13 Set 2024

Le nuove ipotesi su ufo e uap. Cosa sappiamo? – #981

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Torniamo a parlare di un argomento un po’ particolare, ovvero gli ufo/uap e le ipotesi di contatto fra noi Sapiens e altre forme di vita aliena. Lo facciamo perché questo tema per anni relegato ai film di fantascienza è diventato improvvisamente mainstream, e sia le istituzioni che il mondo accademico hanno iniziato ad occuparsene. Vediamo come. Parliamo anche di come possiamo cambiare la narrazione dell’inevitabilità della guerra, di malattie rare e di notizie dalla Sardegna che Cambia. 

Se seguite INMR avrete notato che ogni tanto facciamo una puntata su fenomeni come Ufo/Uap. Sebbene il tema sia molto controverso, dopo anni di negazionismo da parte delle principali istituzioni del mondo da qualche tempo c’è stato un repentino cambio di rotta che apre degli squarci del tutto nuovi e inaspettati sul fenomeno.

Dapprima alcune dichiarazioni possibiliste di leader politici come lo stesso Obama, poi una serie di documenti del Pentagono desecretati che definiscono come attendibili e non conciliabili con le tecnologie di cui gli usa sono a conoscenza alcuni filmati di oggetti che si muovono in aria e in acqua apparentemente contraddicendo le leggi della fisica. E poi interrogazioni al Congresso, dichiarazioni di ex ufficiali come David Grush sull’esistenza di programmi segreti del pentagono che sarebbe in possesso di resti biologici non umani, e tanto altro.

Oggi ve ne parlo perché a questo già lungo elenco si sono aggiunte un po’ di novità, che risalgono perlopiù al mese di agosto ma che ho deciso di raccogliere in questa puntata speciale. Le prime novità sono legate alla pubblicazione del libro “Imminent”, scritto da Luis Elizondo, ex direttore di un programma segreto del Pentagono sugli Uap. 

Un libro che, racconta un articolo di Repubblica, contiene dichiarazioni che proseguono sulla strada già tracciata da Grusch, confermando quanto già espresso dal militare sotto giuramento. 

Ovvero, che gli Stati Uniti sarebbero in possesso di “tecnologia non umana”. I segreti delle ricerche scientifiche e militari su quanto recuperato sarebbero custodite in un programma speciale del governo Usa. Ma nel libro si sollevano anche questioni più “terrestri” relative al fenomeno, ovvero quelle sulla sicurezza. 

Tra gli episodi emergono dettagli su dischi volanti che sfidano le leggi della fisica conosciute e su misteriosi danni a equipaggiamenti militari, presumibilmente causati da armi di origine sconosciuta. C’è anche il racconto del recupero di Ufo caduti, alcuni dei quali risalenti al celebre incidente di Roswell nel 1947, tra gli episodi più noti dell’ufologia, e quello su cui si basa buona parte della produzione cinematografica sul tema. 

E sui temi della sicurezza, l’autore ipotizza che il fenomeno possa contenere dei rischi per l’umanità, considerando l’attività degli Uap intorno a basi e installazioni militari, che potrebbero essere di ricognizione o sorveglianza.

Nel libro, Elizondo non limita il racconto alle sue esperienze professionali ufficiali. La narrazione include anche eventi inquietanti nella sua vita personale, come la presenza di sfere di colore verde che fluttuavano nella sua casa, un evento testimoniato dalla sua stessa famiglia.

Qualunque sia la verità – conclude l’articolo – le affermazioni di Elizondo pongono interrogativi su qualcosa che potrebbe essere stato nascosto al pubblico per decenni e di cui ci sarebbero prove, conservate in luoghi segreti. Tra queste, le conseguenze sulla salute di militari che hanno avuto incontri ravvicinati con gli Uap”.

Ora: solita raccomandazione. È un libro scritto da un tizio e pubblicato da una casa editrice che indubbiamente vogliono vendere copie, quindi ci sta che alcuni particolari vengano enfatizzati o resi più sensazionalistici. Oppure persino inventati di sana pianta. Al di là che quei fatti siano veri o no, però, c’è un aspetto di questa vicenda che mi colpisce tantissimo. Ovvero che a differenza di casi simili in passato, questa volta i funzionari del Pentagono hanno passato al vaglio e approvato parola per parola, per un anno, il testo del libro prima della sua pubblicazione.

Ciò significa che al Pentagono quelle cose stanno bene. Che è d’accordo sul fatto che quelle notizie vengano divulgate. Questo non rende quelle notizie automaticamente vere, però capite che c’è un cambiamento epocale in corso, non tanto sui fenomeni uap, ma su come questi vengono riconosciuti e raccontati dagli apparati statunitensi. Sul perché il Pentagono sia d’accordo, o persino voglia che queste informazioni inizino a circolare sempre di più, non ne ho la più pallida idea. So che circolano molte teorie a riguardo ma nessuna che sia supportata da qualcosa che assomigli a una prova.

L’altra novità / aspetto interessante sul tema è che anche il mondo della ricerca sembra essersi improvvisamente interessato a questi fenomeni. Anche se a volte in maniera che mi sembra un po’ strampalata. 

Ad esempio, a fine giugno, leggo da un articolo di Flavio Vanetti sul Corriere, è stato pubblicato da un gruppo di studiosi di Harvard e dei collaboratori della Montana Technological University uno studio che vuole avanzare delle ipotesi per spiegare il fenomeno degli Uap. E che, dopo aver passato al vaglio varie possibilità, giunge a concludere che una delle spiegazioni più plausibili per giustificare certi eventi stia nel fatto che siano prodotti da esseri che non vengono da altri pianeti o galassie ma che sono nostri co-abitanti sul Pianeta Terra. 

Oppure che siano in arrivo da universi contigui. E fin qui, ci posso anche stare. Solo che dopo lo studio di Harvard si spinge su terreni davvero difficili da ipotizzare, dove ogni affermazione vale quanto qualsiasi altra. 

Comunque secondo la ricerca un’ipotesi plausibile sarebbe che questi nostri co-abitanti siano dei criptoterrestri, così li definisce la ricerca, ovvero esemplari di una specie intelligente sopravvissuta all’esaurimento di un’antica civiltà evolutasi parallelamente a quella umana. 

Sarebbero in grado di viaggiare avanti indietro da un altro pianeta, forse anche da una diversa realtà spazio-temporale. Potrebbero essere in grado di muoversi in superficie, mescolandosi senza problemi con noi, ma abiterebbero nel sottosuolo e/o nelle profondità di mari e oceani, oltre che nei laghi. E i punti caldi quali i vulcani sarebbero degli «hub» di passaggio.

Il paper di Harvard sfrutta anche i recenti avvistamenti di Uap e l’apertura della stessa Nasa alla valutazione di reperti che si presume arrivino dallo spazio. Viene citata pure la teoria di Mike Gallagher, ex rappresentante della Camera degli Usa, secondo cui gli Ufo sarebbero i velivoli usati da non umani che abitano la Terra. Essendoci di mezzo Harvard, non si può non sospettare che gli estensori della ricerca abbiano fatto riferimento anche alle tesi di Avi Loeb, astrofisico dell’ateneo che più volte ha ipotizzato la presenza di civiltà su altri pianeti. L’alternativa terrestre sarebbe solo una variazione sul tema, spiega l’articolo. 

Quindi ecco, da Harvard arriva un paper che è una sorta di teoria del tutto sull’ufologia. In parallelo, più o meno nello stesso periodo, e sempre dal mondo accademico, arriva un altro professore universitario, stavolta di Stanford, a portare avanti una tesi particolare. Siamo sempre sul Corriere, articolo a firma di Flavio Vanetti che scrive:

Che gli alieni possano esistere realmente e che ci osservino senza mostrarsi come fossimo in un immenso zoo spaziale,  è un’ipotesi scientifica di cui abbiamo già raccontato qualche tempo fa. Ma c’è chi va ancora oltre, sostenendo non solo che gli alieni esistono, ma che addirittura sarebbero tra noi già da migliaia di anni, osservandoci con droni e studiandoci con l’intelligenza artificiale. A sostenerlo non è l’ultimo ufologo o complottista arrivato, ma un rispettato professore della Stanford University che afferma anche di essere stato consulente dei servizi d’intelligence americani.

In pratica già nel 2021 Nolan aveva affermato di essere stato avvicinato da persone della Cia e ad alcune società aeronautiche che gli avevano chiesto di esaminare le risonanze magnetiche del cervello di alcuni piloti coinvolti in incontri con UAP ed esposti ai campi da essi generati. Ciò che Nolan – a detta sua – trovò fu che il cervello di alcuni dei piloti coinvolti nei fenomeni UAP era stato, cito, «orribilmente danneggiato», riscontrando alterazioni simili a quanto accade alle persone affette dalla malattia neurodegenerativa della sclerosi multipla. 

Nolan sostiene, inoltre, di aver analizzato frammenti presumibilmente provenienti da UAP e di aver trovato, almeno nel caso di un campione di magnesio prodotto da un’esplosione di un presunto UFO in Brasile, insoliti rapporti tra isotopi radioattivi. Nolan afferma, infine, di conoscere persone che stanno portando avanti studi di reverse engineering su tecnologie UAP per decifrarne il funzionamento.

A rendere Nolan così sicuro dell’esistenza degli alieni, come ha raccontato nel suo intervento al forum di New York del maggio 2023, è anche l’episodio da lui specificamente menzionato del famoso «Segnale WOW!». Si tratta di un impulso radio incredibilmente forte rilevato nel 1977 dal radiotelescopio Big Ear dell’Ohio State University, durato circa un minuto e che sembrava provenire dalla costellazione del Sagittario. 

All’epoca fu considerata come la prima prova dell’esistenza di una civiltà extraterrestre che tentava di comunicare ma, successivamente l’entusiasmo fu smorzato dagli scienziati che conclusero che il segnale aveva origini naturali come, ad esempio, una cometa o una pulsar. Ciononostante, Nolan è convinto che le probabilità che gli alieni abbiano già visitato la Terra e continuino a farlo siano, come dice, del «100 per cento», affermando anche che, per studiarci, gli alieni starebbero usando droni e l’AI.

Per sostenere queste sue affermazioni, Nolan cita due elementi. Il primo sarebbe il grande interesse manifestato dal governo americano che, tramite il Dipartimento della Difesa, ha istituito un apposito ufficio per la raccolta sistematica delle informazioni e lo studio dei fenomeni UAP: l’All-domain Anomaly Resolution Office. Il secondo elemento riguarda, invece, i numerosi oggetti misteriosi rilevati da più tipi diversi di sensori, tra cui radar e telecamere a infrarossi. 

Oggetti dallo strano comportamento, in grado di compiere manovre impossibili come andare «da 50 piedi sopra l’acqua fino a 14 miglia d’altezza e ritorno in meno di un secondo». Come Nolan ha raccontato a New York, i fisici della Difesa gli avrebbero spiegato che per realizzare tutto ciò nel mondo reale occorrerebbero quantità enormi di energia, una cosa attualmente fuori dalla portata della nostra tecnologia. La conclusione di Nolan è che avere anche un solo, piccolo pezzo di tecnologia rivoluzionerebbe la nostra società.

Ora, il tema è di quelli intriganti: cosa ci sarebbe di più importante e eccitante che scoprire che esistono forme di vita sul nostro Pianeta molto più evolute di noi e di cui sappiamo poco o niente? Proprio perché il tema è così incredibilmente eccitante, però, dobbiamo anche essere consapevoli che rischiamo di farci trascinare verso conclusioni affrettate.

Quindi, i fatti è che al momento stiamo osservando molti fenomeni di cui non abbiamo una spiegazione scientifica, che questi fenomeno sono iniziati ad essere riconosciuti anche dalle autorità come reali e attendibili, che il mondo accademico sta iniziando a studiarli più o meno seriamente e che in particolare il Pentagono sta aprendo degli spazi interessanti di informazione e comunicazione su questo tema. 

È plausibile immaginare che ancora una buona percentuale delle informazioni siano secretate e che sappiamo il 10% di quello che sanno i più alti funzionari del Pentagono. Al tempo stesso è interessante notare queste nuove aperture. Perché siano stato fatto questo cambio di strategia e perché proprio adesso, non lo so. Di certo è interessante osservare tutta la faccenda, senza farci cogliere da eccessivi entusiasmi o allarmismi.

Pubblichiamo oggi un articolo molto interessante e importante sulla pace e il pacifismo. È un’intervista di Mauro Carlo Zanella all’attivista per la pace ucraino Yurii Sheliazenko, pubblicato originariamente su Pressenza.

L’articolo pone l’accento su quanto sia necessario cambiare la narrativa sull’inevitabilità della guerra, se vogliamo costruire la pace. Ed è un aspetto essenziale. Così come ho trovato molto bella la lucidità con cui questa persona riesce ad analizzare la situazione, pur vivendola in prima persona. Ve ne leggo un estratto, la fine, che contiene un passaggio molto importante.

Cosa dovrebbero fare i popoli europei per imporre il cessate il fuoco?

Interessante la parola “imporre”; spero che ti riferisca a un’imposizione pacifica. Senza iniziative di pace, o con iniziative di pace deboli come quelle attuali, Putin continuerà ad attaccare e Zelensky continuerà a contrattaccare, e avranno dei sostenitori. Per porre fine a questa situazione, dobbiamo dire la verità non solo sull’ingiustizia dell’aggressione russa, ma sull’ingiustizia di qualsiasi guerra e violenza in linea di principio e sulla necessità di considerare e attuare soluzioni pacifiche. Dobbiamo cambiare la narrativa dell’inevitabilità della guerra, trovare un modo nonviolento per trasformare il comportamento dello Stato aggressore e garantire la giustizia riparativa, il risarcimento o almeno l’attenuazione del dolore per tutti i torti subiti. 

Si tratta di un grande lavoro che richiede l’impegno di molte persone, molte risorse, sforzi di ricerca, di educazione e di dialogo. Inoltre, sarà necessario opporsi ai tentativi di usare i movimenti per la pace a vantaggio degli sforzi bellici, ed è noto come il Cremlino lo abbia fatto in passato screditando gli attivisti per la pace; dobbiamo imparare da questi errori. Bisogna anche opporsi al pensiero militarista, ai sospetti e agli attacchi. Dobbiamo quindi lavorare per la pace ed essere resistenti.

La cosa fondamentale è proteggere il diritto di rifiutarsi di uccidere, divulgare una visione del mondo in cui tutte le guerre sono finite perché tutti si rifiutano di uccidere, far conoscere le storie di persone che hanno vissuto la loro vita seguendo questa visione piena di speranza, le loro risposte alle sfide del militarismo e le esperienze di resistenza nonviolenta che hanno avuto successo.

Lunedì invece abbiamo pubblicato una intervista su un tema molto delicato. È un’intervista a una coppia di genitori che hanno perso il figlio di 3 anni per una malattia rara collegata ai formaggi fatti con latte non pastorizzato, e che hanno iniziato una vera e propria missione di sensibilizzazione dopo questo fatto. 

È un’intervista straziante ma molto bella, che ci dice molto su questa malattia ma anche su come funziona l’animo umano. Ho chiesto a Valentina D’Amora, autrice dell’intervista, di raccontarci qualcosa in più.

Audio disponibile nel video / podcast

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