Attualmente gli imprenditori tendono a non assumere persone con disabilità (anche con professionalità) in quanto non esiste un corretto ed efficace sistema di orientamento al lavoro. Questo non permette alla persona disabile di svolgere attività idonee alle proprie competenze e capacità; le attività assegnate alla persona con disabilità sono spesso dequalificanti, o non tengono conto delle effettive capacità. La persona è vista nell’ottica della sua disabilità e non delle sue abilità. Una volta assunta la persona con disabilità, l’imprenditore ha una serie di sgravi fiscali, ma questo non cambia la questione delle assunzioni. È importante però sottolineare che esistono esempi virtuosi (vedi sezione “Esempi virtuosi).
A livello normativo la legge del 12 marzo 1999 n. 68 “Norme sul diritto al lavoro dei disabili” è la disciplina che regola attualmente l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e rappresenta una profonda innovazione culturale nell’ambito dell’integrazione lavorativa, in quanto ha introdotto una disciplina ispirata al concetto di “collocamento mirato”, consentendo di superare i limiti burocratici e assistenzialistici della precedente normativa (legge n. 482/68). La legge promuove e sostiene l’inserimento individualizzato nel mondo del lavoro delle persone con disabilità in base ad un’analisi delle capacità lavorative del singolo soggetto, delle caratteristiche del posto di lavoro, incoraggiando un’attivazione di azioni positive di sostegno e prevedendo quindi la rimozione dei problemi ambientali e relazionali” (“la disabilità in Italia: quadro della statistica ufficiale” ISTAT, 2009). Secondo l’Istat il tasso di occupazione delle persone con disabilità in Italia è del 19,3%, ma il dato risale ad alcuni anni fa. Infatti secondo l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che opera in collaborazione con il ministero del Welfare e altri enti pubblici, solo il 13 per cento dei disabili ha trovato un impiego attraverso gli uffici di collocamento. Gli avviamenti al lavoro nel 2007 sono stati circa 31mila, le persone disabili iscritte agli uffici di collocamento sono circa 700 mila. È colpa del sistema statale di collocamento? Delle imprese? Per le aziende che non assumono persone con disabilità, la legge prevede sanzioni pecuniarie, che sono però talmente irrisorie rispetto ai costi di assunzione da non spingere realmente il datore ad assumere; questo avviene anche per una errata visione della persona disabile sul posto di lavoro, che non è ritenuta una reale risorsa capace di produrre guadagno.
In definitiva chi assume una persona disabile, lo fa ancora prevalentemente in un’ottica assistenzialista e caritatevole. Manca inoltre una strutturazione delle buone prassi esistenti che rimangono ad ora delle esperienze personali ma non diventano mai sistema. Si stanno certamente ampliando sul panorama nazionale, ma sono ancora poche.