27 Set 2022

L’Italia è un paese fascista? – #587

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Una maggioranza molto ampia della destra, sia alla Camera che al Senato, all’interno della quale ha una maggioranza ampia FdI, il partito di Giorgia Meloni che su alcuni aspetti della propria identità conserva degli ambigui riferimenti al fascismo. Ma quindi l’Italia è diventato un paese fascista? Oppure siamo vittima di una dispercezione?

Allora, ieri abbiamo dato i commenti a caldo. Oggi andiamo un po’ più di analisi, facendo affidamento sui fiumi di parole usciti sui giornali di oggi.

Prima però aggiungiamo qualche dato rispetto a ieri. Perché ieri avevamo solo i risultati in termini di voti complessivi a livello nazionale, mentre oggi sappiamo come quei risultati si traducono in seggi alla Camera e al Senato. E ci sono un po’ di differenze, per via di come vengono assegnati i seggi in questo sistema elettorale. 

La coalizione di destra, che aveva complessivamente poco più del 43% dei voti, ottiene quasi il 60% dei seggi a Camera e Senato. Una maggioranza molto abbondante, che consentirà di governare abbastanza facilmente, almeno a livello politico. Poi certo, bisogna capire cosa succede sui mercati, che è tutto un altro discorso. 

Maggioranza molto ampia, abbiamo detto, ma non abbastanza per modificare la Costituzione – che a sole 24 ore dal voto è stata già velatamente attaccata “è bella sì, ma ha 70 anni -, ipotesi che faceva paura a molti e per la quale servono i ⅔ dei voti. 

SIAMO TORNATI AL FASCISMO?

Ma quindi, se questo è lo scenario, se questa è la composizione del parlamento, siamo un paese fascista? La stampa estera, come spesso accade, calca molto la mano sul tema e anche sui social si leggono analisi che vanno in quella direzione. Personalmente però non credo che ci siano gli elementi per parlare di ritorno al fascismo. Anzi in qualche modo si tratta di un fenomeno opposto. 

Provo a spiegarvi perché partendo dall’analisi del giornalista Alessandro Milan, che dice:

“Ha vinto Giorgia Meloni, dunque.

Più che Fratelli d’Italia, credo che gli italiani abbiano votato lei, attratti dal suo proporsi come una novità (è stata ministro nel 2008, ma amen). Ma una novità lo è certamente: prima donna che probabilmente entrerà a Palazzo Chigi dalla porta principale, e soprattutto in grado di prendere un partito al 2% e portarlo a queste vette.

Succede. È già successo ad altri, in questi anni. Anzi, succede con una frequenza impressionante. Si conferma il fatto che gli italiani non si riconoscono più nei partiti o nelle ideologie ma nel leader o nella leader che di volta in volta ispira maggiore fiducia. Salvo poi abbandonare questo leader alla velocità della luce. E’ successo con Renzi, con Salvini, con Grillo (perché gli italiani hanno sempre votato Grillo e non il M5S, cioè non i Di Maio, come si è visto…).

C’è ancora bisogno di parlare di ideologie? parliamo piuttosto di questo elettorato liquido, che 5 anni fa dava il 33% al M5S e ora la metà, che un paio di tornate elettorali fa impalmava Salvini e ora lo distrugge, e così via…”

Ho trovato molto interessante questa lettura e se ci pensate, quella che emerge è l’immagine di una società estremamente liquida e ondivaga, che è l’esatto opposto di quella solida e dalle griglie feree tipica del fascismo. La politica e i politici attuali cavalcano questa liquidità con sempre maggior maestria, essendo in grado grazie ai social network e ai sistemi sempre più precisi di analisi dei dati di sondare in tempo reale gli umori dell’elettorato. Ma più cavalcano e alimentano questo sistema volubile, privo di piani a medio e lungo termine, cucito su misura sulle loro persone, più le loro figure diventano vuote, il loro successo effimero. 

Avviene il paradosso per cui i politici sono i primi creatori di questo sistema, ma ne sono anche le prime vittime. Tornando al tema fascismo quindi, mi pare che manchino le basi. Almeno se per fascismo intendiamo quella roba là fatta di olio di ricino e camicie nere. Poi ciò non vuol dire che questo sistema non possa produrre a sua volta mostri e aberrazioni, ma credo che siano mostri diversi, più estemporanei e superficiali, fatti di sola forma. Non so cosa sia meglio o cosa sia peggio, ma credo che sia importante marcare la linea delle differenze.

Poi c’è un secondo fattore per cui trovo inappropriato sbandierare lo spettro del fascismo è quello sottolineato nel post di Ugo Bardi sul suo blog The Seneca Effect. Il post originale è in inglese ma ve lo traduco. Scrive Bardi: “Il trionfo della destra può far preoccupare chi non è in Italia, ma non c’è motivo. Le elezioni in Occidente sono ormai soprattutto uno show. Il governo italiano ha un potere quasi nullo, è tutto nelle mani della Commissione Europea, a sua volta controllata da poteri globali. Per non parlare della corruzione dilagante che colpisce l’Occidente nel suo complesso. Nessuna decisione può essere presa senza soddisfare le varie lobby e mafie impegnate ad alimentare ciò che resta dell’economia italiana. 

[…]

I cambiamenti ci saranno, ma non a seguito di elezioni. In questo momento è difficile prevedere cosa succederà nel difficile inverno che sta arrivando, ma qualcosa succederà. Qualcosa di grosso.”  Il fatto che lo dica Bardi, che studia l’andamento dei sistemi complessi, e in particolare il collasso dei sistemi complessi, non è un buon segno. Comunque se ci pensate questi due aspetti, ovvero il carattere effimero dei politici attuali e la loro subalternità alle lobby e ai mercati economico-finanziari sono i due lati di una stessa medaglia. La medaglia del ruolo secondario della politica, in cui è facile fare campagna elettorale e opposizione, ma è ancor più facile bruciarsi alla prova dei fatti. 

Fra l’altro va detto che a livello economico la coalizione di destra, come mi faceva notare il collega Paolo Cignini, ha in programma politiche a livello economico di stampo ultraliberale, che vedranno un ottimo alleato anche nel quarto polo Renzi-Calenda e rischia di crearsi una maggioranza bulgara in tal senso.

Infine c’è una considerazione che non ho trovato scritta da nessun’altra parte e che mi ha condiviso Daniel Tarozzi, direttore responsabile di ICC, che riguarda lo slittamento a destra del nostro paese che potrebbe essere solo una dispercezione, un gigantesco bias cognitivo. 

Ve lo lascio spiegare da lui!

AUDIO DANIEL (nel video o nel podcast)

Questa riflessione – in particolare il pezzo che riguarda la fuga di voti a sinistra e dal M5S – mi porta a un’altra riflessione, l’ennesima, sull’astensione. Parliamo di numeri altissimi. Nel 2013 era stata del 74%, nel 2018 del 73, domenica è stata del 63%. Parliamo di oltre 4 milioni di persone in meno. Non una roba da poco. Con dei picchi soprattutto in Sardegna e Molise (questo dato me lo ha recuperato sempre Paolo Cignini). Come mai? Come mai soprattutto alcune regioni, che guarda caso sono quelle più abbandonate e lontane dai riflettori quando si parla di politica nazionale, hanno disertato in massa le urne? C’entrano qualcosa gli avvenimenti convulsi di questi ultimi due anni e mezzo? 

Tante domande, che troverebbero una risposta se a qualcuno interessasse capire i motivi dell’astensione. Al netto di questo, ho visto che la mia proposta di ieri di fondare il partito degli astenuti ha riscosso molto successo. Io un pensierino ce lo farei. Prendiamo la maggioranza, andiamo al governo, e poi ci asteniamo, non facciamo niente. Che vista la media dell’azione politica, sarebbe un enorme passo in avanti. 

CHE SUCCEDE A SINISTRA?

Sempre Paolo, in grande spolvero, in una serie di audio, mi ha fatto riflettere su come sia fallimentare la tattica del nemico esterno del Pd. Vi faccio ascoltare un pezzetto del suo audio:

AUDIO PAOLO (nel video o nel podcast)

Anche la sequela di scuse portate avanti da Enrico Letta per giustificare la sconfitta sono abbastanza deresponsabilizzanti. È colpa dei 5 Stelle che hanno fatto cadere il governo, è colpa della legge elettorale (promossa e votata dal PD nel 2017), è colpa dell’elettorato che non sa votare e così via. Spostare la colpa verso qualcun altro è comodo e abbastanza naturale, lo facciamo tutti, ma è anche un ottimo modo per non imparare mai niente dai propri errori. 

Credo che questo baricentro spostato verso l’esterno sia in effetti il principale motivo della debacle della sinistra (se di sinistra si può parlare) e nasconda una totale assenza di identità. Va ammesso anche, per correttezza, che Letta, pur senza una grossa assunzione pubblica di responsabilità, ha convocato il Congresso e annunciato che non si ricandiderà alla guida del partito.

Nota a margine, piuttosto comica. Il PD ha perso anche a Roma centro, dove non perdeva da anni, e alcuni esponenti si sono vantati di “non essere più il partito delle Ztl”, come veniva chiamato per sottolinearne la tendenza ad essere apprezzato negli ambienti ricchi e un po’ radical chic.

SICILIA 

In Sicilia invece i risultati delle elezioni ricalcano quanto detto dagli Exit Poll l’altroieri sera e anche, abbastanza, l’andamento nazionale, pur con la sorpresa Cateno De Luca che si piazza con la sua lista in cui correva solitario, al secondo posto. Al primo, nettamente, il candidato di Fratelli D’Italia Renato Schifani, con il 42maps% delle preferenze.

Qualcuno scriveva ieri nei commenti: ma Schifani non era quello indagato per mafia? Sì sì, esattamente, proprio lui. Il suo nome spunta varie volte, come il prezzemolo, nelle testimonianze dei pentiti di mafia. Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, la sua posizione viene archiviata dal gip di Palermo nel 2014, dopo 15 anni.

Ma già nell’aprile 2015 Carmelo D’Amico, ex killer di Barcellona Pozzo di Gotto e poi diventato super testimone dell’inchiesta sulla Trattativa Stato e Cosa Nostra, accusava Angelino Alfano e Schifani di essere stati messi in politica da Cosa Nostra. Insomma, col beneficio del dubbio, una personcina a modo.

Va bene, mi rendo conto che anche oggi non abbiamo parlato di tutte le cose importanti che sono successe nel frattempo nel mondo, ma penso che un’altra puntata più di analisi su quanto successo ci volesse. Domani rimediamo, promesso.

FONTI E ARTICOLI

#elezioni
La Fionda – Elezioni 2022: chi vince, chi perde
Il Fatto Quotidiano – Elezioni politiche, i dati definitivi: l’analisi di Peter Gomez
The Seneca Effect – The Italian Election: the Right Wins, but don’t Expect big Changes

#Sicilia
il Post – La destra ha vinto anche le regionali in Sicilia

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