24 Ago 2022

Dalla guerra in Ucraina alle tensioni a Taiwan – #567

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Che cosa è successo nel mondo in quest’ultimo mese? Oggi parliamo di come è cambiata la situazione geopolitica, dalle evoluzioni della guerra in Ucraina alle tensioni fra Usa e Cina su Taiwan, ai nuovi equilibri che sembrano delinearsi.

Rieccoci, siamo tornati. Io Non Mi Rassegno is back! Finalmente potete tirare un sospiro di sollievo, spengere quel fastidioso arnese arrugginito che tenete in salotto (no, non sto parlando di vostro marito o vostra moglie ma della televisione) e tornare ad informarvi su quello che succede nel mondo.

Come al solito vi preannuncio che anche stavolta c’è stato un malinteso e nel mondo sono continuate a succedere cose, nonostante INMR fosse in pausa estiva. Io avevo fatto il solito giro fi telefonate prefestive a Wladimir, Joe, Xi, ma forse per via dei calendari diversi non ci siamo capiti e… vabbé, sarà per la prossima volta. 

Comunque, fatto sta che abbiamo un sacco di cose da recuperare, perciò come da tradizione dedicheremo queste prime puntate, a meno di eventi eclatanti, per fare un po’ un riassuntone di tuttew le cose successe in questo ultimo mese – e ne sono successe di cose! Nella puntata di oggi parliamo soprattutto delle questioni geopolitiche, dalla guerra in ucraina alle tensioni fra Stati Uniti e Cina. In quella di domani parliamo di clima, energia, siccità e altre amenità del genere, infine in quella di venerdì di tutto il resto.

LA GUERRA RUSSIA-UCRAINA

Oggi 24 agosto, sono esattamente 6 mesi di guerra in Ucraina. E allora vediamo a che punto siamo, facendo un focus particolare su cosa è successo in questo mese in cui non ci siamo visti.

Molti giornali definiscono la situazione attuale come una situazione di stallo, perché non sono successe moltissime cose. L’esercito russo continua ad avanzare ma molto lentamente. Scrive la Repubblica che “La Russia mantiene il controllo della maggior parte del Donbass, la regione prevalentemente abitata da ucraini di lingua e origine russa che Vladimir Putin ha indicato come l’obiettivo principale dell’attacco, ma non l’ha ancora conquistata tutta”. Secondo i calcoli di Reuters l’Ucraina avrebbe perso circa il 22% del suo territorio, includendo però nel calcolo anche i territori persi durante l’annessione della Crimea da parte della Russia del 2014. 

Le vittime sul campo sono state molte, ma è difficile trovare dei dati attendibili. I dati ufficiali sono di circa 5.600 civili ucraini uccisi e 7.900 feriti, ma le vittime effettive sarebbero molto più alte, secondo le stime riferite il 22 agosto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, scrive Wired. Di queste, secondo l’ultimo report di Save the children, almeno 356 sono minori, di cui il 16% di età inferiore ai 5 anni. A questi vanno aggiunti almeno 9000 militari ucraini morti in guerra (almeno questo è il numero dichiarato dai vertici dell’esercito ucraino. 

Ancora più difficile la stima dei militari russi uccisi. Qui le fonti ucraine parlano di 44mila persone rimaste uccise, i servizi segreti Usa parlano di 15mila, altre fonti indipendenti parlano di almeno 5000 morti accertati, le fonti russe tacciono. La verità, immagino, starà da qualche parte lì nel mezzo. 

Una situazione che desta una certa preoccupazione è quella della centrale nucleare di Zaporizhya, che dai primi di marzo si trova formalmente sotto il controllo russo, anche se il personale impiegato continua ad essere perlopiù ucraino, viste le competenze non banali che servono per mandare avanti una centrale. Questa situazione sembrerebbe aver generato diverse frizioni e presunte violenze, e anche la ripetuta violazione di molti standard di sicurezza, come denunciato circa 4 settimane fa da Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

Il governo ucraino e quello russo si accusano a vicenda di pianificare attacchi alla centrale, mentre gli Usa e l’Europa chiedono – fin qui inascoltati – di istituire una zona demilitarizzata.

Altro fatto degno di nota: c’è stato un attentato in Russia in cui è rimasta uccisa Darja Dugina, figlia dell’ideologo nazionalista russo Aleksandr Dugin. L’attentato sarebbe stato rivendicato da un gruppo finora sconosciuto, che si definisce Esercito nazionale repubblicano. Lo ha riferito Ilja Ponomarev, ex deputato della Duma che è stato espulso per attività anti-Cremlino, spiegando che l’attacco “apre una nuova pagina nella resistenza russa al putinismo”. Invece, secondo l’Fsb – i servizi russi di intelligence – l’attentato sarebbe stato stato preparato e commesso dai servizi segreti ucraini. 

LE SANZIONI ALLA RUSSIA E LE LORO CONSEGUENZE

Poi c’è tutto il temone delle sanzioni alla Russia. Non ci sono state nuove sanzioni significative in questo periodo, ma le conseguenze a catena di queste sanzioni continuano a moltiplicarsi. 

Le conseguenze più dirette, quelle sull’economia russa, fin qui sembrerebbero minori del previsto. Secondo l’ultimo report dell’Fmi (di inizio agosto) il Pil russo nel 2022 si contrarrebbe «solo» del 6%, rispetto al meno 8,5% previsto sempre dall’Fmi ad aprile. Il taglio delle importazioni da parte di molti paesi occidentali infatti è compensato dall’acquisto maggiore di gas e petrolio da parte di Cina e India (soprattutto) e dall’aumento del costo dei due combustibili.

Tuttavia secondo alcuni analisti questa apparente tenuta nasconderebbe una crisi profonda e dopo l’inverno l’economia russa potrebbe crollare. Secondo un rapporto della Yale School of Management il pil del paese potrebbe contrarsi addirittura del 40% per via soprattutto delle imprese che stanno lasciando il Paese, anche come conseguenza delle sanzioni. Certo, trattandosi di una fonte statunitense che fa una stima sull’economia russa, è difficile capire dove finisce la propaganda (o a volerla pensare bene, il wishful thinking) e dove inizia la scienza economica. 

Poi ci sono le conseguenze indirette, di cui abbiamo parlato spesso. Oltre a quelle sul prezzo dell’energia, di cui parleremo nella puntata di domani, sono continuati i forti aumenti dei prezzi di fertilizzanti, grano e metalli, alimentando sia una crisi alimentare che un’ondata inflazionistica che si sta abbattendo sull’economia globale. Infatti la Russia, oltre ad essere il secondo esportatore di petrolio al mondo dopo l’Arabia Saudita e il maggiore esportatore di gas naturale, è anche il primo esportatore di grano, fertilizzanti azotati e palladio. 

A proposito di grano e crisi alimentare. Se vi ricordate abbiamo parlato del grano ucraino bloccato nei silos per via del conflitto. Cosa che aveva gettato in una profonda crisi alimentare molti paesi già fragili come lo Yemen, la Somalia, l’Etiopia. Circa due mesi fa Ucraina e Russia hanno finalmente raggiunto l’accordo per creare dei corridoi del grano e da una decina di giorni sono partite le prime navi di grano ucraino. Solo che, nota il NYT, nessuno dei carichi è diretto nei paesi colpiti dalla crisi alimentare. Le navi con il grano ucraino vanno in Gran Bretagna, Irlanda, Italia e Cina. Le bellezze di un’economia di mercato.

USA, CINA E TAIWAN

Una cosa che sembra stia leggermente cambiando nell’ultimo mese, è l’attenzione mediatica verso il conflitto. In Italia si potrebbe pensare che questo succeda per via delle elezioni, e in parte sarebbe corretto, ma lo stesso sta accadendo negli Usa. C’è meno attenzione sul conflitto, e anche un atteggiamento diverso. Sia il New York Times, che la CBS, che Newsweek hanno pubblicato articoli che parlano di come negli USA stia cambiando in negativo la percezione di Zelensky e di conseguenza la narrazione mediatica del conflitto in Ucraina.

Credo che questo aspetto rientri all’interno di un più generale cambio di focus e strategia degli Usa, che sembrano aver spostato il baricentro del loro interesse in politica estera dalla Russia alla Cina, che è a detta di molti la superpotenza del futuro. Come scriveva Limes già diversi mesi fa, gli Usa potrebbero essere tentati di cambiare il livello del conflitto con la Cina da commerciale a militare, perché quello commerciale di fatto lo hanno già perso, mentre a livello militare hanno ancora un certo margine, margine che però plausibilmente verrà colmato nei prossimi dieci anni. 

Questo passaggio potrebbe significare da un lato un progressivo abbandono dell’Ucraina al suo destino, dall’altro una serie di azioni di politica estera rivolte alla Cina. La prima, ne avrete sentito parlare, l’abbiamo già vista. Il 3 agosto scorso la presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, ha fatto visita a Taiwan, in un incontro che da molti è stato letto come una chiara provocazione nei confronti della Cina il cui governo che non riconosce l’esistenza di Taiwan, predica l’esistenza di una sola Cina e continua ad affermare che Taiwan sarà presto ricongiunta alla madrepatria.

Se non conoscete la situazione di Taiwan vi lascio sotto fonti e articoli una puntata speciale dedicata proprio a Taiwan di INMR. E visto che ci siamo vi lascio anche la puntata pilota di INMR+, dedicata alla Cina contemporanea, in compagnia del giornalista Gabriele Battaglia.

Comunque fatto sta che la visita di Nancy Pelosi ha innescato diverse reazioni. Innanzitutto una prolungata esercitazione militare cinese, con intere giornate di raid mìilitari attorno a Taipei e il test di un blocco aereonavale e lancio di missili balistici. Poi anche la richiesta di alcune grosse aziende cinesi come PetroChina, China Life Insurance, Sinopec e Aluminum Corp. of China di delisting da Wall Street, ovvero uscire dalla borsa.

In più, si moltiplicano esercitazioni e operazioni militari in giro per il mondo. Operazioni che delineano i contorni di nuove alleanze. La US army ha dichiarato che invierà 5,000 militari in Romania e costruirà alcune basi.

L’esercito americano ha anche avviato un’esercitazione sul territorio del Tagikistan dal nome “Cooperation 22” e a cui partecipano rappresentanti di Stati Uniti, Tagikistan, Kazakistan, Repubblica del Kirghizistan, Mongolia, Pakistan e Uzbekistan. 

Al tempo stesso nel vicino territorio russo sta per iniziare (30 agosto-5 ettembre) l’esercitazione Vostok-2022, a cui partecipa lo stesso Tagikistan assieme alla Russia, la Cina, l’India e la Bielorussia. Mentre proprio in questi giorni il Venezuela sta ospitando le cosiddette Olimpiadi della guerra, che la Russia organizza dal 2015 ogni anno e a cui partecipano oltre a Venezuela e Russia anche Cina e Iran. Una roba simpatica insomma.

Insomma è un discreto casino. Se in questo casino volete capirci qualcosa, continuate a seguire INMR. Mi raccomando. Noi ci vediamo domani.

FONTI E ARTICOLI

#Ucraina
la Repubblica – Ucraina, lo stallo e i segnali che arrivano da Mosca. Chi sta vincendo la guerra?
Il Sole 24 Ore – Ucraina ultime notizie. Usa verso nuovo pacchetto aiuti militari da 3 mld a Kiev. Erdogan: Mosca restituisca la Crimea all’Ucraina
Wired – Il conto delle vittime della guerra in Ucraina https://www.wired.it/article/ucraina-guerra-numero-vittime-bambini-danni-economici-russia/
Wired – Che cosa vuol dire che la centrale nucleare di Zaporizhzhia è “fuori controllo”
Linkiesta – Le sanzioni funzionano e con l’inverno arriverà il crollo dell’economia russa
Linkiesta – I calcoli sbagliati di PutinI dati confermano che ormai né gas né petrolio salveranno l’economia russa

#Usa-Cina-Taiwan
Milano Finanza – I colossi cinesi annunciano il delisting da Wall Street per 310 miliardi di dollari. È metà Piazza Affari
Italia che Cambia – Taiwan, sale la tensione – #505
Italia che Cambia – Capire la Cina contemporanea, con Gabriele Battaglia – Io Non Mi Rassegno + #1

#esercitazioni
Il Tempo – Ira di Putin: “Come uno sputo in faccia”. Grandi manovre Usa in Tagikistan, si apre il fronte asiatico
Il Fatto Quotidiano – Esercitazioni militari congiunte tra Cina e Russia: Pechino invierà truppe insieme a India, Bielorussia e Tagikistan
Il Fatto Quotidiano – Olimpiadi della guerra in Venezuela, un altro smacco agli Usa dall’alleato russo Maduro

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