30 Ott 2017

Leila, la biblioteca degli oggetti

Scritto da: Elena Risi

“Vogliamo creare una piccola rivoluzione culturale che investa le abitudini quotidiane dei cittadini, l’idea di consumo, di acquisto e di possesso”. Nasce con questo obiettivo a Bologna Leila, un luogo dove si prendono in prestito oggetti di vario tipo, si intrecciano relazioni e si promuove la cultura della condivisione.

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Perché comprare quando si può prendere in prestito? Non parliamo solo di libri ma di tanti oggetti di cui il più delle volte si fa un uso sporadico: giochi da tavolo, decorazioni per feste ma anche attrezzi per la casa, piccoli elettrodomestici per la cucina o equipaggiamenti per lo sport. Per condividere cose anziché acquistarle sono nate le Libraries of things (letteralmente, biblioteche delle cose), diffuse a Londra, Toronto, Utrecht, Berlino e – tornando in Italia – a Bologna. Qui la biblioteca è stata battezzata con il nome di Leila, ed è un luogo di condivisione, intreccio di relazioni e fiducia reciproca. La parola d’ordine è economia circolare, tutto può essere prestato ma l’acquisto è rigorosamente bandito.

Il team di Leila

Il team di Leila


Fare parte di questo progetto è molto semplice, basta una piccola quota associativa e la condivisione di uno o più oggetti al momento del tesseramento. Se si porta un solo prodotto si potrà noleggiare un oggetto alla volta, altrimenti due, tre e così via. Il tempo del prestito è di 4 settimane, eventualmente rinnovabili in accordo con i responsabili della biblioteca.

 

“Vogliamo creare una piccola rivoluzione culturale che investa le abitudini quotidiane dei cittadini, l’idea di consumo, di acquisto e di possesso”, dicono i fondatori. Quante volte le cose che possediamo finiscono per possederci? Leila è un’idea semplice ma capace di affrontare questo paradosso e smorzare il corto circuito che crea.

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Quali sono i vantaggi? Prima di tutto economici! Non siamo più obbligati a comprare un oggetto che useremmo poco per poi lasciarlo in uno scaffale a prendere polvere ed è un’ottima soluzione che ci permette di evitare sprechi puntando invece sul riuso. Ci dà poi la possibilità di provare un oggetto e capire se realmente è quello che stiamo cercando. E c’è il vantaggio ambientale, naturalmente, perché condividere prodotti già esistenti e immessi nel loro ciclo di vita aiuta a produrre e inquinare meno.

 

Infine c’è la cultura della condivisione che “ringrazia”, perché partecipare alla gestione di un bene comune può essere uno strumento capace di investire nuovamente i cittadini del desiderio di partecipazione, spronandoli a incontrarsi e a trovare soluzioni insieme per fare fronte agli ostacoli quotidiani che ogni cittadino, spesso, si trova invece ad affrontare da solo con se stesso.

 

 

 

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