7 Mar 2022

Ucraina, le ultime novità sul conflitto. Ha senso inviare armi? – #477

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Le ultime novità sulla guerra in Ucraina e sui corridoi umanitari più alcune riflessioni sull’utilità di inviare armi, sulla difficoltà di comprendere cosa accade e su come affrontare la guerra informativa. Parliamo anche di una importante novità che riguarda il fotovoltaico domestico.

LE ULTIME DALL’UCRAINA

Corridoi umanitari. È stata la notizia principali di questi ultimi giorni. Sapete che cosa sono? Sono delle zone temporaneamente demilitarizzate, dove in genere agiscono Ong e paesi terzi in qualità di osservatori, aiutano le persone, i civili, ad evacuare le zone filcro di scontri militari. Il termine è apparso per la prima volta nel 1990 ad opera dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

I corridoi umanitari sono stati il principale risultato dei negoziati. Ma fin qui non stanno funzionando come previsto. Sono stati istituiti a Mariupol e Volnovacha, nella regione di Donec’k, nel Donbass. L’idea era di mettere in salvo i civili e poi proseguire con gli scontri, e in molti ipotizzavano che Putin volesse dare una dimostrazione di forza radendo al suolo le due città. 

L’evacuazione doveva a procedere a singhiozzo, alcune ore al giorno, però fin qui non è riuscita, e c’è un rimbalzo di colpe: dall’Ucraina dicono che la Russia non ha rispettato il cessate il fuoco, dalla Russia che è l’Ucraina a ostacolare l’evacuazione.

Nel frattempo a nord, l’esercito russo sta provando ad accerchiare Kiev e ci sono scontri in una vasta regione intorno alla città. Oggi dovrebbero riprendere i negoziati. Intanto ieri il ministero della Difesa russo ha detto un po’ di cose: tipo che qualunque Paese ospiti aerei militari ucraini “sarà coinvolto nel conflitto”. Così come che dall’inizio dell’operazione militare in Ucraina sono stati distrutti dei bio-laboratori con agenti patogeni di colera, peste e antrace.

Ah poi c’è stata la questione del presunto attacco alla centrale nucleare, di cui non avevo fatto in tempo a parlarvi venerdì. Che forse non c’è mai stato. Anche qui c’è una doppia versione: l’Ucraina sostiene che siano stati i militari russi a colpire la centrale, per fortuna senza particolari danni, mentre in Russia si dice che sia stato un gruppo di sabotaggio ucraino che ha appiccato il fuoco nel tentativo di disturbare la manovra russa. 

Comunque la si veda, c’è un dato che non possiamo ignorare. La centrale di Zaporizhzhya è la più grande in Europa, la quinta al mondo. Un attacco a quella centrale avrebbe causato danni che Chernobyl in confronto è una barzelletta. E quindi ricordiamoci, quando parliamo di nucleare, che siamo una specie bellicosa, con un cervello del paleolitico, istituzioni medioevali e tecnologie semidivine (per citare Wilson). Io non ce lo affiderei il nucleare, a una specie come la nostra. 

Comunque, dagli ultimi giorni emergono due dati principali. 1. L’esercito ucraino da solo non sembra in grado di fermare l’avanzata di quello russo. 2. Ci sono sempre due versioni per ogni fatto.

Soffermiamoci su questi due aspetti. Il primo sta diventando abbastanza chiaro e tira in ballo anche il senso e l’efficacia di inviare armi all’Ucraina, come stanno facendo molti governi europei. Su questo mi è sembrato molto lucido l’intervento di Pablo Iglesias, ex leader di Podemos, alla televisione spagnola. Vi lascio il video integrale, ma vi provo a citare alcuni estratti e riassumere il senso. 

Dice Iglesias: “Io ho amici militari, alcuni dei quali hanno esperienze di guerra. Gli ho chiesto se effettivamente questo materiale militare può bastare perché l’esercito ucraino o le milizie civili ucraine sconfiggano l’esercito russo. Mi hanno detto: assolutamente no, è impossibile. È impossibile, visti i rapporti di forza che ci sono tra esercito russo ed esercito ucraino, più milizie civili. E gli ho chiesto: qual è l’unica maniera di sconfiggere l’esercito russo? Sono stati altrettanto chiari: una missione militare internazionale guidata dagli USA con altri paesi NATO.

Questo è il dibattito che dobbiamo avere. Il dibattito non è su mandare o non mandare le armi, perché chi ne sa qualcosa è perfettamente cosciente del fatto che l’invio di armi non cambia questi rapporti di forza. Quello di cui si deve discutere è se siamo disposti ad entrare in guerra con la Russia. Bisogna lasciare che la gente discuta di quello di cui si deve discutere: di uno scontro mondiale con una potenza che ha armi nucleari, e non sappiamo come risponderanno altre potenze nucleari che in qualche modo ora sostengono la Russia, come la Cina o l’India. 

Poi conclude: “A questo punto, tutto il mio riconoscimento va alle persone che sotto una pressione mediatica enorme stanno dicendo la cosa più difficile: e cioè che si devono fare tutti gli sforzi per arrivare a una soluzione diplomatica – che è poi quello che sta dicendo il segretario generale dell’ONU. Non è né ingenuo né ‘buonista’ dire che si deve puntare sulla negoziazione e sul dialogo, perché il discorso qui non è mandare armi; il discorso è se dobbiamo accettare di entrare in guerra con una potenza nucleare”. 

Il che mi sembra molto sensato. E aggiungo: se lo scenario dipinto da Iglesias è realistico, inviare armi potrebbe essere anche controproducente, perché significa prolungare gli scontri, la guerra, aumentare i morti, senza sovvertire le sorti inevitabili del conflitto.

Veniamo al secondo aspetto. Ci sono due versioni di ogni storia. Scontato, direte voi, siamo in guerra. e come abbiamo più volte ripetuto, in guerra la prima vittima è la verità. Quello su cui vorrei riflettere è: come comportarci di fronte a ciò? Come singoli, ma anche come società, intendo. Come possiamo capire cosa succede davvero? Negli ultimi anni, con la diffusione di Internet a quasi tutte le fasce di popolazione, perlomeno in occidente, abbiamo visto la difficoltà delle piattaforme e dei governi nel gestire la disinformazione. 

Di fronte al problema, oggettivo, del dilagare di informazioni false online, tanto i governi quanto le piattaforme hanno reagito con la censura, mettendosi però nella difficile posizione di essere i giudici di ciò che è vero e ciò che è falso. Che è un ruolo che non dovrebbe competere né ai governi né alle piattaforme, perché non ne hanno gli strumenti né soprattutto la posizione per farlo. C’è un certo conflitto d’interessi.

Questo problema si è ingigantito prima con il Covid e adesso con la guerra. Non che non ci fosse prima con la stampa tradizionale eh! Diciamo che la stampa tradizionale era semplicemente più controllabile di Internet, e in genere non riportava le versioni del “nemico”. Quindi diciamo che la società era internamente più unita. Oggi il problema è forse più pervasivo ma anche più visibile, perche i social sono diventati strumento di propaganda e persino di guerra all’interno delle società, che riproducono in maniera frattale le divisioni geopolitiche.

Comunque, dicevamo, spesso la risposta è la censura. Senza arrivare alla follia pura di censurare Dostojevskj di qualche giorno fa, è notizia di venerdì la sospensione delle licenze europee, annunciata da Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea, di Russia Today e Sputnik, due canali informativi di proprietà dello Stato russo. Che, ha detto Von Der Leyen, “non saranno più in grado di diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin e per dividere la nostra Unione”. 

Ora, è ovvio che RT e Sputnik fanno informazione di parte e buona parte di quello che diffondono è almeno parzialmente falso. Ma lo stesso vale per molti media nostrani. Non che dall’altra parte del fronte vada meglio eh! Anzi. Negli ultimi giorni diversi media russi hanno annunciato di aver chiuso o di dover chiudere a breve a causa della censura messa in pratica dalle autorità russe contro chi non rispetta la versione governativa sull’invasione dell’Ucraina.

Quindi, che fare? Penso che al di là degli sforzi dei governi, alla lunga, la censura non ha mai funzionato. Quindi come risolviamo il problema delle fake news e della propaganda? Non ci sono risposte semplici, purtroppo. La mia sensazione è bisogna lavorare su due fronti, uno a medio e uno a lungo termine. Quello a medio è: educare le persone al pensiero critico, all’analisi delle informazioni, a riconoscere il vero dal falso e alla complessità. Quello a lungo è: costruire una società in cui non abbia più alcun senso cercare di spacciare notizie false. 

FOTOVOLTAICO: PROCEDURA SEMPLIFICATA

Va bene cambiamo argomento. Arriva la procedura semplificata per l’installazione degli impianti solari domestici. Uno degli articoli del decreto bollette pubblicato l’1 marzo in Gazzetta ufficiale infatti equipara l’installazione di un impianto solare, che siano pannelli fotovoltaici o solare termico, alla “manutenzione ordinaria”: come imbiancare una parete. 

Insomma, non è più necessario chiedere permessi, basterà scaricare un modulo on line dal sito del Gse, il gestore dei servizi energetici, o da quello del ministero dello Sviluppo economico, e spedirlo allo stesso gestore sia a inizio lavori che a conclusione.

Si stima che un impianto fotovoltaico domestico permetta un risparmio in media di 1.500 euro all’anno sulle bollette rispetto al prelievo di energia elettrica dalla rete, secondo il Solar Index Italy, uno studio sul mercato italiano del settore. E ci rende più resilienti e meno dipendenti dalle fluttuazioni del costo dell’energia, che di questi tempi non è male.

Ci sono alcune eccezioni: ad esempio per i beni vincolati, che ricadono nel codice dei beni culturali e quindi sono sottoposti alle autorizzazioni paesaggistiche.

FONTI E ARTICOLI

#Ucraina
Il Fatto Quotidiano – Guerra Russia-Ucraina, la diretta – Fallita evacuazione delle città. Zelensky: “Annunciano bombe sulle città”. Mosca: “Chi ospita jet ucraini sarà in guerra”
Il Fatto Quotidiano – Corridoi umanitari, cosa sono e a quale strategia rispondono nel conflitto. Dalla Siria all’Ucraina, preludio agli attacchi finali
il Post – L’evacuazione di Mariupol è fallita
TGCom24 – Attacco alla centrale nucleare, il ministro della Difesa russo incolpa gli ucraini: “Una provocazione”
el Itagnol – Spagna, Sánchez rettifica: “invieremo armi all’Ucraina in forma diretta”, ma il governo si spacca per il “no” di Unidas Podemos
L’Indipendente – L’Europa avvia la censura di guerra: al bando i media russi RT e Sputnik
il Post – I media russi che chiudono perché non raccontano la guerra come vorrebbe il governo

#fotovoltaico
Il Fatto Quotidiano – Decreto bollette, stop alle autorizzazioni per installare pannelli fotovoltaici domestici: basterà un modulo di inizio e fine lavori

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