31 Mag 2022

L’accordo del G7 sul carbone – #532

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Che cosa prevede il nuovo accordo del G7 su clima ed energia? E cosa invece la legge sul Clima appena approvata dalla Grecia? E quali grandi novità possiamo aspettarci dalle elezioni presidenziali in Colombia, dove si è da poco votato per il primo turno?

Ce la siamo presa così tanto con l’India, che ha fatto naufragare l’accordo sul carbone della Cop26, ma nel G7 l’India non c’è eppure l’accordo sul carbone che è stato approvato ieri è tutt’altro che ambizioso. Eppure l’India non c’è.

G7, COSA PREVEDE L’ACCORDO SUL CARBONE (E LE PLASTICHE)?

Va bene, lasciate che vi spieghi di cosa sto parlando e poi commentiamo meglio alla fine. Nei giorni scorsi c’è stato un incontro del G7 Clima e Energia, ovvero l’incontro fra i vari ministri competenti in materia delle 7 economie più… che si stanno più simpatiche (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti). 

Avevano un’agenda molto fitta, che comprendeva, fra le altre cose (anzi, come punto principale) un patto sulla decarbonizzazione. Che è infine stato annunciato, all’interno dell’accordo finale, ma di nuovo, rispetto alla bozza iniziale, ha fatto storcere più di una bocca. 

Come scrive Rinnovabili.it, infatti, “A furia di cancellare date, emendare aggettivi, modificare avverbi, in tre giorni il comunicato finale del G7 Clima e Energia è diventato solo una pallida copia della bozza iniziale. Con un livello di ambizione molto inferiore al previsto. Tante le dichiarazioni di principio, poche le promesse, ancor meno gli impegni precisi”. 

Partiamo proprio dal tema del carbone. La bozza, inizialmente, parlava di phase out e metteva una data: non oltre il 2030, tra meno di 8 anni. Nel testo finale invece la data è sparita del tutto ed è sopravvissuto soltanto un generico impegno all’abbandono di questa fonte fossile. Fra l’altro in una forma molto discutibile. Si parla infatti di “passi concreti e tempestivi verso l’obiettivo di una eliminazione definitiva della produzione nazionale di energia elettrica da carbone unabated”.

Che vuol dire? Vuol, dire non abbattuto, ovvero, tradotto, senza cattura di CO2. Quindi si annuncia la volontà di uscire dal carbone in futuro (senza una data precisa) e ci si lascia anche la possibilità di tenere in piedi centrali a carbone con cattura di CO2, che è una opzione fin qui davvero poco efficiente. 

Fin qui abbiamo parlato di produzione di energia elettrica. Un altro punto dell’accrodo riguarda il mix elettrico. Perché una cosa è l’energia che produco come paese, un’altra è quella che consumo, sulla quale vengono conteggiate anche le importazioni. Qui la data sulla fuorisucita dal carbone è rimasta: sarà il 2035, in linea con quanto suggerisce l’Iea nello scenario di transizione accelerata. Però anche in questo caso la versione finale è un po’ annacquata e impegna i 7 paesi a “raggiungere un settore elettrico prevalentemente decarbonizzato entro il 2035” Un modo per evitare di promettere percentuali precise, garantendo spazi di manovra a tutti.

Alcune note positive dal fronte dell’inquinamento da plastica. Il comunicato finale propone di andare oltre il trattato internazionale sulla plastica che è in via di rifinitura all’Onu (ma sarà pronto, se tutto va bene, solo nel 2024). E iniziare subito ad affrontare i nodi principali: la plastica monouso, i polimeri non riciclabili e la plastica prodotta con additivi dannosi per l’ambiente e il clima. E ovviamente le microplastiche.

Il testo ha anche dei pregi, indubbiamente, come nota il WWF, che in un comunicato si dice soddisfatto soprattutto per il linguaggio usato e il fatto che il G7 riconosca con chiarezza la triplice crisi (cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento) e il ruolo umano e dei modelli di consumo e di produzione, e si impegni ad azioni sinergiche su clima e biodiversità, guardando anche all’economia circolare e all’uso efficiente delle risorse.

Come al solito siamo all’interno del paradosso in cui, se giudichiamo l’accordo in base alle aspettative realistiche di cosa poteva emergere dal G7, è un discreto accordo, se lo compariamo con quelli che sarebbero i bisogni e la rapidità di azione richiesta per evitare il collasso delle nostre società… molto meno.

LA GRECIA ABBANDONA IL CARBONE

Chi invece ha deciso per lo stop al carbone è la Grecia, che ha approvato la sua Legge per il Clima in cui fra le altre cose prevede un addio al carbone entro il 2028. Anzi, al più tardi nel 2028 (con possibilità di anticipare tutto di tre anni). Ne parla sempre Rinnovabili.it. Oltre a ciò, nella legge sono contenuto gli obiettivi decennali per la riduzione delle emissioni. 

A settembre 2019 Atene aveva promesso di azzerare la sua dipendenza dal carbone entro 9 anni. Poi lo scorso anno il premier Mitsotakis aveva alzato l’ambizione, promettendo di chiudere gli impianti già entro il 2025. Ma la crisi energetica ha spinto il governo greco a rivedere questo percorso. A inizio aprile l’esecutivo ha comunicato che avrebbe raddoppiato la produzione nazionale di carbone e ne avrebbe aumentato la quota nel mix elettrico come “misura eccezionale”.

Con l’approvazione della Legge Clima, Atene si impegna a far sì che sia davvero eccezionale e non impatti negativamente sul ritmo della transizione. Rinunciando espressamente alla lignite, varietà di punta della produzione nazionale e storicamente la voce più corposa del mix elettrico greco. Già l’anno prossimo il parlamento sarà chiamato a decidere se mantenere la data del 2028 o se anticipare.

“È una questione esistenziale, molto importante, perché ha a che fare con le nostre vite, con le vite dei nostri figli”, ha dichiarato il ministro dell’Energia Kostas Skrekas ai parlamentari prima del voto che ha visto la legge passare coi soli voti del partito conservatore di maggioranza Nea Demokratia, tutte le opposizioni hanno votato contro.

ELEZIONI IN COLOMBIA

Intanto domenica si è votato il primo turno per eleggere il Presidente della Colombia e ci sono parecchie novità. La prima è che c’è una buona probabilità che venga eletto il primo presidente di sinistra della storia del Paese. Infatti è in netto vantaggio Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotà, progressista, e con un passato da rivoluzionario, che a preso il 40% dei voti.

La seconda è che al secondo posto non è arrivato il candidato conservatore che era dato come principale sfidante di Petro ovvero Federico Fico Gutiérrez (vicino all’attuale presidente e considerato il candidato dell’establidhment) ma Rodolfo Hernández, indipendente 77enne che con la sua Liga de Gobernantes Anticorrupción ha raccolto circa il 28% dei voti. 

La terza è l’affluenza, mai così alta in un primo turno dagli anni ’70: circa il 55% dei 39 milioni di aventi diritto si è recato alle urne.

Insomma, scrive il Fatto Quotidiano, comunque la si voglia guardare, questa tornata elettorale rappresenta una svolta in un Paese stremato da violenze, disuguaglianze e corruzione. La stessa campagna elettorale aveva risentito del clima di rottura rispetto al blocco di potere uribista, ovvero legato all’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, che negli ultimi quattro anni è stato incarnato dal presidente di destra Iván Duque, del partito Centro Democrático.

I partiti tradizionali sono usciti malconci: sia Petro, economista 62enne ed ex guerrigliero del gruppo M-19 in gioventù, sia Hernández, ricco imprenditore edile ed ex sindaco di Bucaramanga rappresentano una novità rispetto alle forze tradizionali. Soprattutto quelle che hanno governato negli ultimi anni, a trazione uribista. 

“Oggi abbiamo vinto, è un giorno trionfale”, è stato il commento di Gustavo Petro che, insieme alla leader sociale afrocolombiana Francia Márquez (candidata vicepresidente) punta alla presidenza.

FONTI E ARTICOLI

#G7 #clima
Ansa – G7: Cingolani, molto soddisfatti, a Berlino passo avanti
Rinnovabili.it – Il G7 Clima e Energia balbetta su carbone e decarbonizzazione
Greenreport – Accordo G7 su energia e ambiente: il Wwf apprezza
E3G – Explained: what does ‘unabated coal’ mean?

#Grecia #clima
Rinnovabili.it – La Grecia approva la sua legge Clima: -80% di CO2 al 2040, basta carbone fra 6 anni

#Colombia
il Post – La Colombia eleggerà il primo presidente di sinistra della sua storia?
Il Fatto Quotidiano – Presidenziali Colombia, schiaffo ai partiti tradizionali: al ballottaggio vanno il progressista Petro e il populista Hernández

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