20 Apr 2017

Io faccio così #164 – Smarketing, la comunicazione a servizio dell'economia responsabile

Scritto da: Paolo Cignini

Invertire la funzione del comunicatore, facilitare l’incontro tra produttori e consumatori, disertare il marketing “classico” per aiutare un’idea diversa di economia basata su minori consumi e maggiore qualità e fruibilità dell’oggetto. Questo (e altro) è Smarketing, una rete di professionisti della comunicazione che aiuta i propri clienti a comunicare in modo diretto, trasparente e autonomo. Per poi farlo da soli in futuro.

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Milano, Lombardia - Una rete di professionisti della comunicazione che lavora solo con realtà economiche rispettose dell’uomo e dell’ambiente. Che si pone l’obiettivo di aiutare queste “piccole realtà che hanno grandi cose da dire” a trovare il modo di raccontarsi, per farsi comprendere e per diventare poi autonome nella propria comunicazione. Questo è l’obiettivo primario di Smarketing, una rete di professionisti nata nel 2010 allo scopo di facilitare la comunicazioni di enti, aziende o persone che perseguono valori ambientali, etici, sociali, culturali e conviviali e per aiutare queste realtà a raggiungere una sostenibilità economica; in questo senso, la comunicazione gioca un ruolo che spesso viene sottovalutato ma che è importante.

“Nella pratica Smarketing incontra i clienti, che in genere sono associazioni, oppure artigiani, installatori del fotovoltaico, contadini biologici, comunque in genere piccole realtà che lavorano in un’ottica non speculativa nei confronti dell’essere umano e dell’ambiente” ci racconta Chiara Birattari, grafica, attivista creativa e co-fondatrice di Smarketing “Noi lavoriamo solamente con questa tipologia di clienti. Li incontriamo una prima volta e cerchiamo di capire di che cosa hanno bisogno, di capire in che cosa esattamente possiamo essergli utili. E abbiamo una parte di lavoro che è formativo, sempre in collaborazione con i clienti cerchiamo di far emergere la loro identità. C’è una parte del nostro lavoro che è in comune con chi fa marketing vero e proprio: suggeriamo ai nostri clienti loghi, nomi delle realtà, sito web.

Ma il processo è radicalmente diverso: partiamo subito lavorando insieme con i clienti attraverso dei laboratori, una volta create le basi passiamo alla seconda fase dove cerchiamo di creare dei modelli cartacei che i nostri clienti possano utilizzare in autonomia. Cerchiamo di formarli affinché possano essere autonomi nella comunicazione in futuro, abbattendo il costo dell’intermediazione pubblicitaria a loro carico, che spesso per queste piccole realtà rappresenta un costo insostenibile nel tempo, nonostante questa attività sia fondamentale”.

Perché Smarketing?

La parte fondamentale per capire l’esperienza di Smarketing e il suo valore è concentrarci su uno dei problemi più rilevanti che riguarda gli attori della cosiddetta “economia alternativa”: “Nel nostro lavoro incontriamo un sacco di gente che fa cose bellissime, che ha un sacco di cose da dire, che realizza cose importanti e quando si tratta di raccontarle hanno già troppe cose da fare” ci racconta Marco Geronimi Stoll, che si presenta come “pubblicitario disertore” e che è anche lui co-fondatore di Smarketing.

“Incontriamo gente che realizza delle cose stupende ma poi il sito spesso è una tristezza, il cartaceo è confusionario. Purtroppo bisogna tenere a mente che se tu fai un volantino sciatto, sei tu che sei sciatto; se un sito è disordinato, sei tu che sei inaffidabile. È uno dei principi della comunicazione, chi ci lavora lo sa. Il successo e il sostentamento economico di un contadino biologico, piuttosto che di un installatore di pannelli solari, piuttosto che di un artigiano del riciclo è un successo della società intera perché l’Italia andrà meglio o peggio se questa gente ce la fa o no.

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L’anello della comunicazione è un anello debolissimo di queste realtà virtuose, se tu comunichi male il tuo vicino di casa continuerà ad andare al supermarket a comprare le mele chimiche. Il nostro lavoro mira a risolvere la situazione, anche perché queste realtà non hanno bisogni di fare pubblicità, ma semplicemente di comunicare, avendo degli argomenti bellissimi da diffondere. Al contrario della pubblicità tradizionale, che deve lavorare per convincerti che qualcosa sia utile quando in realtà non lo è.

Perché trasmettere l’autonomia nella comunicazione?

Oltre a Marco e Chiara, nel nostro incontro parliamo anche con Guido Bertola, che in Smarketing si occupa di comunicazione visiva e che è co-fondatore della realtà: “Di fatto noi siamo dei facilitatori, il nostro obiettivo è fornire strumenti e formare le piccole realtà nostre clienti allo scopo di realizzare da sole la loro comunicazione, in quanto proprio le piccole dimensioni delle realtà impediscono a queste di potersi mantenere un professionista che si occupi costantemente della comunicazione.

Abbiamo lavorato con tantissime realtà, considerando anche delle semplici conferenze che abbiamo realizzato superiamo le centinaia di collaborazioni. Un rapporto di continuo lavoro con queste non è invece di gran numero, perché come dicevo è lo scopo del nostro lavoro: rendere il più possibile autonome le persone con cui lavoriamo nell’ambito della comunicazione. Dunque su questo possiamo ritenerci pienamente soddisfatti, perché ora camminano da sole. Non funziona con tutti ma siamo soddisfatti in proporzione”.

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“Smarketing è un processo di liberazione del comunicatore” aggiunge Marco geronimi Stoll “ed è un modo di comunicare che è il contrario del marketing. Il marketing vuole persuaderti a consumare qualcosa, lo smarketing facilita la comunicazione tra chi produce qualcosa e chi lo acquista in maniera di abbattere l’intermediazione. La pubblicità fa parte dell’intermediazione e noi vogliamo ridurla al minimo. E questo fa parte di un’idea dell’economia in cui si consuma di meno, si spreca di meno e si amano più le cose per il loro valore reale: per il piacere che ci danno, per il senso che hanno, per come ci migliorano la vita, che è una cosa radicalmente opposta e alternativa al consumismo.”

La logica sottrattiva, ovvero: come lavora Smarketing

Uno dei problemi delle realtà dell’economia alternativa è che, spesso, più che semplificare i processi di comunicazione si tende a complicarli. “È un retaggio del marketing classico, quello che deve cercare di convincere più che di spiegare” ci spiega Guido Bertola, “tipicamente il nostro approccio è quasi più sottrattivo dal punto di vista grafico. Spesso e volentieri molte realtà puntano all’orpello quando invece noi vogliamo arrivare alla sintesi. Tutti i nostri clienti hanno cose bellissime da raccontare e a volte nella comunicazione si perdono in dettagli che non esaltano la loro identità, l’aspetto principale spesso su cui investire. Per decine di anni queste realtà sono state abituate a un tipo di comunicazione visiva che punta solo ai fronzoli e non all’essenza, il nostro primo approccio è riportare le realtà verso una comunicazione che rispetta al meglio il loro modo di lavorare.

“Lo stesso discorso vale per la scrittura, aspetto della quale si occupa più specificatamente Marco Geronimi Stoll (che su questo argomento ci ha scritto un libro che consigliamo a tutti): “Purtroppo queste realtà, che non possono permettersi un writer come una grande azienda per gestire la comunicazione, scrivono molte pagine e faticano a isolare i singoli argomenti. Uno dei lavori che facciamo spesso insieme a queste realtà è imparare a scrivere insieme, disimparando ciò che si è appreso a scuola. Scriviamo poco, semplice, chiaro, con poche parole, frasi semplici, che anche un’analfabeta funzionale riesca a comprendere. Ciò non è facile come atteggiamento mentale, non tanto come capacità di scrittura. Tutto questo fa si che la pagina che esce sul social, sul volantino, su facebook o sito è una pagina che chi la vede ha voglia di leggerla. Questo è il passaggio importante: se non ispiri voglia di leggere puoi scrivere cose molto interessanti, ma non avranno nessun vero impatto sociale”.

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