25 Ago 2022

La folle corsa dell’energia – #568

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Il prezzo dell’energia, trainato da petrolio e gas, continua a salire. E la guerra è solo una delle motivazioni. C’entra la speculazione delle aziende e dei grandi attori finanziari. Quali ripercussioni hanno questi aumenti? E ha senso cercare altro gas mentre il clima si fa sempre più instabile?

Ieri abbiamo parlato di geopolitica, della situazione in Ucraina e Taiwan. Oggi ci spostiamo leggermente e parliamo di clima, ambiente ed energia. Partendo da quest’ultima, per collegarci proprio alla puntata di ieri, perché il conflitto in Ucraina e le tensioni internazionali stanno condizionando molto il mercato dell’energia. Per poi allargare alla questione climatico-ambientale, visto che la crisi ecologica è tanto una conseguenza quanto una causa di quella energetica. 

LA GUERRA E IL PREZZO DELL’ENERGIA

Come abbiamo già visto, la guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, le ritorsioni del governo russo, hanno avuto fra gli effetti più eclatanti quello di diminuire la quantità di gas e petrolio disponibili (soprattutto in Europa) e di conseguenza far impennare il prezzo dei due combustibili. 

Ovviamente il prezzo dei combustibili fossili che sale ha ripercussione sul prezzo… di qualsiasi cosa. Perché l’agricoltura industriale è dipendente dal petrolio, così come buona parte dell’industria pesante, mentre l’elettricità si produce in parte col gas (in buona parte, almeno in Italia) e quindi un gas più caro significa un costo dell’elettricità più cara (anche per via di uno strano meccanismo chiamato “prezzo marginale” di cui se abbiamo tempo parliamo dopo). 

Ne abbiamo già parlato, ma la situazione ha continuato ad evolvere nel corso del mese e in realtà gas e petrolio hanno intrapreso due parabole opposte. Mentre il gas ha continuato ad aumentare di prezzo a ritmi impressionanti, il petrolio è sceso. Il motivo di questa discesa, credo, sia da imputare soprattutto alla strategia degli Usa, che per penalizzare ulteriormente l’economia russa hanno invaso il mercato di greggio dando fondo alle proprie scorte e convincendo paesi alleati come l’Arabia Saudita a aumentare la produzione. Ma secondo l’ultimo rapporto di Goldman Sachs il calo del prezzo del petrolio sarebbe momentaneo, e destinato a risalire nel prossimo futuro, nonostante una minore domanda dovuta alla recessione economica globale.

Perché, in fin dei conti, il petrolio sta finendo, e per quanti soldi, incentivi, sforzi posiamo fare per tirarlo fuori, il picco di produzione mondiale sembra essere ormai alle spalle. 

Per quanto riguarda il gas, la situazione è leggermente diversa. In Europa ha raggiunto prezzi folli, che hanno sfiorato i 300/mwh (dieci volte tanto rispetto a un anno fa quando costava 30€/mwh), soprattutto per via della riduzione sempre maggiore del flusso proveniente dalla Russia attraverso il gasdotto Nord Stream, che viaggia al 20% e ogni tanto viene bloccato adducendo spesso motivazioni che sembrano abbastanza farlocche, come lavori di manutenzione.  

Ma, come titola Wall Street Italia, “Non è solo colpa di Putin”. A alimentare il problema sono intervenuti alcuni meccanismi speculativi delle grandi aziende – come Eni – che sembra abbiano iniziato a fare extraprofitti giocando sul rialzo del prezzo del gas. Dico sembra perché i contratti e il prezzo con cui le grandi aziende come Eni comprano dai produttori non sono pubblici. E questo favorisce chi vuole giocare sporco, facendo profitti sulle compravendite. Tempo fa abbiamo anche visto come la maggior parte del gas che l’Italia importa viene rivenduto sul mercato per fare profitto.

Lo stesso Cingolani aveva denunciato la cosa tempo addietro che il prezzo del gas in Italia era frutto della speculazione. Scordandosi di essere lo Stato, e che lo stato è anche il principale azionista di Eni (con circa il 30% delle azioni). Quindi, ecco, magari qualcosa potrebbe anche farci.

Il problema è anche che per come funziona il mercato dell’energia elettrica in Italia (così come in altri paesi), il costo dell’energia è legato a quello della fonte più costosa attraverso quel meccanismo di cui vi accennavo all’inizio che si chiama prezzo marginale. In questo caso la fonte più costosa è il gas. Quindi anche chi produce energia elettrica da rinnovabili è “costretto” a vendere allo stesso prezzo del gas, con il risultato che le bollette sia della luce che del gas sono salite alle stelle, così come il costo di produzione per le aziende.

Per questo lo Stato vuole tassare gli extraprofitti di chi produce rinnovabili, perché spende meno per produrre energia ma è costretto a venderla allo stesso prezzo. Ma se ci pensate è una cosa stupida una tassa dle genere: se non ci piacciono gli extraprofitti, sarebbe più sensato cambiare il meccanismo delle aste in modo che semplicemente sia l’utente finale a pagare in base al tipo di energia che sceglie di utilizzare. Così otterremmo anche un enorme incentivo alla transizione energetica. Poi magari non è così semplice da fare come ve la metto io, ma il principio mi pare corretto.

LA QUESTIONE DEL PELLET

Comunque, l’aumento del prezzo dell’energia si estende a macchia d’olio. Un esempio è quello del pellet, un composto ottenuto dagli scarti di lavorazioni del legno, utilizzato in apposite caldaie per scaldarsi. Col gas alle stelle è aumentata la domanda di pellet, spiega il Fatto Quotidiano, il cui prezzo è praticamente raddoppiato rispetto a un anno fa. Questo comporta diversi problemi: economico per molte famiglie, ambientale, perché il pellet emette polveri sottili dannose, e poi c’è anche un terzo fattore meno intuitivo, che mi fa notare Daniel Tarozzi, direttore responsabile di ICC. Ve lo lascio dire da lui:

“Non solo è un dramma per le famiglie. Secondo me, non ne parla nessuno, ma può rischiare di riattivare un disboscamento, per fare legna e pellet, che tra l’altro bruciano. Ma lasciamo perdere in questo caso il tema delle emissioni, parliamo del tema dei boschi. L’Italia è piena di boschi che non sono parco ma sono aree che si sono rimboschite, anche se la gente lo vede come un problema, io credo che siano una grande risorsa, e questa cosa secondo me è molto rischiosa.
Quindi mai come ora, oltre a consumare meno, è importante rifare le case, il cappotto termico, il fotovoltaico e le pompe di calore è l’unico modo di non spendere, noi nonostante tutti gli aumenti continuiamo a spendere relativamente poco”.

ENI SCOPRE NUOVO GIACIMENTO

In tutto ciò, visto che siamo in tema, Eni ha da pochi giorni cantato vittoria per la scoperta di un nuovo giacimento di gas. Scrive Greenreport che A oltre 2mila metri di profondità al largo di Cipro si stima la presenza di 2,5 trilioni di piedi cubi. 

Bello, magari così il prezzo del gas torna a scendere. Ma siamo sicuri che sia una buona notizia? Ovviamente la domanda è retorica, e se seguite questo format lo sapete benissimo. Il punto è che se vogliamo rispettare gli accordi presi di emissioni zero entro il 2050, quel gas deve restare là sotto. E non è nemmeno una questione di rispettare la parola data, quanto di far due conti. Più continuiamo a bruciare combustibili fossili per produrre energia, più diventa difficile – fra le altre cose – anche produrre energia. Per via dei cicli di retroazione sempre più forti che stiamo attivando.

Un esempio? In Cina una siccità da record ha provocato il prosciugamento di alcuni fiumi, con ripercussioni sull’energia idroelettrica (ovvio), ma anche su quella prodotta dal carbone (perché il carbone viaggia su chiatte lungo i fiumi) e su quella nucleare, perché per raffreddare i reattori si utilizza molta acqua.

Insomma più la crisi climatica si intensifica, più tutto diventa complicato. Perciò dobbiamo come priorità smettere di causare la crisi climatica. Purtoppo – o per fortuna – non è facile, non esistono soluzioni semplici e magiche che non comportino una trasformazione profonda della nostra società. Perciò è forte la tentazione di continuare così, senza cambiare niente. Solo che più l’orologio scorre, più cambiare diventa complesso. 

Intanto, a livello individuale e di comunità, possiamo iniziare col produrre energia rinnovabile e – come ci ricordava poco fa Daniel Tarozzi, consumare meno energia possibile isolando le proprie abitazioni. 

LE BARRIERE CORALLINE STANNO MEGLIO DEL PREVISTO

Voglio però concludere questa puntata con una nota positiva. Nonostante l’aumento delle temperature dei mari, scrive il Post, la Grande Barriera Corallina australiana sta un po’ meglio: la presenza di coralli è ai livelli migliori dal 1985, ovvero da quando viene monitorata, nonostante i frequenti fenomeni di sbiancamento che però non sembrano aver intaccato lo stato di salute complessivo della barriera.

Può sembrare una notizia di poco conto, ma non lo è: in primis perché le barriere coralline sono uno degli ecosistemi chiave del pianeta e dalla loro salute dipende buona parte della salute degli oceani. E poi perché ci mostra come gli ecosistemi, la Natura (di cui anche noi facciamo parte anche se spesso ce ne scordiamo) sono più resilienti di quanto crediamo, e basterebbe un piccolo sforzo da parte nostra per ricevere da loro un grande aiuto.

FONTI E ARTICOLI

#gas
GreenReport – Eni scopre nuovo giacimento di gas nel Mediterraneo: ce n’è bisogno?
Wall Street Italia – Chi specula su gas e spread, non è tutta colpa di Putin
il manifesto – Speculazione di guerra, impennata del prezzo del gas
Corriere della Sera – Gas, Cingolani: una task force andrà in Europa per negoziare il tetto anti-speculazione
Corriere.it – Gas prezzo decuplicato in un anno «Rischio chiusura per 90.000 imprese»
QualEnergia – Prezzi elettrici alle stelle. Tutta colpa del prezzo marginale?
L’Indipendente – La disinformazione sulle cause dei prezzi del gas copre la speculazione delle aziende
Fondazione David Hume – Le speculazioni sul gas che stanno creando il caro-bollette. E le Authority stanno a guardare…

#pellet
Il Fatto Quotidiano – Raddoppiati in un anno i prezzi del pellet, combustibile da riscaldamento ottenuto dal legno e usato da almeno 2 milioni di famiglie

#retroazioni
Bloomberg – Rhine River Withers to Crisis Level as Europe Craves Energy
The Guardian – China drought causes Yangtze to dry up, sparking shortage of hydropower

#clima
The Guardian – America’s summer of floods: climate crisis fueling barrage, scientists say
NewsChain – Charles says climate change ‘cannot be solved’ without China

#barriera corallina
il Post – La Grande Barriera Corallina australiana sta un po’ meglio

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