20 Apr 2023

Prosegue la repressione: diamo la parola a Ultima Generazione! – #714

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Si intensifica la repressione dei movimenti per la giustizia climatica, da Extinction Rebellion a Ultima Generazione. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo grazie al contributo di Maria Letizia Ruello, ricercatrice e attivista di Ultima Generazione. Parliamo anche del caso di Alfredo Cospito che ha interrotto lo sciopero della fame e del Parlamento europeo che ha approvato cinque nuove leggi per ridurre le emissioni in accordo con la strategia fit for 55.

Due giorni fa abbiamo raccontato di come le azioni degli attivisti e le attiviste climatiche stiano incontrando una sempre più aperta ostilità da parte delle istituzioni. Il governo ha approntato un decreto legge in cui si multano fino a 60mila euro le opere di imbrattamento (con vernice lavabile) di monumenti e opere d’arte (e teche che ricoprono opere d’arte), a Padova e Torino le procure stanno indagando per un reato gravissimo, quello di associazione a delinquere, i gruppi di attivisti di UG e XR. La stampa con toni spesso scandalistici copre le notizie in maniera parziale e distorta. Come diceva il vecchio detto, quando la bomboletta indica la catastrofe climatica, lo stolto guarda la bomboletta.

E vabbè tutto questo per dire che sentivamo il bisogno di chiedere direttamente a loro, a Ultima generazione. Perciò ho chiamato Maria Letizia Ruello, ricercatrice e attivista di Ultima Generazione per farmi raccontare dal un punto di vista interno che cosa sta succedendo. 

Contributo ascoltabile nel video/podcast

Grazie Maria Letizia, fra l’altro la nostra conversazione è stata più lunga perciò a breve (credpo già oggi o domani) uscirà su ICC un articolo più esteso con l’intervista nella sua versione integrale. Noi dal canto nostro continueremo a seguire le attività di UG e a informarvi su quello che succede nei mondi dell’attivismo climatico.

C’è una grossa novità anche sul caso di Alfredo Cospito, l’anarchico recluso al 41 bis che ieri ha interrotto dopo sei mesi lo sciopero della fame iniziato il 20 ottobre dello scorso anno. 

La decisione non è stata ancora motivata, ma arriva all’indomani della pronuncia della Consulta che ha dato per la prima volta ragione a Cospito e al suo avvocato. In pratica, come spiega Repubblica, “la sentenza ha ritenuto costituzionalmente illegittimo l’articolo del codice che “vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo””. Formula incomprensibile, che provo a spiegarvi per come l’ìho capita.

Ricorderete forse che la Corte di Cassazione a luglio scorso aveva deciso di contestare a Cospito il reato di strage politica, punito con l’ergastolo. Ora la legge ex Cirielli che regola questo settore dice che in caso di reati punibili con l’ergastolo, non ci sono attenuanti. Perché l’ergastolo è ergastolo, punto, non si possono sottrarre anni. 

L’avvocato di Cospito invece chiedeva un’attenuante perché sosteneva che il reato di strage politica aveva l’attenunante di essere di lieve entità, nel senso che la strage non c’è mai stata perché gli ordigni piazzati nel 2006 davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano non avevano provocato morti né feriti. 

La Corte d’Assise d’Appello di Torino aveva deciso di rimettere il caso alla Consulta. E la Corte Costituzionale ha dato ragione a Cospito smontato un tassello della legge ex Cirielli e stabilendo che “il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti”. E “conseguentemente il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva”. Una scelta che apre dunque la strada alla riduzione di pena da parte dei giudici di Torino, dall’ergastolo a una condanna tra 20 e 24 anni.

E questo, immagino, sia il motivo per cui Cospito ha interrotto lo sciopero della fame.

Ieri il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva cinque leggi del pacchetto Fit for 55 che è la strategia europea per ridurre le emissioni di CO2 e contastare il cambiamento climatico. Sapete che i vari paesi devono avere degli obiettivi di riduzione delle emissioni, no? Ecco l’Europa ha deciso di darsi degli obiettivi anche come unione di paesi, con una legge europea sul clima che prevede, come primo passaggio, una riduzione complessiva del 55% delle emissioni entro il 2030, rispetto al 1990. 

Che sembra una roba semplice, ma il 2030 è domani. La strategia fit for 55 è diciamo la messa a terra di quegli obiettivi e dovrebbe delineare come fare a raggiungerli. Ecco ieri, in queste cinque leggi approvate, sono contenuti 3 fra i principali pilastri su cui si basa la strategia europea. Vediamoli, seguendo un articolo di Fabrizio Papitto su la Svolta, poi li commentiamo. 

Il primo pilastro è “la riforma del sistema di scambio di quote di emissione (Ets). Il sistema Ets (emission trading system, sistema di scambio di quote) è un sistema che esiste in Europa da diversi anni (quello europeo è stato il primo ad essere implementato) ed è un sistema basato sul classico sistema di mercato delle quote. Si suddivide il totale delle emissioni che possiamo ancora produrre (poi possiamo è una parola grossa, ma insomma) per restare entro un margine gestibile di innalzamento delle temperature e si assegnano alle aziende. Ogni azienda ha una serie di quote gratuite, ma puo anche scambiarle, per cui le aziende piu virtuose possono venderle a quelle meno virtuose e così via. Il totale delle quote scende anno dopo anno fino ad arrivare a zero. Questa più o meno l’architettura. 

Ora, questo sistema ha dei grossi limiti, fra cui il fatto che finora questo sistema copriva solo una parte delle emissioni, e tanti settori molto inquinanti restavano scoperti, e il fatto che la riduzione delle quote procedeva troppo a rilento. Con queste nuove leggi per la prima volta il Parlamento introdotto le emissioni prodotte dal settore marittimo, e prevede la creazione di un sistema Ets II per determinare il prezzo delle emissioni di carburante relative ai settori dell’edilizia e del trasporto su strada.

Inoltre nei settori interessati, la modifica prevede la riduzione delle emissioni del 62% entro il 2030 rispetto al 2005 – un punto percentuale in più rispetto a quanto proposto dalla Commissione – e la graduale eliminazione delle quote gratuite per le imprese fra il 2026 (2,5%) e il 2034 (100%). Si prevede anche di eliminare gradualmente le quote gratuite per il trasporto aereo entro il 2026, così da incentivare l’uso di combustibili sostenibili nel settore dell’aviazione.

Il secondo pilastro è quello inerente al nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), volto a garantire che gli sforzi climatici globali e dell’Ue non siano messi in pericolo dalla delocalizzazione della produzione in paesi extra Ue con politiche climatiche meno ambiziose. Qui il punto è: ok noi regolamentiamo ovviamente la produzione interna, ma che succede con i prodotti fatti altrove? Da questo punto di vista la normativa imporrà alle aziende importatrici nell’Ue di prodotti coperti dal sistema Ets di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla frontiera, per poi acquistare certificati Cbam corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue.

Il Cbam, che sarà introdotto gradualmente dal 2026 al 2034 in concomitanza con l’eliminazione progressiva delle quote gratuite Ets, riguarderà nello specifico ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed emissioni indirette in determinate condizioni.

L’ultimo punto prevede infine l’istituzione di un Fondo sociale per il clima (Scf) nel 2026 per garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva. A beneficiarne, spiega il Parlamento Ue, saranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica.

Il Fondo sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote Ets II fino a un importo di 65 miliardi di euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali per un totale stimato pari a 86,7 miliardi di euro.

Ora, al netto che queste soluzioni continuano ad avere a mio avviso le pecche di una transizione basata principalmente sui meccanismi di mercato, che sappiamo poter fare alcune cose e non poterne fare altre, devo dire che ci sono comunque dei correttivi interessanti.

Ora i testi legislativi dovranno essere approvati formalmente anche dal Consiglio prima di essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue per entrare in vigore 20 giorni dopo la data di pubblicazione.

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