29 Mag 2023

Turchia, prosegue il “regno” di Erdogan eletto di nuovo Presidente – #737

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In Turchia il ballottaggio per le presidenziali è stato vinto, come previsto, da Erdogan che nel giorno del decimo anniversario delle proteste di Gezi Park si conferma presidente e potrebbe governare fino al 2028. Si è votato anche in Spagna, per le amministrative, e il partito popolare, di centrodestra, ha ottenuto un buon risultato. In Italia invece è stato sospeso l’abbattimento degli orsi JJ4 e MJ5, mentre l’acqua dei canali di Venezia si è misteriosamente tinta di verde fluorescente. Parliamo anche dell’arresto di oltre 1500 attivisti di XR in Olanda e della travagliata inaugurazione del nuovo parlamento in India.

Lo scenario più probabile, alla fine è accaduto. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali e ha ottenuto un nuovo mandato per i prossimi cinque anni. 

Erdogan ha ottenuto il 52% e il suo avversario, il candidato unitario delle opposizioni Kemal Kilicdaroglu, il 48 per cento. Il divario è meno ampio di quanto molti analisti si attendessero, e mostra che al ballottaggio c’è stata una parziale rimonta di Kilicdaroglu, che al primo turno era andato molto sotto le aspettative. Non è stato tuttavia sufficiente.

Fra l’altro, prima ancora dei risultati ufficiali, Erdogan aveva già tenuto un discorso della vittoria fuori dalla sua residenza personale a Istanbul, davanti a migliaia di manifestanti. Tra le altre cose, ha detto: «Sarò qui finché non sarò nella tomba». E in effetti, Erdogan è al potere in Turchia dal 2003, e dopo questa vittoria potrebbe rimanervi fino al 2028. 25 anni.

Erdogan che era arrivato alle elezioni di maggio estremamente indebolito, tant’è che i sondaggi alla vigilia del primo turno di elezioni, circa un mese fa, davano Kilicdaroglu come favorito. L’economia turca è in pessime condizioni provocate soprattutto dall’insistenza di Erdogan stesso nel perseguire politiche economiche e monetarie miopi. Inoltre era stato oggetto di gravi polemiche dopo il terremoto di febbraio nel sud-est del paese, a causa della lentezza nella gestione dei soccorsi e per via degli scarsi controlli che il suo governo aveva applicato sui costruttori di molte case che sono andate distrutte.

Ma questo non è bastato ad erodere il consenso del Presidente, complici anche le televisioni schierate palesemente al suo fianco. 

Che succede adesso? Come scrive il Post, “È difficile immaginare come si svolgerà il nuovo mandato di Erdogan: la vittoria potrebbe convincere Erdogan e i suoi sostenitori che è il momento giusto per proseguire nel percorso di sempre maggiore autoritarismo e restrizione delle libertà politiche e civili che la Turchia ha intrapreso ormai da oltre un decennio. Nel suo primo discorso dopo la vittoria, Erdogan ha definito tutti i membri dell’opposizione come «sostenitori dell’LGBT»: cioè, dal suo punto di vista, persone condannabili che non seguono la morale islamica”.

Questa vittoria ha anche delle ripercussioni geopolitiche, nel senso che la Turchia ha giocato e continua a giocare un ruolo abbastanza centrale al momento, anche nella delicata questione ucraina. Non è un caso che le prime telefonate di congratulazioni a Erdogan siano state quelle di Putin e Orban.

In tutto ciò, ironia della sorte, ieri, giorno del ballottaggio che ha incoronato ancora una volta Erdogan, era anche il decimo anniversario delle enormi proteste di Gezi Park, che nel 2013 per un po’ fecero traballare il suo governo. Come racconta sempre il Post, “Ancora oggi un angolo del parco, è completamente transennato e presidiato dalla polizia, con camionette e mezzi corazzati. Ogni tanto vola anche un elicottero, sempre della polizia: è un segno che le tensioni attorno a Gezi non si sono mai del tutto placate. Nei violentissimi scontri tra i manifestanti e la polizia, che durarono per settimane, morirono 11 persone, e migliaia furono ferite”.

A dieci anni di distanza, l’ennesima vittoria di Erdogan suona un po’ come una sentenza di fallimento di quelle proteste. Ma chissà, la storia trova sempre vie impreviste e sa spesso sorprenderci. 

Notizia volante, perché i risultati sono arrivati nella notte, ieri si è votato anche in Spagna, per le elezioni amministrative. Erano elezioni molto attese perché si votava, in particolare, a Madrid e Barcellona. 

Il risultato complessivo vede una crescita del Partito Popolare, di centro-destra, in tutta la Spagna, recuperando importanti quote di potere locale dopo il disastroso risultato delle amministrative di quattro anni fa. In particolare Isabel Díaz Ayuso trionfa a Madrid, nella capitale, dove adesso il PP potrà sganciarsi dal partito di estrema destra Vox  governare da solo. 

Il Psoe del premier Pedro Sánchez invece, di centrosinistra, è invece in netto calo nel conteggio globale dei voti a livello nazionale, e sembra fallire la speranza di ottenere il risultato più atteso: la riconquista, dopo 11 anni, della città di Barcellona. Ma il suo candidato Jaume Collboni, è sotto superato dal leader degli indipendentisti di orientamento conservatore, Xavier Trias, con l’attuale sindaca, Ada Colau, che non va oltre il terzo posto.

Torniamo in Italia. È stato sospeso, almeno fino al prossimo 27 giugno, l’abbattimento dell’orsa Jj4 e dell’orso Mj5. Lo ha stabilito nella mattinata di venerdì 26 maggio, il Tar di Trento. Il tribunale ha accolto la domanda cautelare proposta da diverse associazioni animaliste per la sospensione dell’ordinanza di abbattimento dei due animali.

L’orsa Jj4 è ritenuta responsabile dell’uccisione del runner Andrea Papi, avvenuta lo scorso 5 aprile nei boschi di Caldes. Attualmente è rinchiusa in uno dei recinti per orsi del centro di Casteller. L’orso MJ5, ad oggi in libertà, è considerato aggressivo. È accusato di aver aggredito un escursionista nel marzo scorso.

Il 27 giugno è il termine ultimo entro il quale Lav, Enpa e Oipa – le associazioni animaliste che hanno presentato ricorso contro le ordinanze di abbattimento degli animali – e il ministero dell’Ambiente devono trovare un accordo per il trasferimento degli animali ed evitarne così l’abbattimento. Tra le destinazioni ritenute probabili un santuario in Germania, in Romania o in Giordania. Ovviamente, anche su questo ci aggiornaimo.

Restiamo in Italia per commentare un fenomeno strano che sta facendo discutere in queste ore e che coinvolge l’acqua dei canali di Venezia, diventata improvvisamente verde fluo all’altezza del ponte di Rialto. 

Come scrive Tommaso Moretto sul Corriere, “Venezia si è svegliata così, domenica mattina, con una sorpresa alla quale, fino al tardo pomeriggio (a seguito di un tavolo urgente convocato in prefettura) sembrava non esserci alcuna spiegazione. In realtà, dovrebbe trattarsi di un’azione dimostrativa, ancora non rivendicata, avvenuta proprio nel giorno della Vogalonga, la storica manifestazione contro il moto ondoso che porta a Venezia migliaia di appassionati del remo. «In particolare, allo stato attuale, la sostanza sembrerebbe da considerarsi un “tracciante” ovvero un liquido che viene immesso in tutte quelle circostanze ove si verifica una perdita di acqua per comprenderne il tragitto seguito – scrive in una nota il prefetto Michele Di Bari -. 

L’azione al momento non è stata rivendicata ed in base agli accertamenti condotti dai vigili del fuoco non sono emerse situazioni di pericolo per la salute della popolazione. Sono in corso, con l’apporto di tutte le componenti della riunione tecnica di coordinamento effettuato, tutti gli accertamenti necessari a chiarire la natura e le cause dell’evento. Nelle more degli sviluppi , d’intesa con il Questore, è stata disposta un’intensificazione della vigilanza in ambito lagunare al fine di monitorare eventuali criticità e prevenire ulteriori episodi analoghi».

Altre ipotesi sono quelle di un’alga giapponese o di un atto dimostrativo di un artista. Ovviamente in molto hanno pensato immediatamente ad un’azione dimostrativa di Ultima Generazione, ma l’organizzazione è solita rivendicare immediatamente le proprie iniziative mentre nel momento in cui registro questa puntata nessuno ha ancora rivendicato l’accaduto.  

A proposito di attivismo climatico, nei Paesi Bassi c’è stata una protesta di Extinction Rebellion all’Aia, sabato scorso, in cui di più di 1.500 persone sono state arrestate, secondo la polizia olandese.

Come spiega un lancio dell’agenzia France Press riportato dal Guardian, Gli attivisti hanno bloccato un tratto di autostrada nel pomeriggio per protestare contro i sussidi olandesi ai combustibili fossili. La polizia ha dichiarato di aver usato cannoni ad acqua per disperdere gli attivisti che bloccavano una strada principale della città e di aver arrestato “un totale di 1.579 persone… 40 delle quali saranno perseguite” con accuse che includono il vandalismo.

Secondo Extinction Rebellion, 7.000 persone si sono riunite per partecipare alla manifestazione. La protesta è la settima organizzata da Extinction Rebellion nello stesso tratto autostradale dell’Aia, vicino al Parlamento e ai principali edifici ministeriali. “Siamo tornati ogni mese, o ogni due mesi, e ogni volta il numero (di manifestanti) è raddoppiato”, ha dichiarato Aaron Pereira, portavoce di Extinction Rebellion.

“C’è un ampio sostegno popolare per una vera azione per il clima e la gente si sta svegliando al fatto che il governo sta attivamente andando contro questo sovvenzionando l’industria dei combustibili fossili”.

Secondo l’agenzia di stampa olandese ANP, sabato è stato registrato il maggior numero di persone arrestate durante una protesta.

Spostiamoci infine in India, dove l’inaugurazione della nuova sede del parlamento indiano che si è svolta domenica a New Delhi ha provocato polemiche politiche, proteste e scontri. Il primo ministro Narendra Modi ha definito il palazzo «il tempio della nostra democrazia» ma, come già annunciato, la gran parte dei partiti di opposizione al governo non ha partecipato all’evento. Inoltre alcuni atleti di lotta libera, tra cui due campioni olimpici, sono stati strattonati e arrestati mentre si dirigevano in gruppo verso il palazzo per protestare contro il governo.

La manifestazione dei lottatori rientra in una più ampia protesta iniziata a gennaio per chiedere provvedimenti nei confronti del presidente della Federazione indiana dei lottatori, che è anche un parlamentare del partito nazionalista di Modi, e che era stato accusato di aver aggredito sessualmente alcune atlete.

La decisione dei partiti dell’opposizione di boicottare la cerimonia di inaugurazione invece ha diverse ragioni. Oltre ad aver criticato la decisione del primo ministro di non chiedere alla presidente Droupadi Murmu di aprire la cerimonia, c’è anche il fatto che il governo ha deciso di organizzare l’evento nel giorno dell’anniversario della nascita di Mahasabha Savarkar, un pensatore nazionalista indù di estrema destra celebrato dal partito nazionalista di Modi come un eroe. Inoltre alcuni gruppi ambientalisti e associazioni civili avevano già in precedenza criticato il progetto del nuovo palazzo perché non era stato fatto approvare dal parlamento, perché era ritenuto eccessivamente costoso e perché i lavori erano stati fatti iniziare quando la pandemia era ancora in corso.

La protesta delle lottatrici e dei lottatori invece era iniziata a gennaio, quando Singh era stato accusato di molestie e si era interrotta quando il ministero dello Sport aveva deciso di sospenderlo dalle sue funzioni amministrative. Alla fine di aprile la protesta era però ricominciata per chiedere che Singh venisse arrestato, ed è da allora che alcuni manifestanti, tra atleti e studenti, sono accampati con delle tende fuori dal nuovo palazzo del parlamento. Domenica, mentre un gruppo di loro si stava avvicinando al palazzo per approfittare dell’inaugurazione per dare visibilità alle proprie proteste, la polizia è intervenuta strattonando atleti e atlete e portandoli via.

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