CB Insights nel corso del 2021 tutte le attività in qualche modo legate alla blockchain hanno avuto finanziamenti per oltre sette miliardi di dollari, segno di un settore in grande crescita. Gli esiti di chi prova a sfruttarlo, tuttavia, sono altrettanto paradossali. 

Bitcoin, Kazakistan a corto di energia

Quando la Cina ha iniziato a far guerra ai miners, il Kazakistan, che con la Cina ci confina, ha fatto di tutto per attirarli. Con esiti però piuttosto controversi. 

Il Financial Times riporta che l’operatore della rete elettrica del paese KEGOC ha affermato che avrebbe iniziato a razionare l’elettricità per 50 miners registrati, dopo che la richiesta di energia ha portato all’attivazione di una modalità di arresto di emergenza in tre centrali elettriche a ottobre scorso. Saranno anche i primi a disconnettersi in caso di guasti alla rete, ha affermato la società. Il problema è che c’è un numero crescente di minatori di criptovalute non registrati che generano illegalmente valuta dalle loro case o persino dalle fabbriche.

Per via dell’incremento di richiesta di energia elettrica, da ottobre si sono verificati vari blackout in sei regioni. Il Kazakistan produce energia per il suo fabbisogno da poche centrali elettriche a carbone. E l’elevata richiesta di corrente da parte dei miners le sta mettendo in ginocchio faticando a soddisfare questa nuova esigenza.

Una città a forma di bitcoin?

Ancora più assurda la storia del Salvador. A settembre scorso El Salvador è stato il primo paese al mondo a dare corso legale al bitcoin. il suo presidente Nayib Bukele, ha il pallino dei bitcoin e ha deciso di dargli corso legale assieme al dollaro. Significa che a El Salvador le persone possono fare la spesa pagando in bitcoin. 

Ma non è finita qui. Recentemente Bukele ha annunciato l’emissione di un miliardo di dollari statunitensi di obbligazioni bitcoin. Sono obbligazioni statali a 10 anni, ma legate al prezzo del bitcoin. La metà di quello che il governo ricaverà da questa operazione andrà a finanziare, udite udite, una città a forma di bitcoin, Bitcoin City, che dovrebbe sorgere sulle pendici di un vulcano per sfruttare l’energia geotermica per il mining. 

Secondo quanto annunciato da Bukele, Bitcoin city sarà una città a tutti gli effetti, con aree residenziali, commerciali, ristoranti, un aeroporto, un porto e la ferrovia. Avrà forma circolare, per ricordare la forma di una moneta, e al centro sorgerà la piazza principale, con il simbolo del bitcoin nel mezzo. E avrà uno strano regime fiscale: nessuna tassa sulla proprietà, sul reddito, sulle plusvalenze o sul salario, ma un’unica imposta sul valore aggiunto.

Poi, in molti mettono in dubbio che il progetto sia fattibile, e che si realizzerà mai. Potrebbe anche essere solo un’operazione di marketing, ma vai a sapere!

Ucraina e bitcoin

Un altro paese che si sta buttando sul mercato delle cripto è l’Ucraina. A settembre il parlamento ucraino ha approvato una legge che regola e consente ufficialmente l’uso nel paese dei bitcoin. Non gli ha dato corso legale, come El Salvador, ma ne norma l’utilizzo. Prima di allora infatti, il commercio di criptovalute in Ucraina è esistito in un’area legale grigia: i cittadini erano autorizzati a comprare e scambiare monete digitali, ma gli exchange e le aziende coinvolte erano sotto stretta osservazione da parte delle forze dell’ordine, con azioni definibili “di disturbo”. Mentre con la nuova legge si dà ai cittadini il “permesso” di possedere e scambiare bitcoin e altre criptovalute. Inoltre, si fornisce anche chiarezza sui portafogli e su cosa siano le chiavi private.

La legge è la prima di una serie con cui il governo ucraino vorrebbe far crescere il già piuttosto attivo settore locale delle criptovalute, attirando investitori stranieri e provando a rilanciare il paese. L’Ucraina, ha scritto il New York Times, «vuole diventare la capitale mondiale delle criptovalute». Anche se molti analisti sostengono che la fortuna delle cripto in Ucraina è dovuta alla sfiducia che le persone hanno nella moneta ufficiale, la grivnia.

Insomma le criptovalute, e in particolare quella più nota, il bitcoin, sono al centro di speranze, paure, investimenti e speculazioni. Da un lato attirano e spaventano al tempo stesso per la loro inafferrabilità, la loro intrinseca incontrollabilità. In molti vedono in esse addirittura un’alternativa allo strapotere delle banche. Dall’altra l’attività di mining le rende al momento delle alternative non percorribili perché insostenibili dal punto di vista ambientale. In molti stanno lavorando sul tema dell’impatto delle criptovalute, ma al momento una soluzione non c’è.

Articoli e fonti:

#criptoscettici
Cryptonomist – Il mining di Bitcoin è fuori dalla Cina
Formiche.net – L’India sulle orme della Cina? Arriva la stretta sulle criptovalute
Rankia – La Criptovaluta Ciinese: Che cos’è? 
Punto-informatico – Criptovalute: la Russia ha deciso di vietarle completamente

#Kazakistan
Computer Magazine – C’è un intero stato senza energia elettrica per colpa delle criptovalute

#El Salvador
Wired – Il presidente di El Salvador vuole costruire una città dedicata ai bitcoin

#Miami
Tom’s hardware – Il sindaco di Miami lancia un rendimento in bitcoin per i cittadini

#nucleare
il Post – Bill Gates è un po’ più vicino a produrre energia nucleare

#energia
Il Fatto Quotidiano (blog) – Bitcoin, l’energia per estrarli è pari a quella usata da mezza Italia. E i costi ambientali?

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