23 Mar 2022

Un enorme convoglio per la pace in Ucraina? – #487

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I negoziati in Ucraina sono fermi, e allora il movimento pacifista nonviolento europeo fa una proposta a metà fra il folle e il geniale: organizzare un enorme convoglio pacifista con cui occupare i terreni dello scontro. Intanto, anche gli altri conflitti nel mondo proseguono. Da quello in Yemen, alla guerra dei Narcos in Messico, al conflitto armato nell’Est del Congo.

UCRINA, LE NOVITA’ SUL CONFLITTO

Mentre sta per iniziare la quarta settimana di guerra in Ucraina, i negoziati sono praticamente fermi. E la sensazione è che nessuna delle due parti voglia davvero negoziare. Putin – secondo molti analisti – li sta usando per prendere tempo e riorganizzare le sue trupe in Ucraina, che stanno avanzando molto molto a rilento, secondo quanto riportano i media occidentali. 

Zelensky continua a chiedere un incontro con Putin ma nel frattempo sembra fare di tutto anche lui per depotenziare i negoziati: oltre ad essere intervenuto negli ultimi giorni all’interno dei parlamenti di moltissimi paesi Nato (dal Congresso Usa, al parlamento tedesco, a quello italiano, ieri) chiedendo sempre interventi più decisi, più sanzioni, più armi, la famosa No fly zone, ha anche detto che qualsiasi accordo di pace con la Russia dovrà essere sottoposto a un referendum popolare. Che è come dire che non ci sarà mai nessun accordo, perché vi immaginate indire un referendum in Ucraina adesso? Quanto tempo ci potrebbe volere e anche in quali condizioni si terrebbe?

UN COVOGLIO PER LA PACE?

Ad ogni modo, mi ha colpito particolarmente una proposta che arriva dal movimento pacifista europeo, pubblicata da Pressenza. Che non ho ancora capito se è un’idea completamente folle o incredibilmente geniale. I pacifisti nonviolenti europei danno un ultimatum alle parti in conflitto:

  • fermate immediatamente la guerra, dichiarate un cessate il fuoco, consentite il soccorso alle organizzazioni umanitarie
  • iniziate negoziati a oltranza per la risoluzione delle controversie tra Russia e Ucraina

“Se entro il 25 di Marzo non rispetterete questo ultimatum senza condizioni – si legge nel comunicato – organizzeremo carovane di pacifisti nonviolenti che da tutta Europa, con tutti i mezzi possibili, si dirigeranno verso le zone di conflitto, disarmati, per interporsi come forze di pace tra i combattenti. Tali carovane saranno identificate con una bandiera bianca e con la bandiera della pace.

Chiediamo inoltre che l’ONU ci accompagni con le sue forze di interposizione di pace così come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio del conflitto. Chiediamo che tutti i governi, in particolare quelli che aderiscono alla NATO, cessino immediatamente di alimentare il conflitto con l’invio di armi alle parti.”

L’idea è nata nell’ultimo forum del Movimento umanista. Gli umanisti nonviolenti, scrive il Riformista, seguono l’insegnamento dell’Abbé Pierre: «Sono dei leoni e noi siamo una pulce. È per questo che siamo più forti di loro: una pulce può mordere un leone, ma un leone non può mordere una pulce».

Mi sembra interessante, e molto coraggiosa, l’idea di organizzare una carovana della pace e andare fisicamente nelle zone di guerra. O completamente fuori di testa. Non lo so. Ma propendo più per la prima opzione. 

Fra l’altro a proposito di nonviolenza e pacifismo vi segnalo l’articolo di Benedetta Torsello su Italia che Cambia che si chiama “Movimenti internazionali contro la guerra: con le armi non vince nessuno“ ed è un resoconto di un incontro online di qualche giorno fa in cui si sono confrontati vari esponenti internazionali del movimento nonviolento proprio sul tema di come fermare la guerra. 

Mi hanno colpito soprattutto due passaggi. Quello in cui si cita Julian Assange e la sua affermazione: «Se la guerra può essere innescata dalle bugie, la pace può avere inizio con la verità». E quello in cui si racconta l’esperienza  Yurii Sheliazhenko, docente alla KROK University in Ucraina, obiettore di coscienza ed esponente di spicco del movimento nonviolento del suo paese, che fa una cosa difficilissima, ovvero continuare a professare il pacifismo sotto le bombe..

YEMEN, CRISI ALIMENTARE

Torniamo a parlare anche di altre guerre. Perché dopo oltre sette anni dall’inizio della guerra civile, in Yemen si continua a morire di fame. Anzi, la situazione sembra peggiorare. Riporta Lifegate, citando una  nuova analisi delle Nazioni Unite, che su una popolazione di poco meno di 30 milioni di abitanti, 19 milioni (più del 60 per cento) non avranno cibo a sufficienza nel secondo semestre del 2022.

Di questi 19 milioni di persone, circa 11,7 saranno in uno stato di crisi alimentare (quella che è considerata la fase 3, nella classificazione della Fao), 7,1 milioni in uno stato di emergenza (fase 4) e 161mila nella fase peggiore in assoluto, la quinta, denominata catastrofe. In pratica è previsto che il numero di persone in condizioni di fame estrema quintuplichi nel giro di pochi mesi, visto che adesso è pari a circa 31mila persone.

Ma a cosa p dovuta questa nuova emergenza? Come dicevamo qualche giorno fa nella puntata sulle altre guerre nel mondo, di base è la conseguenza endemica di una guerra civile che si protrae dal 2015 ed è ancora lontana da una risoluzione pacifica, unita agli effetti del cambiamento climatico. Questi due fattori hanno ridotto l’economia locale in ginocchio, con interruzioni, ritardi o gravi inefficienze nei servizi più basilari, come l’assistenza sanitaria, l’accesso all’acqua e all’energia, la scuola. A ciò adesso si aggiunge la guerra tra Russia e Ucraina, che avrà un impatto non indifferente visto che la quasi totalità del cibo consumato nello Yemen è di importazione e proprio dall’Ucraina arriva il 30 per cento del grano.

NARCOS IN MESSICO

Visto che siamo in tema “altre guerra”, riporta L’Indipendente che è riesplosa la guerra dei Narcos in Messico, al punto che lo scorso 14 marzo il governo degli Stati Uniti ha annunciato che il consolato nella città messicana di Nuevo Laredo chiuderà temporaneamente dopo essere stato bersagliato da diversi colpi di arma da fuoco. 

Una misura che si adotta in tempi di guerra, anche se formalmente non c’è una guerra vera e propria in Messico. Ma in realtà c’è. I narcos sono capaci di schierarsi come un vero e proprio esercito di guerriglia, senza timore di ingaggiare scontri militari non solo contro l’esercito messicano ma anche contro il personale americano. La vicenda che ha portato al nuovo inasprimento delle violenze è l’arresto di un boss locale di Nuevo Laredo, Juan Gerardo Trevino detto “El Huevo”, leader del Cartello del Nordest, un ramo del cartello de Los Zetas, nonché boss del gruppo di sicari “Tropas del Infierno”, su cui pende infatti un ordine di estradizione negli Stati Uniti.. La risposta dei narcos è stata immediata: hanno messo a ferro e fuoco la città bloccando strade, bruciando veicoli e sparando all’impazzata. 

GUERRA CIVILE IN CONGO

Intanto in Congo, da quattro mesi le forze armate ugandesi bombardano i ribelli fondamentalisti islamici che si nascondono nella zona di confine tra il loro paese e la Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Ne parla Internazionale in un lungo articolo. L’offensiva ha coinvolto la catena montuosa del Rwenzori, che si estende tra i due paesi, costringendo molti congolesi ad abbandonare le loro case e a cercare rifugio nelle città.

Da anni nella regione a Est del paese ci sono centinaia di gruppi armati, molti dei quali sono bande locali legate al controllo di un territorio e delle sue risorse, ma anche milizie più strutturate, spesso sostenute da interessi esteri, che destabilizzano alcune aree. Adesso lo stato centrale ha deciso di fare la guerra a questi gruppi, in quella che sta diventando una vera e propria guerra civile. 

Potremmo organizzare una carovana che va a toccare tutti i conflitti del mondo? Boh!

FONTI E ARTICOLI

#guerra #nonviolenza
Pressenza – Ultimatum a Putin e Zelensky: stop alla guerra
Il Riformista – Cosa vuol dire nonviolenza: arma mite ma molto efficace

#Yemen
Lifegate – In Yemen sei persone su dieci non avranno cibo a sufficienza quest’anno

#Messico #narcos
L’Indipendente – In Messico è riesplosa la guerra dei narcos

#Congo
Internazionale – Nell’est del Congo si affrontano gruppi armati e militari stranieri

#Sudan
Nigrizia – Sudan: inasprite le misure di controllo sulla vendita di oro 

#Africa
The Guardian – Better use of groundwater could transform Africa, research says

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