6 Ott 2022

Gli ogm sbarcano in Kenya (e in Europa?) – #594

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In varie parti del mondo, dall’Africa all’Europa, le società che producono ogm (vecchi e nuovi) stanno approfittando della crisi alimentare per introdurre i loro prodotti in nuovi mercati. oggi parliamo dei casi di Kenya e Unione europea. Parliamo anche di come gli interessi di Russia e Francia stiano dietro alle vicissitudini politico-militari del Burkina Faso e delle brillanti idee per il futuro della nuova giunta siciliana.

GLI OGM SBARCANO IN KENYA

In Kenya si è da poco insediato il nuovo governo, guidato – dopo delle elezioni decise sul filo di lana e molto contestate – dall’attuale presidente William Ruto. Ecco: scrive la redazione di Nigrizia che uno dei primi provvedimenti del nuovo governo, deciso con un decreto legge, è stato autorizzare gli ogm. In pratica viene autorizzato l’uso di sementi, la coltivazione e l’importazione di colture geneticamente modificate e mangimi per animali, cancellando un divieto imposto l’8 novembre 2012 che vietava la coltivazione all’aperto di colture ogm e l’importazione di colture alimentari e mangimi prodotti attraverso innovazioni biotecnologiche.

“La motivazione ufficiale – leggo nel pezzo – è legata alla persistente siccità che sta colpendo il Corno d’Africa e la necessità di aumentare i raccolti con l’utilizzo di sementi resistenti ai parassiti e alle malattie. Ma, fa notare Slow Food, organizzazione che promuove la sovranità alimentare e la salvaguardia delle colture autoctone, “non vi sono al momento piante modificate geneticamente per resistere a prolungati periodi di siccità”.

Uno dei principali problemi legati alla diffusione di ogm, spiega l’organizzazione, è che le piante modificate non producono sementi e che quindi i contadini che le utilizzano sono obbligati ad acquistare nuove sementi ad ogni stagione. Ovviamente al prezzo imposto dalle corporation che ne detengono i brevetti.

Il Kenya, dove l’agricoltura rappresenta uno dei principali motori dell’economia e circa il 70% della forza lavoro rurale, diventa così il quarto paese africano ad aprire totalmente le porte ai transgenici, assieme a Sudafrica, Egitto e Burkina Faso.

In realtà dei passi in questa direzione erano già stati fatti dal precedente governoche aveva permesso la commercializzazione di cotone ogm. Poi nel 2021 l’Autorità nazionale per la biosicurezza del Kenya aveva dato il via libera all’uso di manioca geneticamente modificata.

Ora arriva questa apertura completa e totale, e – ipotizza l’articolo – probabilmente qualcuno a Washington starà festeggiando. Perché più volte il governo degli Stati Uniti aveva criticato il Kenya per la sua chiusura a prodotti alimentari derivati da biotecnologie, lamentando che la misura limitava le vendite di prodotti di società statunitensi, come DowDuPont Inc e Monsanto, alla ricerca di potenziali nuovi mercati.

Già a marzo l’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti, controllato dalla Casa Bianca, nel suo rapporto annuale sulle barriere commerciali, affermava che “il divieto di ogm del Kenya ha bloccato sia gli aiuti alimentari del governo degli Stati Uniti che le esportazioni derivate dalla biotecnologia agricola”. In pratica, in quello che suona un po’ come un velato ricatto, gli States dicono: “non possiamo mandarvi aiuti alimentari perché le vostre leggi ci impediscono di spedirvi i nostri prodotti geneticamente modificati”. O detta altrimenti: “Se non cambiate le leggi, non vi inviamo più niente”.

ANCHE L’EUROPA NON STA A GUARDARE 

Fra l’altro questa stessa dinamica, un po’ più edulcorata, sta avvenendo anche in Europa. Riprendo una notizia che mi era passata inosservata, uscita il 21 settembre – eravamo in Sicilia a festeggiare il nostro decennale, perdonatemi – su GreenMe. 

Scrive Francesca Biagioli che “in una riunione dei ministri dell’agricoltura dell’Ue si è discusso di un possibile allentamento delle norme sugli organismi geneticamente modificati (OGM) che consenta l’uso dell’editing del genoma nelle piante coltivate. L’intento è quello di aumentarne la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici e far fronte alla crisi geopolitica”.

Secondo una fonte interna alla riunione citata da Euractiv, la maggior parte dei ministri europei, fra cui anche l’Italiano Patuanelli, intenderebbero sarebbero favorevoli perché sarebbe un modo di sostenere il settore agricolo di fronte alla crescente siccità e alle perdite di resa. Solo pochi Paesi invece avrebbero evidenziato la necessità di mantenere un approccio precauzionale e di fornire un’adeguata informazione ai consumatori. Tra i più cauti ci sarebbe il ministro dell’agricoltura tedesco Cem Özdemir.

In questo caso stiamo parlando dei cosiddetti nuovi Ogm, gli NGT (acronimo che sta per nuove tecniche genomiche). A differenza degli OGM di prima generazione, questi “nuovi Ogm“ sarebbero frutto di tecniche di manipolazione meno invasiva. Nonostante questo, però, nel 2018 la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che tali metodi rientrano comunque nella legislazione dell’Ue del 2001 che regola gli OGM.

Ora, conosco troppo poco queste nuove tecniche per dare un giudizio di merito (se siano effettivamente meno problematici degli Ogm tradizionali), ma la sensazione è che siamo di fronte all’ennesimo caso da manuale di shock economy, in cui le crisi (che siano quella climatica con l’aumento della siccità, o quella geopolitica con la scarsità di grano e altri alimenti) sono il pretesto perfetto per le grandi aziende per allargare (in senso geografico) e stringere (in intensità) il proprio controllo. 

IL BURKINA FASO E LE RESPONSABILITA’ DELLA FRANCIA

Torniamo nel continente africano ma ci spostiamo più ad est, in Burkina Faso, dove c’è stato un avvicendamento al potere nella giunta militare. Lo abbiamo accennato due giorni fa, ma oggi ne parliamo un po’ meglio perché ci sono delle connessioni particolari fra quanto sta avvenendo nel paese africano e la guerra in Ucraina. 

In pratica, per riassumere la notizia, da questa domenica il Burkina Faso ha ufficialmente un nuovo uomo forte alla guida del paese: il capitano Ibrahim Traoré. Traoré, scrive Stefano Mauro sul manifesto, è sostenuto dalla maggioranza dei giovani ufficiali golpisti anche perché da diversi anni è impegnato nella lotta al jihadismo in numerose missioni di sicurezza.

L’ex presidente ad interim, il tenente colonnello Paul-Henri Damiba, ha accettato di dimettersi dopo una lunga trattativa tra sabato e domenica e ha firmato la sua lettera di dimissioni. Dopo la notizia delle dimissioni di Damiba, Traoré si è recato, in un primo bagno di folla, nel quartiere della capitale Ouaga2000 dove ha incontrato tutti i funzionari dei diversi ministeri per indicare le priorità della nuova giunta militare.

Ha pronunciato un lungo discorso in cuoi ha detto che bisogna cambiare un sacco di cose, e che “il primo passo che faremo sarà la nomina di un presidente ad interim, civile o militare, eletto dal comitato di Transizione nazionale”. Una promessa, aggiungo io, fatta da molti in precedenza, ma mai rispettata. 

Comunque l’aspetto che mi ha colpito dell’articolo è che ci sono parecchi intrecci geopolitici (o perlomeno, ci sarebbero) dietro a questa vicenda. “Molti dubbi – leggo ancora nell’articolo – riguardano il coinvolgimento della Francia e della Russia nel nuovo golpe. Il portavoce dei golpisti aveva da subito additato la Francia come principale nemico, dicendo fra l’altro che «Il tenente colonnello Paul-Henri Damiba si sarebbe rifugiato all’interno della base francese, a Kamboisin per pianificare una controffensiva (…) Ciò fa seguito al nostro fermo desiderio di rivolgerci ad altri partner pronti ad aiutarci nella lotta al terrorismo».

Che vuol dire? Provo a tradurre. Gli altri partner sarebbero la Russia. I golpisti quindi non fanno mistero di essere appoggiati dalla Russia e sostengono che il presidente destituito (Damiba) avrebbe cercato l’appoggio dei francesi per riprendere il potere (notizia subito smentita dall’Eliseo). 

In somma, a fare da sfondo a tutta questa vicenda parrebbe esserci anche un avvicendamento nella sfera di influenza del paese, storica colonia francese su cui la Francia ha mantenuto negli anni una certa influenza e ad esempio ha guidato la lotta al jihadismo, che adesso guarda verso la Russia. La Russia non è mai menzionata per nome, ma da venerdì le bandiere russe sono state sventolate alle manifestazioni a sostegno dei golpisti e diversi social network filorussi hanno commentato gli eventi con forti slogan antifrancesi.

Su Internazionale, Pierre Haski (l’articolo originale compare su France Inter) afferma: “Da parte sua la Russia ha continuato a sostituirsi alla Francia ogni volta che ne ha avuto l’occasione. È il caso del Mali, dove i mercenari del gruppo Wagner operano al fianco della forze maliane al posto dei militari francesi dell’operazione Barkhane. In Burkina Faso l’arrivo degli uomini del gruppo Wagner sembra ormai prossimo. (Il gruppo Wagner è un gruppo russo di soldati mercenari, che il Cremlino spedisce sui fronti più difficili e disastrati)”.

Insomma, come stiamo vedendo sempre più spesso, sotto a quelle che possono apparire come screzi locali, si muovono grossi interessi internazionali, che ridisegnano i confini delle nazioni e delle sfere d’influenza, di cui è davvero complesso anche solo tenere traccia.

LA NUOVA GIUNTA SICILIANA E LE SUE BRILLANTI IDEE

Ci spostiamo un po’ più a Nord, rientriamo nei confini nazionali, e atterriamo in Sicilia. perché in Sicilia abbiamo da poco spostato la nostra sede nazionale, lì infatti è nata la nostra nuova Cooperativa, abbiamo creato Sicilia che Cambia e tantissime altre cose belle.

Purtroppo però non tutti sanno che la Sicilia è già cambiata, ad alcuni non glielo hanno detto, e quindi si ostinano a rimasticare stereotipi e immaginari triti e ritriti. Ma di che diamine stai parlando? Starete pensando. Ma a chi ti riferisci? Sarai tu trito e ritrito. 

Mi riferisco alla nuova giunta siciliana, e alle soluzioni innovative su mobilità e rifiuti proposte già nel primo discorso dal nuovo presidente Schifani, segnalatemi dalla collega Selena Meli, responsabile proprio di Sicilia che Cambia assieme ad Elisa Cutuli. 

Scrive Manuela Modica sul Fatto Quotidiano: “Termovalorizzatori, Ponte sullo Stretto, aeroporti, ritorno alle province e costituzione di un comitato di magistrati non siciliani che possa garantire che i fondi del Pnrr non finiscano in mano alla mafia: sono questi i temi prioritari per il neo presidente della Sicilia, Renato Schifani”. 

Mi voglio soffermare qui su una proposta che mi pare particolarmente preoccupante. E non sto parlando del sempreverde Ponte sullo Stretto, che onestamente credo non si farà mai, è una di quelle cose tipo il Tav, o la flat tax, che ogni tanto rispunta fuori per animare e portare una ventata di novità nelle nostre campagne elettorali, poi norna a svanire nel nulla. Non parlo nemmeno del termovalorizzatore, alias l’inceneritore, di cui abbiamo già parlato in una puntata di Rifiuti Ri-evluzione in corso, il podcast di Manuela Leone sui rifiuti. 

No, parlo degli aeroporti e le tratte aeree. In pratica l’idea nuova della giunta, che ha già una prima applicazione pratica, è di puntare forte sul trasporto aereo. In che senso ha già una prima applicazione pratica? Nel senso che già da fine ottobre la compagnia aerea Aeroitalia lancerà il volo Trapani-Catania. Sul profilo Facebook dell’Airgest che gestisce l’aeroporto trapanese è scritto: “Dura 50 minuti e costa meno di un pieno di benzina il volo che collegherà Trapani e Catania”. Ed è già in vendita. Questa novità non è ovviamente opera della nuova giunta, ma sembra che quest’ultima voglia insistere su questo canale, costruendo nuovi aeroporti e ammodernando quelli già esistenti.

Tutto ciò nonostante l’Ue abbia da poco stanziato oltre cento milioni per potenziare la tratta ferroviaria Palermo-Catania-Messina.

Fra l’altro la notizia viene riportata sui quotidiani in maniera completamente fuori baricentro. Scrive Massimo Lorello su la Repubblica: “La buona notizia del collegamento aereo fra Trapani e Catania ne richiama, per associazione di idee, un’altra non nuova e decisamente cattiva. Il servizio proposto dalla compagnia Aeroitalia (primo volo il 30 ottobre) potrebbe rivelarsi una soluzione di grande utilità e questo perché in Sicilia i collegamenti ferroviari e autostradali sono all’anno zero. Così, l’aeroplano anche per brevi spostamenti – da Trapani a Catania si impiegheranno 50 minuti – diventa la soluzione migliore per evitare disavventure. Esattamente come accade nei Paesi del Terzo Mondo”.

Non riesco a capire in quale mondo questa sarebbe una buona notizia. o meglio sì: in un mondo che non si trova sul baratro del collasso climatico, di cui il trasporto aereo è una delle tante cause. Non esisterà nessun trasporto aereo di massa in futuro, questo dobbiamo averlo bene in mente. Tutto il mondo sta andando nella direzione opposta. E non c’è nessuna “buona notizia” in questa nuova tratta.

Poi magari domani vi racconto l’articolo del Guardian sulle “Bombe al carbonio e collasso della Corrente del Golfo”.

FONTI E ARTICOLI

#ogm
GreenMe – Così l’Europa sta per deregolamentare i nuovi OGM (Italia in testa), con la “scusa” della siccità
Nigrizia – Il Kenya autorizza uso e commercio di colture geneticamente modificate

#clima
The Guardian – Carbon bombs and Gulf Stream collapse: the most urgent climate stories of our time

#Burkina Faso
Internazionale – Il Burkina Faso è lo specchio delle contraddizioni francesi in Africa
il manifesto – Il golpe è fatto: Traoré nuovo uomo forte del Burkina Faso

#Sicilia
la Repubblica – L’aereo Trapani – Catania, collegamento utile nella Sicilia da Terzo Mondo
il Fatto Quotidiano – Regionali Sicilia, Schifani vince e torna subito a chiedere il Ponte. Poi propone: “Ex magistrati non siciliani per vigilare sul Pnrr”

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