5 Mag 2023

I soldi del Pnrr finiranno in spese militari? – #722

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Un milione di munizioni da produrre entro l’anno e il 2% del PIL in spese per armamenti. Queste sono le indicazioni che arrivano dall’Unione Europea. E mentre nel mondo della scuola si sciopera per protestare contro le prove Invalsi, a Roma si sta tenendo il festival EcoFuturo, dedicato alle tecnologie ecologiche e rinnovabili. Ma parliamo anche della tragedia che si è consumata in una scuola di Belgrado e delle recenti azioni di Ultima Generazione.

Le istituzioni comunitarie – allineandosi a quanto auspicato dalla NATO – stanno spingendo per far aumentare la spesa bellica ai paesi membri, ai quali chiedono di raggiungere il 2% del PIL di investimenti in armi e munizioni. L’Italia per ora è “ferma” all’1,5%. L’obiettivo esplicito e dichiarato dell’UE è portare la produzione di munizioni a un milione di pezzi entro la fine dell’anno, con riferimento al sostegno all’Ucraina nella guerra contro la Russia.

Il virgoletta riportato dal Fatto Quotidiano, da Avvenire e da altri e attribuito al commissario al mercato unico Thierry Breton è “i Paesi membri che lo desiderano potranno utilizzare parte dei fondi del Pnrr per le munizioni“. Ovviamente le reazioni a questa indicazione proveniente dall’Europa e le preoccupazione per un’ulteriore deriva bellicista della politica economica comunitaria non si sono fatte attendere. Fra i tanti, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha detto che «non permetteremo che i 209 miliardi del Pnrr possano essere usati per armi e munizioni anziché per asili nido, sanità e ambiente. Quei fondi servono a far rialzare l’Italia non a fare la guerra».

Stamattina in tutta Italia sono iniziate le prove Invalsi di italiano per bambini e bambine delle scuole primarie. Ma cosa sono le prove Invalsi? Sono test obbligatori e standardizzati che gli studenti svolgono in diverse fasi del loro percorso scolastico per individuare il loro livello di competenze su scala nazionale. Mercoledì si sono svolte quelle di inglese e il 9 maggio quelle di matematica. A queste prove parteciperanno circa mezzo milioni di studenti e studentesse.

Le prove sono gestite appunto dall’Invalsi, ovvero l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Hanno come scopo la valutazione della preparazione di chi le svolge e una delle critiche più aspre mosse a questa modalità è che si tratta dell’ennesimo test, valutazione, misurazione del modello scolastico e didattico italiano che non di fatto non porta a nulla. A questo proposito, Christian Raimo osserva su Internazionale che “il rischio che viene paventato è che lo studente sia ridotto a un codice a barre, esaminato, classificato e selezionato: pronto per il mercato dell’istruzione e poi del lavoro. Il valore originario che invece viene rivendicato da chi le elabora è che le prove servono per migliorare la scuola”.

Ma la migliorano questa scuola? I dati emersi negli ultimi anni di Invalsi hanno evidenziato ciò che era noto a tutti, come il problema del divario territoriale fra nord e sud. Eppure a questi problemi, emersi per l’ennesima volta, sembra che nessuno voglia porre rimedio. Al contrario si va sempre più nella direzione di una scuola incentrata sul test, sulla valutazione, su tempo ed energie spese per la preparazione e sulle non secondarie ripercussioni psicologiche su studenti e studentesse. Per protestare contro le prove Invalsi, proprio per oggi è stato indetto uno sciopero del Sindacato Generale di Base per protestare “contro una regionalizzazione fatta di iniquità, differenze fra territori e nella distribuzione dei fondi, dei progetti fomativi e delle retribuzioni”.

È iniziata mercoledì a Roma e si concluderà domani la decima edizione di EcoFuturo Festival, ill festival gratuito su innovazione, ecotecnologia, eco formazione e stili di vita sostenibili. L’evento, di cui Italia Che Cambia è stata partner per anni, ospita quest’anno oltre 100 relatori e 70 aziende provenienti dal mondo dell’innovazione eco tecnologica, professionisti e ricercatori che presenteranno le loro innovazioni al pubblico presso la Città dell’ altra economia a Testaccio e online.

L’apertura del festival ha visto l’intervento della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ed è stato incentrato sull’importante tema delle comunità energetiche. Nel caso in cui non abbiate dimestichezza con questo argomento vi lascio in sitografia il link allo speciale che abbiamo realizzato qualche mese fa per raccontare tutti i dettagli di questa modalità di produzione e consumo di energia condivisa e sostenibile.

Ecco cos’ha detto Emily Schlein in proposito: «Le comunità energetiche vanno sbloccate perché sono ancora in attesa dei decreti attuativi. Sono un bel modello di come si può tenere insieme la giustizia sociale e la questione climatica, perché riescono a mettere insieme persone, associazioni, comuni, scuole, case popolari, imprese, per autoprodurre e condividere energia pulita e rinnovabile. In questo modo si realizzano due obiettivi molto desiderabili: quello di abbassare le bollette e quello di abbassare le emissioni climalteranti».

Nella mattinata di mercoledì a Belgrado, in Serbia, uno studente ha compiuto un attacco armato contro la sua stessa scuola, all’interno della classe di cui fa parte. Secondo la polizia si è trattato di un attacco premeditato e studiato nei dettagli e l’autore, il tredicenne Kosta Kecmanovic, si sarebbe addirittura appuntato i nomi di insegnante e compagni di classe da colpire. L’attentatore non andrà in carcere ma sarà ricoverato in una clinica psichiatrica, poiché per la legge serba è troppo giovane per essere detenuto. Il bilancio è di otto studenti e studentesse uccise e una guardia di sicurezza, ma diversi sono i feriti, anche gravi.

Davanti ad avvenimenti del genere è difficile fare valutazioni, esprimere giudizi, a volte persino commentare. L’unica cosa che mi viene in mente è un articolo a firma della nostra Elena Rasia uscito proprio ieri che parla di una bella iniziativa di ascolto e sostegno dedicata a giovani in situazioni di difficoltà e disagio psicologico fondato su gentilezza, ascolto, competenze, empatia, accoglienza. Perché forse questi sono gli unici strumenti realmente efficaci su cui possiamo contare per provare a prevenire tragedie come questa. Ma la strada è lunga e tortuosa.

Non si fermano gli attivisti e le attiviste di Ultima Generazione nella loro – che poi è anche nostra – protesta contro la politica di anti-decarbonizzazione e l’uso di combustibili fossili. A Roma, in piazza Barberini, sono sono presentati vestiti solo di scritte “stop fossile” dipinte con la vernice sui loro corpi nudi in una protesta che da molte persone è stata definita oscena. “Siamo osceni noi – ha ribattuto Ultima Generazione – o un Governo che usa i soldi degli italiani per riempire le tasche delle aziende del fossile ( e che ci stanno portando al collasso?). Siamo osceni noi o un governo che manda a processo dei cittadini che chiedono con disperazione un futuro degno per loro e i loro figli?

Oscena è l’inazione del Governo di fronte alle sofferenze dei propri cittadini. Osceno è un Senato che si schiera parte civile al processo. Oscene sono le accuse di associazione a delinquere. Osceno è chi, anche tra gli esponenti del Governo, continua a negare l’emergenza”.

“La nostra disobbedienza civile è nuda ma naturale. Al contrario la nudità dell’incompetenza, dell’arroganza, dell’inazione del Governo è scandalosa ed oscena. Ancor di più di fronte al dramma che in queste ore stanno vivendo le famiglie e le imprese dell’Emilia Romagna. Per questo il Governo deve smettere di finanziare l’industria dei combustibili fossili e avviare una reale politica di transizione ecologica”.

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