14 Mag 2021

Un albero mi ha chiesto di danzare: la storia di due artiste che imparano dalla foresta

Intervista di: CRISTINA DIANA BARGU

Due giovani professioniste marchigiane che si occupano di danza e arti visive hanno lanciato un progetto che unisce le loro discipline nell'intento di rendere omaggio ai "giganti della natura", ma anche di sensibilizzare il pubblico rispetto alle tematiche ambientali. Il messaggio è rivolto in particolare ai bambini, che attraverso il loro innato stupore sono i primi in grado di cogliere la bellezza naturale che il progetto vuole trasmettere.

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Marche - Non è solo il nome ad accomunarle, ma anche una spiccata sensibilità verso la natura, in particolare per gli alberi, sentinelle onnipresenti eppure troppo spesso invisibili di un ecosistema di cui anche noi esseri umani facciamo parte. Cecilia Ventriglia e Cecilia Di Domizio sono due artiste in discipline diverse ma complementari – una è danzatrice, l’altra visual artist – e hanno deciso di unire le loro competenze nel progetto “Un albero mi ha chiesto di danzare“, che le vedrà realizzare alcune performance frutto del dialogo tra linguaggio del corpo e video in relazione alle piante.

Saranno quattro i contenuti che verranno pubblicati per il progetto – il primo è andato online domenica 9 maggio –, ciascuno dedicato a un albero in particolare. Il “casting” è stato condotto cercando piante che trasmettessero al meglio il messaggio che la natura rivolge all’essere umano: recuperare il silenzio e la lentezza violati dalla frenesia moderna, dal frastuono del progresso, da una vita che ci strappa ogni giorno di più dal grande organismo da cui proveniamo e in cui, nonostante tutto, viviamo.

un albero mi ha chiesto di danzare 2

Com’è nata l’idea di “Un albero mi ha chiesto di danzare”?

Cecilia Ventriglia: L’idea è stata mia ed è legata a un bando che si chiama Marche Palcoscenico Aperto della regione Marche in collaborazione con l’AMAT, azienda marchigiana attività teatrale. Siccome spesso nell’ultimo periodo ho trascorso del tempo con la mia nipotina di un anno e mezzo in campagna, ho notato come lei si ricordasse quale fosse il nespolo, il ciliegio, la quercia e andasse addirittura a cercare questi alberi. Allora ho pensato che sarebbe stato bello fare un progetto con i bambini che per una volta non fosse legato agli animali, che già sono molto affascinanti per tutti noi, ma agli alberi, presenze silenziose ma fortissime.

Quando ho visto la call, dunque, mi sono chiesta: “Perché non realizzare dei video dedicati ai bambini e alla natura?”. Anche perché io stessa sono molto amante della natura, mi rigenera. E anche durante il periodo del covid ho pensato ancora di più quanto fosse importante fare progetti artistici che ponessero l’attenzione sul rispetto per l’ecosistema, che stimolassero ad accorgersi della bellezza che abbiamo intorno. E allora ho pensato subito a Cecilia D.

Quali alberi avete scelto?

Cecilia Ventriglia: Il primo è un platano monumentale che ha 500/600 anni. L’età la sappiamo perché ci sono dei documenti storici che riguardano la divisione dei confini fra un terreno e un altro e viene indicato questo albero come punto di confine. È poi legato, secondo alcune leggende, alla storia di un brigante che pare si nascondesse nel tronco di questa pianta per fare degli agguati. Poi un cedro del Libano di 120 anni che si trova a Macerata, all’interno di un parco. Il terzo è un pioppo bianco, sempre in provincia di Macerata. Infine un faggio di 330 anni che vive nella zona in cui i monti sibillini diventano leggermente più morbidi – ma siamo sempre in montagna, oltre i mille metri.

Ciascuno di questi alberi è circondato da un paesaggio specifico. Sono molto diversi fra di loro, non solo per la fisionomia stessa, ma anche per il contesto in cui sono inseriti. Nei video non ci sono né il canale verbale né effetti sonori. Abbiamo scelto di lasciare il suono nudo e crudo del luogo. Non ci sarà musica e ci si accorgerà che ogni paesaggio fisico ha anche un paesaggio sonoro specifico. È stato bello in questo periodo di chiusure andare a cercare questi alberi e danzare con loro e speriamo che questo progetto possa avere un prosieguo perché ci piacerebbe conoscere altri alberi monumentali, anche nelle altre regioni d’Italia.

Che cosa sperate di trasmettere, stimolare, suscitare, nelle persone che vedranno questi video?

Cecilia Di Domizio: Non avendo la maternità di questo progetto, quando Cecilia mi ha spiegato quello che voleva fare c’è stato dello stupore, quindi vorrei che anche nelle altre persone emergesse proprio questa emozione. Poi, siccome sono una sognatrice, mi piacerebbe che ne nascesse un approccio diverso nei confronti della natura, raggiungendo anche coloro che non hanno con essa un rapporto costante.

Cecilia Ventriglia: Sono d’accordo con Cecilia. Vorremmo alimentare un certo stupore nei confronti della natura, quello stupore che solitamente leggiamo negli occhi dei bambini. A volte ci scordiamo che abbiamo anche in città degli alberi splendidi, piante monumentali, alcune delle quali hanno centinaia di anni. Ci ha ispirato anche “Alberi Monumentali delle Marche”, un libro di Valido Capodarca, una guida fotografica sugli alberi monumentali storici della nostra regione. Ispirati da questo testo abbiamo fatto un po’ di trasferte, arrivando in frazioncine sperdute dove erano indicati questi alberi. A consigliarci e guidarci Giorgio Marini, dottore forestale. È stato bello anche l’incontro umano con le persone che lavorano ogni giorno per la natura, per il rispetto dell’ambiente, per la sensibilizzazione. Noi proveremo a dare il nostro contributo attraverso l’arte.

Dove si potranno vedere i video?

Domenica 9 maggio è stato pubblicato il primo e per altre tre domeniche sul nostro evento facebook – che ha il titolo del progetto: “Un albero mi ha chiesto di danzare” – ci sarà un link dedicato la mattina alle 10 e poi in replica alle 19. Sono dei video-eventi. Avranno una durata intorno ai 10 minuti, saranno per tutti, grandi e piccoli. E poi daremo le indicazioni su dove ciascuno di questi alberi si trova, in modo tale che chi lo vorrà potrà andare a trovarli.

In che modo sentite che questo progetto si iscrive in un’Italia che Cambia?

Cecilia Ventriglia: Il mio desiderio è colpire al cuore, che è ciò che l’arte tende sempre a fare. In qualche modo vorrei alimentare quella parte profonda dell’animo di ciascuno di noi sensibile alla bellezza, intesa in primis come natura. Attraverso questi video, in tutta umiltà, vorrei dare nutrimento a quella fetta di coscienza, aprendo così le porte a un cambiamento. Perché se ciascuno di noi lascia un po’ più di spazio alla sensibilità, ecco che come comunità possiamo generarlo questo cambiamento, piccolo o grande che sia, muovendoci insieme nella stessa direzione.

Cecilia Di Domizio: Prima Cecilia V diceva che ogni albero ha un paesaggio sonoro differente. Non abbiamo voluto modificarlo aggiungendo la musica o celando i rumori, appunto perché l’arte – oltre a essere un’incredibile porta che si apre sulle emozioni – è una grande opportunità di denuncia, anche sociale e ambientale. Secondo me è importante il fatto che nel nostro progetto abbiamo voluto raccontare anche le difficoltà e le fortune di questi alberi. Uno di essi, per esempio, è molto vicino alla strada e si sentono i clacson, le macchine che passano, i camion… è un continuo inquinamento sonoro. Questo disagio ci porta a empatizzare tanto con questi esseri. E qui emerge anche il tema del non accorgersi di ciò che abbiamo attorno: in una zona così trafficata, quest’albero – pur molto imponente – passa inosservato e questo fa pensare alla velocità a volte eccessiva della nostra vita.

Cecilia Ventriglia: È per questo che il lavoro è stato portato avanti all’insegna della lentezza. Siamo tartassati dalla velocità, anche a livello di immagini e di video. Tutto deve essere molto rapido, molto accattivante, forte, anche la musica. Invece noi abbiamo cercato di accordarci al tempo e al silenzio di questi alberi. Vi ringraziamo perché Italia che Cambia è una realtà molto bella, i cui pensieri e la cui filosofia condividiamo in pieno!

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