31 Ott 2023

Il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi è rivoluzionario: verrà approvato? – #821

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L’Europa si conferma all’avanguardia sul tema dei rifiuti e dell’economia circolare. la commissione ambiente del parlamento europeo ha presentato un regolamento davvero rivoluzionario, in cui si promuovono soluzioni di riuso e si proibiscono un sacco di confezioni e imballaggi usa e getta, a prescindere dal materiale con cui sono realizzati. Resisterà agli attacchi dei governi? Parliamo anche della situazione a Gaza e dintorni, e dell’uragano che ha colpito e quasi raso al suolo Acapulco, in Messico. Prima però, vi faccio ascoltare una piccola anticipazione, una sorpresa.

Trailer DISPONIBILE NEL VIDEO/PODCAST

Quello che avete appena ascoltato è il trailer del nostro nuovo podcast che si chiama Non funzionerà mai. Lo potrete ascoltare a partire da martedì prossimo, tutti i martedì sulle principali piattaforme di podcast e su Italia che Cambia. Di che parla immagino lo avrete capito ascoltando il trailer, aggiungo solo che se seguite da anni ICC scoprirete come sono andate a finire alcune delle esperienze più iconiche che abbiamo raccontato in questi dieci anni.

Ma non è un podcast dedicato solo a chi ci conosce da anni, anzi. Vuole essere un modo per far scoprire anche ad altri i nostri mondi, un modo per smentire il luogo comune che in Italia non si può fare niente e mostrare che i progetti di cambiamento positivo non sono solo delle effimere meteore (come sono aulico) ma delle realtà solide, concrete, che hanno un impatto duraturo sul mondo. Quindi, ascoltatelo se vi va e consigliatelo anche ad un po’ di amici e amiche che non ci conoscono. Il trailer lo trovate anche in un articolo di presentazione del podcast, che voi lascio sotto fonti e articoli.

Dal punto di vista dei rifiuti, l’Ue continua a produrre cose interessanti. Molto interessanti. In pratica la Commissione Ambiente del parlamento europeo il 24 ottobre scorso ha presentato il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi, del quale si discuterà al Parlamento Ue  tra il 20 e il 23 novembre prossimi.

Vi leggo quali sono i punti principali del regolamento, così come vengono descritti da Sara Deganello sul Sole 24 Ore. “La bustina di zucchero, la busta dell’insalata, la monoporzione del ketchup, il flaconcino di shampoo dell’hotel potrebbero sparire dalle nostre quotidianità entro il 31 dicembre 2027. E i consumatori di bevande e di cibi da asporto dovranno abituarsi a portarsi borracce e contenitori privati da lavare poi e riutilizzare.

I consumi di cibi e bevande in hotel, ristoranti e catering invece saranno sempre forniti in stoviglie riutilizzabili. Sono alcune delle conseguenze sulle vite dei consumatori se il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi (Ppwr) entrasse subito in vigore così come uscito dalla Commissione Ambiente”.

Se notate un leggero tono apocalittico nelle parole che vi ho letto è perché c’è, e vi assicuro che ci sono articoli anche più allarmistici, che descrivono gli enormi danni alla filiera del riciclo, o alla vota dei consumatori che questo regolamento potrebbe arrecare. 

Leggo più avanti che “i punti più contestati sono il divieto del monouso (art. 22) e gli obiettivi di riutilizzo (art. 26)”. Vietati imballaggi monouso per condimenti, conserve, salse, panna da caffè e zucchero nel settore alberghiero, della ristorazione e del catering, comprese bustine, vaschette, vassoi, scatole. Vietati imballaggi di plastica monouso per prodotti ortofrutticoli freschi per meno di 1,5 kg di frutta e verdura: reti, sacchetti, vassoi, contenitori.

Stop al packaging monouso utilizzato negli alberghi per cosmetici e prodotti per l’igiene di meno di 50 ml per i prodotti liquidi e meno di 100 g per i prodotti non liquidi: flaconi di shampoo, flaconi per lozioni per mani e corpo, piccoli sacchetti per saponette. Stop anche a imballaggi monouso per alimenti e bevande riempiti e destinati al consumo nei locali del settore alberghiero, della ristorazione e del catering: vassoi, piatti e bicchieri usa e getta, sacchetti, lamine, scatole.

Forse finirà anche il formato famiglia: gli imballaggi di plastica usati nel commercio al dettaglio per raggruppare prodotti venduti in lattine, vasi, vaschette e confezioni per acquistare più di un prodotto o incoraggiare i consumatori a farlo saranno banditi.

Per quanto riguarda il riutilizzo invece il testo attuale prevede che dal 1° gennaio 2030 il 20% della quota di bevande vendute confezionate (in bottiglia o lattina) dovrà utilizzare imballaggi da usare di nuovo. Quindi su 100 bottiglie a scaffale almeno 20 dovranno far parte di un circuito di riutilizzo.

Entro il 31 dicembre 2027 le bevande sfuse consumate sul posto dovranno essere vendute in un bicchiere riutilizzabile, mentre entro 2 anni il consumatore dovrà avere la possibilità di riempire il proprio contenitore, la propria borraccia, con le bibite sfuse”.

Insomma, che dire, è un potenziale rivoluzione! Finalmente un regolamento chiaro, che affronta il vero, principale problema che riguarda la produzione dei rifiuti, ovvero il monouso, di qualsiasi materiale sia fatto. Davvero, questo regolamento è eccezionale. Ora c’è da vedere se riuscirà a reggere il colpo degli emendamenti, perché in molti paesi, Italia in primis, sono partite parecchie lamentele legate al fatto che questo regolamento danneggia le filiere del riciclo, delle bioplastiche, dei materiali alternativi alla plastica e così via. 

È possibile anche che la commissione Ambiente abbia presentato un testo così ambizioso e rivoluzionario sapendo già che alcune cose probabilmente sarebbero state cambiate, e quindi provando a fissare l’asticella di partenza molto in alto. 

Ad ogni modo, per adesso e in attesa di vedere come evolve la cosa, non posso che fare un plauso alla commissione Ambiente e a questa Ue che dal punto di vista delle politiche sulla sostenibilità al momento è un’eccellenza globale.

Veniamo a qualche veloce aggiornamento sulla situazione a Gaza e dintorni. Da quello che leggo su vari giornali italiani e non solo, mi pare di capire – nessuno la mette giù così, ma il senso mi pare quello – che l’esercito israeliano abbia nei fatti iniziato l’invasione di Gaza, ma senza dirlo, o meglio dicendo che non è così.

I fatti sono che l’esercito israeliano è entrato nella Striscia di Gaza da almeno due punti: dal confine nord e dal confine est, praticamente a metà della Striscia, quindi spaccando il territorio palestinese in due e accerchiando la città di Gaza, la più importante e popolosa della zona, e da cui l’esercito israeliano aveva chiesto settimane fa l’evacuazione dei civili. 

L’ingresso delle truppe, venerdì sera, è stato anticipato e accompagnato da bombardamenti senza precedenti, che potrebbero essere stati i più distruttivi da quando è cominciata la guerra, il 7 ottobre. 

Quindi nei fatti l’invasione è iniziata. Ma Netanyahu nega che sia così. La chiama semplicemente “seconda fase”, ma fa sapere che questo non è il vero attacco via terra a Gaza, che l’invasione ancora non è iniziata. Ma come mai questo doppio livello? Questo smentire a parole dei fatti che appaiono sempre più chiari?

Non ho trovato su questo analisi illuminanti e allora mi avventuro in una possibile spiegazione. Sospetto che Netanyahu stia provando da un alto ad accontentare gli alleati, in particolare gli Usa, con Biden che gli ha chiesto esplicitamente di almeno ritardare l’invasione via terra, ma dall’altra voglia mandare un segnale a quelli che chiama “nemici di Israele”, ovvero oltre ad Hamas, l’Iran ed Hezbollah in prima battuta. 

Ovviamente non è che i falchi americani si fanno fregare dalla nomenclatura, ma il fatto di poter dire anche formalmente che l’attacco è rimandato gioca un ruolo nella gestione dell’opinione pubblica e della diplomazia mondiale. Inoltre, come fa notare un articolo del Post, è possibile che ci sia un pezzo di strategia militare nel voler sorprendere hamas che si aspettava una reazione rapida e violenta e non quello che si prospetta come un lento e lungo assedio via terra. 

In tutto ciò, non sono riuscito a trovare delle stime sul numero di civili che sono rimasti in quella metà settentrionale della Striscia di fatto stretta nella morsa israeliana. Mentre continua il tremendo bollettino dei morti palestinesi che ormai sfiorano le diecimila vittime, con quasi 3500 bambini uccisi, una cifra spaventosa, raggiunta in 3 settimane e superiore persino – come ci ricorda Save the Children – al numero di bambini che muoiono in un anno per tutti i conflitti del mondo sommati assieme. 

Altre notizie legate a questo conflitto sono che ieri Hamas ha diffuso alcuni video delle persone rapite, che il governo israeliano si è rifiutato di mandare in onda, e che in Daghestan, una repubblica della federazione russa, un centinaio di persone ha fatto irruzione in un aeroporto per assalire un aeroplano proveniente da Tel Aviv, dando la caccia ai cittadini israeliani. 60 di queste persone sono state arrestate.

In Italia invece le polemiche stanno riguardando soprattutto la scelta del fumettista Zerocalcare di non partecipare al Lucca Comics per via del patrocinio dato all’evento dall’Ambasciata di Israele, seguito dalla fumettista nota come Fumettibrutti. 

Fra l’altro se siete iscritti/e alla newsletter vi comunico che questo sabato vi arriverà la nuova puntata di “e’ un casino”, il format dal nome estemporaneo, inventato in diretta nel corso della seconda puntata, in cui io e il direttore Daniel Tarozzi commentiamo le principali notizie del mese.

Mentre in Italia iniziano a destare una certa preoccupazione i fiumi in piena nel piacentino, in Messico un uragano ha spazzato via la città. Leggo sul Post: “Il governo messicano ha inviato 15mila soldati ad Acapulco, la città più nota dello stato messicano del Guerrero, sulla costa pacifica del paese, per aiutare le persone sfollate e cercare i dispersi dopo che l’uragano Otis ha colpito la città tra mercoledì e giovedì. Otis era un uragano di categoria 5, la più alta nella classificazione dell’intensità, al suo arrivo sulla costa”.

Negli ultimi giorni i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e l’esercito hanno recuperato i corpi di 43 persone. Molte delle vittime non sono state ancora identificate. I dispersi accertati sono 36. L’esercito sta scavando nei detriti dei palazzi su segnalazione di famiglie e conoscenti di persone non ancora rintracciate.

Ad Acapulco, dove abitano quasi 800mila persone, moltissimi edifici sono stati danneggiati in modo significativo: sono stati scoperchiati tetti, sono crollati muri, e alcuni palazzi sono stati abbattuti dal vento che ha raggiunto una velocità di 266 chilometri all’ora. La maggior parte delle strade è ancora allagata e c’è fango ovunque. Secondo le stime dello stato del Guerrero, oltre l’80 per cento degli edifici è stato danneggiato dalla forza dell’uragano. Circa 200 pazienti dell’ospedale sono stati trasferiti per i danni alla struttura. I forti venti hanno anche divelto lampioni e tralicci della linea elettrica dal suolo.

Al momento la situazione è leggermente migliorata in centro, dove sono state liberate le strade dalle piante cadute e dalle auto danneggiate mentre nelle zone periferiche c’è ancora il caos. Molte persone, ancora senza acqua e cibo, hanno camminato per chilometri nel fango per raggiungere i pochi negozi rimasti aperti. In alcuni casi sono stati commessi furti di cibo e generi di prima necessità.

Anche l’arrivo dell’esercito e di altri aiuti da altri stati messicani è stato complicato perché Acapulco è quasi del tutto isolata. Soprattutto nel primo giorno dell’uragano era impossibile muoversi a causa del vento forte. Non era mai successo prima che un uragano di categoria 5 arrivasse a terra sulla costa pacifica del Messico e in generale è raro che gli uragani si mantengano di categoria 5 anche quando si avvicinano alla costa, perché di solito si indeboliscono passando sopra fondali marini meno profondi.

Ma sappiamo anche che l’intensità e la frequenza di questi fenomeni è in aumento per via della crisi climatica e quindi non è che cose così siano del tutto inaspettate, ecco.

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