11 Nov 2021

Perché tutti vogliono il nucleare? – #406

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Ieri notte è circolata la seconda bozza di accordo della COP26, in cui possiamo riconoscere uno sforzo di ambizione in più rispetto alla prima, ma anche una certa, persistente, mancanza di concretezza. Che cosa prevede e che giudizio possiamo dargli? Intanto il nucleare torna a fare capolino nelle strategie di decarbonizzazione di molti paesi, quello di quarta generazione, spacciato per sicuro e pulito. Ma è davvero così? E abbiamo alternative?

COP26, la seconda bozza di accordo

Dopo il flop della prima bozza che era circolata due giorni fa, ieri notte l’Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) ha pubblicato una seconda bozza di accordo con qualche elemento in più, che inizia a essere interessante.

Un paio di questi elementi sono l’enfasi messa sull’adattamento climatico e l’invito a ogni paese a contribuire a un fondo a esso dedicato. L’adattamento è un aspetto ancora troppo poco considerato, perché siamo già a +1,1/1,2°C rispetto all’era preindustriale e con ogni probabilità saliremo ad almeno +1,7/1,8°C, nella migliore delle ipotesi. Il che vuol dire che dobbiamo ripensare profondamente le strutture delle nostre città, dei sistemi di trasporto e di tantissimi altri aspetti per renderli adatti al nuovo clima.

O ancora, desta interesse il nuovo obiettivo di raggiungere un -45% di emissioni entro il 2030 rispetto al 2010, a livello mondiale, per poi raggiungere la neutralità climatica attorno a metà secolo. Con la richiesta rivolta ai Paesi di rivedere e migliorare i propri obiettivi per il 2030 entro la fine del 2022. A questo proposito viene anche dichiarata la rinuncia al carbone e ai sussidi per i combustibili fossili.

Un altro punto è il fatto che si inviti in un punto specifico alla collaborazione non solo fra i governi ma fra tutte le parti della società, come le organizzazioni non governative, sottolineando il ruolo dei popoli indigeni come custodi di biodiversità e dei giovani e delle donne nella transizione ecologica.

Viene ripreso anche il tema dei fondi ai paesi meno ricchi dal punto di vista economico e dei finanziamenti per favorire anche una loro transizione e emancipazione dalle fonti fossili.

Quello che però in molti lamentano è lassenza di meccanismi chiari su come raggiungere questi risultati. I due principali obiettivi di questa COP erano darsi obiettivi più ambiziosi e trovare un modo per far sì che venissero raggiunti. Se sul primo scopo si sono fatti dei passi in avanti, sul secondo si brancola ancora nel buio e molto è rimandato alla buona volontà dei singoli paesi.

Credo altresì che in questi ultimi giorni i negoziatori dovrebbero lavorare su quello. Ricordiamoci che gli strumenti a loro disposizione non sono molti da questo punto di vista, per come è organizzata l’architettura delle COP, e che non producono mai decisioni vincolanti. Se un paese non rispetta gli impegni… in fin dei conti non succede niente!

Nucleare

Già da tempo, molti Governi sono alle prese con i piani di transizione energetica. Una delle novità di questi ultimi mesi, che ha fatto capolino anche alla COP26, è che si torna a parlare un sacco di nucleare in relazione agli obiettivi di neutralità climatica.

Martedì – scrive il Post –, durante un discorso trasmesso in televisione, il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito di voler costruire nuove centrali nucleari nel paese, come previsto nel suo piano di investimenti per il rilancio dell’economia presentato il mese scorso.

Lo stesso ha fatto Boris Johnson, che dopo aver annunciato un ruolo importante del nucleare nel nuovo piano di transizione energetica britannico, è passato ai fatti annunciando anche i finanziamenti. Londra mette sul tavolo 210 milioni di sterline (poco meno di 250 milioni di euro) a cui se ne aggiungono altri 250 mobilitati dal settore privato, per i mini-reattori nucleari targati Rolls Royce. 

Il problema di paesi come Inghilterra e Francia è che già attualmente fanno ampio affidamento sul nucleare come fonte di energia. La Francia addirittura per circa 71% della produzione di energia elettrica e il 40% della sua produzione energetica totale, il Regno Unito per il 20% della elettrica e il 7-8% del totale. Solo che molte delle centrali adesso in uso sono obsolete e dovranno chiudere nei prossimi anni. 

Considerando quindi che già ci saranno da sostituire le fonti fossili come carbone, gas e petrolio, è anche comprensibile che si guardi anche al nucleare, oltre che alle rinnovabili. Ma a che tipo di nucleare? Ed è una buona idea? 

L’idea, soprattutto in Gran Bretagna, è quella di puntare forte sui cosiddetti Small Modular Reactors (SMR). Sono dei reattori di quarta generazione, più piccoli e relativamente economici. Si tratta quindi di fare tante piccole centrali invece che poche e grandi. 

Il nucleare SMR infatti ha tempi di produzione e di assemblaggio più ridotti delle centrali nucleare tradizionali: “La natura modulare dei componenti offre il potenziale per le parti da produrre in fabbriche dedicate e spedite su strada al sito riducendo i tempi e i costi di costruzione”, sottolinea il governo britannico. Ogni modulo dovrebbe avere una capacità installata di 470MW, sufficiente a fornire elettricità a 1 milione di abitazioni. 

Ci sono però alcuni forti punti interrogativi che riguardano sia il nucleare in generale che questi nuovi impianti di fissione. C’è il problema delle scorie, che rimangono radioattive e mortalmente pericolose per centinaia di migliaia, fino a milioni di anni. C’è il problema della sicurezza, anche se pare che i nuovi impianti siano molto più sicuri – ma ogni centrale costruita era a parole sicura al 100%. Fino a prova contraria. E poi c’è il problema, non da poco, che questi nuovi impianti ancora praticamente non esistono. Ci sono dei prototipi, ma non impianti attivi e non abbiamo certezza dei tempi e del risultato.

Il timore è che questa faccenda del nuovo nucleare rischi di essere una nuova moda che ci fa perdere altro tempo prezioso nella transizione energetica. Credo ci sia un errore di fondo nell’approccio che i Governi adottano verso la transizione, ovvero quello di sforzarsi per mantenere il più possibile invariato il sistema e limitarsi a sostituire la produzione energetica da fonti fossili con le rinnovabili e cambiare qualche pezzetto qua e là.

E vi dirò di più: non sono solo i Governi, ma anche gran parte di noi. Spesso ragioniamo prendendo la società in cui viviamo come standard, ma se prendiamo il modello attuale come riferimento – ovvero una società di stampo capitalista guidata dai mercati, basata sulla crescita infinita dei consumi – non riusciremo mai a sostituire le fonti di energia fossile. É impossibile che le rinnovabili producano tutta quell’energia in così poco tempo, senza considerare il fatto che non abbiamo solo un problema climatico, ma siamo nel mezzo di una crisi ecologica sistemica, che è intrinsecamente connessa con le nostre società per come sono strutturate.

Invece di far quadrare i conti a partire dallo stato attuale – cosa che fra l’altro anche psicologicamente ci fa vivere male ogni rinuncia e ogni taglio che siamo costretti a fare – potremmo fare l’esercizio inverso. Proviamo a partire dalla quantità di energia che riusciamo a produrre in maniera veramente sicura e sostenibile e poi immaginiamo che tipo di società potremmo costruire con quei costi energetici

E facciamolo allenando il muscolo dell’immaginazione, come ci invita a fare Rob Hopkins in Immagina se. Probabilmente ci stupiremmo di come potremmo vivere bene usando pochissima energia. Alla fine quasi tutte le cose belle della vita, sono gratis.

Fonti e articoli

#COP26
The Washington Post – Countries’ climate pledges built on flawed data, Post investigation finds
UNFCCC – Draft CMA decision proposed by the President
Lifegate – Cop26, i passi avanti e i nodi ancora da sciogliere nella prima bozza di accordo
la Repubblica – Cop26, ecco la bozza di accordo: rinuncia al carbone e ai sussidi per i combustibili fossili

#nucleare
il Post – Macron vuole costruire nuove centrali nucleari in Francia
Ansa – Nucleare: mini-reattori modulari, nuova frontiera dell’atomo
Qual Energia – Perché il “nuovo” nucleare è un’altra arma di distrazione dalle rinnovabili

#Etiopia
Internazionale – Per la guerra in Etiopia l’unica soluzione possibile è il dialogo

#Afghanistan
Vita – Afghanistan, sanità al collasso e cresce la malnutrizione

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