27 Giu 2022

Gli Usa cancellano il diritto all’aborto: conseguenze e reazioni – #549

Salva nei preferiti

Seguici su:

Sabato la Corte Suprema americana ha ribaltato la storica sentenza Roe vs Wade di fatto cancellando l’aborto dall’elenco dei diritti federali e consentendo a ciascun stato di scegliere se consentirlo o proibirlo. Cosa succede adesso? E quali altri diritti sono a rischio?

ABORTO, CORTE SUPREMA USA CANCELLA ROE VS WADE

Immagino che la notizia la saprete già, perché è di una portata a suo modo storica ed è successa già due giorni fa, nella giornata di sabato. La Corte Suprema Usa ha cancellato la storica sentenza sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa.  La motivazione addotta nella sentenza è stata “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto”, si legge nella sentenza.

La decisione, se vi ricordate, era attesa, perché a inizio maggio c’era stato quel clamoroso scoop di Politico che aveva anticipato di fatto la sentenza, pubblicando anche la bozza di parere motivato dei 9 giudici della Corte da cui si evinceva come sarebbero andate le cose. Restava però un margine di incertezza. Sabato invece è arrivata l’ufficialità.

Comunque, prima di commentare le conseguenze e le reazioni a questa sentenza, cerchiamo di capirla un po’ meglio. A rendere l’aborto un diritto negli Usa non è una legge federale ma appunto una sentenza della Corte Suprema. Gli Usa hanno un sistema legislativo liberale in cui ci sono poche leggi, e se una cosa non è vietata significa che si può fare. Perciò spesso una sentenza è sufficiente a sancire un diritto. 

Nello specifico nel caso Roe contro Wade, ovvero di una donna incinta e nubile, il cui pseudonimo era Jane Roe contro Henry Wade, procuratore distrettuale della contea di Dallas che le aveva impedito di interrompere la gravidanza ai sensi della legge del Texas, la Corte Suprema (a maggioranza democratica) affermò che la legge del Texas violava il diritto delle donne alla privacy e la clausola del giusto processo previsto dal quattordicesimo emendamento della costituzione degli Stati Uniti.

Era il 1973, e con questa sentenza, di fatto, abortire divenne legale in tutti gli Stati uniti. La sentenza poneva anche tutta una serie dettagli per cui tale diritto era pieno nel primo trimestre di gravidanza, mentre più procedeva la gravodanza più la tutela si spostava da quella della donna a quella del feto. 

Ora questa nuova sentenza deriva da un altro caso, il ricorso della Jackson Women’s Health Organization contro la norma del Mississippi che vieta l’interruzione di gravidanza dopo la 15esima settimana. In questo caso, i giudici non solo danno ragione allo stato del Mississippi, ma nel farlo hanno portato come motivazione che nella Costituzione non si parla di aborto e quest’ultimo non può essere considerato alla stregua di un diritto alla libertà, protetto a livello federale. Quindi ribaltano la sentenza del 1973 e di fatto aboliscono il diritto all’aborto come diritto federale.

Ciò ovviamente – questo è un passaggio importante – non vuol dire che l’aborto diventi illegale ovunque negli Stati uniti. Vuol dire “solo” – si fa per dire, ovviamente – che ogni stato può fare la legge che più gli pare e piace e se vuole può vietare l’aborto. 

Solo che già prima della ufficialità si è scatenata una corsa degli stati repubblicani a preparare leggi per vietare l’aborto. Scrive il Post che “dopo la pubblicazione della sentenza, sono entrate in vigore leggi statali che hanno vietato fin da subito l’aborto nella gran parte dei casi in Alabama, Arkansas, Kentucky, Louisiana, Missouri, South Dakota, Utah, Wisconsin e Oklahoma. Con delle sfumature: lo Utah per esempio consente l’interruzione di gravidanza solo in caso di stupro, incesto e grave pericolo per la vita della donna incinta; l’Arkansas invece non prevede neanche eccezioni in caso di stupro e incesto, al pari del Missouri, che venerdì è stato il primo stato ad aver passato una “trigger law” (una legge che anticipava la sentenza) e adesso permette l’aborto solo in caso di grave rischio per la salute della donna e punisce chiunque lo provochi negli altri casi con provvedimenti fino a 15 anni di carcere.

Ci sono poi altri nove stati che stanno ancora discutendo della possibilità di vietare o comunque limitare il diritto all’interruzione di gravidanza, tra cui Pennsylvania, Kansas e Indiana. Se anche questi dovessero restringere ulteriormente l’accesso all’aborto, sarebbero più di 37 milioni le donne in età riproduttiva a rischiare di non poterlo ottenere nello stato in cui vivono.

Al contrario gli stati liberal della costa, California, Oregon e Washington, hanno annunciato di voler difendere il diritto all’aborto, offrendo servizi anche alle donne che provengono da stati in cui l’aborto è o sarà vietato. Perché, ovviamente, la sentenza non è che impedisce alle donne residenti in uno stato che vieta l’aborto di andare ad abortire da un’altra parte.

REAZIONI E CONSEGUENZE

La notizia è stata accolta da un coro di voci incredule, nonostante fosse ampiamente preannunciata. Biden stesso ha definito la sentenza un “tragico errore” frutto di una “ideologia estrema” dominante nella Corte suprema Usa. 

Ora, dal punto di vista etico e giuridico la questione dell’aborto è un bilanciamento fra il diritto di una persona adulta e formata, una donna, e quello di un feto, più o meno sviluppato. Chi e in che modo deve tutelare lo stato? Personalmente il bilanciamento della sentenza Roe vs Wade, che poi ha fatto scuola in altre parti del mondo, mi sembra equilibrato e rispecchia il mio modo di vedere il mondo. Quindi all’inizio della gravidanza si tutela la donna e la sua libertà di scelta, alla fine si tutela il bambino e il suo diritto a vivere, e nel mezzo ci sono tutte le sfumature del caso.

Ora, se mi spoglio delle mie convinzioni e cerco di osservare le cose dal punto di vista di una persona che crede che un feto abbia gli stessi esatti diritti di un essere umano bello e formato, perché è Dio ad avergli fatto dono della vita e quindi la vita va tutelata a prescindere, capisco che questa cosa sia inconcepibile.

Però, al di là dei credi e delle convinzioni, penso che la cosa più grave sia che le leggi provita o antiaborto non siano leggi che tutelano la vita, ma solo l’ipocrisia. Nel senso che, come stanno dicendo vari analisti e analiste in questi giorni, l’aborto c’è sempre stato e averlo reso legale ha significato semplicemente permettere alle donne di fare una scelta più sicura e tutelante della loro salute e non dover ricorrere a sistemi clandestini e pericolosi. Un discorso analogo a quello che si potrebbe fare con le droghe leggere, ecc. 

In tutto ciò, quello che non ho del tutto compreso è quanto questa sentenza sia frutto di un cambiamento culturale in chiave conservatrice del paese o solo di un una sfortunata – dal mio punto di vista – congiuntura astrale che ha fatto trovare (grazie alle tre nomine di Trump) 6 giudici molto conservatori nello stesso momento all’interno della Corte Suprema. 

Di sicuro la sentenza del 1973 non arrivava dal nulla, ma era frutto di lotte per l’emancipazione e l’autodeterminazione femminile durate anni. Era uno dei tanti traguardi che suggellava un cambiamento culturale in atto. Si può dire lo stesso per questa? Per me è questa la domanda più importante. A cui però non ho una risposta. 

ALTRE SENTENZE ATTESE

Comunque, secondo diversi analisti, l’aborto potrebbe essere solo il primo diritto a finire nel mirino della corte americana. Scrive Ansa che il nuovo banco di prova saranno le ultime sentenze entro inizio luglio, quando il massimo organo giudiziario americano potrebbe pronunciarsi su altri casi cruciali, che tirano in ballo questioni come il clima, il voto e la religione, mentre in futuro l’obiettivo potrebbero essere le nozze gay, i diritti Lgbt, quelli alla contraccezione e alla fecondazione in vitro.

Nello specifico per quanto riguarda la crisi climatica, c’è al momento al vaglio della Corte un caso che oppone il West Virginia all’agenzia federale per la protezione dell’ambiente (Epa), e la Corte suprema potrebbe limitare la capacità dell’agenzia stessa di attuare regolamentazioni e limitazioni alle centrali elettriche.

TROVA IL BIAS – RISPOSTA

Prima di salutarvi, devo darvi la risposta alla puntata di venerdì della rubrica Trova il Bias. Se non sapete di cosa io stia parlando, andate a rivedervi la puntata di venerdì, quella sull’Afghanistan. L’articolo in questione si chiedeva se è più ecologico (e fa risparmiare più acqua) lavare i piatti a mano o in lavastoviglie, e concludeva che era meglio la lavastoviglie. 

Devo dire che ci sono state parecchie risposte e alcune ci sono andate molto molto vicine. Segnalo in particolare quella di Duccio Cecchini, bias dei “dettagli seduttivi” e Simeone Vesci, che centra il punto ma non mi dice il nome del bias. Cingolani ve le voleva dare per buone e stava già autografando le magliette, ho dovuto fermarlo. 

Allora, prima vi spiego dove sta l’errore e poi vi dico il nome del Bias. L’errore sta nel fatto che si considerano solo alcuni fattori (tipo quanta acqua si consuma per lavare i piatti) ma non si considerano tanti altri fattori, e uno in particolare, ovvero l’acqua (e l’energia) necessarie per estrarre i materiali che servono a fabbricare una lavatrice, poi per assemblarla, trasportarla e infine smaltirla. 

Se parliamo di acqua, questa cosa si chiama acqua invisibile, vi lascio un video di Michele Dotti che la spiega molto bene. Nel caso dell’energia si chiama Energia Grigia (vi lascio un altro video molto ben fatto). In transizione concetti come questi si chiamano concetti scomparsi, perché sono concetti che la nostra società ha marginalizzato per poter continuare a crescere e consumare, e che quindi non abbiamo in testa.

E quindi venendo al bias, il bias in questione si chiama Euristica della disponibilità. Facciamo le nostre considerazioni e prendiamo le nostre scelte in base alle informazioni e i concetti che sono più disponibili e che riusciamo a richiamare alla mente più facilmente. E tendiamo a tralasciare le informazioni più faticose da reperire. In questo caso, l’articolo tralasciava appunto i concetti di energia grigia e acqua invisibile, che nella maggior parte dei casi (a meno forse che non siamo un ristorante che fa 100 coperti a sera) ci dicono che la scelta più ecologica sarebbe non comprarla proprio la lavastoviglie.

FONTI E ARTICOLI

#aborto Usa
Ansa – La Corte suprema Usa abolisce la sentenza sul diritto all’aborto. Texas e Missouri primi stati a vietarlo
Ansa – Nel mirino della Corte Suprema anche voto, clima e nozze gay
la Repubblica – Cliniche chiuse e rischio povertà per le donne: le conseguenze della sentenza della Corte suprema Usa sull’aborto
il Post – Cosa succede ora negli Stati Uniti con l’aborto
il Post – Le motivazioni dei giudici della Corte Suprema americana sulla sentenza sull’aborto

#acqua invisibile
People for Planet (YouTube) – Michele Dotti: l’acqua invisibile

#energia grigia
Anci Emilia Romagna (YouTube) – Energia Grigia

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


Case green, ecco come funziona la nuova direttiva, nel dettaglio – #915

|

Cristofero Costanzo: “Tra mandorle e ulivi ho scommesso sull’agricampeggio in Sicilia”

|

Green Culture: cambiamento e innovazione per progettare la transizione ecologica

|

Sport paralimpici: a che punto siamo in Italia? Ne parliamo con Efrem Morelli

|

Jorge Eielson, l’artista peruviano che ha scelto Bari Sardo come dimora per l’eternità

|

Al via il primo Action Bootcamp Transistor, il futuro della Sicilia dipende da noi

|

La Repubblica Democratica del Congo fra colonizzazione, risorse e la prima donna al potere in Africa

|

Alare di Luana Cotena: la moda come manifesto di innovazione sociale e creatività

string(9) "nazionale"