19 Set 2022

I programmi dei partiti ai raggi X – #585

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Fra qualche giorno si vota… ma chi? E su quali programmi e idee? Questa puntata vuole essere una breve guida ai programmi dei partiti e coalizioni che correranno alle prossime elezioni.

Lo avevo promesso ed eccoci qua, a meno di una settimana dal voto, a dare uno sguardo ai programmi dei partiti. Visto che sarebbe un’impresa titanica, premetto 3 cose: 1. innanzitutto userò come fonti articoli di giornale che hanno già fatto questo sporco lavoro, 2. Daremo uno sguardo generale, ma con un focus particolare su cosa dicono questi programmi in tema ambientale, 3. Essendo una puntata che dovrebbe servire a chiarire le idee, cercherò di evitare il più possibile di esprimere giudizi, quelli li lascio a voi. Mi interessa qui soprattutto capire e far capire.

Va bene cominciamo. 

Una riflessione preliminare. È stata ed è una campagna elettorale anonima, perché il governo è caduto a fine luglio, c’è stato agosto di mezzo e sappiamo che ad agosto il nostro paese si ferma letteralmente, e in un batter d’occhio siamo già alle elezioni. C’è stato poco tempo sia per fare accordi elettorali, sia per scrivere i programmi elettorali (che sono stati redatti in fretta e furia) sia per comunicarli, tant’è che è stata, questa, una campagna elettorale davvero scarna di contenuti.

Cominciamo comunque a vederli partendo dalla coalizione di centrodestra, quella data in netto vantaggio. Seguiamo tre articoli, uno del Post, uno di Internazionale e uno della Stampa, che trovate sotto Fonti e articoli.

COALIZIONE DI DESTRA

I cavalli di battaglia della destra sono all’incirca i soliti: immigrazione e tasse su tutti. Sul primo punto, la linea è quella dura dettata da Salvini e Meloni. Decreti sicurezza, potenziamento delle forze dellìordine e del personale nei carceri, un generico contrasto a baby gang e criminalità, lotte alle mafie e terrorismo ecc (senza però mai specificare come).

Sulle tasse rispunta fuori la flat tax, ovvero la famosa aliquota unica al 15% al di là del reddito. Anche se non vi viene posta tutta questa enfasi, perché FdI non è così convinto e molto dipenderà dai rapporti di forza interni alla coalizione.   

E ancora, abolizione del reddito di cittadinanza in favore di incentivi alle imprese e una piuttosto vaga riforma delle pensioni. 

Anche in tema di politica estera la Destra ha una posizione un po’ ambigua. Il primo punto del programma riguarda il posizionamento internazionale dell’Italia in Europa e nel Mondo. Recita per l’esattezza “Italia, a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica e dell’Occidente. Più Italia in Europa, più Europa nel Mondo”. Il che è abbastanza curioso, visto il tradizionale euroscetticismo di FdI e Lega. Secondo molti questo punto messo all’inizio indica una sorta di inversione di marcia dei due partiti riguardo all’Europa, e un passaggio da “Ci facciamo i fatti nostri” a “Vogliamo comandare in Europa, almeno un po’ di più”. In realtà è tutto abbastanza vago e gli stessi leader, soprattutto Giorgia Meloni, hanno un atteggiamento un po ‘schizofrenico sul tema, alternando messaggi distensivi a messaggi aggressivi. 

Forse l’unica proposta nuova e grossa della destra di queste elezioni è la riforma del sistema istituzionale. Si propone infatti, anche qui molto genericamente, che venga introdotta l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Non si entra nel dettaglio e non si spiega però se questa modifica dovrebbe comportare anche un rafforzamento dei suoi poteri. Anche se Berlusconi ha detto chiaramente che se andrà al governo proporrà l’introduzione in Italia del sistema presidenziale, ovvero che i cittadini eleggano un capo dello Stato che abbia anche poteri esecutivi e nei giorni successivi anche Giorgia Meloni ha detto di essere d’accordo.

Ah, poi c’è la question aborto. Nel programma non viene nominato, ma sull’onda anche di quanto successo negli Usa (dove già diversi stati hanno proibito almeno parzialmente l’aborto) soprattutto Meloni sembra intenzionata a dare un giro di vite sulla questione. Ha fatto discutere qualche giorno fa la sua dichiarazione che vuole dare il diritto alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta di fare anchre altrimenti. Anche qui, non si capisce bene come, ma la questione ha fatto drizzare le antenne a più di un’organizzazione per i diritti.

Ora, la sensazione generale è di un programma molto vago, con poche poche idee, nessuna indicazione delle coperture per le riforme. Nel caso della coalizione di destra oltre al poco tempo per buttarlo giù c’è anche un motivo più specifico: il programma cambierà molto a seconda dei rapporti di forza fra i 3 partiti che emrergeranno dalle elezioni.

COALIZIONE DI CENTRO-SINISTRA

A proposito di vaghezza, passiamo al programma del Pd. Il programma del Pd si fonda su 3 pilastri: 1. Sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale; 2. Lavoro, conoscenza e giustizia sociale; 3. Diritti e cittadinanza.

Vediamo intanto il secondo e il terzo pilastro, che all’ultimo dedichiamo poi un capitoletto trasversale ai partiti. In generale possiamo dire che è un programma molto in continuità con il governo Draghi, di cui si ripropone la stessa politica estera, sia riguardo all’Europa, alla Nato e alla questione ucraina. 

Dal punto di vista fiscale c’è il rifiuto di una flat tax e la proposta di un «sistema fiscale equo e progressivo».

Come politiche sociali, oltre a una serie di misure per aumentare salari e pensioni, il PD ha scritto nel suo programma che intende abbassare le bollette dell’energia (come anche la Destra), senza spiegare bene come intenda farlo. Inoltre propone di costruire 500 mila nuovi alloggi popolari in 10 anni.

Si propone anche una “riforma” del reddito di cittadinanza (quindi non un’abolizione), l’introduzione di un salario minimo per i lavoratori (che dovrebbe essere di 9 euro lordi all’ora) e alcune novità sugli stage.

Sulle pensioni si parla di uscita flessibile dal mondo del lavoro, con una serie di clausole per lavoratori in difficoltà e donne che in certe condizioni potrebbero avere delle corsie preferenziali.

M5S

Veniamo al M5S. Dal punto di vista delle misure sociali e di welfare c’è una conferma – anzi un miglioramento – del reddito di cittadinanza (che però viene presentato con meno enfasi rispetto alla scorsa campagna elettorale): si promette infatti l’introduzione di una serie di misure per rendere «più efficiente il sistema delle politiche attive» e un «monitoraggio delle misure antifrode», senza specificare però come.

Anche il M5S, come il PD, propone l’introduzione di un salario minimo per i lavoratori, così come l’introduzione di un compenso minimo per stage e tirocini.

Dal punto di vista fiscale si propone di eliminare l’IRAP e di ridurre il cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro, e c’è molta attenzione sul rendere più efficiente il fisco. 

In ambito europeo e di politica estera si propone, come la destra, una riforma del Patto di stabilità con l’Europa. Mentre non si nomina mai la guerra in Ucraina, dicendo però che l’obiettivo è quello di fermare «la corsa al riarmo». Ovvero, leggendo fra le righe, interrompere l’invio di armi all’Ucraina.

Si propone anche di sganciare il prezzo del gas dal mercato olandese TTF, cioè il principale mercato di scambio europeo del gas, che secondo il partito è soggetto a fenomeni di speculazione.

Infine si parla di cambiamenti di un certo spessore in ambito istituzionale. Archiviata la democrazia diretta e ogni tentativo di riformare il sistema di rappresentanza, si parla invece di introdurre nell’ordinamento italiano la cosiddetta “sfiducia costruttiva”, una misura che prevede che un governo non possa essere sfiduciato se contestualmente il parlamento non vota la fiducia a un altro governo. Poi, l’estensione del diritto di voto ai 16enni, una legge che impedisca ai parlamentari di cambiare partito durante una legislatura, e l’introduzione per tutti del limite di due mandati.

TERZO POLO

Il programma del terzo polo è quello più dettagliato su diversi aspetti di fornire ad esempio ragionamenti sulle cosiddette coperture, ovvero dove si trovano i soldi per realizzare le misure proposte. 

Il cosiddetto “terzo polo”, più che promettere grossi tagli alle tasse, intende soprattutto semplificare il sistema fiscale. Detassare completamente i redditi molto bassi e giudicati «essenziali per sopravvivere», applicare grossi sgravi fiscali ai giovani: nessuna tassa fino ai 25 anni, ridotte del 50 per cento fino ai 29.

Si parla poco di politica estera, e per niente di pensioni (di fatto avallando la legge Fornero). Si propone un depotenziamento (ma non un’abolizione totale) del reddito di cittadinanza, e l’introduzione di un salario minimo.

In ambito istituzionale la principale riforma proposta dal “terzo polo” è la modifica della scelta del presidente del Consiglio, con l’introduzione del cosiddetto “sindaco d’Italia”, un tema molto caro soprattutto a Matteo Renzi, che più volte in passato vi aveva fatto riferimento. In base a questa riforma il presidente del Consiglio non sarebbe scelto dalla maggioranza di governo, ma direttamente dagli elettori.

ALTRI

Poi ci sono i partiti minori, perlomeno stando ai sondaggi. A sinistra c’è l’alleanza Verdi e Sinistra, che punta molto sulle tematiche ecologiche, c’è Unione Popolare, che affianca un focus sull’ecologia a un impianto fortemente incentrato sulle politiche sociali e un’economia statalizzata, aspetto quest’ultimo accentuato da Italia Sovrana e Popolare.

Poi, collocati in maniera trasversale ma generalmente considerati più a destra ci sono Italexit di Gianluigi Paragone, che punta molto come si intuisce sull’uscita dell’Italia dall’Europa e Vita, che invece punta molto sul no all’obbligo vaccinale e alle politiche sanitarie degli ultimi governi. Entrambi propongono un ritorno alla famiglia tradizionale.

SU CLIMA E AMBIENTE

Veniamo al tema dell’ambiente. Che è un tasto abbastanza dolente. Perché eccezion fatta per i Verdi e Sinistra, per UP, e in un certo senso per Vita, per il resto le tematiche di cliam e ambiente sono piuttosto assenti. 

Il programma della coalizione di destra definisce «l’ambiente» come «una priorità», ma poi usa una formula piuttosto ambigua: «Rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici», in cui non è spiegato cosa si intenda per «aggiornare»: al rialzo? Al ribasso? Ci sono poi altre proposte piuttosto generiche sulla riforma del sistema dei rifiuti, la creazione di nuove riserve naturali, la «promozione dell’educazione ambientale e al rispetto della fauna e della flora». Niente che suoni onestamente come un impegno serio. 

Il PD identifica lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica come il primo dei «pilastri di Italia 2027», cioè del suo progetto di governo per la prossima legislatura. Ma ne parla in maniera molto in continuità con il concetto di transizione ecologica di Cingolani (del licei Ted, del Pnrr, ecc): si parla insieme di transizione ecologica e digitale, denotando già un’idea di transizione molto legata a soluzioni tecniche e tecnologiche. 

Se non altro ci sono obiettivi chiari per le rinnovabili: si propone l’adesione a Fit For 55, il progetto della Commissione Europea che prevede di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. E si propone l’installazione entro il 2030 di nuovi impianti rinnovabili capaci per 85 GW di potenza complessiva. 

Il M5S invece ripropone alcune delle sue misure più note, come il Superbonus, e in parte punta alla diffusione di nuove tecnologie e il cambio del parco auto con modelli elettrici. Eliminare la burocrazia per favorire la creazione di impianti a energia rinnovabile e fermare completamente «nuove trivellazioni [di petrolio] e nuovi inceneritori [di rifiuti]». Ttuttavia rispetto al peso iniziale che le questioni ambientali avevano sul Movimento, si nota una netta riduzione di spazio.

Il programma del “terzo polo” è piuttosto dettagliato sulla questione ambientale. Parla ampiamente della necessità di raggiungere l’indipendenza dal gas russo, costruendo nuovi rigassificatori e aumentando la produzione nazionale di gas naturale (non esattamente una misura ambientalista), ma poi aderisce agli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla Commissione Europea: 55 per cento entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050. Per farlo, stima che potrebbe essere necessario installare fino a 140 GW di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Promette inoltre di ridurre il trasporto merci su gomma e di favorire quello su rotaia, e misure per aumentare l’efficienza energetica degli edifici.

Sul nucleare, vediamo Destra e terzo polo a favore, Pd, contrario e M5S che non cita il tema. 

Va bene, questa è la prima e ultima puntata di INMR per questa settimana, noi ci rivediamo lunedì prossimo perché da domani saremo tutte e tutti in Sicilia, dove termina il nostro viaggio per il decennale e festeggeremo questi dieci anni e progetteremo e sogneremo assieme cosa realizzare nei prossimi dieci. Se volete seguire quello che faremo, restate aggiornati iscrivendovi alla pagina del decennale.

FONTI E ARTICOLI

#elezioni
il Post – I programmi dei grandi partiti, a confronto
Internazionale – Le elezioni italiane spiegate ai britannici
La Stampa – Verso il voto, il clima sparisce dai programmi dei partiti

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