15 Feb 2022

Vaccini e brevetti – #463

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Stanno uscendo alcuni articoli sul prolungamento del brevetto di alcuni vaccini da parte del nostro paese, e il tema sta facendo discutere. Intanto Pfizer pubblica il report del 2021 al cui interno fa alcune previsioni dei rischi per il 2022 che contengono diversi aspetti significativi. Sul finire ci aggiorniamo sulla situazione in Ucraina.

LE NOVITA’ DI OGGI

Da oggi entra in vigore la seconda parte del decreto che prevede l’obbligo vaccinale de facto per gli over 50. La prima parte, entrata in vigore il 1 febbraio, prevedeva multe da 100€ per gli ultracinquantenni che non si sono sottoposti alla vaccinazione.  

Da oggi invece i lavoratori pubblici e privati che hanno compiuto i 50 anni devono esibire al lavoro il Super Green pass, quello che si ottiene con il vaccino o con la guarigione dal Covid (e dura 6 mesi) e che diventa illimitato con la terza dose. Chi non si vaccina non riceverà lo stipendio ma conserverà il posto di lavoro. L’accesso ai luoghi di lavoro senza certificato comporta una sanzione amministrativa tra 600 e 1500 euro. 

Queste le novità che entrano in vigore a partire da oggi, in sintesi. Ne approfittiamo per dare un’occhiata alle novità sul tema vaccini, perché ce ne sono un bel po’. 

VACCINI E BREVETTI

A partire dalla questione dei brevetti. Apprendo da un articolo sul manifesto ed uno sul blog di Vittorio Agnoletto sul Fatto Quotidiano che l’Italia ha prolungato alcuni brevetti collegati ai vaccini AstraZeneca, Pfizer e Moderna di una ulteriore durata che va dai 3 anni e mezzo ai cinque anni.

Vi spiego meglio la faccenda perché questa cosa ha varie ripercussioni. Innanzitutto il fatto risale al marzo 2021, ma è passato praticamente inosservato. Se ne è accorto  Lorenzo Cassi, professore associato in Economia alla Sorbona, l’Università Parigi, che ha denunciato il fatto su Radio Popolare pochi giorni fa. 

In pratica, alcuni brevetti – che hanno una durata di vent’anni – erano in scadenza. Ad esempio il brevetto Curevac che riguarda la metodica MRNA e che coinvolge Pfizer e Moderna. Si tratta di un brevetto del 2002 e che quindi sarebbe andato in scadenza nel 2022. Curevac ha fatto richiesta in vari stati europei di un prolungamento del brevetto. E a quanto pare l’Italia, in particolare l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), che dipende dal ministero dello Sviluppo Economico guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti, è stato il primo paese ad accettare, seguito dalla Germania e Svizzera, mentre la Francia si è rifiutata, sostenendo che non sussistevano le condizioni per un prolungamento, e altri Paesi non hanno ancora dato risposta.

Ora, ci sono alcune cose che stridono un po’. Innanzitutto la concessione dell’estensione temporale del brevetto è avvenuta il 18 marzo 2021 pochi giorni prima che il parlamento italiano votasse una risoluzione nella quale chiedeva al governo di sostenere la sospensione temporanea dei brevetti. Non solo il governo ha completamente ignorato la risoluzione, ma sembra che non abbia nemmeno comunicato al parlamento l’ulteriore proroga concessa e quindi il fatto che stavano votando sul nulla.

Inoltre, tutto ciò avviene mentre oltre 100 Paesi, migliaia di associazioni, centinaia di premi Nobel e di ex capi di stato, oltre a papa Francesco, chiedono di sospendere per tre anni i brevetti sui vaccini per il Covid. E con Pfizer che pochi giorni fa annunciato in un nuovo report – anche se questo a onor del vero non era un dato noto al marzo 2021 – di aver realizzato ricavi per 81 miliardi di dollari nel 2021, quasi il doppio rispetto al 2020, il che fa ipotizzare che le spese di investimento in ricerca e sviluppo per la realizzazione dei vaccini siano state ampiamente ripagate. 

Ma cosa significa bloccare per ulteriori cinque anni un brevetto del 2002? Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano significa ridurre le possibilità di ricerca in Italia, ma anche che qualora nei prossimi anni in un altro Paese venga prodotto un vaccino o un farmaco che utilizzi questo brevetto in Italia non potrà essere utilizzato fino al 2027.

IL REPORT DI PFIZER

Restiamo in tema, ma passiamo a un’altra notizia. Prima abbiamo nominato il report di Pfizer: L’Indipendente pubblica un articolo dal titolo “La Pfizer teme la diffusione dei dati sul vaccino, ora lo ha scritto chiaramente”. Ora, il titolo non è esattamente coerente con quanto riporta il report Pfizer, al punto che ci stava anche un po’ di “trova il bias”. Ma ha il merito di portare alla luce alcuni aspetti interessanti. 

Il report di cui si parla, e che citavamo anche prima, è quello che include i risultati del 2021 e le previsioni (e i rischi) per il 2022. Questo genere di report sono principalmente per gli azionisti e prendono in considerazione gli aspetti economici e finanziari. Pfizer celebra il suo miglior anno di sempre, il 2021, e nella seconda parte del report fa una previsione altrettanto rosea per il 2022 e fa anche una panoramica dei rischi, ovvero delle cose che potrebbero succedere e potrebbero compromettere quanto detto nella previsione. 

Fra questi rischi potenziali, che sono svariate decine, ci sono i due citati nell’articolo. Ovvero a) che il covid sparisca o perda d’intensità, e b) che il sempre maggior utilizzo dei vaccini e una più approfondita analisi dei dati porti a scoprire nuove reazioni avverse (il che ovviamente porterebbe a un danno d’immagine e economico all’azienda). 

Ora, in realtà Pfizer non sta dicendo niente di particolarmente nuovo o assurdo, nell’ottica di un’azienda multinazionale. Sappiamo che il Covid potrebbe restare come sparire o attenuarsi, così come sappiamo che il proseguire a fare ulteriori dosi e una più accurata analisi dei dati potrebbe far emergere altre reazioni avverse, fin qui non considerate (è il caso ad esempio delle irregolarità al ciclo mestruale che non compariva nei trial clinici di Pfizer e che ora invece è sotto osservazione). 

Il fatto che Pfizer si preoccupi di queste due cose, ci potrà sembrare poco etico, ma è quello che hanno sempre fatto le case farmaceutiche, che sono niente di più e niente di meno che scatole programmate per fare profitto. Per tante altre aziende farmaceutiche (ma non solo, fra l’altro), e per i loro azionisti, il Covid è stata la più grande benedizione di sempre. Ed è naturale, ad esempio, che i vertici di queste aziende spingano per una quarta dose di vaccino anche se ancora non abbiamo dati sufficienti per dire se è necessaria o raccomandabile.

Il punto non è tanto gridare al lupo cattivo perché si è mangiato tutte le pecore, ma chiederci se era il caso di usarlo come cane da pastore. Fuor di metafora, la domanda che dobbiamo farci è: quanto peso vogliamo dare a queste aziende private nella gestione di una pandemia, o di un piano pandemico? Certo, affidare la soluzione a una grande azienda ha dei vantaggi. Perché ha un sacco di soldi da investire in ricerca e sviluppo, attirano le migliori menti, e possono produrre risultati in tempi impensabili per molti stati. Al tempo stesso non hanno come obiettivo il bene comune e la salute pubblica, ma il profitto. C’è un pezzetto, spesso piccolo, in cui queste due cose combaciano. E un pezzo più grande in cui non lo fanno. E questo è un problema.

Poi possiamo discutere su quale sia l’alternativa. Se costruire dei sistemi di sorveglianza più rigidi, se impostare un rapporto di forza diverso, se affidare tutto alla sanità pubblica – anche se non è che lo stato abbia dimostrato di essere tanto meglio dei privati nel gestire i beni comuni – o ancora se non provare a usare creatività, pensare fuori dalla scatola e sperimentare sistemi di governance nuovi, che superino la dicotomia pubblico-privato. Ma qui andiamo verso altri lidi.

NEWS DALL’UCRAINA

Prima di chiudere, qualche breve aggiornamento dall’Ucraina. Perché da Kiev arrivano dei timidi segnali di distensione. Il cancelliere tedesco Olaf Sholtz è volato a Kiev per parlare con il presidente ucraino Zelenski. Durante il colloquio Sholtz ha detto che da un lato I ministri delle Finanze del G7 hanno in mente sanzioni “enormi e immediate” contro Mosca in caso di attacco, ma ha anche detto che non c’è in programma nessuna annessione dell’Ucraina alla Nato, che era quello che la Russia voleva sentirsi dire. 

Intanto il ministro della Difesa russo ha annunciato che una parte delle esercitazioni si sta concludendo, mentre Lavrov ha aperto spiragli di una risoluzione pacifica. In effetti il fatto di far passare i messaggi più importanti e distensivi attraverso un incontro fra Sholtz (quindi in qualche modo l’Europa) e l’Ucraina, potrebbe essere un modo per risolvere la cosa senza che nessuno ci rimetta la faccia. 

Anche se Zelenski sembra mandare messaggi almeno in parte contrastanti, forse nell’intento di rassicurare la sua popolazione. Da un lato ieri ha attaccato gli Usa, chiedendo le prove di quanto affermato dai suoi 007 che la Russia starebbe preparando un attacco imminente. Dall’altro afferma che una adesione alla Nato darebbe sicurezza all’Ucraina.

FONTI E ARTICOLI

#obbligo vaccinale
il Fatto Quotidiano – Green pass, obbligo vaccinale per gli over 50 e viaggi: ecco cosa cambia dal primo febbraio

#brevetti
Il Fatto Quotidiano – Vaccini anti-Covid, l’Italia proroga i brevetti e fa un enorme regalo alle multinazionali
il manifesto – L’Ufficio brevetti italiano prolunga la durata dei brevetti dei vaccini

#report Pfizer
L’Indipendente – La Pfizer teme la diffusione dei dati sul vaccino, ora lo ha scritto chiaramente
Bloomberg – Pfizer Reports Fourth-Quarter and Full-Year 2021 Results

#Ucraina
AGI – Cronaca della crisi Ucraina. Zelensky invita Biden a Kiev

#Freedom Convoy
il Post – Il Freedom Convoy potrebbe diventare un problema

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