15 Nov 2024

Le società energetiche minacciano il Consiglio regionale – INMR Sardegna #53

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Destinate al consiglio regionale sardo, sono arrivate due missive da parte di due società energetiche che avvertono che la legge sulle aree idonee in discussione è, secondo i mittenti, passibile di azioni legali perché viola normative sia nazionali sia europee. “Una minaccia irricevibile” hanno commentato dalla giunta, vedremo poi meglio di cosa si tratta ma restiamo nel Consiglio regionale perché notizia è anche l’occupazione della sala da parte di alcune donne dei Comitati per la legge di iniziativa popolare denominata Pratobello 24. Avremo un contributo audio che ci arriva dal Movimento per la Pratobello, della nostra Marta Serra. Parleremo poi di povertà perché i dati descrivono una crescita continua delle famiglie sarde che vivono in condizioni di difficoltà, e parleremo anche del fatto che la Sardegna ha aperto una vertenza con lo Stato: il Ministero dell’economia e delle finanze ci deve 1,7 miliardi. Chiudiamo poi la parte di cronaca parlando di siccità perché nel nord Sardegna la situazione non migliora, con i rubinetti chiusi per gli agricoltori e niente acqua per irrigare. Nella seconda parte della rassegna vi racconteremo gli articoli della settimana su Sardegna che cambia, e poi in chiusura gli eventi nel weekend.

Questa settimana due notizie sono state centrali in merito, la prima riguarda il fatto che È guerra tra la giunta Todde e le società energetiche che in Sardegna hanno progetti di investimento per la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici. Come ha riassunto Costantino Cossu sul manifesto, martedì mattina il consiglio regionale sardo ha cominciato a esaminare il disegno di legge che individua le cosiddette aree idonee, ovvero i siti dove sarà possibile collocare, sull’isola, turbine a vento e pannelli solari. E il presidente dell’assemblea, Piero Comandini (Pd), ha aperto la seduta rivelando che erano arrivate nei giorni scorsi lettere di diffida da parte degli uffici legali di due società energetiche: Rwe e Sardegna Green Energy. La RWE è tra i principali attori nel mercato delle energie da fonte rinnovabile in Italia, mentre Sardegna Green Energy è una societa’ leader nel settore dell’ Efficientamento  energetico. «Potete approvare la legge – è la sostanza del messaggio, come riassume il manifesto – ma sappiate che contro la vostra decisione sarà possibile fare appello in sede giurisdizionale, sia presso la Corte costituzionale sia presso la Corte europea di giustizia». I consiglieri regionali sardi non hanno preso bene l’iniziativa delle due società energetiche e Comandini è stato il primo a criticarla: «Si tratta di un atto – ha dichiarato – che punta a minare la liberà dei consiglieri. Un atto irricevibile. Sino a quando sarò presidente di quest’aula nessuno si potrà permettere di porre condizioni o di minacciare il consiglio con iniziative di disturbo». Dura anche la reazione della presidente Todde: «alcune grandi società energetiche – ha scritto sui social – (che hanno interessi in Sardegna per la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici) hanno inviato lettere minatorie in cui diffidano l’assemblea a votare su questo nostro provvedimento. Un fatto molto grave e un precedente pericoloso perché vorrebbe sovvertire l’ordine costituzionale».
Il disegno di legge presentato dalla giunta Todde prevede che gli impianti per la produzione di energia green possano essere costruiti soltanto in aree dove pannelli solari e pale eoliche non rechino danno né al paesaggio né ai siti archeologici o storici né alle attività agricole. I siti considerati fruibili sono, per il disegno di legge, aree industriali dismesse, miniere chiuse da decenni, cave divenute inattive, immediate adiacenze di strade a grande scorrimento e di percorsi ferroviari, per un totale di circa l’1,9% del territorio regionale e per una quantità di potenza installata che non superi il valore minimo indicato dai decreti Draghi sulla transizione energetica, ovvero 6,2 Gigawatt. Ma anche in merito al ddl aree idonee, le critiche non mancano. Alcune donne dei Comitati per la legge di iniziativa popolare denominata Pratobello 24 hanno occupato le tribune riservate al pubblico del Consiglio regionale della Sardegna. In realtà i manifestanti sono in presidio da lunedì sotto il palazzo dell’Assemblea sarda, in protesta per la mancata discussione della legge che ha raccolto oltre 211mila firme e che, nelle intenzioni dei proponenti, “mira a regolamentare l’installazione di impianti da energia rinnovabile nell’Isola”. Questo è anche il motivo dell’occupazione del consiglio regionale: l’organo legislativo sta infatti discutendo in Aula il ddl della giunta sull’individuazione delle aree idonee sugli impianti di energia rinnovabile e i due provvedimenti non sono stati unificati. Abbiamo chiesto un commento in merito alla nostra Marta Serra che fa parte anche del movimento per la Pratobello 24, sentiamo direttamente dalle sue parole e chiudiamo le novità in materia di rinnovabili con il punto di vista delle occupanti.

Nonostante la ripresa economica e l’aumento dell’occupazione, in Sardegna la povertà non accenna a diminuire. Lo riporta L’unione sarda ed è quanto emerge dal XIX Rapporto su povertà ed esclusione sociale della Delegazione regionale Caritas. Valori che riflettono un’incidenza di povertà relativa che pone la regione al settimo posto in italia, con il 15,9% delle famiglie (118mila) che vivono in condizioni di disagio economico. Gli effetti economici della pandemia sembrano quasi superati, ma l’inflazione ha messo in difficoltà numerosi nuclei familiari sardi. Nonostante l’aumento dell’occupazione, i redditi delle famiglie sono stati erosi dai prezzi crescenti di beni alimentari e delle utenze domestiche, riducendo il potere d’acquisto. Come scrive Francesca Melis nel 2023 la Sardegna ha visto un incremento occupazionale, soprattutto tra le donne, ma con salari contrattuali che crescono meno rispetto alla media nazionale. Questo limita la capacità di lavoratori e lavoratrici di affrontare l’aumento dei costi di vita, e come emerge dal Rapporto Caritas, la pressione inflazionistica pesa sulla spesa delle famiglie, mentre i segni positivi del mercato del lavoro non si traducono ancora in un miglioramento tangibile delle condizioni di vita. C’è tanto lavoro da fare nella nostra Isola affinché davvero, nessuno resti più indietro.

Direttamente collegato anche al tema della povertà, notizia della settimana è anche il fatto che la Regione ha avvisato un’azione legale nei confronti del ministero dell’Economia per il recupero delle quote di compartecipazione alle entrate erariali che sarebbero state indebitamente trattenute dallo Stato dal 2010 al 2024. Stiamo parlando di 1,7 miliardi di euro ma vediamo bene di che cosa si tratta, lo facciamo grazie a un articolo di Sardegna Post che mettiamo qua sotto come sempre tra le fonti. Innanzitutto: di che cosa stiamo parlando? Il cuore della questione riguarda i fondi che lo Stato dovrebbe trasferire alla Sardegna in base all’articolo 8 dello Statuto che regola le compartecipazioni alle entrate fiscali. La Regione sostiene che, negli ultimi anni, lo Stato abbia sottratto alcune di queste somme attraverso compensazioni legate a crediti fiscali non direttamente collegati ai tributi che spettano alla Sardegna. In pratica, invece di trasferire i soldi spettanti alla Regione, lo Stato avrebbe compensato le somme con delle agevolazioni fiscali non previste dal meccanismo. Secondo i dati forniti dalla Regione, le somme trattenute dallo Stato sarebbero cresciute significativamente negli ultimi anni, arrivando fino agli attuali 1,7 miliardi. La Giunta regionale ha quindi deciso di avviare un’azione legale contro lo Stato, con l’obiettivo di recuperare queste somme, anche perché una prima interlocuzione col Mef non è andata a buon fine: il ministero avrebbe proposto un saldo e stralcio al 50 per cento da spalmare in 10 anni. E la proposta è stata respinta al mittente. La proposta è infatti stata ritenuta inaccettabile anche dalla stessa presidente Todde che ha annunciato la vertenza.

L’emergenza siccità non si placa, soprattutto nel nord sardegna. Qui infatti i tre invasi del Temo, Cuga e Bidighinzu hanno in totale una percentuale di riempimento del 19% e i primi a farne le spese sono gli agricoltori: per loro rubinetti chiusi e niente acqua per irrigare. «A rischio c’è il destino di centinaia di aziende agricole” ha dichiarato all’unione sarda il presidente di Anbi Sardegna, Gavino Zirattu. “La poca risorsa d’acqua sarà infatti destinata all’idropotabile spiega sempre Zirattu, ma se anche dovesse piovere, le condotte non potrebbero garantire l’approvvigionamento del potabilizzatore e anche dell’irrigazione, perché sono le stesse». La soluzione potrebbe arrivare dall’utilizzo delle acque reflue, tutte quelle acque la cui qualità è stata pregiudicata dall’azione antropica, le acque quindi utilizzate nelle attività umane, domestiche, industriali o agricole, ma il loro utilizzo non è stato ancora autorizzato: «Siamo nell’incertezza più totale – conclude Zirattu – ci sarebbero i reflui di Sassari, che però come al solito vengono presi in considerazione solo nel pieno dell’emergenza, come è accaduto nella scorsa stagione irrigua. Poi arrivano le piogge e l’argomento viene accantonato, ma consentirebbero di recuperare 500/600 litri al secondo, contrastando il deficit di fabbisogno idrico in agricoltura». Ci teniamo a mandare la nostra solidarietà alle comunità che da mesi se non da anni cercano di sopravvivere a fenomeni siccitosi sempre più impattanti, e ci uniamo anche noi al coro di chi chiede azioni che siano valide nel lungo termine, oltre le emergenze. Ce lo chiedono le comunità ma soprattutto, di cambiare ce lo chiede l’ambiente: ascoltiamolo.


Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme

Lunedì abbiamo parlato di speculazione energetica e del perché i mega-impianti non sono “solo un problema estetico”. Lo ha fatto la nostra archeologa e divulgatrice Sara Demurtas Corona, con un articolo che nasce da un suo intervento durante un recente evento dell’assemblea Natzionale Sarda. L’impatto culturale dei mega-progetti per la produzione di energia rinnovabile sull’Isola, va infatti ben oltre il semplice danno “estetico” al paesaggio. L’alterazione imposta del territorio implica un danno al senso identitario e si caratterizza come un conflitto di autorità, e questo nell’articolo viene spiegato molto bene. Ve ne leggiamo un pezzetto: “l’impatto visivo è certamente un aspetto della realizzazione di questi impianti che preoccupa le comunità mobilitate contro i mega-progetti, fosse anche solo perché il più intuitivo, soprattutto per quanto riguarda le pale eoliche. Ma attenzione, perché un focus esclusivo sulla preoccupazione estetica può portare facilmente a raccontare i sardi come un popolo di egoisti, che si preoccupano per la bellezza del proprio territorio quando il mondo intero va in fiamme. Per comprendere davvero la mobilitazione popolare che da mesi sta scuotendo la Sardegna contro la speculazione energetica, dobbiamo sì prestare attenzione alla preoccupazione che i mega-impianti alterino negativamente l’aspetto del paesaggio sardo, ma questa va messa sul tavolo insieme a tutte le altre istanze del movimento. Perché sono istanze serie e non possono essere sminuite come un mero capriccio tra brutto e bello”. Lo trovate nella nostra home e abbiamo condiviso anche qualche anticipo sul nostro profilo instagram, vi consigliamo di leggerlo

Martedì invece vi abbiamo raccontato di una nuova realtà nata a Sassari, su Comitadu Tataresu A Fora Su ddl 1660, sulla sicurezza pubblica. In risposta a quello che sempre più persone anche in Sardegna considerano un attacco ai diritti democratici e alla libertà di dissenso, si tratta di un comitato che si unisce alla rete italiana Liberi/e di lottare NO DDL 1660 per opporsi al nuovo disegno di legge, considerato un serio rischio per le libertà civili, il diritto alla mobilitazione, nonché simbolo di «un ulteriore passo verso una militarizzazione della società e una criminalizzazione dei movimenti sociali e politici». Ѐ Cristiano Sabino, membro del Comitadu e di Sa Domo De Totus, realtà che mira a costruire una comunità sarda, popolare e solidale, a descrivere la genesi, la missione del percorso e a spiegare come il ddl 1660 sia una grave minaccia per la libertà di protesta e dissenso nella nostra Isola. In questo periodo ad esempio in cui sono tante e sparse in tutta l’isola sia le proteste contro la speculazione energetica, che quelle per la fine del genocidio palestinese, un disegno di legge che anche secondo il Comitadu criminalizza il dissenso, “l’autodeterminazione delle comunità non è contemplata ma anzi, è ostacolata”

Mercoledì spazio a Rigeneration Green, educazione ambientale e attività fisica in natura per i più piccoli. Ce ne ha parlato la nostra Sara Brughitta, raccontandoci come il progetto, rivolto ai bambini del Barigadu, nasce con l’obiettivo di promuovere un’educazione ecologica e sostenibile attraverso esperienze dirette all’aperto integrando attività sportive, laboratori sulla sostenibilità, gestione di un orto collettivo e altre buone pratiche educative. Voluto dall’associazione culturale Lughenè di Gergei, Rigeneration Green si inserisce in un contesto territoriale ben preciso, rispondendo a bisogni concreti delle comunità locali. Il progetto infatti cerca di creare una rete di supporto tra le famiglie e le scuole per riattivare le attività sociali e sportive in un’ottica di inclusione. Potete conoscere meglio questa realtà leggendo l’articolo, sempre su www.sardegnachecambia.org

Ieri abbiamo chiuso la nostra settimana di pubblicazioni con un’intervista della nostra Lisa Ferreli all’attivista sardo palestinese Ahlam Hmaidan. Tema dell’intervista la mozione presentata dal capogruppo di Sinistra Futura Luca Pizzuto e approvata all’unanimità a ottobre dal Consiglio regionale sardo, che chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza, il riconoscimento dello Stato di Palestina e la candidatura della Sardegna come sede per una conferenza di pace in Medio Oriente. Si tratta di un documento che impegna inoltre la presidente Alessandra Todde ad assumere tutte le azioni necessarie affinché il Governo italiano “sottoponga e spinga la comunità internazionale ad agire attraverso le azioni diplomatiche per la risoluzione definitiva del conflitto”. Si tratta di un passaggio dal valore simbolico importante, ma le domande che ci siamo posti in merito sono tante. Ad esempio: quali possono essere i limiti, davanti a un genocidio in corso, di una mozione che parla di pace e che proviene dalla Sardegna, la regione ovvero più militarizzata d’Europa? Ma prima ancora: qual è il parere delle persone palestinesi che vivono in Sardegna? Ne abbiamo parlato con l’attivista Ahlam Hmaidan, secondo cui se la mozione approvata all’unanimità da un lato riempie di speranza, dall’altra, quello a cui bisogna stare attenti, è l’ipocrisia latente. Parole molto importanti che fanno riflettere anche sul ruolo e alle responsabilità che noi, in quanto parte della comunità occidentale, abbiamo e abbiamo avuto in medio oriente.

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • A Cagliari Paul Frank Wagner, artista contemporaneo che trae ispirazione dall’Arte Povera e dalla Land Art nelle sue opere, in collaborazione con Castia Art presenta la mostra d’arte “Wabi-Sardi | Un modo di vivere che si concentra nel trovare la bellezza nelle imperfezioni della vita sarda”. Attraverso materiali grezzi e tecniche innovative esposti nella sede di The Net Value in viale la Playa, Wagner ci invita a riscoprire la poesia dell’imperfetto. Disegni a inchiostro e a matita, oltre ad alcune sculture in pietra e bastoni: l’esortazione è quella di immergersi in un percorso visivo che celebra la Sardegna e il legame profondo con la natura. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 30 novembre.
  • Fino al 17 c’è il Carbonia Film Festival, evento che attraverso uno sguardo sul cinema cinema contemporaneo intende raccontare alcuni temi cardine del nostro tempo. Un ricco calendario di proiezioni, incontri, mostre e attività, sottolineando il potere del cinema come strumento di riflessione su tematiche sociali e culturali. Un evento imperdibile per gli amanti del cinema.
  • Un altro evento che vi segnaliamo è la 22esima edizione Mostra del libro in Sardegna, a Macomer. Un omaggio all’altro e alla specificità di ogni individuo ma anche alla gente di Sardegna, aperta alle contaminazioni e nel contempo legata indissolubilmente all’unicità della sua terra: sono queste le considerazioni che hanno ispirato “Sardegna AlterNativa”, il tema di questa edizione 2024. Sono ben 56 gli ospiti che animeranno la manifestazione con laboratori, esposizioni, incontri e dibattiti, e 11 le case editrici rappresentate, a cui si unisce l’associazione ESI (Editori Sardi Indipendenti). Ai libri, protagonisti dell’evento, sono legate anche le 6 mostre visitabili a Casa Attene. È già iniziato e finirà domenica alle 21 al Teatro Costantino. Questo ve lo anticipiamo noi ma il programma completo lo trovate online e sui canali social della mostra: chiuderà l’evento “Il rito delle pinturas a bolu”, performance audiovisiva, concerto disegnato e live painting sulla fauna della  Sardegna di e con Davide Toffolo e Arrogalla. Una produzione delLe Ragazze Terribili. Segnatevelo, non ve ne pentirete

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