1 Set 2022

La criptovaluta Ethereum diventerà sostenibile? – Io Non Mi Rassegno 573

Salva nei preferiti

Seguici su:

Ethereum, la seconda criptovaluta più diffusa al mondo, potrebbe diventare molto più sostenibile, cambiando il proprio sistema di validazione. Vediamo pro e contro di questa novità. Intanto la crisi del Bitcoin sembra trascinare con sé l’economia di El Salvador. Torniamo a parlare anche della morte di Gorbaciov e di come la notizia è stata accolta e riportata di media e dalle istituzioni russe.

ETHEREUM: CRIPTOVALUTA DIVENTA SOSTENIBILE?

C’è una grande novità in arrivo che promette di rivoluzionare il mondo delle criptovalute. Ethereum, la criptovaluta più famosa e diffusa dopo Bitcoin, ha annunciato che dal 19 settembre cambierà il suo funzionamento, diventando più scalabile e – fra le altre cose – tagliando oltre il 99% delle sue emissioni di anidride carbonica. Ne parla il Post.

Allora facciamo un breve ripassino al volo per capire che cosa è ethereum e come mai questa cosa è così importante. Ethereum è, abbiamo detto, una criptovaluta. Una criptovaluta è una moneta digitale che viene emessa e gestita attraverso un sistema decentralizzato, un registro condiviso che si chiama Blockchain. Vuol dire che a differenza di una moneta tradizionale, in cui c’è una banca centrale che emette la moneta nella quantità e nella misura che preferisce, qui non c’è nessuno al centro che decide quanti Ethereum o Bitcoin emettere, ma questo compito è affidato a un algoritmo che fa sì che tutti i membri della community partecipino alla creazione di nuova moneta.

Bellissimo! Quindi dov’è il problema? Il problema sta nel fatto che l’anonimo creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto, per evitare manipolazioni del network, si inventò un sistema per cui per verificare e confermare ciascuna transazione alcuni nodi della rete dovevano risolvere complessi problemi matematici la cui soluzione richiedeva capacità di calcolo in continua crescita. In tal modo, chi partecipa a questo processo (i cosiddetti miner) compete nella soluzione di questi enigmi e il primo utente a riuscirci ha il diritto di inserire il nuovo blocco nella blockchain, ottenendo una ricompensa in Bitcoin. 

Solo che più bitcoin esistono in circolazione, più diventa complicato risolvere questi algoritmi e emetterne di nuovi. Perciò l’attività di risolvere i problemi matematici e immettere nel sistema nuovi bitcoin è diventata man mano sempre più energivora e sempre più inquinante. Solo che contemporaneamente il valore dei bitcoin è salito alle stelle per cui il mining resta conveniente (soprattutto nei rari luoghi al mondo dove l’energia costa ancora poco). Si sono create persino delle factory dove batterie di supercomputer lavorano giorno e notte per risolvere gli algoritmi e guadagnare bitcoin. Secondo una stima del Cambridge Centre for Alternative Finance, Bitcoin, la criptovaluta più diffusa al mondo, all’inizio del 2022 consumava 138 terawattora all’anno, più dell’intera Norvegia. Un’altra analisi ha calcolato che le emissioni annue di anidride carbonica della valuta sarebbero pari a 114 milioni di tonnellate, simili a quelle del Belgio.

E Bitcoin è solo la punta dell’iceberg, perché quasi tutte le criptovalute usano questo sistema. C’è Ethereum, appunto, ma esistono migliaia di criptovalute e almeno mille blockchain attive. 

Il procedimento di soluzione degli algoritmi che richiede tutta quella energia è detto «Proof-of-Work» (PoW). Ed è come abbiamo detto insostenibile. Per questo da tempo Ethereum, la seconda blockchain più diffusa al mondo, si sta preparando a un evento di portata storica per il settore, chiamato «The Merge» (la fusione), con cui passerà a un nuovo sistema considerato più efficiente e meno inquinante, chiamato «Proof-of-Stake». 

Mentre nel caso del Proof-of-Work, il meccanismo di consenso del sistema si basa su una «prova», che consiste nello sforzo computazionale necessario a risolvere il problema matematico; nel secondo caso, a fare da garante è l’«interesse in gioco» (stake) dell’utente nella blockchain stessa. Il nuovo sistema prevede che i nodi della rete (detti validators) garantiscono la validità delle transazioni e operazioni effettuate “impegnando” non più calcolo computazionale ma una quota delle proprie criptovalute. 

Con questo nuovo sistema, secondo i calcoli, si risparmierebbe il 99,95% dell’energia necessaria al mining. C’è una sorta di asta per ogni transazione, chi mette più valuta in palio la vince, valida l’operazione e ottiene la ricompensa (e non perde niente). Se però la transazione fosse sbagliata o invalida, allora il sistema si rivarrebbe sul validator prendendogli tutta o parte della posta che aveva messo in palio.

In realtà questo sistema esiste già da tempo ed è già usato da qualche valuta “minore”, ma The merge ha una portata storica per vari motivi:

  • Riguarda la seconda criptovaluta al mondo
  • Viene fatto in corsa (operazione delicatissima, alcuni lo paragonano a riaparare un aereo in volo)
  • È stato promesso e rimandato tantissime volte da Ethereum, e adesso per la prima volta c’è una data ufficiale, il 19 settembre appunto.

Come è ovvio, il cambiamento sta attirando anche molte critiche, soprattutto in chi ha investito nel mining e ci sta facendo un sacco di soldi. Quello però personalmente non mi toglie il sonno. C’è però un altro tipo di critica che mi è parsa più sensata: se possono astare per siglare i contratti – e quindi ricevere nuove monete – solo coloro che già hanno molti ethereum, c’è il rischio che questo meccanismo porti all’accumulazione della valuta nelle mani di pochi, e quindi a una decentralizzazione che è solo formale. In particolare , immagino, potrebbero crearsi degli enormi gestori dei patrimoni altrui (tipo cripto fondi finanziari) con enorme potere di creare ricchezza. Ho chiesto lumi ad alcuni amici esperti di cripto.

Che mi hanno detto detto all’incirca che: “in effetti il sistema POS viene criticato per essere meno decentralizzato rispetto POW. Ma che in generale ogni chain ha a che fare con un trilemma, composto da scalabilità-sicurezza-decentralizzazione. In questo caso Ethereum sacrifica in parte la decentralizzazione in nome della scalabilità. Poi è tutto un lavoro in corso, ed è possibile, visto che Vitalik, il fondatore di Ethereum, è un tipo abbastanza idealista, che in futuro anche questo sistema sia ulteriormente migliorato e reso più decentralizzato. È un lavoro in corso”.

BITCOIN, FINISCE IL SOGNO DI EL SALVADOR?

A proposito di cripto, qualche giorno fa è uscito un articolo interessante su Valori su come sta andando il progetto – un po’ folle – del Salvador, che è stato il primo paese al mondo a dare valore al Bitcoin e almeno sulla carta voleva emettere dei titoli di stato legati al bitcoin (i volcano bond) e addirittura costruire una città a forma di Bitcoin sulle pendici di un vulcano, Bitcoin City, che doveva diventare un paradiso del mining. Solo che al momento molti progetti si sono infranti e l’economia sta subendo un duro contraccolpo per via del crollo del valore dei bitcoin.

Il cosiddetto “inverno delle cripto” – leggo nell’articolo – sta congelando i sogni del presidente Nayib Bukele e dei suoi fan. E i suoi progetti, che avrebbero dovuto diffondere libertà e ricchezza nel piccolo Paese centroamericano, restano bloccati.

MORTE DI GORBACIOV, LE REAZIONI IN RUSSIA

Ieri abbiamo già commentato la notizia della morte di Gorbaciov, ma un evento di questa portata merita un ulteriore approfondimento. In particolare mi interessa dare uno sguardo a come è stata data la notizia dai giornali russi, per quanto sia difficile attualmente raggiungere informazioni che provengono da Mosca. 

Su Ria Novosti, che è una specie di ufficio stampa del governo di Mosca, la scomparsa di Mikhail è salutata con un trafiletto a metà homepage, in cui si dice chiaro e tondo che “La Russia e l’Occidente salutano diversamente Gorbaciov: nella storia del nostro paese rimarrà il distruttore dell’URSS, mentre per l’Occidente, l’uomo che ha posto fine alla Guerra Fredda e ha aperto la strada all’unificazione della Germania e dell’Europa. 

Gorbaciov viene dipinto non come un cattivo, ma come un fessacchiotto credulone, sostanzialmente:  “Gorbaciov stesso non considerava il nostro Paese arretrato e non ne voleva il crollo, ma nessuno le causò tante sofferenze e afflizioni da riformatrice inetta e poco intelligente. Stiamo ancora districando i frutti del suo governo catastrofico e correggeremo le sue conseguenze per molto tempo, e anche allora solo quelle che possono essere in qualche modo corrette. Invece l’Occidente ha effettivamente beneficiato dei risultati delle attività di Gorbaciov, anche se per un periodo storicamente non troppo lungo”.

Ora, per quanto Ria Novosti non sia una fonte attendibile, in questo caso riflette un sentimento che pare essere molto diffuso in Russia. Secondo un sondaggio del 2021 citato dal Guardian, più del 70 per cento dei russi ritiene che sotto la sua guida il paese abbia preso una piega sbagliata.

Come scrive il Post, “Se nel periodo sovietico le condizioni di vita della popolazione russa non erano particolarmente agiate, negli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila peggiorarono ulteriormente. Il primo presidente della Russia, Boris Eltsin, cercò di introdurre elementi di mercato nell’economia, creando però forti squilibri e una crisi economica gravissima che ancora oggi in Russia viene ricordata con dolore. La colpa di tutto questo però non viene data soltanto al periodo di Eltsin, ma anche a Gorbaciov che aveva permesso la dissoluzione dell’Unione Sovietica”.

E Putin non manca mai di rimarcare come quell’evento storico fosse stato a tutti gli effetti «un’autentica tragedia» per il popolo russo, avendo arrecato un danno al prestigio della Russia in quanto potenza. Anche in occasione della sua scomparsa il commento del Presidente russo è stato piuttosto sibillino: “È stato un politico e uno statista che ha avuto una influenza importante sulla Storia del mondo”.

Ora poi a tenere banco è la questione dei funerali di Stato. Dopo ore di incertezza, tra conferme e smentite, l’agenzia Tass ha dichiarato che i funerali si terranno, sabato prossimo, e che saranno funerali di Stato. Tuttavia la figlia Irina ha alzato nuovamente un velo d’incertezza: ha detto che la Camera ardente si terrà presso la Casa dei sindacati di Mosca, lo stesso luogo in cui il corpo di Josef Stalin fu esposto dopo la sua morte nel 1953, ma ha aggiunto di non essere in grado, per il momento, di dire se si tratterà realmente di funerali di Stato o meno.

FONTI E ARTICOLI

#Ethereum
il Post – Sta per arrivare una grossa novità nelle criptovalute

#El Salvador
Valori – A El Salvador il governo gioca con i bitcoin (e col fuoco)

#Gorbaciov
la Repubblica – Morto Gorbaciov: a Mosca le tv ignorano la notizia, poi partono i commenti impietosi
la Repubblica – Gorbaciov, il messaggio di Putin: “Ha affrontato grandi sfide”. Sabato i funerali, ma non è chiaro se saranno di Stato
il Post – Gorbaciov è ricordato molto diversamente in Occidente e in Russia
La Stampa – Russia, la Tass: “Funerali di Stato per Gorbaciov”. La figlia Irina non conferma. Putin gli rende omaggio

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


Il libero arbitrio è un’illusione? – #923

|

Su Per Terra, la storia del ritorno alla natura di due giovani dell’Irpinia

|

Centenario Danilo Dolci, il figlio Amico: “Il messaggio di papà è ancora vibrante”

|

Consorzio Marche Biologiche: filiera bio e corta per crescere insieme

|

Ecco perché facciamo giornalismo costruttivo. Ne parliamo con Assunta Corbo

|

Silvia Amorosino: “Se per assurdo mi ricrescessero i capelli non mi sentirei più io”

|

La musica libera di Gianfranco De Franco, sempre in bilico e senza confini

|

Natura Sicula, l’ambientalismo che denuncia e genera cultura

string(9) "nazionale"