21 Lug 2022

Crisi di governo o di democrazia? – #565

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Draghi sembra sul punto di dimettersi e il governo di cadere dopo una delle giornate più ricche di colpi di scena, come non se ne vedevano dai tempi della tassonomia verde europea. Vediamo di ricostruirla assieme. Intanto AltrEconomia svela una sconcertante verità sul gas italiano, mentre ci sono nuovi avvicendamenti politici in Stri Lanka e Regno Unito.

CRISI DI GOVERNO: COSA È SUCCESSO?

Ne sono successe di tutti i colori nella giornata di ieri, in quella che è stata definita da vari media la crisi di governo più folle di sempre. La situazione, nel momento in cui esce questa puntata, ovvero alle 8 di mattina del 21 luglio, è che Draghi è ancora premier ed è atteso alla Camera. Non si sa se per chiedere la fiducia anche alla Camera, in un gesto più simbolico che altro, oppure per dimettersi direttamente.

Comunque, ci arriviamo. Per prima cosa vorrei ricostruire come al solito i fatti, quello che è successo nella giornata di ieri e nei giorni precedenti e che ci ha condotto fin qui. Come ricorderete, tutto è iniziato, perlomeno per quanto riguarda queste vicende recenti, con il M5S che non vota la fiducia sul Dl aiuti, per via – principalmente, o perlomeno questa è la motivazione ufficiale – della presenza nel Dl della costruzione di un nuovo inceneritore a Roma per gestire l’emergenza rifiuti, misura alla quale il M5S è contrario.

I 5 Stelle non votano la fiducia, ma non votano nemmeno contro, la fiducia passa ma Draghi dice che è venuto meno il patto di fiducia su cui si basava la maggioranza, va da Mattarella e rassegna le sue dimissioni. Mattarella però le respinge e lo invita a verificare la fiducia nel governo in Parlamento.

Nella serata di martedì succede che le acque sembrano acquietarsi. Draghi vede i leader dei partiti di governo e la giornata si conclude con una dichiarazione profetica di Enrico Letta, segretario del Pd, che nel suo intervento alla Festa dell’Unità di Roma afferma: “domattina mi sveglierò sereno. Assolutamente sereno. Domani sarà una bella giornata, ne sono sicuro”.

E noi sappiamo che quando Letta è sereno, qualcosa bolle in pentola. E infatti arriviamo a ieri, mercoledì. la giornata si apre con il discorso di Draghi al Senato. Un discorso molto netto in cui Draghi fa una serie di accuse non troppo velate ai 5Stelle ma soprattutto alla Lega, pur senza mai citarla. Dice per esempio che è necessario un «sostegno convinto all’azione dell’esecutivo, non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo», riferendosi all’appoggio della Lega alle manifestazioni dei tassisti contro le riforme del settore. 

Aveva poi sostenuto l’importanza della riforma della concorrenza, che la Lega aveva criticato per la questione degli stabilimenti dei balneari. Aveva concluso in un modo piuttosto perentorio, sostenendo che «all’Italia non serve una fiducia di facciata, che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi», e chiedendo ai partiti se erano disposti a ricostituire il patto su cui si era fondata la maggioranza.

A quel punto l’umore generale è cambiato, la prima ad attaccare è stata la Meloni che ha accusato Draghi di voler accentrare il potere e di chiedere una fiducia incondizionata. Poi ad affondare il colpo è stata la Lega, con Salvini che dopo ore di conciliabolo a casa di Berlusconi ha fatto capire che avrebbe tolto il sostegno al governo. 

Draghi ha risposto nel pomeriggio, senza cambiare posizione, e chiedendo la fiducia su una risoluzione presentata da Pier Ferdinando Casini che diceva semplicemente: «Il Senato, udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri, le approva». A quel punto, con motivazioni diverse, sia la Lega, che il M5S, che FI hanno detto che non avrebbero votato la fiducia, uscendo dall’aula al momento del voto.

C’è una differenza fra non votare e uscire dall’aula. Perché se non si vota restando in aula si contribuisce al raggiungimento del numero legale, ovvero il numero minimo di presenti perché la votazione sia valida, se si esce no. 

Comunque la destra fa questo strappo, come ad aver deciso che era il momento di andare a votare, probabilmente fiduciosa che le urne potrebbero garantire un governo senza compromessi. Un Letta molto meno sereno ha twittato che il Parlamento stava votando contro il popolo italiano. 

Per un po’ sembrava addirittura che non si raggiungesse il numero legale per il voto di fiducia, numero che invece è stato raggiunto, credo, per via di alcuni parlamentari che hanno scelto di restare in aula diversamente dalle indicazioni di partito. Il governo alla fina ha ottenuto la fiducia, ma una cosiddetta fiducia di minoranza, perché è stata votata sì dalla maggioranza dei votanti, 95 su 133, che però sono una minoranza dei 315 senatori.

In molti si aspettavano che già ieri sera Draghi presentasse quindi le sue dimissioni a Mattarella, cosa che invece non è accaduta ma gli analisti si aspettano che avvenga oggi. 

Ok, fine del riepilogo. Ci sarebbero altre cose da aggiungere ma accontentiamoci di un quadro generale. Veniamo alle considerazioni. La cosa che più mi è balzata agli occhi è la narrativa mediatica del gesto sconsiderato della destra e dei 5 Stelle nel far cadere il governo, di come i partiti facessero i capricci mentre Draghi era in Algeria a procacciarci il gas di cui abbiamo bisogno, di come stiamo mandando via l’unico italiano che gode di considerazione e stima a livello internazionale e così via.

Ora, al di là del giudizio di merito, il fatto è che non è vero. Ogni elemento in gioco ha le sue responsabilità in questa crisi e Draghi può anche essersi legittimamente rotto le scatole dei giochi politici del Parlamento, ma un discorso come il suo evidentemente contemplava un esito come questo. Ed è ipocrita far finta di non saperlo.

Anche il continuo richiamo retorico alla responsabilità mi suona un po’ storto. Perché è una responsabilità che vuol dire meno democrazia. Ora, è vero che siamo nel mezzo di una crisi enorme, fra pandemia, guerra, inflazione, crisi economica. Ma è anche vero che lo siamo da due anni e mezzo, e lo saremo per un bel po’. Il Covid ha inaugurato l’era delle crisi, perché nei sistemi complessi le crisi vengono a grappoli, e abbiamo la madre di tutte le crisi, quella ecologica-climatica, che continua ad aggravarsi. 

Ora, sappiamo bene che la democrazia rappresentativa elettiva non è un sistema adatto a gestire le crisi, né la complessità. Abbiamo due strade, possiamo reagire con meno democrazia, andando verso l’autoritarismo, o invece reagire migliorando i nostri sistemi democratici, anche rivoluzionandoli, prendendo spunto ad esempio dalla democrazia deliberativa o dalla governance dinamica.

La prima strada, quella autoritaria, ha il vantaggio che sappiamo bene come farla ed è più semplice. Ha lo svantaggio che non funziona quasi mai, a meno di rarissimi casi di dittatori illuminati. Ma non ne vedo all’orizzonte. La seconda via è pionieristica, più difficile, ma ha delle enormi possibilità di avere un impatto migliorativo sulle nostre società.

Comunque, oggi intanto sapremo con ogni probabilità cosa ci riserva il futuro prossimo. Se come sembra Draghi si dimetterà e si andrà al voto, saluteremo il governo che in percentuale ai giorni governati ha chiesto più spesso la fiducia e contestualmente saluteremo anche il parlamento composto da 945 parlamentari, perché le prossime elezioni ne eleggeranno solo 600. 

ITALIA, RECORD DI ESPORTAZIONI DI GAS

Cambiando argomento, ma nemmeno troppo, vi ricordate che abbiamo accennato a Draghi che gira il mondo per procacciare gas al nostro paese? Bene, devo ringraziare il collega Paolo Cignini per avermi segnalato un articolo di AltrEconomia che mostra come, dati alla mano, buona parte di quel gas l’Italia lo vende all’estero. 

Ah… le magie dei mercati! In pratica il governo fa i salti mortali per procurarsi quantità sempre maggiori di gas, riattiva i giacimenti italiani, dicendo che serva a riempire le scorte in previsione di ulteriori tagli o forse uno stop completo del gas russo, ma la veroità è che le esportazioni di gas sono schizzate in alto. Vi dico giusto qualche numero per farvi un’idea. 

Nei primi 5 mesi del 2020 l’Italia esportava 103 milioni di Standard metri cubi, (Smc, che sono l’equivalente dei barili di petrolio per il gas). Comunque non è importante l’unità di misura, tenete a mente il numero: 103. Nel 2021 già sono diventati 254. Volete sapere quanti sono nei primi 5 mesi del 2022? 1467. Quasi 15 volte tanto rispetto a due anni fa. Più del gas che abbiamo estratto.

E sapete perché? Semplice, perché conviene. I prezzi del gas sono così alti che conviene di più venderlo e fare profitto che stiparlo e fare scorta per l’inverno. Ah… la magia dei mercati. 

FLASH DALLO SRI LANKA E DAL REGNO UNITO

Va bene, al volo prima di chiudere due notizie sempre di politica ma che arrivano da due paesi esteri. la prima è che il parlamento dello Sri Lanka, come prevedibile, ha eletto come nuovo Presidente l’ex primo ministro Ranil Wikremesinghe, facendo infuriare i manifestanti. Se non sapete di cosa sto parlando vi lascio alcune puntate dei giorni scorsi per rimettervi in pari.

La seconda è che la lista dei candidati per sostituire Boris Johnson come leader del partito conservatore e quindi come Premier britannico si è ridotta a due: Rishi Sunak, ex ministro dell’Economia, fra i primi a dimettersi dal governo, e Liz Truss, attuale ministra degli Esteri, che invece sarebbe una scelta più di continuità col governo Johnson.

FONTI E ARTICOLI

#crisi di governo
il Post – Riepilogo della complicata giornata al Senato
Huffington Post – Letta: “Draghi determinato, domattina mi sveglierò sereno”. Renzi: “Il Governo non cade”
arci – I giorni della responsabilità

#gas
AltrEconomia – Nei primi cinque mesi del 2022 l’Italia registra il record di export di gas

#Regno Unito
il Post – Restano due candidati per l’incarico di primo ministro del Regno Unito

#Sri Lanka
il Post – Ranil Wickremesinghe è il nuovo presidente dello Sri Lanka
Italia che Cambia – Ma alla fine cosa ha detto Putin? – #517
Italia che Cambia – Dallo Sri Lanka all’Ecuador, viaggio nelle proteste del mondo – #564
Italia che Cambia – Disastro ambientale senza precedenti in Sri Lanka – #380

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