3 Apr 2024

Rigassificatore di Vado Ligure ancora al centro di polemiche – INMR Liguria #5

Scritto da: Emanuela Sabidussi
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Le manifestazioni organizzate dai cittadini per dire no al rigassificatore di Vado Ligure continuano e con loro si aggiungono anche nuovi tasselli della vicenda: dal ricorso respinto che era stato presentato dal Comune di Savona al Tar Ligure ad un disastro accaduto a Baltimora, che ha creato nuove preoccupazioni per similitudini.
Ma non solo: parliamo anche di comunità energetiche in occasione della pubblicazione del nuovo Decreto MASE, ma anche di superficie boschiva in cui la regione Liguria primeggia e di Ventimiglia, in cui la militarizzazione della città sta aumentando.

Torniamo a parlare del rigassificatore. Mentre le manifestazioni per dire no alla rigassificatrice della Snam, continuano è arrivata la notizia che il ricorso del Comune di Savona è stato respinto dal Tar (Tribunale amministrativo regionale) della Liguria, che ha ritenuto che la competenza spettasse al Tar Lazio. E così tutto il fascicolo è quindi ripartito in direzione Roma, allungando molto le tempistiche inizialmente previste.

Il ricorso in questione era stato presentato dal sindaco di Savona, Marco Russo, in cui (leggo la notizia pubblicata da Repubblica) chiedeva l’annullamento di tutta una serie di atti del Commissario dedicato Giovanni Toti finalizzati a predisporre la collocazione della nave Golar Tundra della Snam a Vado Ligure e realizzare le condutture a terra.
A portare un nuovo focus sulla questione però c’è anche un recente avvenimento, ovvero il disastro accaduto a Baltimora, dove la portacontainer Dali, senza controllo per una serie di guasti ha abbattuto un ponte uccidendo sei persone. Viste le molte similitudini tra le due situazioni organizzative e di distanze portuali il disastro ha rafforzato ancor di più le convinzioni dei contrari al rigassificatore.

Ecco ll’estratto di una dichiarazione rilasciata da Roberto Cuneo, ingegnere e presidente regionale di Italia Nostra ed oggi Consigliere nazionale, su Repubblica dove analizza e mette a confronto le due situazioni: da una parte il progetto previsto per la nave rigassificatore di Vado Ligure, dall’altra Baltimora.
“Uno dei temi più volte sottolineati dall’ampio fronte del no che a Savona si batte contro l’arrivo di una nave rigassificatrice a 4 chilometri dalla costa, fra Savona e Vado Ligure, è sempre stato il pericolo rappresentato da una posizione molto vicina all’ingresso del porto di Vado e quindi alle rotte delle navi.

La conclusione di Cuneo è questa: «L’incidente di Baltimora ci avverte che la posizione del Rigassificatore di Vado è molto pericolosa». “La criticità è evidente per Cuneo: «Il problema principale di un rigassificatore è la sovrapposizione e il conflitto tra il traffico portuale e quello specifico del rigassificatore, per evitare quanto accaduto a Livorno, lo scontro con l’Agip Abruzzo che provocò 140 morti. Dai porti di Vado e Savona entrano ed escono circa 1800 navi all’anno, un traffico molto intenso e non è detto che tutte le navi siano in condizioni eccellenti, che si possano escludere incidenti come quello avvenuto a Baltimora con una nave di solo 10 anni, gestita da un operatore del massimo livello mondiale.

L’unico fattore di localizzazione a favore della scelta di Vado è la vicinanza con il mercato di consumo: tale caratteristica è però poco rilevante per il basso costo di trasporto del gas in gasdotto. La collocazione a Savona è voluta da Snam per il basso costo di insediamento data la condotta marina molto corta. L’incidente di Baltimora ci ammonisce a non fidarci troppo della tecnologia: applichiamo quella migliore ma teniamoci comunque lontano dal rischio».“

Continuiamo a parlare di energia, ma ci spostiamo a soluzioni rinnovabili che stanno prendendo sempre più piede in Italia, e anche nella nostra regione. Su Liguria che Cambia vi abbiamo infatti da poco parlato di CER (Comunità energetiche rinnovabili) a fronte di un evento organizzato nel savonese, per spiegare le linee operative del recente Decreto MASE numero 414 del 7 dicembre 2023. Nonostante la normativa fosse in dirittura d’arrivo partecipando all’evento ho potuto conoscere diversi progetti di comunità energetiche già presenti sul territorio ligure, che da qualche anno con diverse grandezze e organizzazioni stanno gettando le basi di un modello di produzione collettiva di energia: da comuni a imprese, passando per cittadini privati, tramite associazioni e cooperative. Da piccoli a medi impianti, per lo più impianti fotovoltaici e dislocati su tetti di diversi edifici.

L’impressione era quella di partecipare ad un incontro del futuro in cui la responsabilità valoriale e operativa di quanta energia consumare e di conseguenza produrre fosse un argomento scontato. L’ultima notizia in questa direzione è quella di un bando da 25 mila euro vinto dal comune di Laigueglia, insieme a quelli di Nasino, Garlenda, Stellanello, Casanova Lerrone e Castelbianco, che permetteranno la costituzione di una CER all’interno della cabina primaria.

Leggo da un articolo pubblicato da IVG: “La creazione di una CER è un processo complesso, che richiede una pianificazione attenta e una serie di fasi sequenziali. I 25mila euro di servizi aggiudicati permetteranno la definizione del modello di configurazione ottimale, il supporto alla costituzione giuridica, lo schema di statuto e di regolamento. A questi seguiranno una serie di incontri dedicati nei vari comuni, che permetteranno il coinvolgimento degli stakeholder locali e che faciliteranno lo sviluppo della CER.

L’articolo poi riporta la dichiarazione di Marco Caldana, CEO di Progetto 1998 “Le CER, quando adeguatamente strutturate, permettono la redistribuzione del valore all’interno del territorio e agiscono come catalizzatore per una rivoluzione urbana che influenzerà profondamente la vita di ogni membro della comunità. Come Società Benefit, offriamo supporto decisionale e operativo a organizzazioni, sia private che pubbliche, che vogliono adottare modelli di business sostenibili. Questo bando ci è parso subito un’ottima opportunità per promuovere iniziative di impatto sociale sul territorio”.

Liguria è la regione italiana con la più alta percentuale di superficie boschiva: è quanto emerge dai dati pubblicati da Coldiretti e riportati e commentati dalla radio Babboleo in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste, avvenuta il 21 marzo appena trascorso. Questo giorno è stato infatti l’occasione per mettere a fuoco quella che è la situazione generale e soprattutto locale, sul fronte della tutela ambientale e contro l’abbandono del territorio.
La provincia con una percentuale più alta di superficie boschiva è Savona mentre quella con meno superficie forestale è La Spezia. Si tratta principalmente di superfici di “boschi alti”, ossia alberi come castagni, faggi, cerri e ampie pinete, che ricoprono l’84,4% circa della superficie forestale totale.

Radio Babboleo ha intervistato Roberto Costa, presidente di Federparchi in Liguria, che nell’intervista che invito ad ascoltare, oltre a tracciare un quadro della situazione avverte su diversi problemi: come la scarsità di prati da pascolo, l’incuria, la presenza di piante giovani che incidono poco all’abbattimento della Co2, ma parla anche di problematiche sulla tutela della biodiversità. Vi metto questo, come gli altri link, sotto Fonti e Articoli nella pagina dedicata alla rassegna su Liguria che Cambia.

Non è la prima volta che riportiamo qui in rassegna grandi record della regione, dalla riduzione di gas serra, alla media molto alta di farmaci assunti, come la puntata in cui vi abbiamo parlato del benessere sostenibile della regione. Ciò che spesso è difficile raccontare dietro a classifiche e numeri è proprio la complessità e i tanti elementi che vanno a comporre lo scenario finale. Viviamo in sistemi complessi e per comprenderli fino in fondo dovremmo addentrarci in tale complessità.

E così non è sufficiente avere una superficie ampia, la più ampia anzi, di terreni boschivi. Quali necessità hanno questi boschi? Qual è il loro stato di salute? Come poter vivere in questa regione nel modo più armonioso possibile per entrambi, accanto a questi ecosistemi così importanti e fondamentali per noi? Vi invito ad ascoltare l’intervista e a cercare subito dopo le vostre domande e risposte in silenzio in mezzo ai boschi accanto a voi, chissà che magari siano proprio loro a suggerirci qualche indicazioni utile.

La città di Ventimiglia è sempre più militarizzata: dopo la visita del ministro dell’interno e all’avvio del progetto “Strade sicure” erano stati 35 militari a presidiare la città. Nel mese di marzo se ne sono aggiunti anche altri 15 militari dell’ esercito italiano inviati per garantire sicurezza e ordine pubblico in città.

A coordinare uomini, mezzi e collaborazioni interforze sarà la Questura di Imperia. A darne notizia sono stati il Sindaco di Muro, il prefetto Valerio Massimo Romeo, il questore Giuseppe Peritore e i rappresentanti delle forze dell’ordine locali a fine marzo. In questo momento a Ventimiglia non c’è una emergenza migranti, pertanto le misure di sicurezza sarebbero a scopo preventivo per la gestione di possibili nuove ondate.

Abbiamo più volte parlato della difficoltà dei cittadini di far coesistere turismo, aiuti umanitari, gestione dei flussi migratori e vita quotidiana dove persone di diverse nazionalità si incontrano per brevi o più lunghi periodi. Vi terremo aggiornati sulla situazione e sugli sviluppi del proclamato progetto Strade sicure e su come cambierà, e se cambierà, la situazione.

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