
Il genocidio in Palestina si nutre anche della complicità economica. A Cagliari, una petizione rilancia il boicottaggio come strumento per fermare l’apartheid e riaffermare i diritti umani.
Una rosa, è una rosa, è una rosa. Un verso di Gertrude Stein che per molti è solo la banale constatazione di quello che è un elemento che può solo essere quello in quanto tale. Le cose sono quello che sono, ma anche il più semplice nome può dare luogo ad una serie di associazioni di immagini e di emozioni. Così è per la guerra, le guerre, una guerra tra tante, la madre di tutte le guerre, siamo in guerra, guerrieri di pace, guerra, guerra, guerra. Come ripetiamo una parola questa perde di senso e così avviene con quanto sta avvenendo in Ucraina e decine di altri luoghi del mondo. Ma cosa sta avvenendo veramente? E come possiamo evitare che la rosa sia solo una rosa?
Il genocidio in Palestina si nutre anche della complicità economica. A Cagliari, una petizione rilancia il boicottaggio come strumento per fermare l’apartheid e riaffermare i diritti umani.
In questo dialogo con il pacifista ed ex politico Aurelio Juri vediamo come il nostro vicino sta vivendo l’attuale congiuntura politica e militare, sempre più improntata su un bipolarismo russo-atlantico.
È tutto pronto per Italia – Israele, partita di calcio in calendario per lunedì 14 ottobre. Come era lecito aspettarsi tuttavia, questi giorni che precedono l’evento sono caratterizzati da un clima molto teso, legato a ciò che sta succedendo in Medio Oriente. Nel maremagnum di dichiarazioni, accuse e appelli, vogliamo far emergere quello di Franco Vaccari, presidente di Rondine – Cittadella della Pace, che invita a considerare questa partita come un’occasione di dialogo e non di scontro.
Yurii Sheliazenko è un obiettore di coscienza e pacifista ucraino che si batte per una risoluzione nonviolenta del conflitto innescato dall’aggressione di Putin. Per le sue posizioni scomodo, Yurii è ora accusato di aver giustificato l’aggressione russa e subirà un processo che avrà inizio il 18 settembre. Mauro Carlo Zanella di Pressenza lo ha incontrato, vi proponiamo l’intervista che è scaturita.
La pacifista e dissidente politica bielorussa Olga Karatch incoraggia tutti i giovani, sia russi che ucraini, a non andare in guerra, a rifiutarsi di combattere e all’obiezione di coscienza alla leva militare. In occasione di una visita in Italia, dove ha potuto parlare pubblicamente, ha portato la propria esperienza. Olga infatti, candidata al premio Nobel per la pace, attualmente ha un visto come rifugiata politica e si trova in Lituania con la sua famiglia.
La guerra in Ucraina ha “compiuto” due mesi. Non smettiamo però di interrogarci sul senso di tutto ciò che sta accadendo a poche centinaia di chilometri dai nostri confini. Quali sono le conseguenza di questo conflitto? In che modo potrebbe cambiare le nostre vite? Quali saranno i suoi effetti sugli equilibri globali e quali ambiti andrà a intaccare?
Vi proponiamo un’analisi per capire meglio la guerra in Ucraina: il contesto in cui è scoppiata, le ragioni e soprattutto le possibili soluzioni attuabili da ciascuno di noi. Lo facciamo attraverso una serie di riflessioni e collegamenti ad approfondimenti che, sin dall’inizio delle ostilità, abbiamo proposto per dare una lettura informata e consapevole di ciò che sta accadendo.
La narrazione che riguarda i conflitti armati è spesso superficiale ed emotiva: a un eccesso di informazione su alcune guerre fa da contraltare il silenzio assoluto su tante altre. Proviamo dunque a saperne di più su cosa sta succedendo nel mondo, quali e quanti tipi di conflitti esistono, quali le cause e, soprattutto, quali le possibili soluzioni.
Quando finirà la guerra in Ucraina? Cosa pensato gli italiani del conflitto? Qual è l’approccio migliore, quello militare o quello diplomatico? Muovendosi trasversalmente fra vari temi e attingendo dalla sua lunga esperienza di inviato di guerra, Nico Piro riflette sulla situazione attuale in Ucraina e sulle possibili vie d’uscita da un conflitto la cui fine sembra sempre più lontana.
Dall’ingerenza della NATO alla mobilitazione del movimento pacifista e nonviolento, fino ai riferimenti al diritto internazionale. Attraverso le parole e l’esperienza del segretario dei Corpi Civili di Pace Gianmarco Pisa – segretario nazionale dell’Istituto Italiano di Ricerca per la Pace – Corpi Civili di Pace –, proviamo a capire meglio la situazione geopolitica attuale analizzando i conflitti in Balcani e Ucraina, le ultime guerre che, in ordine di tempo, hanno interessato il territorio europeo.
Cosa significa demilitarizzare? Nel senso letterale non è difficile capirlo, ma nel suo significato più ampio significa operare uno smantellamento culturale: vuol dire chiedersi come costruire una città diversa, liberare le menti dall’idea di poter abusare liberamente del pianeta, delle risorse, ma anche dei corpi e delle vite degli altri. Gli attivisti e le attiviste di Non Una di Meno hanno partecipato a “Demilitarizzare La Spezia, demilitarizzare il mondo”, perché è proprio da questo categorico rifiuto alla guerra che vogliono immaginare una città nuova.
La denuncia arriva dalla Coalizione Italia Libera da OGM e riguarda una serie di provvedimenti passati in sordina per aprire i campi italiani alle tecnologie genetiche. Il rischio è quello di vanificare gli sforzi fatti sinora per ridurre l’impatto di questo comparto e consolidare – con la scusa dell’emergenza – un modello insostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.
Fra i paesi che stanno prestando soccorso alla popolazione ucraina un posto di rilievo è occupato dalla Moldavia, piccolo Stato che però sta fornendo un supporto di fondamentale importanza. Andrea Bellardinelli, che sta coordinando la missione di Emergency in territorio moldavo, ci porta notizie fresche da questo fronte.
È possibile immaginare e porre le basi per costruire una società che sia libera non solo dal militarismo, ma anche dalle logiche di sopraffazione e annichilimento proprie del modello economico che oggi va per la maggiore? Un gruppo di associazioni del mondo della decrescita prova a farlo attraverso un percorso partecipato, ispirato ad alcune riflessioni, che pubblichiamo.
Cosa fa Banca Etica per contrastare la guerra? Come può sostenersi economicamente? Com’è cambiata la concezione di pacifista nel corso degli ultimi decenni? Che cos’è la tassonomia e cosa si intende per azionariato critico? Questi e altri argomenti sono stati trattati da Anna Fasano di Banca Etica nella lecture di Scuola Capitale Sociale, tenuta gratuitamente su Zoom mercoledì 4 maggio.
Se i bambini sono sempre le prime vittime nelle zone interessate da guerre e conflitti, anche nelle parti del mondo dove regna la pace essi vanno tutelati. Non solo per aiutarli nel percorso di crescita e comprensione della realtà, ma anche per contribuire a plasmare persone consapevoli che, un domani, siano capaci di costruire un mondo migliore.
Distese di grano a perdita d’occhio e un cielo sereno; in primo piano una colomba con un messaggio di pace. La panchina della pace di Arquata Scrivia è solo la prima di una serie di angoli a tema che Elisabetta Scotto, una donna arquatese, ha intenzione di realizzare sul territorio per stimolare la riflessione sui temi fondanti del nostro tempo.
Mentre veniamo inondati di notizie della guerra dalla sponda ucraina, abbiamo poche testimonianze da parte russa: cosa sta succedendo lì? Come viene rappresentata la guerra a livello mediatico? Qual è la percezione da parte della popolazione rispetto a ciò che sta accadendo? Ne parliamo con due giornalisti che hanno lavorato e vissuto in Russia.
Basta una Zampa è il progetto di Pet Therapy che insieme agli amici a quattro zampe porta un sorriso ai bambini e alle bambine nelle scuole e negli ospedali da ormai più di 16 anni. Oggi il progetto è giunto a Tortona (AL), in sostegno ai bambini ucraini portati in Italia dai volontari della Confederazione Nazionale delle Misericordie, per aiutarli ad affrontare questo momento di difficoltà, paura e disorientamento.
Non è facile fare informazione in maniera consapevole in un’epoca storica colma di faziosità, pregiudizi, superficialità e mistificazione. Noi ci proviamo e lo facciamo a partire dal conflitto ucraino, cercando di accompagnare la narrazione con una doverosa riflessione sulla guerra e sulle guerre.
Il nostro collaboratore Filippo Bozotti riflette sulle contraddizioni delle democrazie occidentali – l’Italia in testa – e della loro linea politica rispetto alla guerra in Ucraina. Conflitti d’interesse e politiche energetiche fallimentari rischiano di farci diventare ostacoli alla cessazione delle ostilità piuttosto che suoi promotori.
L’Italia ha già accolto decine di migliaia di profughi ucraini e la Calabria non fa eccezione. Dal piccolo borgo di Badolato arriva una bella storia di accoglienza e solidarietà che testimonia come ogni attore della società civile si sappia far trovare pronto nel momento del bisogno.
Il nostro caporedattore Francesco Bevilacqua ha partecipato alla carovana che ha coinvolto decine di realtà laiche e religiose coordinate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e che ha portato a Leopoli aiuti e beni di prima necessità, per poi tornare accompagnando in Italia profughi in fuga dalla guerra. Ecco le sensazioni, le emozioni e la cronaca di questi tre giorni.
Ieri, 31 marzo, c’è stato uno sciopero di 24 ore del porto di Genova. I portuali si oppongono alla guerra e hanno incrociato le braccia in occasione dell’arrivo di una delle navi della flotta Bahri, da anni simbolo delle “navi della morte”, che trasportano armamenti. Ecco cosa è successo.
Abbiamo intervistato Benoît Christal, reporter francese appena rientrato dall’Ucraina. Benoît ci testimonia quanto ha vissuto in prima persona, lo stato delle città che ha attraversato, il sentimento delle popolazioni che fuggono o restano e ci proiettano in un Paese travolto da un conflitto militare. Parole concrete, basate sui fatti, di chi ha visto e toccato con mano ciò di cui parla…
È il momento di cambiare! Ma se è vero che da un lato servono politiche dall’alto efficaci e mirate, dall’altro siamo noi che dobbiamo impegnarci quotidianamente modificando le nostre abitudini e le nostre scelte. Vi raccontiamo quali opzioni abbiamo e vi proponiamo cinque punti da cui partire.
Spesso si sceglie una banca affidandosi al passaparola, al costo di aprire un conto, alle promozioni, alla casualità. Questa, in realtà, è un’azione importante e dal forte impatto. Alcuni istituti di credito sono legati al business delle armi: “banche armate”, quindi, che alimentano un mercato disumano e devastante. Mai come oggi è importante esserne consapevoli.
La guerra è sempre un errore, a prescindere da chi l’abbia causata e a che latitudine si stia combattendo. Questa ferma convinzione dovrebbe far leva sulle coscienze collettive e dimostrare che un’altra soluzione all’abominio della guerra è possibile. Schierarsi, in questi casi, non serve a nulla, se non ad alimentare odio e intolleranza. Se ne è parlato mercoledì sera nel corso del webinar organizzato da PeaceLink, dal titolo “Voci del movimento internazionale contro la guerra”.
La redazione di Italia che Cambia segnala una serie di letture, film, documentari e profili da seguire per comprendere meglio quello che sta accadendo in Ucraina, e non solo.