31 Ago 2022

Gorbaciov, addio a un gigante – Io Non Mi Rassegno 572

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Ieri sera, a Mosca, all’età di 91 anni, è morto Mikhail Gorbaciov. Colui che dissolse l’Unione Sovietica e mise fine alla guerra fredda se ne va nel momento di maggior tensione internazionale dalla sua leadership in avanti. Ne parliamo, così come parliamo di tante altre cose: di un nuovo studio che mostra che il processo di scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia sembra ormai irreversibile, del tetto sul prezzo del gas che l’Ue sembra intenzionata ad adottare, e di come questo fatto – da solo – sia sufficiente per far crollare il prezzo stesso del combustibile, dell’importanza diplomatica della visita della AIEA alla centrale di Zaporizizhia, del rinvio del lancio della missione lunare Artemis 1 e infine di un’altra morte, quella dell’ultimo solitario rappresentante di una tribù incontattata, noto come l’uomo nella buca.

Iniziamo la rassegna di oggi con una notizia di portata storica, nonché profondamente simbolica, arrivata ieri sera attorno alle 23.

È MORTO GORBACIOV

A Mosca, all’età di 91 anni è morto Mikhail Gorbaciov. La notizia, come dicevamo, arriva come un simbolo potente, in un momento significativo nella storia per la Russia e per tutta la comunità internazionale. Gorbachov se ne va nel momento in cui Putin spazza via gli ultimi rimasugli della sua eredità e del sogno di un mondo pacifico cui si egli era fatto portavoce. Come ha commentato ieri sera a caldo il collega Paolo Cignini nella nostra chat di redazione, “La storia è sempre spietata e poetica”.

Ora, se non conoscete la storia di Gorbachov vi lascio qualche articolo per approfondire, di quelli apparsi in queste ore. Qui facciamo giusto qualche accenno per far capire come davvero la sua figura sia centrale anche per comprendere il presente. Mikhail Gorbaciov è stato l’ultimo leader dell’Unione Sovietica, ed è stato colui che ne ha decretato la fine. 

Fu eletto segretario generale del partito, ovvero leader dell’Unione Sovietica nel 1985, lanciando un programma politico innovativo basato su tre parole chiave: Glasnost (trasparenza), Uskorenie (accelerazione), e la più famosa di tutte, Perestroika (ristrutturazione). L’idea di Gorbaciov, scrive il Fatto Quotidiano, era di portare una inedita ventata di libertà nei media e nell’opinione pubblica, di riformare un sistema economico sempre più stagnante e di instaurare uno stato di diritto socialista, ovvero un sistema più liberale, che introduceva libertà d’espressione, di religione, di stampa, che però non rinnegasse i valori fondanti dell’Unione. 

Era in fin dei conti una riforma necessaria, perché l’economia ingessata della Russia non poteva più sostenere le folli spese militari della guerra fredda. Gorbaciov fu quindi anche il leader che guidò il disarmo nucleare, così come colui che dichiarò che non avrebbe sostenuto i regimi comunisti in altri paesi se i loro popoli si fossero opposti a loro, dando il via a una serie di ribellioni a catena che sancirono di fatto la fine dell’Unione Sovietica. Fu colui che con le sue politiche distensive portò alla caduta del muro di Berlino nel 1989. 

Il 15 marzo del 1990 il Congresso dei rappresentanti del popolo dell’Urss lo elesse presidente dell’Unione Sovietica. Lo stesso anno, cinque mesi dopo, gli fu assegnato il Nobel per la Pace. Quando sembrava che la sua popolarità avesse raggiunto l’apice, la sua parabola crollò improvvisamente. 

L’occidente capitalista aveva ottenuto il suo obiettivo, la caduta dell’Unione sovietica, e invece di accompagnare la nascita di un nuovo modello, una terza via che mettesse assieme il meglio delle due alternative, gli voltò le spalle cantando vittoria. Sul fronte interno invece fu vittima di una frangia comunista più conservatrice che lo considerava un traditore. Nel 1991 viene sequestrato per tre giorni nella villa presidenziale in Crimea, per mano dei in una sorta di colpo di stato. Gli successe Boris Yeltsin, un politico populista sotto la cui guida l’enorme patrimonio statale russo fu fatto a brandelli e privatizzato in maniera ladronesca, dando vita agli oligarchi e creando un terreno fertile fatto di favori, corruzione, rancori e rapporti di forza che avrebbe favorito, negli anni successivi, l’ascesa dell’uomo forte al comando, Vladimir Putin. 

Gorbaciov provò a ricandidarsi nel 1996, ma raccolse un misero 0,5% di preferenze, dopodiché si ritirò dalla vita politica. La sua figura, pur spesso osteggiata in patria (adesso in particolar modo, nella narrazione ufficiale) e snobbata dall’Occidente, resta secondo molti l’ultima figura di spessore politico internazionale che il mondo ci ha regalato. 

CLIMA: BRUTTE NOTIZIE DALLA GROENLANDIA

Proseguiamo con un aggiornamento sulla crisi climatica. È uscita una nuova ricerca su Nature che parla dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. Ecco, sembrerebbe che abbiamo superato dei punti critici di non ritorno, e che il processo di scioglimento sia ormai irreversibile e continuerebbe anche se smettessimo seduta stante di bruciare combustibili fossili.

Cosa comporta lo scioglimento di questa calotta glaciale? Comporta un innalzamento delle acque del mare di almeno 27 cm. Ma se, come ha spiegato al Guardian uno degli autori della ricerca, invece di fermare le emissioni continuiamo a bruciare combustibili fossili e di conseguenza lo scioglimento della calotta nel suo anno peggiore (il 2012) diventerà la norma, cosa plausibile, allora tale innalzamento sarà di 78 cm.

Tenete conto che stiamo parlando dell’innalzamento dovuto esclusivamente ai ghiacci della Groenlandia. Lo studio non calcola l’impatto dello scioglimento di tutti gli altri ghiacciai (escluso il Polo Nord, che essendo già immerso in acqua non contribuisce all’innalzamento), né dell’espansione termica degli oceani, ovvero del fatto che un liquido a temperatura più elevata occupa un volume maggiore.

Messo tutto assieme, parliamo di un possibile aumento del livello dei mari di diversi metri. Il che come sempre, non è poi questo grande problema per il Pianeta, mentre lo è eccome per gli esseri umani, dato che miliardi di persone vivono nelle regioni costiere e sono sempre più a rischio di inondazioni dovute all’innalzamento del livello del mare, uno dei maggiori impatti a lungo termine della crisi climatica, mentre 600 milioni di persone vivono in aree dove è ormai quasi sicuro che arriverà il mare. 

La cosa interessante – e drammatica – di questo studio è che non si basa su complicati modelli matematici, che sono sempre più sofisticati ma ancora non del tutto attendibili, ma sull’osservazione diretta delle immagini satellitari, quindi è più “sicuro”.

Ora, visto che informazioni come questa, dalla portata enorme per il nostro pianeta, rischiano di passare inosservate e scivolarci addosso – il che da una parte è un meccanismo di salvaguardia del nostro cervello, ma dall’altra non possiamo più permettercelo – vi do 10 secondi per sedimentare questa notizia sui ghiacciai della groenlandia. Chiudete gli occhi se preferite. 

… 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10… 

Come state? 

UN PRICE CAP PER IL GAS (E CONTRO LA SPECULAZIONE)?

Torniamo a parlare di gas. Ovvero, uno dei tanti motivi per cui stiamo facendo sciogliere i ghiacciai, anche se in questi giorni sembrano essersene tutti dimenticati, preoccupati di trovarne a sufficienza per restare al caldo l’inverno, senza al tempo stesso restare poveri in canna per via dei prezzi alle stelle. 

Figuriamoci, a nessuno piace morire di freddo, solo che si rischia, per non morire di freddo oggi, di morire tutti di caldo domani su un pianeta bollente. Capisco che sia complicato, ma sarebbe utile ogni tanto ricordarsi, e ricordare, che al di là dei prezzi folli il gas dobbiamo smettere di bruciarlo, così come qualsiasi altra cosa, per non immettere più CO2 in atmosfera.

Comunque, oggi la notizia è che l’Europa sta iniziando a parlare seriamente di inserire un price cap sul prezzo del gas, ovvero un tetto massimo oltre il quale il prezzo del gas non può salire, per tutelare gli utenti. La Germania, che era stata a lungo critica, sembra aver sciolto le sue principali perplessità, che erano legate a possibili ritorsioni di Putin (che poteva chiudere Nord Stream, ma tanto lo sta già facendo), al timore di dirottare altrove i fornitori e all’incertezza su quale fosse il punto più adatto della filiera dove applicare il limite. Il via libera della Germania sembra spianare la strada alla misura. 

Aspetto molto interessante: il solo fatto che i leader europei abbiano iniziato a parlare seriamente di un price cap ha fatto scendere del 20% il prezzo del gas, che nel giro di 3 giorni è passato da quasi 340 a poco più di 270€. Così, 70€ in meno secchi. Per ribadire che al di là di Putin che è brutto e cattivo senza bisogno di ulteriori motivazioni, l’impennata del prezzo del gas era dovuta principalmente alla speculazione dei mercati.

Comunque, price cap o non price cap, il mercato energetico è e resterà molto instabile, per cui resta valido il consiglio che ci dava Daniel Tarozzi qualche puntata fa: sia individualmente che a livello collettivo isolare termicamente gli edifici, usare pompe di calore per riscaldarsi e alimentarle il più possibile con fotovoltaico sul tetto o impianti rinnovabili di proprietà collettiva. È il miglior modo per essere resilienti e sostenibili.

L’IMPORTANZA DIPLOMATICA DELLA MISSIONE DELLA AIEA A ZAPORIZIZHIA

Bene. Ieri parlavamo della missione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) e oggi ho letto un articolo interessante che da una lettura piuttosto favorevole dell’evento. Scrive Pierre haski su France Inter, tradotto su Internazionale, che “La presenza degli esperti dell’Aiea non significa che il destino della più grande centrale nucleare d’Europa sia al sicuro. Il rischio è concreto. Ma resta il fatto che fino a qualche giorno fa la missione non era scontata, e lo sblocco dimostra che c’è ancora spazio per la diplomazia, anche se i combattimenti vanno avanti”.

L’aspetto più interessante è che per sbloccare questa situazione ognuno dei due fronti ha fatto importanti concessioni. Vladimir Putin, in occasione di una conversazione telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron, ha accettato che la missione dell’Aiea si presentasse in Ucraina senza passare dalla Russia come chiedeva inizialmente Mosca. L’Ucraina, invece, ha accettato la pretesa russa che gli esperti di due paesi, Stati Uniti e Regno Unito (i due paesi più ostili alla Russia), fossero esclusi dalla missione, di cui fanno parte invece Francia, Italia e Lituania, stati della Nato, insieme a esponenti di altri paesi. Un altro segno dell’importanza della missione è che è condotta in prima persona dal direttore generale dell’Aiea, il diplomatico argentino Rafael Grossi.

Restano diversi punti interrogativi, che il giornalista francese solleva. Tipo: “Cosa succederà dopo la visita? Putin ha semplicemente fatto una concessione per smorzare le critiche e si prepara a stringere la morsa del controllo? È possibile che il capo del Cremlino voglia indirizzare l’energia elettrica verso le zone russe laddove la centrale produce il 20 per cento dell’elettricità dell’Ucraina? Oppure Putin accetterà la demilitarizzazione della centrale?” Domande fin qui senza risposta, a cui risponderemo nei prossimi giorni e settimane.

LANCIO LUNA RIMANDATO

A proposito di missioni, è stato rimandato il lancio di Artemis 1, la missione senza equipaggio, simbolo del ritorno dell’uomo sulla Luna.

Il primo volo del nuovo enorme razzo lunare statunitense Space Launch System (Sls), era previsto da Cape Canaveral nella mattina di lunedì ma è stato rimandato per via di un guasto tecnico al motore. 

La missione, scrive Start Mag, doveva dare inizio a una campagna della Nasa destinata a riportare l’uomo sulla Luna entro il 2025. Anzi, la donna. Infatti sarebbe stata una donna, di colore, la prima astronauta a mettere nuovamente piede sulla Luna dopo la mitica missione Apollo 11 del 1969.

La Nasa non ha fornito una nuova data di lancio, ma ha affermato che la sua prima opportunità di lancio disponibile era fissata per venerdì 2 settembre.

È MORTO L’UOMO NELLA BUCA

Chiudiamo con una notizia a suo modo molto triste. È morto l’uomo nella buca. E forse il fatto che sia morto non è la parte più triste della storia. Lasciate che vi spieghi meglio, prendendo spunto dai molti articoli pubblicati dai quotidiani. 

“L’uomo della buca” era l’ultimo membro di una tribù incontattata, cioè una tribù che non aveva mai avuto contatti con la società esterna, contemporanea che viveva in Brasile, nell’area di Tanaru, nello stato di Rondônia, nell’Amazzonia occidentale.

Era chiamato così perché nessuno conosceva il suo nome e l’unica cosa che si sapeva di lui è che da diversi anni costruiva trappole profonde in fondo alle quali conficcava paletti appuntiti, per catturare animali, ma anche per scappare da criminali e bracconieri. 

Il suo popolo, spiega Survival International, è stato sterminato in una serie di attacchi dagli anni Settanta in poi.

Il territorio indigeno Tanaru, in cui abitava, un’area di circa 80 chilometri quadrati circondata da moltissimi allevamenti di bestiame, è una delle zone più violente del Brasile. Si crede che la maggior parte dei membri della sua tribù siano stati uccisi a partire dagli anni Settanta proprio da allevatori che volevano espandere i propri territori, e risulta che gli ultimi sei siano stati uccisi nel 1995. Da allora l’uomo viveva isolato dal resto del mondo: la FUNAI comunque teneva sotto controllo i suoi spostamenti osservando i ripari che costruiva con paglia e canne e le buche, per l’appunto.

Il corpo dell’uomo è stato trovato il 23 agosto su un’amaca che era stata costruita fuori da una delle capanne in cui viveva. Le autorità brasiliane hanno fatto sapere che sul cadavere non c’erano segni di violenza e che nell’area non sono stati trovati elementi che facciano pensare alla presenza di altre persone o a possibili segni di lotta. Si ritiene che avesse circa 60 anni e che sia morto per cause naturali. 

Sul corpo comunque verrà effettuata un’autopsia. Non so perché, quest’ultimo dettaglio mi ha dato molto fastidio. Mi ha fatto rabbrividire l’idea di una persona che non sapeva dell’esistenza di altre società di umani oltre alla sua tribù, sia prelevato e sezionato in un laboratorio. Non che a lui cambi granché, ormai, ma mi sembra comunque una sorta di violenza. 

Comunque, ci ricorda Survival, attualmente in Brasile esistono circa 240 tribù indigene, e almeno 77 vivono in totale isolamento nelle foreste. Molte di queste tribù sono minacciate proprio dalle attività di estrazione illegali e dagli allevatori e agricoltori che vorrebbero espandere i propri territori. 

Ora, aldilà di firmare petizioni e accusare il governo Bolsonaro – che è il male, intendiamoci – ricordiamoci anche che molta della domanda di materie prime e carne serve ad alimentare i (fin qui) ricchi mercati occidentali. Insomma, alla fine della catena ci siamo spesso, proprio noi. Questo per dire che una maggiore attenzione ai propri consumi, sia nella quantità che nella qualità, può essere già un pezzettino all’interno della soluzione del problema.

FONTI E ARTICOLI

#Gorbaciov
il Fatto Quotidiano – Mikhail Gorbaciov è morto: l’ultimo presidente dell’Unione sovietica e padre della perestrojka aveva 91 anni https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/08/30/mikhail-gorbaciov-e-morto-lultimo-presidente-dellunione-sovietica-e-padre-della-perestrojka-aveva-91-anni/6786034/
il Fatto Quotidiano – Nobel per la pace a Mikhail Gorbaciov, così 30 anni fa si ‘celebrava’ la fine della Guerra Fredda. E quella di una grande illusione

#Groenlandia #clima
The Guardian – Major sea-level rise caused by melting of Greenland ice cap is ‘now inevitable’
Rinnovabili.it – Mari più alti di 27 cm, ormai è “inevitabile” per lo scioglimento della calotta della Groenlandia

#clima
The Guardian – All of south-west of England in drought, says Environment Agency

#crisi umanitarie
Euronews – Afghanistan, ONU: “Malnutrizione acuta e fame per metà del Paese”
The Guardian – UN and Pakistan appeal for $160m to help flooding victims

#plastiche
GreenMe – Montagne di plastica invadono il Rio Motagua in Guatemala, le immagini terribili di uno dei fiumi più inquinati al mondo

#gas
la Repubblica – Gas, ora Berlino vuole il tetto. E il prezzo crolla del 20%

#Ucraina
Internaizonale – La missione internazionale a Zaporižžja apre la via della diplomazia

#uomo nella buca
Lifegate – È morto “l’uomo della buca”: era l’ultimo del suo popolo indigeno in Brasile https://www.lifegate.it/uomo-della-buca-amazzonia-morte
il Post – È morto l’ultimo membro di una tribù indigena brasiliana

#luna
StartMag – Artemis 1, perché è stato rimandato il ritorno sulla Luna

#criptovalute
il Post – Sta per arrivare una grossa novità nelle criptovalute

#Biden
Internazionale – Le sette vite di Joe Biden

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